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L’obiettivo di scuole accoglienti, a partire dall’accessibilità

Una scuola effettivamente inclusiva implica una serie di azioni e interventi complessi, rivolti sia alle disabilità, sia in generale a tutti i bisogni educativi speciali. Una serie di strumenti e modalità organizzative indicate nella direttiva del ministero dell’istruzione del 27 dicembre 2012, che hanno come fulcro il diritto all’autonomia e all’inclusione.

Il percorso di inclusione deve essere declinato su ciascun territorio e situazione.

Tra questi la creazione di centri territoriali di supporto, che organizzino iniziative, formazione e consulenza sui temi dell’inclusione scolastica e sul ruolo delle tecnologie nei processi di apprendimento. Attività rivolte ai docenti, al personale scolastico, agli studenti e alle famiglie. La predisposizione di piani didattici personalizzati (Pdp), sia individuali che concepiti per tutti gli alunni con Bes della classe. E, sulla base di questi ultimi, dei Pai (piani annuali per l’inclusività), con cui le scuole programmano gli interventi in base ai bisogni degli alunni con Bes presenti nella scuola.

Il report in formato pdf

Tali attività comportano un lavoro di inclusione che, come è necessario, deve essere costruito su misura per ogni singola realtà. E come tale non è generalizzabile, né si presta a facili misurazioni, perché ogni situazione è diversa e necessita di una risposta ad hoc.

11,4% degli alunni con disabilità è portatore di una disabilità motoria (a.s 2018/19).

Allo stesso tempo, nelle azioni per l’inclusione vi sono degli standard inderogabili che non si prestano a una risposta differenziata. Perché costituiscono, per molte ragazze e ragazzi, il prerequisito stesso della partecipazione scolastica. Tra questi, ad esempio, il progressivo abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici scolastici, come previsto dal Dpr 503/1996.

Gli edifici delle istituzioni prescolastiche, scolastiche, comprese le università e delle altre istituzioni di interesse sociale nel settore della scuola devono assicurare la loro utilizzazione anche da parte di studenti non deambulanti o con difficoltà di deambulazione.

La presenza di barriere architettoniche

Sono molte le barriere frapposte all’accesso per i portatori di handicap agli edifici, compresi quelli scolastici.

Tra le scuole italiane di tutti gli ordini, statali e non, l’ostacolo più frequente a una piena accessibilità è l’assenza dell’ascensore, o comunque la presenza di un impianto non adatto al trasporto delle persone con disabilità. Tale situazione riguarda oltre il 40% delle scuole non accessibili. Seguono, in circa 1/4 delle scuole non accessibili, la presenza di bagni non a norma e l’assenza di servoscala.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 9 Dicembre 2020)

Mentre sembrano essere più spesso a norma le scale interne (6,1% delle scuole non accessibili), quelle esterne (5,4%) e le porte (3%).

46,4% delle scuole italiane non accessibile per la presenza di barriere fisiche.

In generale, la presenza di barriere fisiche si rileva in quasi una scuola su 2 a livello nazionale. Sono poco meno di un terzo quelle completamente accessibili per alunni con disabilità motoria (32,1%), mentre oltre una su 5 (21,5%) non ha risposto alla rilevazione condotta da Istat e Miur.

Una situazione fortemente differenziata sul territorio, a partire dalle macroaree del paese. Nel mezzogiorno risulta accessibile il 27,4% dei plessi, nel centro circa un terzo del totale (32,5%) e nel nord il 36%. Divari che comunque non invertono la tendenza di fondo: al netto dei non rispondenti, in tutte le aree del paese almeno il 40% delle scuole non è pienamente accessibile per uno studente con disabilità motorie.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 9 Dicembre 2020)

Con differenze ampie tra le diverse regioni. Risultano accessibili oltre il 60% delle scuole della Valle d'Aosta e circa il 40% di quelle di Marche, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Emilia-Romagna. Dati superiori alla media nazionale in termini di accessibilità fisica anche in Sardegna, provincia di Trento, Toscana, Basilicata, Abruzzo, Umbria, Veneto e Puglia.

Molto più distanti la provincia di Bolzano (12,5%, il cui dato però non è stato rilevato da Istat ma dall'istituto provinciale di statistica Astat), Campania (21,5%), Liguria (24,1%) e Calabria (24,5%).

60,2% delle scuole italiane non dispone di nessun facilitatore per il superamento delle barriere senso-percettive.

Rispetto alle barriere senso percettive, i dati raccolti nell'indagine Istat consentono di rilevare la presenza di facilitatori nelle scuole. Si tratta di ausili informativi che facilitano la mobilità autonoma delle persone con difficoltà sensoriali. Tra queste, ad esempio, segnali acustici per non vedenti, segnalazioni visive per non udenti, mappe a rilievo e percorsi tattili.

A livello nazionale, circa il 18% delle scuole ne ha almeno uno, il 60% non ne ha nessuno e il 21,5% non ha risposto alla rilevazione. In questo caso, oltre alla minore presenza generale, spicca ancora la distanza tra nord e sud. Nel mezzogiorno solo il 13,8% dei plessi ha almeno un facilitatore, quota che sale al 17,9% nel centro e al 22,5% nell'Italia settentrionale. Anche in questo caso, tuttavia, va rilevato come in tutte le macroaree, nord compreso, oltre la metà delle scuole non disponga di facilitatori.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 9 Dicembre 2020)

In particolare, una maggiore presenza di almeno un facilitatore si riscontra nella provincia di Bolzano (30,1% delle scuole), seguita da Emilia-Romagna
Valle d’Aosta, Veneto e Piemonte, con quote comprese tra 22 e 27%. Mentre, al netto delle scuole che non rispondono, hanno meno spesso un facilitatore le scuole in Calabria (9,9%), Sardegna, Abruzzo e Campania (tutte attorno al 13%).

I dati appena visti si possono riassumere in due tendenze. In primo luogo, l'esistenza di barriere architettoniche e senso-percettive negli edifici scolastici è una realtà che riguarda l'intero paese, almeno a livello regionale. Il secondo elemento da sottolineare sono tuttavia differenze territoriali abbastanza marcate, con una accessibilità sia fisica che sensoriale inferiore nei plessi meridionali e non solo.

Un aspetto che è importante ricostruire con maggiore profondità, per comprendere anche a livello locale quali siano le barriere fisiche più presenti sul territorio.

L'abbattimento delle barriere fisiche negli edifici scolastici

Rispetto alle barriere fisiche, abbiamo visto in precedenza come gli impedimenti più diffusi siano rappresentati dall'assenza di ascensore (o dalla presenza di un impianto non adatto al trasporto di persone con disabilità), da servizi igienici non a norma, dall'assenza di servoscala o di un accesso con rampe.

Accessi con rampe più presenti della media nel mezzogiorno.

Quest'ultimo risulta presente in circa il 47% delle scuole italiane, mentre è assente nel 35% dei plessi (il 18% non risponde).

Una media nazionale variabile sul territorio. La quota supera il 60% in alcune province pugliesi (Brindisi, Taranto, Lecce) e in quella di Matera, mentre si rileva in meno di un terzo degli istituti delle province di Fermo, Trieste, Genova e Trento.

I dati sono tratti dall’indagine sull’inserimento degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di 1° grado, statali e non statali. Dal 2019 l’indagine include anche la scuola dell’infanzia e la scuola secondaria di secondo grado.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (capitale umano)
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Nel caso degli accessi con rampe, quindi, il dato del mezzogiorno appare in linea o superiore a quello della media nazionale. La quota di scuole dove sono presenti è pari al 49,4% nel sud. Più indietro le isole (46,5%), ma l'area del paese dove appaiono meno presenti è il nord-ovest (44,3%).

L'elevata quota di non rispondenti limita fortemente l'analisi.

Tuttavia, in oltre il 60% delle province meno della metà delle scuole dichiara di disporre di un accesso con rampe. Pesa inoltre l'alta quota di non rispondenti. Nelle province con meno accessi con rampe dichiarati non hanno risposto alla rilevazione il 33,6% delle scuole a Genova, il 28,9% a Trieste, il 14,7% a Fermo e il 55,1% a Trento.

Al contrario, nelle province in cima alla classifica la quota di non rispondenti è molto più contenuta: Brindisi (12,4%), Taranto (11,5%), Lecce (14,9%) e Matera (solo 6,4%).

Se come indicatore consideriamo le scuole che hanno dichiarato l'assenza di accessi con rampe, tra le province considerate, sono il 39% a Genova, 38,8% a Trieste, il 52,5% a Fermo, 18,8% a Trento. Percentuali tendenzialmente più basse a Brindisi (24,2%), Taranto (26,8%), Lecce (24,6%) e Matera (33%).

18% delle scuole italiane non ha risposto rispetto alla presenza di accessi con rampe. Quota che sale al 19,2% nel nord est.

Per quanto riguarda la presenza di un ascensore adatto per il trasporto delle persone con disabilità, il 59,9% delle scuole italiane dichiara la presenza del servizio, il 21,7% l'assenza e circa il 18% non risponde.

La quota di scuole in cui è presente il servizio sale all'85% in Valle d'Aosta, sfiora l'80% a Cremona e supera il 75% a Rieti e Bergamo. Mentre è inferiore al 50% in 11 province: Caserta, Rovigo, Foggia, Imperia, Trieste, Reggio Calabria, Napoli, Agrigento, Genova, Belluno e Trento.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (capitale umano)
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Ascensori e servoscala molto meno diffusi nel mezzogiorno.

In generale, è nel mezzogiorno che gli ascensori a norma risultano presenti meno spesso (56,1% delle scuole del sud e il 58,3% nelle isole). Quota poco superiore nel nord-est (59,1%), mentre superano la media nazionale l'Italia centrale (62,1%) e il nord-ovest (63,8%).

Una tendenza che appare ancora più marcata rispetto alla presenza di servoscala o di piattaforme elevatrici. Circa il 7% delle scuole di sud e isole dichiara di disporne, con una media nazionale del 10,9%. Quota che raggiunge comunque al massimo il 12,9% nel nord-est e il 15,5% nel nord-ovest.

Confrontando le province, le quote più elevate si riscontrano in quelle di Savona (24,5%), Varese (22,9%), Monza e Brianza (19,1%), Milano (19%) e Biella (18,4%). Mentre 49 territori si attestano sotto il 10%. Nelle ultime dieci posizioni in particolare Teramo, Crotone, Caltanissetta, Reggio Calabria, Sondrio, Caserta, Isernia, Agrigento, Nuoro e Vibo Valentia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (capitale umano)
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Un ritardo del mezzogiorno si può riscontrare anche rispetto alla presenza di altri servizi per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Tra questi la presenza di servizi igienici a norma (64,2% delle scuole del sud, contro una media italiana 4 punti superiore). Mentre è meno ampio il divario rispetto alla presenza di scale a norma: 78,6% al sud e nelle isole, contro un dato nazionale del 79,3%.

L'abbattimento delle barriere senso percettive negli edifici scolastici

Nell'approfondire la presenza di dispositivi in grado di abbattere le barriere di tipo senso-percettivo, è utile analizzare la presenza negli edifici scolastici di 2 categorie di facilitatori. Da un lato, i segnali acustici (per gli alunni non vedenti) e visivi (per sordi e non udenti). Dall'altro, i percorsi tattili e le mappe a rilievo.

Ausili che facilitano la mobilità degli alunni con deficit sensoriali, e la cui presenza quindi è molto importante per l'accessibilità delle scuole. Il superamento di questo tipo di barriere appare molto più lontano rispetto alle barriere di tipo fisico. Aspetto che comporta una maggiore difficoltà per gli alunni con difficoltà sensoriali.

3,7% degli alunni con disabilità è ipovedente (a.s 2018/19). Il 2,6% ha una ipoacusia. L'1,6% è affetto da sordità grave e lo 0,6% da cecità.

Segnali acustici e/o visivi sono presenti nel 17,1% delle scuole italiane, assenti in quasi 2 su 3, mentre il 18% circa dei plessi non ha risposto all'indagine. La presenza maggiore si rileva nell'Italia settentrionale, con il nord-est al 23,2% e il nord ovest al 20,7%. Quote inferiori alla media nel centro (16,3%), ma soprattutto nel sud (12%) e nelle isole (12,9%).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (capitale umano)
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Due province, Forlì-Cesena e Cremona, superano quota 30%. Altre 13 si attestano sopra il 25%: Bolzano, Alessandria, Pordenone, Savona, Biella, Terni, Ferrara, Torino, Bologna, Reggio Emilia, Trapani, Modena e Bergamo. Mentre sono 10 quelle che non raggiungono il 10%: Salerno, Pesaro e Urbino, Cosenza, Nuoro, Frosinone, Sassari, Messina, Brindisi, Reggio Calabria e Vibo Valentia.

2,8% le scuole in provincia di Vibo Valentia che dichiarano la presenza di segnali acustici/visivi. Nell'82,4% dei casi sono assenti, mentre il 14,8% dei plessi non risponde.

La presenza di mappe a rilievo e di percorsi tattili, al contrario, appare meno diffusa nel nord-ovest. A fronte di una media nazionale di 3 scuole su 100 che dichiara di disporne, l'Italia nord-occidentale si attesta sul 2,1%. Presenza maggiore nel nord-est (3,1%) e nel sud (4,1%).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (capitale umano)
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Il superamento delle barriere senso-percettive è ancora lontano.

Tuttavia, spicca la bassa diffusione in generale. Ben 40 province si attestano al di sotto di quota 2%. E in particolare 16 non raggiungono l'1% di scuole che dichiarano la presenza di mappe a rilievo e/o percorsi tattili. Si tratta di Imperia, Cagliari, Savona, Varese, Barletta-Andria-Trani, Isernia, Belluno, Alessandria, Monza e Brianza, Piacenza, Sondrio, Lucca, Trieste, Aosta, Vercelli e Arezzo.

Anche le province con maggiore diffusione si attestano comunque su una quota pari al 10% o inferiore. Tra queste Crotone (10,1%), Matera (8,9%) e Gorizia (7,7%).

Foto credit: FranzPisa (Flickr) - Licenza

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