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Dichiarazione di Rosy BINDI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Vicepres. Camera  


 

"Il dialogo non c'è mai stato" - Intervista

  • (30 giugno 2008) - fonte: La Stampa - Pierangelo Sapegno - inserita il 30 giugno 2008 da 31

    Adesso sono tutti lì a dirlo che il dialogo è finito, da Veltroni in giù, a destra e a manca. C’è rimasto il presidente Napolitano a ripetere agli uni e agli altri di fare i bravi, che bisogna parlarsi: una voce nel deserto. Se la luna di miele possiamo considerarla già in archivio, bisognerebbe capire che cosa può cambiare da qui in avanti, dentro e fuori al governo e dentro e fuori al Pd. «Un’opposizione di qualità», come chiede Rosy Bindi, leader del Pd, e vicepresidente alla Camera. E poi? La verità è che la prima cosa che sappiamo è quello che non cambia: il partito democratico, e il suo segretario, perché nonostante tutti gli spifferi e i malumori, qualche ciambella di salvataggio è già arrivata. Anche Rosy Bindi gliene lancia una: niente congresso a novembre. Con buona pace di Arturo Parisi, che era fra quelli che lo chiedeva per ridiscutere tutto. Però, Rosy Bindi, tra Parisi e Veltroni, sembra aver già scelto...

    «Io non ho risparmiato critiche all’operato del segretario e non ho fatto mancare neppure la mia proposta sul partito plurale e sulla qualità dell’opposizione che dobbiamo fare. Dobbiamo ricostruire un nuovo centrosinistra. Aspetto Veltroni all’appuntamento dell’assemblea programmatica anche per declinare diversamente la linea politica sin qui fatta. Fra l’altro, mi sembra sia stato sollecitato in questo senso pure da D’Alema. E devo dire che posso condividere i dubbi espressi da Parisi su una certa mancanza di democrazia all’interno del partito. Però, è giusto fare una verifica forte, ma niente Congresso. Quello lo faremo nel 2009 dopo le europee e le amministrative. Nel frattempo dobbiamo impiantare il partito dove non c’è ancora, nel Sud».

    Niente congresso e niente dialogo. Si riparte da qui?
    «Penso che non sia neanche cominciato il dialogo. Abbiamo fatto l’impossibile per aprirlo, pagando anche dei prezzi salatissimi. Berlusconi non è diventato uno statista, e ci troviamo di fronte alle solite leggi ad personam e a un Parlamento umiliato, completamente invaso da decreti legge, nonostante la forte maggioranza mentre noi che ci prodigavamo a sottolineare ciò che condividevamo. Ora basta, si cambia musica».
    Perché fino adesso l’unica opposizione è stata quella di Di Pietro...
    «Non si può affidare una opposizione così importante solo a Di Pietro e ai suoi comportamenti così sguaiati».
    Si riferisce al magnaccia, a come Di Pietro ha apostrofato il capo del governo dopo le intercettazioni?
    «Quella è stata una caduta di stile che non serve a far capire la gravità della situazione».
    Forse Di Pietro grida così perché si sente una voce nel deserto. Adesso voi cambiate opposizione e cambia anche Di Pietro?
    «Noi dobbiamo fare una opposizione riformista, che avanza delle proposte. E che non fa sconti. Dobbiamo spiegare tutto ciò che non va, con un programma alternativo».
    Senta, a proposito di intercettazioni, lei cosa ne pensa?
    «Io sono perché vengano fatte tutte quelle che servono. Poi sono d’accordo che non possono essere l’unico strumento di indagine e non possono essere usate a fini impropri. La privacy va tutelata. Ma questo non vuol dire che nella privacy tutto sia consentito. Va rispettata, non può diventare il regno dell’inconfessabile. Questo invocare il rispetto della privacy come una sorta di scudo dell’impunità non va bene. E se viene fuori un quadro preoccupante del privato di chi ci governa, gli italiani lo devono sapere».
    Pure in questo cominciate a fare opposizione. Vi vedremo presto anche in piazza?
    «In autunno ci andremo».
    Di Pietro però ci va adesso...
    «Se noi cominceremo a fare opposizione seriamente, incideremo su Di Pietro e intercetteremo anche l’Udc e Casini, che non mi sembra si stia comportando male».
    Scusi, ma tutto questo suona come una critica alla linea del vostro segretario. Eppure, le sue sembrano dichiarazioni molto assolutorie nei confronti di Veltroni.
    «Il termine assoluzione non va bene. Non ci sono imputati e non c’è nessun processo. La sconfitta è seria, e va analizzata. Ma questo lo deve fare il segretario in carica, con tutto il consenso che nessuno gli ha tolto fino adesso».
    Non c’è stato lo stesso trattamento verso Prodi, non crede?
    «Proprio per questo ho chiesto al partito di respingere le sue dimissioni. Io non ho fatto una campagna elettorale con il capo cosparso di ceneri. Sono ancora convinta che quel governo ha fatto cose buone e che gli italiani se ne accorgeranno presto».
    Però, non c’è anche chi l’ha fatto cadere quel governo, annunciando in anticipo che voleva correre da solo?
    «No, il governo Prodi ci ricordiamo tutti com’è caduto. Anche se, in effetti, sarebbe meglio annunciare la linea politica in campagna elettorale. Non prima. Di solito si fa così».
    Senta, siete stati 2 giorni a pregare a Bose. Ma che contributo devono dare i cattolici?
    «Mi preoccupa la diffusa assuefazione a questa nuova stagione del berlusconismo. I cattolici devono diventare coscienza critica e abbandonare silenzi e timidezze per essere profetici e educare alla legalità. Di fronte alle proposte di impronte digitali per i rom, all’esercito nelle città e alle crescenti disuguaglianze dobbiamo risvegliare l’indignazione morale del paese».

    Fonte: La Stampa - Pierangelo Sapegno | vai alla pagina
    Argomenti: intercettazioni, parlamento, di pietro, cattolici, pd, governo prodi, privacy, presidente Napolitano, Bindi Rosy | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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