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Dichiarazione di Erminio Angelo QUARTIANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Se Walter si stufa parte la sfida dei quarantenni.

  • (23 giugno 2008) - fonte: La Stampa - Fabio Martini - inserita il 23 giugno 2008 da 31

    I favoriti: potrebbe essere l'ora del dalemiano Gianni Cuperlo o del bettiniano Nicola Zingaretti

    ROMA - L’altro giorno Erminio Quartiani, cinquantenne deputato milanese del Pd, lo diceva scherzando ai colleghi: «Mica finisce che Walter ci saluta e se ne va in Africa?».
    Quella di Quartiani era una battuta, ma il problema è che da qualche tempo lo stesso interrogativo tormenta le riunioni notturne di una nuova lobby: quella che fa capo a Goffredo Bettini, uomo forte di Walter Veltroni.
    Già da settimane un drappello di quarantenni veltroniani - tra gli altri il ligure Andrea Orlando, il friulano Alessandro Maran, il lombardo Maurizio Martina, il veneto Andrea Martella, il romano Nicola Zingaretti - si incontrano e sotto la regia di Bettini, ragionano attorno a due scenari entrambi temuti: che succede se Veltroni, stanco delle tanti ostilità interne, non regge e decide di mollare?
    E che succede se invece Walter è costretto a lasciare dopo una possibile flessione del Pd alle Europee del 2009?

    Certo, i “bettiniani” non discutono solo di questo, anche perché Walter Veltroni per ora non sembra avere alcuna intenzione di dar corpo alla vocazione africana.
    Il segretario tira dritto, ieri ha glissato sulla richiesta di sue dimissioni, mostra di pensare al futuro senza ansie.
    Certo, per ora la questione di un ricambio del leader è stato posto soltanto da Arturo Parisi ed è possibile che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e nei prossimi anni il leader del Pd riesca a riassorbire le tante spinte che vorrebbero portarlo fuori pista, ma è pur vero che il tema del dopo-Veltroni per la prima volta comincia ad occupare le chiacchiere e le riunioni delle correnti interne.
    Un tema di cui si occupano due “cenacoli” tra loro contrapposti.
    Quello di Goffredo Bettini, king-maker da una vita.
    Quello di Massimo D’Alema.
    E dai due circoli escono tentazioni analoghe: se proprio bisognerà trovare un successore a Walter, si potrebbe saltare la generazione dei 40-50enni più “visti” - personaggi come Pierluigi Bersani, Enrico Letta, Sergio Chiamparino, Rosy Bindi - e planare su quarantenni meno sperimentati.

    Nel circolo di Goffredo Bettini il nome più accreditato è quello di Nicola Zingaretti.
    Quarantadue anni, romano, fratello minore di Luca - il commissario Montalbano - Zingaretti è salito alla ribalta nazionale 45 giorni fa, quando è stato eletto presidente della Provincia di Roma, compiendo il miracolo di ottenere nelle stesse sezioni elettorali della Capitale 59.000 voti in più di Francesco Rutelli.
    Protagonista di un cursus honorum da politico di una volta (segretario della Sinistra giovanile, consigliere comunale, segretario dei Ds di Roma, europarlamentare), Zingaretti assomma al profilo del “giovane vecchio” (in politica da 26 anni, un lessico che ricorda i quadri Pci), anche alcuni tratti naif.
    Nel suo sito, per spiegare “chi sono”, Zingaretti dice di sé: «Dal 1995 al 1997, come vicepresidente dell’Internazionale socialista giovanile, vivo in prima persona alcune tra le più significative vicende politiche degli ultimi anni: contribuisco a ricostruire la rete con i partiti progressisti in Bosnia».
    Di pasta diversa è Gianni Cuperlo, uno dei pupilli di Massimo D’Alema.
    Quarantasette anni, triestino, una spessore culturale insolito per un politico - dalla comunicazione alla letteratura - un sito Internet e un blog molto letti, da un anno Cuperlo è uscito dall’officina dalemiana e nell’ultima Assemblea nazionale ha scandito una frase destinata a restare proverbiale.
    Rivolto a Veltroni «e a chi è stato alla guida negli ultimi 15 anni», ha chiesto «ad una intera leadership di lavorare per consegnare alle nuove generazioni un nuovo partito».
    Massimo D’Alema sta dunque meditando ad una riedizione del “metodo Deng”, il leader cinese che attorno a sé promosse una generazione giovane, tagliando fuori quella di “mezzo”?
    Alla fine l’enigma resta lo stesso di sempre: se davvero Veltroni un giorno dovesse uscire di scena, dopo uno strappo così cruento, il Pd è pronto a mettersi nelle mani di giovani di belle speranze?
    A quel punto non suonerà l’ora di Pierluigi Bersani?
    L’ex ministro, parlando di rinnovo generazionale, la mette così: «Non basta essere giovani, servono giovani di lungo corso, che abbiano già maturato esperienza, che godano di credibilità esterna». Se non è autoritratto, ci somiglia molto.

    Fonte: La Stampa - Fabio Martini | vai alla pagina
    Argomenti: pd, D'Alema, Bindi Rosy, Veltroni Walter | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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