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Dichiarazione di Rita BERNARDINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Assessore Provincia Avellino (Partito: Radicali italiani) 


 

I radicali vogliono abolire l’obbligatorietà dell’azione penale.

  • (20 giugno 2008) - fonte: Il Riformista - A.Calvi - inserita il 20 giugno 2008 da 31

    «Abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale».
    Proposta di legge costituzionale.
    Firmato: i radicali.
    Già, perché se Berlusconi fa approvare le norme che sospendono i processi - e che secondo molti espongono a rischio proprio il principio della obbligatorietà dell’azione penale - e Veltroni prima delle elezioni proponeva una riforma del sistema che toccava anche questo aspetto, i radicali vanno dritti al punto.

    «E un principio che astrattamente è condivisibile», spiega Rita Bernardini, prima firmataria della proposta di legge e segretaria dei Radicali italiani.
    Ma, aggiunge, «determina una serie di inevitabili conseguenze negative».
    Dunque, meglio abolirlo. E non solo.
    Poi verrà anche il tempo per tornare sulla questione della separazione delle carriere.
    E anche per discutere di elettività dell’ufficio del pubblico ministero.
    Una rivoluzione, dunque, quella che i radicali tornano a proporre e che inizia il suo percorso dall’obbligatorietà dell’azione penale di cui, appunto, si chiede l’abolizione.
    Il testo presentato dai radicali - insieme ad altre proposte già avanzate nella scorsa legislatura, consiste in un solo articolo che sostituisce l’articolo 112 della Costituzione.
    «Ciascun Procuratore generale presso la Corte d’appello - recita l’articolato - stabilisce di anno in anno, per il proprio distretto di competenza, le priorità nell’esercizio dell’azione penale, in attuazione delle linee guida definite a livello nazionale dal Ministro della giustizia, che le illustra, entro il 30 novembre di ciascun anno, in una relazione annuale al Parlamento».

    Di tutto ciò si parlerà a settembre quando è in programma un convegno internazionale.
    Il testo depositato, infatti, non va considerato definitivo, anzi.
    «Non è Vangelo - dice la Bernardini - ma da lì vogliamo partire.
    Abbiamo pensato a questo convegno, al quale sono invitati ospiti di diversa estrazione, anche perché dal dibattito possa uscire una proposta di riforma che convinca tutti.
    Si tratta di un tema - aggiunge - sul quale è possibile trovare sponde nei due schieramenti».

    C’è da crederlo. Veltroni, ad esempio, in campagna elettorale proprio sulla pagina di Radio Carcere che esce sul Riformista avanzò una proposta di riforma generale della giustizia nella quale si toccava anche il principio della obbligatorietà dell’azione penale.
    E, invece, notizia di questi giorni che Berlusconi pensi a uno scudo per le alte cariche dello Stato e intanto blocca i processi e lo fa rischiando di sterilizzare proprio l’obbligatorietà dell’azione penale.
    I radicali, invece, pensano di cancellato tout court.
    Il risultato pratico alla fine non sarebbe dissimile ma, certo, ci sono evidenti differenze nelle motivazioni da cui ci si è mossi, nella forma scelta - una norma costituzionale e non un emendamento a un decreto legge - e anche negli obiettivi.
    Che vi siano delle differenze, d’altra parte, è un fatto che Rita Bernardini rivendica su tutta la linea.
    E lo fa anche ricordando la condanna a 4 mesi ricevuta l’altro ieri per una cessione di marijuana nell’ambito di una iniziativa sull’uso terapeutico della canapa indiana.
    «Avrei potuto non andare in Tribunale - spiega ero giustificata.
    Il caso sarebbe stato rinviato e poi sarebbe finito tra quelli che vengono sospesi per la norma salva-premier, essendo la cessione del maggio 2002.
    Invece, ho preferito affrontare il processo, non come Berlusconi che non vuole fare le riforme in modo serio ma parte sempre dai suoi problemi personali».


    «Infatti - osserva la Bernardini - si vanno facendo diversi interventi che incidono sulla obbligatorietà dell’azione penale ma non si ha il coraggio di mettere mano a una vera e propria riforma. La circolare firmata da Maddalena, in fondo, cosa diceva se non di non portare avanti i processi indultati?».
    «E se nessuno si assume la responsabilità di una scelta politica generale, alla fine le scelte sui processi da far andare avanti rimangono in mano a dei funzionari dello Stato.
    Insomma, quella che dovrebbe essere una scelta politica viene esercitata da uffici, come le Procure, e da persone che hanno vinto un concorso ma che non sono state elette».

    La proposta di legge costituzionale dei radicali, quindi, «è l’inizio di un percorso che prevede anche la separazione delle carriere e l’elezione dell’ufficio del pubblico ministero».
    Intanto con il testo presentato si rimette la responsabilità di stabilire le priorità in ordine all’esercizio dell’azione penale in capo a ciascun Procuratore generale presso la Corte di Appello, in attuazione - però - «delle linee guida definite a livello nazionale dal Ministero della giustizia».

    Fonte: Il Riformista - A.Calvi | vai alla pagina
    Argomenti: processo penale, processi, riforma giustizia, Costituzione, radicali al Parlamento, Ministero della giustizia, Procura | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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