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Dichiarazione di Elisabetta ZAMPARUTTI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Intervento alla Camera sul DDL rifiuti.

  • (16 giugno 2008) - fonte: Radicali.it - inserita il 16 giugno 2008 da 31

    • Intervento di Elisabetta Zamparutti, deputata radicale-Pd e membro della Commissione Ambiente della Camera, tenuto oggi in Aula sul Disegno di Legge sull'emergenza rifiuti in Campania.
    Grazie Presidente.
    Intervengo a nome della delegazione radicale nel PD per condividere i principali punti di intervento di questo disegno di legge che individua quali priorità operative il reperimento e la costruzione di discariche a norma e la costruzione di impianti di trattamento dei rifiuti, la cui assenza è stata la causa tecnica dell'emergenza in Campania, riconosciuta come tale già nel Commissariamento del '94.
    Siamo consapevoli che per troppo tempo altre parole d'ordine hanno prevalso risolvendosi, in assenza della contestuale predisposizione di discariche e di impianti di trattamento, nell'irresponsabile indicazione di obiettivi fuorvianti che hanno lasciato affogare progressivamente la Campania in un mare di rifiuti.
    Il limite però di questo provvedimento è quello di essere improntato ad un dirigismo emergenziale senza che vi siano spiragli che quantomeno prefigurino una prospettiva di soluzione strutturale tecnologicamente avanzata.
    Per essere più precisa, ho presente che discariche e termovalorizzatori sono soluzioni che possono essere considerate strutturali ma, se facciamo il confronto con altri paesi, tali soluzioni costituiscono la preistoria del trattamento dei rifiuti.

    Ad esempio, gli impianti di dissociazione molecolare, operanti con successo in Islanda, negli Stati Uniti ed in Giappone, non solo trattano i rifiuti ma ne ricavano energia in quantità superiore ed in forma maggiormente utilizzabile rispetto al calore prodotto dagli inceneritori.
    Questa nuova tecnologia consente di trattare i rifiuti con performance che possono toccare punte del 90% di produzione di gas e 10% di residuo inerte in discarica, contro circa il 50% dei termovalorizzatori.

    Faccio questo esempio perchè non capisco come possa accadere che mentre il Presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta può programmare con lungimiranza lo smaltimento di rifiuti con l’innovativa tecnologia dei gassificatori tramite dissociazione molecolare, questo è stato impedito in Campania all’ex Presidente della Provincia di Benevento Carmine Nardone, non da Bertolaso ma dal Prefetto Panza, in questo modo escludendo l’avvio dell’uscita dall’emergenza in una prospettiva di ordinaria gestione dei rifiuti.
    E’, in buona sostanza, lo stesso approccio che si persegue sul nucleare, imponendo oggi la costruzione di modelli ormai superati, rischiosi ed antieconomici peraltro senza un piano strategico complessivo per l’energia..
    E tutto questo accade perché ci si ostina a legiferare, qualora anche si pongano obiettivi come è giusto fare, ad avere la pretesa di indicare anche i mezzi per raggiungerli anziché lasciare alle tecnologie esistenti sul mercato il compito di raggiungerli.
    Ci si ostina a procedere in modo illiberale.
    Noi sappiamo che in Campania non si producono più rifiuti che altrove essendo i numeri al di sotto della media nazionale;
    noi sappiamo che in Campania non manca la competenza tecnica né, come addirittura la Corte dei Conti è giunta al punto di mettere per iscritto, l’assenza di un efficiente sistema di gestione dipende da un dato antropologico.
    Noi sappiamo però che quell’ammasso indifferenziato dei rifiuti a cui oggi dobbiamo far fronte ha il suo corrispondente nell’ammasso indifferenziato di una classe politica la cui omologazione antropologica è la vera causa, al di là delle ragioni tecniche, dell’emergenza rifiuti in Campania, situazione rispetto alla quale noi radicali vogliamo oggi parlare di “emergenza democratica” con una regione che rischia di divenire il laboratorio di una politica da riproporre poi sul piano nazionale.
    Sarebbe stato un bene per Napoli, come diceva Marco Pannella nel ’93, abbattere il monumento a Nicotera o ai trasformisti ed innalzarne altri dedicati a Spaventa ed ad altri eroi della libertà, perché, ammoniva Pannella, o Napoli conquista un'altra storia subito o altrimenti, diventerà una città che rischia di non risollevarsi per decenni.
    Ed il punto a cui siamo giunti a 15 anni di distanza in assenza di un mutamento nel segno della libertà che auspicavamo è esattamente questo: il rischio per Napoli e la Campania di non risollevarsi per decenni.
    Perché quelle parole furono pronunciate dopo che dal 62 al 75, la DC ebbe il controllo ininterrotto dell’assessorato alla nettezza urbana, a cui seguì un controllo da parte del PCI dal 75 all’83 e poi del vecchio centrosinistra fino al 1993 quando vennero istituiti quei consorzi obbligatori dei Comuni che sono stati il fulcro di una politica centralistica, rafforzata con l’istituzione del Commissario straordinario nel ’94, e che ha generato una rete clientelare e parassitaria di interessi politici, imprenditoriali, professionali e camorristici a cui nessuno si è potuto sottrarre, con una magistratura che, guarda caso, non si è accorta praticamente di nulla.
    Ma forse a Napoli le intercettazioni non funzionano o almeno non hanno funzionato fino a quando è stato annunciato questo provvedimento.
    E sull’istituzione della Superprocura che come radicali ci vede contrari, voglio dire che il procedimento penale serve per accertare le responsabilità penali e non a governare fenomeni emergenziali.
    Certamente la magistratura non ha saputo o voluto incidere su quanto avveniva sotto i suoi occhi ma questo è un problema che non si risolve con la concentrazione di poteri, in violazione dei norme costituzionali, ma con la sagacia delle investigazioni e la volontà ed il rigore del rispetto della legge.

    Colleghi, e mi rivolgo in particolare alla maggioranza, a volte in politica è bene ascoltare le parole degli scienziati, anche relativisti, come Albert Einstein che ci insegna che: "Non possiamo risolvere i problemi se non abbandoniamo il modo di pensare che li ha creati".
    E allora, di fronte ad un centralismo antidemocratico, vera causa strutturale dell’emergenza Campania e che questo provvedimento rafforza proponendo il consorzio unico e senza consentire spazi per soluzioni alternative, mi guardo bene dal proporre un “decentramento obbligatorio”, ma riconoscere la facoltà – laddove uno dimostra di saperla esercitare -, nei limiti delle norme fissate per legge, alle amministrazioni locali di trattare i propri rifiuti sulla base di un piano di fattibilità a tal fine idoneo e senza oneri per lo stato, mi pare non solo una forma di sano e virtuoso decentramento, ma anche una via più democratica e liberale alla soluzione del problema rifiuti, nella sua fase emergenziale ed in quella ordinaria.

    In un provvedimento zeppo di deroghe, anche gravi e che noi radicali non condividiamo, non mi si potranno avanzare proprio su questo obiezioni legate ad impedimenti normativi siano essi regionali o nazionali.
    Vedete, noi tutti viviamo nella patria di Macchiavelli e a tutti noi hanno insegnato che i fini giustificano i mezzi. Ma vi è un’altra affermazione, praticata da noi radicali con le forme della nonviolenza, che sono invece i mezzi a prefigurare i fini che mi porta a dire che, di fronte alla quantità di deroghe che il provvedimento in esame introduce rispetto a norme interne come europee e alla militarizzazione del territorio, pur apprezzando il decisionismo, il rispetto delle regole non è una perdita di tempo ma l’unico strumento affinché da un’emergenza non si generino altre emergenze.
    E che la logica per cui i fini giustificano i mezzi sia perversa e pervasiva lo dimostra la storia che ho visto generarsi attorno a questo decreto, con una maggioranza che non ha esitato, dopo aver derogato alle norme comunque attinenti la materia, ad introdurre norme si istituti che non c’entrano nulla con l’emergenza che stiamo discutendo.
    Per concludere, noi radicali diamo atto ai colleghi del PD di aver voluto sostenere e alla Lega, all’Italia dei Valori e all’UDC oltre ad alcuni colleghi della PdL di aver votato una nostra proposta affinché il Governo presenti semestralmente al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni del decreto in cui sia fornita dettagliata illustrazione dell’impiego del Fondo per l’emergenza rifiuti in Campania e di ogni altro finanziamento destinato alle finalità del decreto con distinta indicazione degli interventi per i quali le risorse sono state utilizzate.
    Finora infatti non vi è stata una valutazione ufficiale del costo complessivo dell’emergenza e della gestione commissariale dal ’94 ad oggi e questo ha indubbiamente favorito quell’inefficacia denunciata dalla stessa Corte dei Conti con la sua relazione degli inizi del 2007 sulla gestione dell’emergenza commissariale.
    Con lo stesso spirito con cui abbiamo avanzato quell’emedamento, vogliamo proporre un ulteriore miglioramento del provvedimento proponendo, con il Prof. Aldo Loris Rossi, accogliere la proposta di limitare la produzione di rifiuti in discarica disponendo la trattenuta degli imballaggi che costituiscono il 40% in peso ed il 60% in volume dei rifiuti e di attivare subito le aree di insediamento produttivo attrezzate ed immediatamente disponibili per realizzare impianti di compostaggio, selezione differenziata e stoccaggio di rifiuti.
    Parliamo per la sola provincia di Napoli di 320 ettari.
    Per questo ci auguriamo che siano accolti i nostri suggerimenti che intanto abbiamo formulato come emendamenti al provvedimento oggi in discussione.

    Fonte: Radicali.it | vai alla pagina
    Argomenti: inceneritori, maggioranza, rifiuti, termovalorizzatori, rifiuti campania, pd, tecnologia, energia, rigassificatori, radicali al Parlamento | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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