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Dichiarazione di Antonio POLITO


 

L’ora fatale, se non decolla si schianta.

  • (20 giugno 2008) - fonte: Il Riformista - Antonio Polito - inserita il 20 giugno 2008 da 31

    Oggi si riunisce, per una collettiva seduta di autocoscienza, l’assemblea costituente del Pd.
    Ci auguriamo che sia anche ricostituente, perché il partito cui più teniamo corre un rischio mortale Il Pd è oggi come un aeroplano: una volta lanciato sulla pista al massimo della velocità può solamente decollare.
    Se non decolla, nessuno sarà in grado di evitare il disastro.
    Qualche elemento di novità c’è, se corrisponde al vero ciò che assicura D’Alema• la lettura del risultato elettorale come una doppia vittoria, del Pdl e del Pd, sarebbe stata archiviata.
    Speriamo. Questo peccato di orgoglio è staio all’origine di una strategia post-elettorale suicida, che puntava sulla legittimazione dell’opposizione di Sua Maestà da parte di Berlusconi.
    Moderazione in cambio di bipartitismo: è un’ipotesi di scambio già fallita, e non solo perché il Cavaliere è cattivo, ma perché in una democrazia dell’alternanza maggioranza e opposizione non fanno scambi ma spietata lotta politica.
    Il voto siciliano, di cui nessuno ha il coraggio & parlare annuncia l’esito inevitabile di una tale illusione: la sostanziale inutilità Abbiamo più volte rimproverato a Veltroni quell’errore Oggi invece vorremmo dargli tre consigli, seppure non richiesti: perché non tutti i guai del Pd derivano da lui e perché decidere che opposizione fare è davvero maledettamente difficile di questi tempi se perfino un sondaggio di Repubblica dice che gli elettori stanno dalla parte del Cavaliere sul salvapremier, sui militari sulla sicurezza e in pratica su tutto.
    Primo consiglio.
    Sulla nostra prima pagina di ieri proprio sotto il titolo sulla manovra di Robin Tremonti, c’era un articolo di Rosy Bindi.
    Grande combattente ma, in tutta franchezza, sembrava scesa dalla luna.
    Il governo dà la carta del pane agli anziani e il Pd discute fino a che punto discenda dall’Ulivo, chi ne debba essere presidente, che differenza c’è tra una fondazione e una corrente, cosa è trasparente e cosa è opaco.
    Basta Smettetela di parlare di voi stessi
    E ostrogoto. E dà l’impressione che continuate a pensare ai casi vostri e alle vostre carriere mentre gli altri si occupano sì dei loro processi ma anche un po’ del paese.
    Aspettiamo ancora di vedere all’opera un gruppo dirigente degno di questo nome, che produca idee e messaggi.
    Bersani e Letta, per esempio.
    Hanno stretto un patto con Veltroni, e in cambio hanno avuto la gestione della politica economica del governo ombra.
    Bene: ora devono mostrarsi in grado di competere con Tremonti.
    Finora si nascondono.
    Di politica non parlano, forse aspettano di maturare, giovani e inesperti come sono.
    E di fronte all’offensiva di Robin Hood, Bersani fa la sua solita faccia annoiata ripetendo che è demagogia (ma almeno la demagogia si occupa del demos); e Letta scrive che la colpa maggiore del governo è «l’inspiegabile scelta di azzeramento di tutte le decisioni del Cipe in ambito dei Fondi Fas». Aiuto.
    Dovete reggere botta con Tremonti. Se non ci riuscite, passate la mano.

    Secondo consiglio.
    Per fare opposizione ci vuole un partito, e un partito al momento non c’è.
    Sul cosiddetto territorio i militanti non sanno a quale fondazione votarsi per avere un po’ di soldi, a chi devono pagare il canone per l’affitto di una sezione che consideravano cosa loro, qual è il loro giornale, quando si convocherà una manifestazione per mostrare un po’ di muscoli chi sono gli iscritti e i dirigenti
    Per esempio: chi comanda nel Pd siciliano? Si sapesse, la sua testa dovrebbe essere già saltata. Ma in quale sede si sceglierebbe il successore?

    Veltroni ha una pletora di dirigenti, personalità, riserve, esterni, uomini della cultura, donne della società civile, tutti a fare cene di corrente per strappare un posticino in una gerarchia ormai più pletorica del CC del Pcus.
    Li mandi in giro per l’Italia, a lavorare, se ne ha l’autorità.

    Quand’è che un dirigente di primo piano sarà spedito a vivere a Milano, dove il centrosinistra perde da quindici anni? O in Sicilia, dove non esiste? O in Calabria, dove sarebbe forse meglio che non esistesse?

    Terzo consiglio.
    Requisito essenziale di un grande partito, condizione sine qua non di esistenza, è la sua autonomia politica.
    Vuol dire che decide per sé.
    Il Pd non ha finora mostrato questa autonomia.
    Ha mostrato di dipendere da Berlusconi (e da Gianni Letta) per la Rai.
    Di dipendere da Di Pietro per l’opposizione in parlamento.
    Di dipendere dal Corriere, nel suo accreditamento moderato.
    Di dipendere da Repubblica, nella sua riscoperta del Caimano.

    O è il Pd che guida l’opposizione a Berlusconi, o è l’opposizione a Berlusconi che guida il Pd.
    Cioè è Berlusconi che guida il Pd.
    Inasprire i toni oggi, come farà Veltroni, per ammorbidirli domani, seguendo un vento il cui solo Eolo è il Cavaliere, peggiora perfino le cose.
    Un tempo si sarebbe chiamata «egemonia».
    Oggi al Pd si chiede solo la dignità di grande partito.

    Fonte: Il Riformista - Antonio Polito | vai alla pagina
    Argomenti: parlamento, Berlusconi, pd, opposizione, governo ombra | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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