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Dichiarazione di Paolo GIARETTA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Relazione del segretario regionale sen. Paolo Giaretta all’Assemblea regionale

  • (19 luglio 2008) - fonte: official web site Pd Veneto - inserita il 22 luglio 2008 da 31

    Care Costituenti, Cari Costituenti,
    oggi abbiamo il compito di completare il quadro giuridico della fase costituente del Partito Democratico. Con l’approvazione dello Statuto e del Manifesto dei Valori ci dotiamo degli strumenti propri di un partito autenticamente federale.
    Non abbiamo bisogno di autoconvocazioni o di permessi superiori, né di impegni a futura memoria.
    Diamo attuazione alle strutture di un partito che è nato federale e che attraverso l’approvazione di Statuti regionali rafforza questa vocazione.
    Come vi è stato già comunicato subito dopo la sospensione estiva sarà convocata una Assemblea Regionale: sarà quella la sede per una più ampia riflessione politica che prepari l’intensa stagione che ci attende con l’appuntamento della grande tornata di voto amministrativo ed europeo.
    Oggi concentriamo la nostra attenzione su questo passaggio fondamentale. Un ringraziamento innanzitutto a tutti i componenti delle due commissioni ed in particolare ai loro presidenti e relatori, Annarita Bove e Angelo Zanellato per la Commissione Statuto e Clara Salviato e Marco Taietta per la Commissione Manifesto dei Valori.
    Saranno i Presidenti ad illustrarvi brevemente le scelte fatte che vi sono proposte. Vorrei solo sottolineare l’approccio originale che è stato scelto per il Manifesto dei Valori. Leggere i valori fondanti del PD veneto, nelle sue caratteristiche sociali e territoriali, attraverso la lente dei valori costituzionali. A 60 anni da quel 1° gennaio 1948, in cui la Costituzione diventò il patto democratico che unisce tutti gli italiani, ci accorgiamo che resta uno strumento di straordinaria modernità per orientare le scelte politiche.
    Lo Statuto così come vi viene proposto sottolinea gli aspetti dell’autonomia organizzativa del partito federale, anche al proprio interno, riconoscendo ad esempio una autonomia speciale per il Partito democratico della provincia di Belluno. È un segnale forte perché il Partito assuma sempre di più le sue caratteristiche di partito fortemente radicato nel territorio, con le sue specificità e le sue necessità. Vedremo se altri partiti sapranno cogliere questa sfida. Noi lo facciamo per primi.
    Viene valorizzato il sistema delle primarie per la elezione degli organi provinciali e regionali e per l’individuazione della candidature istituzionali. Il partito cammina attraverso le due gambe degli elettori e degli iscritti, ambedue essenziali per la definizione della linea politica. La Commissione ha scelto un modello leggero per lo Statuto, valorizzandolo come carta dei principi, dei diritti e dei doveri egli iscritti e degli elettori, rinviando a norme di tipo regolamentare le modalità elettive dei diversi organi. Sarà perciò importante procedere speditamente con l’approvazione dei regolamenti attuativi.
    I documenti che approviamo oggi sono gli strumenti per far vivere il nostro partito. Per affrontare più robustamente attrezzati la scadenze impegnative che ci attendono. Su cosa dobbiamo concentrare la nostra attività? Non mi piace la piega che ha preso il dibattito nazionale: troppo interno, troppo autoreferenziale.
    Invece: prendiamo il mandato delle primarie e il mandato elettorale, ottenuto attorno ad una chiara proposta programmatica, per sviluppare i tre pilastri portanti per il nostro partito:
    la sua identità
    la sua organizzazione
    la sua rappresentanza.

    Chi siamo: abbiamo incominciato a delinearlo con il messaggio programmatico per la campagna elettorale. Non è naturalmente bastato. Al messaggio della novità si è sovrapposto, oscurandolo in parte, il massaggio del passato: chi eravamo, piuttosto che cosa proponevamo, la rissosità della coalizione che avevamo costruito piuttosto che la spinta alla semplificazione radicale del sistema politico troppo frammentato. Invece in una società disorientata, sfiduciata nella capacità della politica di organizzare risposte adeguate, sempre in bilico tra una deriva populista o il rigetto dell’esercizio degli strumenti della democrazia, è essenziale che le persone possano capire chi siamo, per quali valori combattiamo, quali risposte pensiamo siano necessarie.
    Per offrire risposte argomentate a quella domanda fondamentale che si fanno gli elettori: in che cosa la tua proposta politica renderà migliore la mia vita e quella della mia famiglia? Giriamo spesso troppo attorno a questa domanda fondamentale.
    Se davvero il pendolo oscilla tra la paura e la speranza dobbiamo far emergere limpidamente il nostro messaggio. Noi stiamo dalla parte della speranza. Non ci interessa cavalcare paure, fobie, chiusure egoistiche. Eccitare le paure che ci sono sempre nelle fase di trasformazione è la ricetta migliore per deprimere il paese.
    Pensiamo che le risposte stanno dalla parte di un modello sociale che non si nega alle sfide del futuro, che non ha paura della parola competizione, ma che sa che più la società è competitiva più deve essere robusta la rete delle solidarietà necessarie per gestire il cambiamento. Una proposta politica che deve predisporre i rimedi ad una divaricazione sociale che allarga drammaticamente la forbice tra chi è ricco e chi ricco non lo è più o non lo è mai stato. Una società ingessata, senza speranze di migliorare le proprie condizioni di vita, è una società senza vitalità.
    Una società aperta, anche per il nostro Veneto. Lo dice bene il Manifesto che ci propone la Commissione.
    L’ultimo rapporto della Fondazione Nord Est dimostra con chiarezza che neppure il Veneto può farcela da solo. Accreditare l’idea che il Veneto salva sé stesso alzando barriere commerciali e apprestando nuove frontiere invalicabili è il modo migliore per impedirci di crescere, e di crescere bene. Il Veneto ha bisogno, come è sempre stato nella sua storia, di essere società aperta, terra di relazioni. Per questo ho parlato, suscitando qualche perplessità, di un nuovo patriottismo veneto. non quella caricatura identitaria di cui si fa portatrice il centrodestra e la Lega in particolare, di un territorio assediato e spaventato.
    È il patriottismo dell’orgoglio di un Veneto solidale che ha saputo costruirsi il proprio futuro e che è in grado di insegnarlo al mondo e che vuole affrontare con determinazione le sfide del futuro. La vera contrapposizione culturale e politica è qui: tra chi vuole affrontare la sfida puntando sulla apertura e sulla gestione innovativa dei problemi e chi vuole rinchiudere il Veneto in una identità rancorosa e spaventata.
    Un partito che si organizza. Pur in questo territorio difficile per il centrosinistra abbiamo una grande risorsa: una rete di militanza e di appartenenza che con i suoi fili, a volte robusti, a volte più fragili copre comunque tutto il territorio regionale. I nostri più di 500 circoli formatisi attraverso la partecipazione di centinaia di migliaia di elettori, innestati sulla eredità migliore dei partiti fondatori ma con l’apporto di tanti giovani, donne ed uomini che non avevano esperienza diretta di vita politica, sono una risorsa da coltivare accuratamente.
    Il tesseramento che si apre in queste settimane è una occasione importante. Viviamola come una vera festa democratica piuttosto che come una registrazione di equilibri di potere interno. La realizzazione di una strumentazione più robusta e stabile, la possibilità per gli iscritti di assumere una cittadinanza più ricca all’interno del partito.
    Un partito capace di rappresentare: interessi reali, pezzi significativi di società organizzata. La capacità di rappresentanza del partito è quella che ci è stata consegnata dagli elettori. Sappiamo che dobbiamo espandere la sua capacità di rappresentanza territoriale, troppo confinata a livello nazionale nelle aree di insediamento storico della sinistra e a livello regionale nelle aree urbane. Sappiamo che dobbiamo espandere la capacità di rappresentanza degli interessi, oltre quelle fasce di lavoro pubblico e di pensionati dove più forte è il nostro consenso.
    Però attenzione. Se dobbiamo essere consapevoli delle nostre debolezze dobbiamo essere consapevoli della nostra forza. Nel Nordest il PD è il primo partito in 342 comuni, più del PDL (340 comuni) e Lega Nord (335 comuni). Nei 60 comuni con più di 15.000 abitanti la metà e retta da Sindaci di centrosinistra, in Veneto governiamo 4 comuni capoluogo e tre amministrazioni provinciali su sette. Siamo certamente più forti nel voto amministrativo che in quello politico.
    Sappiamo però qual è il problema. Il Veneto è diventato un sistema tripolare, con tre forze equivalenti (PD, PDL, Lega), ma la mobilità elettorale è molto ampia tra PDL e Lega, bassissima tra il complesso del centrodestra e il PD. C’è un muro troppo robusto che separa l’elettorato del centrodestra che si ridistribuisce con molta libertà tra PDL e Lega dall’area del nostro consenso, ed è un muro che con pazienza dobbiamo riuscire ad abbattere. Certamente il rapporto conflittuale molto forte tra Lega e Pdl apre spazi di iniziativa politica i cui esiti sono tutti da vedere ma che dobbiamo coltivare con attenzione a livello locale, incalzando sui problemi e sui progetti.
    C’è un bel lavoro da fare dunque. Diciamolo francamente, lo ripeto :non ci serve lo spettacolo che ci è stato rappresentato in queste settimane nel dibattito politico interno al nostro partito. Non è quello che ci serve. Troppo autoreferenziale, tutto politicista, tutto interno alle dislocazioni di potere (e quale potere poi?). Troppo capace di evocare nell’opinione pubblica la pessima tradizione di una sinistra a cui la cosa che riesce meglio è dividersi e fagocitare i propri leader.
    Abbiamo lavorato con tutti i dirigenti perché nel Veneto non ci fosse questo deterioramento e penso che dal Veneto possa essere mandato anche da questa Assemblea un messaggio forte perché si salvaguardi una unità sostanziale del gruppo dirigente nazionale, una sua capacità di offrire alla rete dei militanti una lettura condivisa.
    Non possiamo permetterci divisioni astratte, su questioni interne, perché il deterioramento della maggioranza è molto più rapido di quanto potessimo pensare: errori nell’impostazione dell’agenda politica, ancora una volta distorta dalle esigenze personali del capo del Governo (tra protezione dei propri beni e necessità di sottrarsi ai giudizi), alle prese con una gravissima situazione economica ed una pesante impoverimento dei ceti medio bassi, senza che il governo riesca a mettere in campo adeguate politiche di contrasto.
    Uno spettacolo che si riproduce anche a livello regionale: l’attività della Regione è bloccata da più di un anno da un’aspra competizione interna, basata esclusivamente su una lotta di potere senza quartiere e senza alcun riguardo per gli interessi generali della comunità veneta. Dobbiamo essere pronti all’appuntamento di una crisi politica oggi imprevedibile, ma che potrebbe entrare in scena.
    Ora abbiamo strumenti di azioni politica da impiegare con energia.
    Il tesseramento per irrobustire le gambe del partito La campagna Salva l’Itali da vivere come una grande occasione di dialogo con l’opinione pubblica in ogni comune della nostra regione, da qui alla manifestazione finale del 25 ottobre.
    La realtà dei nostri circoli da sostenere ed aiutare, prevediamo in autunno la realizzazione della Prima Conferenza regionale dei Circoli, per una comune riflessione su tecniche e strumenti di iniziativa politica nel territorio.
    Una stagione di elezioni primarie per la formazione delle squadre che competeranno nelle amministrative della prossima primavera, secondo il regolamento approvato dalla Direzione Nazionale, opportunamente implementato dai regolamenti territoriali.
    In autunno partirà anche la prima edizione della Scuola di Formazione regionale del Partito Democratico Veneto che accompagnerà durante l’inverno un percorso formativo per i nostri nuovi quadri dirigenti.

    Il documento completo è scaricabile in .pdf da:
    http://www.partitodemocraticoveneto.org/public/documenti/doc_regionali/rel_ass_190708.pdf

    Fonte: official web site Pd Veneto | vai alla pagina
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Commenti (1)

  • Inserito il 22 luglio 2008 da 31
    Cosa vorrà dire :"la possibilità per gli iscritti di assumere una cittadinanza più ricca all’interno del partito."?
    Forse ha a che vedere col fatto che tre settimane fa, passando di fronte ad un ristorante di lusso, ho visto mangiare tre persone tra quelle che col partito si sono arricchite. E non mi risulta che, negli ultimi anni, questi abbiano fatto qualche proposta particolare per evitare lo sfascio attuale. Anzi, secondo me, si stavano facendo proprio un bel pranzo, gustandoselo per bene. In questo caso riconosco giusto dire: "...cittadinanza più ricca all’interno del partito..." Chissà chi avrà pagato...Forse il consigliere regionale? Ma coi soldi di chi? Coi suoi, frutto del suo lavoro, no di sicuro.


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