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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

«Eletto dai cittadini Ora vado avanti»

  • (25 giugno 2008) - fonte: Corriere della Sera - Francesco Verderami - inserita il 25 giugno 2008 da 31

    Il 10 luglio potrebbe trasformarsi in una data storica, potrebbe segnare la fine dello scontro tra politica e magistratura.
    Quel giorno potrebbe cambiare tutto. E tutto, per l’ennesima volta, si giocherà sull’asse tra Milano e Roma, tra il palazzo di giustizia lombardo e il Parlamento.
    Il 10 luglio a Milano la Corte d’appello dovrà decidere sull’istanza di ricusazione presentata dai legali del Cavaliere contro il giudice del caso Mills, Nicoletta Gandus. Contemporaneamente l’Aula di Montecitorio sarà ancora impegnata a discutere il decreto sicurezza che contiene il meccanismo blocca-processi.
    Se a Milano la richiesta di Silvio Berlusconi venisse accolta, sarebbe il segno della svolta nei rapporti tra le istituzioni, la fine delle ostilità.
    E il premier a quel punto potrebbe accogliere la richiesta che viene dal Colle di modificare la norma che ha riaperto lo scontro sulla giustizia.
    Ecco qual è la posta in gioco, il vero, unico «lodo» della trattativa, come conferma un autorevole rappresentante del governo.

    Se il 10 luglio diverrà una data storica è tutto da vedere.
    Nell’attesa il premier non è disposto ad alcuna «transazione», non arretra nemmeno dinnanzi al presidente della Repubblica, che gli ha chiesto di cambiare gli emendamenti inseriti nel dl sulla sicurezza.
    E a sera l’avvocato-deputato Niccolò Ghedini s’incarica di illustrare la linea del suo assistito-leader: «Si va avanti.
    Sia con il decreto sicurezza, sia con il lodo che garantisce le più alte cariche dello Stato».
    Quirinale e palazzo Chigi sarebbero di fatto ai ferri corti. Al punto che in Parlamento - per tutta la giornata - si sono rincorse voci sulla presunta volontà di Napolitano di prendere le distanze formalmente dal decreto se giungesse senza correzioni alla sua firma.
    Sono voci che si uniscono a quelle sull’irritazione dei Cavaliere verso il Colle: «Fino a prova contraria sono stato eletto dai cittadini, io...».
    E tanto basta per spiegare l’umor nero che ha accompagnato Berlusconi per tutta la giornata.
    Prima con lo sfogo en plen air con Carlo De Benedetti, poi nel colloquio con Gianfranco Fini: «Qui non c’è nessuna mediazione. Vogliono solo che mi pieghi. Ma non lo farò mai. Mai».

    E una promessa che il Cavaliere ha rinnovato a cena con gli eurodeputati: «Vi dico solo che la situazione è molto triste in Italia, perché c’è un regime dei magistrati. Ma io sono il baluardo della libertà e non me ne vado».
    Gianni Letta ha spiegato a Walter Veltroni il motivo del muro contro muro, argomentandogli i motivi per cui il premier ha affondato il colpo contro di lui: «Appena ha capito quanto stava per capitargli a Milano, non ci ha visto più».
    Ed è così: «Quel giudice - secondo il Cavaliere - aveva iniziato una corsa contro il tempo per farmi fuori».
    Perciò il Cavaliere non vede al momento spazio per alcuna trattativa. È una constatazione, a suo dire, non una «mancanza di buona volontà»: «Perché non è per colpa mia se Napolitano è in oggettiva difficoltà.
    A rendere vani i suoi sforzi sono altri: i giudici, quelli sì una casta, che hanno bruciato ogni ipotesi di compromesso; e quelli del Pd, dove nessuno riesce a garantire nulla».

    Eppure sono tanti gli uomini che provano a intavolare una mediazione.. Oltre a Letta, delegato ai rapporti con il Colle, in Parlamento il forzista Donato Bruno è un vero punto di riferimento.
    È lui che parla nel Palazzo con gli esponenti dell’opposizione, che si ferma a discutere con Umberto Ranieri, grande amico del capo dello Stato.
    È lui che ha spiegato ai dirigenti dell’Udc quel che Luca Volontè ieri raccontava: «Il lodo per le alte cariche potrebbe contenere anche un nuovo modello di immunità sulla falsariga di quello dell’Europarlamento». «E sullo "scudo" spiega il capogruppo leghista Roberto Cota - c’è una vasta convergenza.
    C’è Pier Ferdinando Casini, ma c’è anche Piero Fassino per esempio».
    Ci sarebbe il Pd, insomma, se è vero che il presidente dei deputati democratici, Antonello Soro poco prima di salire al Quirinale per parlare con Napolitano -sosteneva che «di guarentigie siamo pronti a discutere, purché non si leghi tutto alla contingenza degli eventi». Cioè sotto l’emergenza dei processi.

    Il Cavaliere però un risultato l’ha già raggiunto: tutti ormai - tranne Antonio Di Pietro sono pronti ad accettare l’idea dello «scudo».
    Berlusconi però non è disposto a cancellare la norma blocca-processi in attesa di un accordo. Perché nelle more teme di essere colpito dai «giudici sovversivi». Come diceva ieri il presidente del Senato ad un amico, «se conosco Silvio, e lo conosco, l’unica eventualità sarebbe varare il nuovo lodo per decreto. Ma siccome è impensabile...».
    Vuol dire che non cambierà nulla nel decreto sicurezza, che il nuovo lodo sarà presentato sotto forma di disegno di legge, che verrà discusso in ottobre in Parlamento, e che al momento dell’approvazione si potrebbe anche prevedere l’abolizione della norma blocca-processi.
    Garantendo comunque al Cavaliere uno scudo fino all’ultimo. A meno che il 10 luglio non cambi tutto.

    Fonte: Corriere della Sera - Francesco Verderami | vai alla pagina
    Argomenti: parlamento, sicurezza, processi, magistratura, magistrati, presidente Napolitano, Salva-Premier, Berlusconi Silvio | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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