Gli alunni con alle spalle una condizione familiare svantaggiata tendono ad avere dei risultati più bassi nelle prove Invalsi. Una tendenza che emerge anche a livello locale, e che colpisce soprattutto il mezzogiorno.
La vera sfida del Pnrr è ridurre i divari tra i territori, anche nel contrasto della povertà educativa. Approfondiamo la situazione attuale in Sicilia e cosa prevede il piano per la regione su 3 temi: asili nido, nuove scuole e dispersione scolastica.
Dalla presenza di asili nido alla qualità dell'offerta scolastica, è ampio il divario educativo che affligge le aree interne del paese. Un gap che emerge anche nei livelli successivi di istruzione, come quella universitaria.
Investire sulle capacità dei più giovani è una priorità indicata anche nel Pnrr, per una ragione semplice: quello che apprendono ragazze e ragazzi oggi determinerà il futuro del nostro paese. Approfondiamo la situazione italiana tra confronto internazionale e divari interni.
Un basso livello di istruzione rende più vulnerabili nel mondo del lavoro, soprattutto nelle crisi. Perciò migliorare il livello degli apprendimenti degli studenti è così importante. Purtroppo, i dati sui test Invalsi in terza media mostrano come i divari territoriali siano ancora molto ampi.
Nonostante fosse stato pensato per le situazioni di emergenza e nonostante il drastico calo degli sbarchi, il sistema di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo e rifugiati è ancora maggioritario in Italia. Mentre quello ordinario prevale solo in 14 province su 107.
Gli ospiti dei centri di accoglienza rappresentano solo lo 0,13% della popolazione italiana. Analizzare i dati a livello locale aiuta a capire come è distribuita la presenza di rifugiati e richiedenti asilo sul territorio.
In questa fase storica delicata, specialmente per bambini e ragazzi, è ancora più importante monitorare i fenomeni della povertà educativa. Dall’offerta di asili nido alla digitalizzazione e condizione delle scuole, abbiamo analizzato i servizi e le opportunità educative in Sicilia.
La scarsa mobilità sociale italiana ha radici nelle disuguaglianze dei percorsi educativi. Un aspetto già messo in luce in passato, oggi confermato da nuovi dati analizzati dai ricercatori dell'istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche.