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Dichiarazione di Giorgio NAPOLITANO

Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica


 

"Non potete farlo"

  • (01 luglio 2008) - fonte: Repubblica - Claudio Tito - inserita il 01 luglio 2008 da 31

    "Se sulla nostra legge c'è un giudizio politico, la nostra risposta sarà politica. E le conseguenze saranno quelle di chi non assolve ai propri doveri istituzionali".
    Ecco il redde rationem, ecco la resa dei conti. Per il suo futuro e per il prosieguo della legislatura. Così domenica scorsa ne ha discusso con i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini.
    "Questa volta non transigo", ha ripetuto. E forse non è stato un caso che ieri gli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama abbiano chiesto un incontro "urgente" a Giorgio Napolitano.

    Un colloquio - a tratti molto teso - per esporre le loro "preoccupazioni" sul parere che oggi il Consiglio Superiore della Magistratura dovrebbe esprimere sulla cosiddetta norma "salva-premier".
    Un summit organizzato in fretta e furia, con una procedura d'emergenza che ha sorpreso il presidente della Repubblica appena rientrato da Capri. Un appuntamento cui Schifani e Fini si sono presentati con una lettera. Poche righe per denunciare l'allarme legato all'"invasione di campo" del Csm. E sulle quali chiedevano l'avallo del capo dello Stato.
    "Il giudizio di costituzionalità - è il ragionamento svolto dai due sul Colle - è una prerogativa parlamentare, delle commissioni affari costituzionali e quindi della Corte costituzionale. Non del Csm che sta scavalcando i compiti delle Camere. E il Quirinale, come garante della Costituzione non può non tenerne conto".
    Un faccia a faccia piuttosto nervoso, con toni cordiali ma con una sostanza ben poco diplomatica. Anche perché la risposta di Napolitano è stata piuttosto ferma.
    "Io - è stato il suo discorso - non intervengo nell'attività di altri organi istituzionali". Soprattutto il presidente della Repubblica ha richiamato i suoi due interlocutori sui rischi della loro nota.

    Uno "scontro istituzionale" senza precedenti tra poteri dello Stato.

    Un conflitto tra Parlamento e Csm in grado di aprire una voragine nei rapporti tra Istituzioni. "Non potete", ha avvertito. Un confronto acceso, insomma, in cui alla fine Fini e Schifani hanno derubricato il loro documento con la nota diramata dagli uffici stampa. Ma incassando un impegno del Quirinale a "intervenire" nella vicenda.
    E già, il punto di mediazione faticosamente raggiunto ieri è stato proprio questo. I presidenti di Camera e Senato adesso si aspettano un passo "formale" di Napolitano. La richiesta di uno slittamento del Plenum fissato per oggi pomeriggio o un richiamo del capo dello Stato a rispettare le competenze di tutti gli organi istituzionali. Anche Palazzo Chigi si attende una mossa di questo tipo da parte della più alta carica dello Stato.
    Stamani, in effetti, ci dovrebbe essere un colloquio tra il presidente e il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. Per valutare le diverse opzioni. Sebbene, al momento, non c'è un'indicazione precisa sulle scelte che compirà il capo dello Stato.

    Sta di fatto che Berlusconi aspetterà che si consumi questo passaggio per imboccare una strada o un'altra. "Perché questa volta - ha fatto sapere attraverso i suoi "ambasciatori" al Colle - non transigo". Teme, infatti, che il parere del Csm induca Napolitano a non firmare il "blocca-processi". Un'ipotesi che al momento nemmeno nel centrosinistra prendono in considerazione. Semmai, la firma potrebbe essere accompagnata da un messaggio "critico".
    Eppure a Via del Plebiscito, molti pensano il contrario. E del resto il premier ha messo ieri sul tavolo le sue carte. La "missione" di Fini e Schifani in qualche modo rispondeva a questa paura. Non solo. Il presidente del consiglio considera cruciali le prossime due settimane. Il parere del Csm, poi il voto a Montecitorio sul decreto sicurezza quasi in contemporanea con la decisione della Corte d'appello di Milano sulla ricusazione formulata nei confronti della presidente Gandus. E infine, appunto, la controfirma del Quirinale.
    "Se tutto si risolverà come temo - ha avvertito - allora anche Napolitano avrà fatto una scelta politica e la nostra risposta sarà politica". Se la Gandus non verrà ricusata e la legge non arriverà sulla Gazzetta ufficiale, l'affondo contro il Colle sarà senza tregua. "Terremo conto di chi non ha assolto ai propri doveri istituzionali. E le conseguenze saranno riconducibili a questa mancanza".
    Un riferimento nemmeno tanto implicito ai percorsi che la Costituzione traccia per le responsabilità della più alta carica dello Stato. Come minimo, allora, è il monito di Palazzo Chigi ci sarà la "Scalfarizzazione" (da Oscar Luigi Scalfaro) del settennato di Napolitano. E quindi la guerra aperta con i magistrati: "Anche il capo dello Stato deve sapere che se andrà a finire così, noi non solo riformeremo il Csm, ma incideremo sulla gestione dei giudici. Separazione delle carriere, orario di lavoro con il tesserino da timbrare all'ingresso dei tribunali, ferie di 30 giorni come tutti i dipendenti pubblici e lo stipendio indicizzato ai contratti del pubblico impiego".

    Fonte: Repubblica - Claudio Tito | vai alla pagina
    Argomenti: processi, magistrati, presidente Napolitano, Gazzetta Ufficiale, pubblico impiego, Salva-Premier, Csm, blocca - processi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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