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Dichiarazione di Paolo DE CASTRO

Alla data della dichiarazione: Senatore


 

Ora un milione di iscritti e nessuno dica più che Red è una corrente. - Intervista

  • (22 luglio 2008) - fonte: Il Messaggero - cla.sa. - inserita il 22 luglio 2008 da 31

    ROMA - «È molto positivo che sia stata abbandonata l’ipotesi del partito liquido, leggero. Senza un forte radicamento terrioriale il Pd non può vincere la partita politica con Berlusconi, né la sfida culturale di costruire una moderna organizzazione democratica». Paolo De Castro (già ministro del governo Prodi e sostenitore di Enrico Letta alle primarie) è il presidente di Red, l’associazione che affianca Italianieuropei e che molti hanno bollato come la «corrente dalemiana». De Castro respinge ogni accusa di correntismo. Ma intanto annuncia un fittissimo programma di lavoro per Red (il primo incontro oggi a Napoli, domani forum a Roma dei parlamentari aderenti, poi altre quattro-cinque convegni già in agenda). E lancia un messaggio distensivo al quartier generale veltroniano. Sempre che i propositi del partito strutturato e radicato vengano mantenuti: «Vogliamo essere uno dei tanti affluenti del grande fiume del Pd. Un luogo di elaborazione e di confronto, anche con chi è fuori dal partito».
    Anche Marini però, nonostante una certa benevolenza verso di voi,, ha detto che non dovevate fare le tessere di Red. Non è troppo la tessera?
    «La tessera ci serve per sostenere e finanziare le iniziative. Non c’è nessuna concorrenza al Pd o nel Pd. Mi auguro un partito con un milione di iscritti: e ci si può arrivare, visti i numeri precdenti di Ds e Margherita. Red continuerà ad avere qualche migliaio di iscritti. E non ci sarà una sola occasione, una sola sede in cui Red discuterà di questioni interne al Pd».
    Una marcia indietro anche la vostra, dopo quella dei sostenitori del partito leggero?
    «D’Alema ha sempre detto che ognuno di noi parteciperà al confronto e alle decisioni di partito solo nelle sedi proprie. Il programma di Red è altro. Approfondire il merito, allargare la partecipazione. Abbiamo già in agenda un forum in Emilia con Bersani su industria e globalizzazione, a Torino con la Turco sul voto a destra degli operai, a Bruxelles sull’energia. Anch’io ne sto preparando uno sui prezzi agricoli».
    Ammetta almeno che il vostro attivismo nasce da una critica alla scarsa reattività del Pd e ha come obiettivo determinare la linea politica futura.
    «Viviamo una stagione difficile. Non solo per il risultato elettorale. Ma anche per la crisi economica. Il Pd ha bisogno di mobilitare grandi energie, non certo di difendere una postazione. Italianieuropei è una risorsa: ha già costruito molto e ha forti contatti internazionali. Red può essere uno strumento di mediazione e un’occasione di confronto. Il convegno delle Fondazioni sulle riforme, ad esempio, hanno segnato una svolta nella politica culturale del Pd. Quell’elaborazione è ora un patrimonio del partito. E credo che la linea del Pd, d’ora in poi, non potrà prescindere da quei contenuti. La nostra ambizione è contribuire a costruire cultura e idee nuove, di cui il Pd possa avvantaggiarsi».
    Cosa ci fa un cattolico, un lettiano tra i dalemiani?
    «A Red ci sono cattolici, sostenitori di Letta, ex popolari, ex diessini e altro ancora. Come intreccio culturale Red è un frutto del Pd. È una modalità moderna con cui vive un partito pluralista. Del resto non si può essere un partito chiuso se si punta al 40% dei voti».

    Fonte: Il Messaggero - cla.sa. | vai alla pagina
    Argomenti: Marini, cattolici, pd, D'Alema, Red, corrente, Ds, Margherita | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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