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Dichiarazione di Rita BERNARDINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Assessore Provincia Avellino (Partito: Radicali italiani) 


 

Intervento in Commissione Giustizia della Camera

  • (09 giugno 2008) - fonte: Radicali.it - inserita il 10 giugno 2008 da 31

    • intervento di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani e deputata radicale eletta nelle liste del PD, tenuto alla Comm. Giustizia della Camera il 9 giugno 2008

    Grazie Presidente e grazie Signor Ministro per essere venuto qui in Commissione, così tempestivamente, ad esporre il programma di Governo sulla Giustizia.

    C’è una frase che mi ha colpito in modo particolare nella sua esposizione, frase che le ho sentito ripetere in diretta su Radio Radicale quando è intervenuto al Congresso dell’ANM: “Non dimentichiamoci – lei ha detto – che al centro del sistema c’è la persona”.
    Già, ma che Giustizia c’è mai in Italia se le cifre sono quelle che lei stesso ci ha riferito sui processi pendenti nel civile: 4.925.000! e, altrettanti, se non erro, nel penale?
    Noi Radicali eletti nelle liste del PD le chiediamo, Signor Ministro, se il Governo di cui lei fa parte intenda o no procedere con riforme strutturali del sistema della giustizia in Italia, per migliorarlo, per renderlo gestibile, efficace e giusto, oppure se intendete procedere, semplicemente attraverso l’ordinaria amministrazione “del disastro”, adottando norme ‘spot’, norme ‘manifesto’ che non risolvono alcun problema e che semmai pregiudicano l’efficacia e l’efficienza delle risposte ai fenomeni criminosi determinando, sempre di più, l’emergenza di una giustizia di classe, debole con i forti e forte con i deboli.

    Il riferimento diretto, immediato, è evidentemente al cd. pacchetto sicurezza e all’introduzione per un verso e per decreto legge dell’aggravante soggettiva (e perciò incostituzionale) dell’essere clandestini e, per altro verso, all’introduzione nel disegno di legge governativo del reato di immigrazione clandestina.
    Su questo i Radicali, per le possibilità che residuano al Parlamento, dai banchi dell’opposizione, saranno intransigenti, non foss’altro che per esercizio di semplice ragionevolezza.
    Poche, circoscritte ed individuabili sin da ora sarebbero, infatti, le sedi di Procure e di Tribunali che si dovrebbero occupare ogni giorno di istruire centinaia di fascicoli, di procedimenti, di processi, con annessi procedimenti incidentali in materia de libertate, con ciò essendo distolte dall’ordinario lavoro sul territorio e finalizzato a reprimere e punire i comportamenti criminali.
    Non si tratta di sedi qualsiasi, sono quelle sedi, ad esempio la “sua” Agrigento, nel cui territorio certo i problemi non mancano; siete sicuri che ingolfare sedi come quella di Agrigento, o altre poche Procure, sia un servizio reso ai suoi concittadini, intendiamo dire in termini di sicurezza, quella sicurezza che, dite, volete garantire con questi provvedimenti?
    E con quali soldi, quelli che avete tolto al bilancio della giustizia per finanziare l’ICI e così far fronte ad un’altra promessa elettorale?
    Noi riteniamo che non sia questo il modo di procedere, ma che occorra ripensare al sistema nel suo complesso, richiamando il gran numero dei magistrati fuori ruolo allo svolgimento delle funzioni giurisdizionali, giungendo ad un processo penale i cui tempi siano ragionevoli e che al contempo sia ‘giusto’, garantito per l’imputato nel suo divenire, la cui sentenza sia il frutto di un percorso non censurabile in termini di violazioni dei diritti difensivi e che venga condotto realmente in una condizione di parità tra le parti il che, evidentemente, implica qualcosa di più della semplice separazione delle funzioni tra magistrati giudicanti ed inquirenti.
    E allora, per giungere ad un processo che abbia una ragionevole durata – che è essa anzitutto un diritto per l’imputato e solo in tale prospettiva un dovere per lo Stato – non occorre agire attraverso la riduzione di ‘garanzie’ pericolosamente ritenute superflue e meramente formali da una parte della magistratura, tra la quale si fa pericolosamente strada anche l’ipotesi di eliminare il doppio grado di giudizio di merito; le garanzie codificate sono il frutto di esperienze e dibattiti, dottrinari e giurisprudenziali, sedimentati in secoli di processi ‘ingiusti’.
    Ciò che occorre è ripensare, a monte, molto a monte, il ruolo del diritto penale, come momento ultimo in cui l’ordinamento interviene a fronte delle più gravi violazioni delle regole della civile convivenza;
    allora,‘depenalizzazione’ e ‘riserva di codice’ sul piano sostanziale ed ‘esercizio discrezionale e responsabile dell’azione penale’ sul versante processuale.
    Solamente attraverso questo incedere, su un piano strutturale, si potrà avere un processo penale realmente efficiente ed efficace per combattere i fenomeni più gravi ed i comportamenti dotati di maggiore disvalore sociale, assicurando processi rapidi e ‘responsabili’, con sentenze tempestive ma giuste, perché frutto di un percorso garantito.
    Esercizio di responsabilità chiara da parte del legislatore, attraverso la ‘riserva di codice’ ed esercizio di responsabilità da parte della magistratura; oggi noi sappiamo che l’obbligatorio esercizio dell’azione penale si traduce in una colossale ipocrisia che dà luogo, di fatto e nei fatti, ad un esercizio dell’azione penale arbitrario ed irresponsabile.
    La circolare ‘Maddalena’, riguardo all’esercizio dell’azione penale da parte della Procura di Torino con riferimento ai reati coperti dall’indulto – di cui rivendichiamo, speriamo ancora con Forza Italia, la piena paternità e per il quale denunciamo il mancato intervento relativo all’amnistia – la circolare Maddalena, dicevo, pur non condivisibile per lo strappo costituzionale, almeno ha avuto il merito di rendere evidente e di far emergere ciò che irresponsabilmente, cioè senza esercizio di responsabilità di alcun tipo, avviene ogni giorno in tutte le Procure Italiane.
    Con così tanti reati voluti dal nostro legislatore e disseminati in un codice oltre che in migliaia di leggi speciali, l’esercizio obbligatorio dell’azione penale non è un dato realisticamente perseguibile, non è un dato che pone i cittadini in posizione di eguaglianza davanti alla legge, ma è divenuto esclusivamente esercizio di un incontrollato ed incontrollabile potere:

    - a danno delle vittime dei reati, allorquando questo potere si traduce in archiviazioni di fatto, in migliaia di prescrizioni determinate dall’inerzia dei magistrati inquirenti, prima che giudicanti, in indagini malfatte per i cd reati di minor impatto sociale – ma che in quanto previsti ed esistenti determinano un’aspettativa di punizione del colpevole soprattutto ad opera della parte lesa;
    - a danno degli indagati, ove è possibile indagare chiunque, spendendo qualsiasi somma di denaro pubblico, con qualsiasi strumento e senza limiti di budget, ove qualsiasi limitazione sarebbe costituzionalmente illegittima poiché si tradurrebbe in un vincolo all’esercizio obbligatorio dell’azione penale.

    Che vi sia una selezione delle notitie criminis da perseguire con maggiore incisività e tempestività da parte dei magistrati inquirenti è un dato di fatto incontestabile, direi peraltro quasi giustificato dalla naturalità delle cose, il problema è che ad oggi questa selezione avviene su un versante connotato da una totale irresponsabilità, politica, professionale, disciplinare, civile.
    Ne è un esempio proprio l’uso che si fa delle intercettazioni telefoniche.
    A nostro avviso una riforma non sarebbe necessaria, se sol fossero applicate e debitamente sanzionate tutte quelle prassi distorsive del dato normativo già attualmente esistente.

    E però in Italia piuttosto che sanzionare o forse proprio per l’incapacità di sanzionare l’uso scorretto di una norma si preferisce cambiarla
    L’abuso delle intercettazione è un dato anch’esso incontestabile – sono a tutti noti i dati relativi alle comparazioni con l’uso che delle intercettazioni si fa in altri paesi come ad esempio gli Stati Uniti – e che oltretutto ha determinato via via il formarsi di un Pubblico Ministero oramai incapace, soprattutto per certi reati, di condurre indagini con strumenti altri dalle intercettazioni e capace solamente di spendere milioni di euro e rimanere seduto in attesa dei brogliacci.
    Lei sa Ministro, che il nostro codice di procedura consente che le intercettazioni siano autorizzate, salvo in casi residuali, eccezionali e specifici, solo a fronte di gravi indizi di reato e della indispensabilità per la prosecuzione delle indagini, lei sa ancora, che tra i gravi indizi non hanno alcun tipo di valore le dichiarazioni fornite agli investigatori dagli informatori che non siano stati assunti a sommarie informazioni.
    Giudichi Lei, prendendo solamente tra i casi di cronaca giudiziaria, oppure tra quegli stessi giunti in Parlamento, quante volte le intercettazioni rappresentano un’integrazione di indagini consolidate e dal cui quadro già emergono gravi indizi di reità a carico di alcuno e quante volte, invece, le intercettazioni rappresentano l’intero materiale probatorio a carico di persone nei cui confronti non v’era, all’inizio, alcun grave indizio di reità.
    Prassi distorte ed irresponsabili, dunque, ma la risposta è sbagliata.
    Sbagliata perché, pur ritenendo eventualmente opportuno un intervento sulle disposizioni che non tipizzano i tipi di reati per i quali è possibile procedere ad intercettazioni, fissando solo dei limiti di pena come soglia di accesso, appare sbagliato limitare l’uso del mezzo di ricerca della prova solamente a reati quali quelli di mafia e di terrorismo – per i quali già oggi è prevista una disciplina sostanzialmente diversa – così come è sbagliato accomunare la condotta di chi esegue illegalmente l’intercettazione a quella di chi illegalmente la divulga.
    L’auspicio, Signor Ministro, è che su questi fronti si possa aprire un costruttivo dibattito parlamentare, non condizionato da posizioni ideologiche e finalizzato solamente a far sì che tutti noi, al termine di questa legislatura possiamo dire di aver lavorato per rendere il servizio giustizia migliore di quel che abbiamo trovato.

    Fonte: Radicali.it | vai alla pagina
    Argomenti: giustizia, intercettazioni, radicali al Parlamento, ministro della Giustizia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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