L’accoglienza straordinaria continua a essere predominante Migranti

Nonostante fosse stato pensato per le situazioni di emergenza e nonostante il drastico calo degli sbarchi, il sistema di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo e rifugiati è ancora maggioritario in Italia. Mentre quello ordinario prevale solo in 14 province su 107.

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Alla riunione del consiglio affari interni Ue del 3 e 4 marzo scorsi, la ministra dell’interno Luciana Lamorgese ha annunciato che l’Italia è pronta ad accogliere i rifugiati ucraini. Sottolineando che il nostro paese sarebbe in grado di farlo, perché abituato alle emergenze e fornito di una rete di strutture gestite dalle prefetture, idonee a questo scopo.

L’Italia è abituata a gestire le situazioni emergenziali. Tramite la rete delle prefetture, il mondo dell’associazionismo, i comuni, faremo fronte a tutte le necessità che si presenteranno.

Negli ultimi giorni il ministero ha comunque annunciato il finanziamento di 3.530 posti in più all’interno della rete di accoglienza ordinaria. Ciononostante, nell’accoglienza italiana prevale ancora, da molti anni, il sistema prefettizio, o straordinario, a discapito di quello ordinario, che offre maggiori possibilità di integrazione nel territorio.

Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.

Esplora il sistema di accoglienza.
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I centri di accoglienza in Italia

Quando un migrante arriva irregolarmente in Italia, innanzitutto viene portato in uno dei centri governativi che si occupano della sua pre-identificazione e fotosegnalamento e di fornirgli una prima assistenza sanitaria.

Chi manifesta la volontà di richiedere l’asilo in Italia viene quindi trasferito in un centro di prima accoglienza (Cpa), dove soggiorna solo per il tempo necessario a completare le procedure. Gli altri invece rimangono nell’irregolarità o sono condotti in appositi centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).

Richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale possono poi accedere al Sistema di accoglienza e integrazione, detto anche Sai, che ha preso questo nome con il decreto 130/2020 e che precedentemente era chiamato Sprar (prima del 2018) o Siproimi (tra 2018 e 2020). Si tratta del circuito dell’accoglienza ordinaria, maggiormente orientato all’integrazione.

Il Sai si sviluppa su due livelli di servizi: il primo è riservato ai richiedenti asilo, ed è basato sull’assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica. Il secondo è per i titolari di protezione e ha anche funzioni di integrazione e orientamento lavorativo. Vai a "Come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia"

Nel sistema Sai la titolarità dei progetti è assegnata agli enti locali, e in particolare ai comuni. Questo modello è strutturato per favorire una modalità di accoglienza su scala ridotta e diffusa nei territori, che si è dimostrata negli anni un modello di inclusione più sostenibile.

I Cas sono pensati come soluzioni emergenziali ma da anni sono la maggioranza nel sistema.

Esiste poi un’altra tipologia di centro per la seconda accoglienza: i centri di accoglienza straordinaria (Cas). A differenza del Sai il sistema dei Cas è organizzato direttamente dalle prefetture. In teoria, queste strutture sono pensate per le emergenze, per offrire posti in più rispetto a quelli messi a disposizione dal circuito ordinario. Sarebbero infatti dei centri non progettati per l’integrazione degli ospiti e pensati specificamente per una permanenza temporanea.

L’accoglienza nelle strutture di cui al comma 1 (Cas, N.d.r) è limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento del richiedente nelle strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai, N.d.r.).

Eppure, in base al periodo e alle norme vigenti, l’uso che ne è stato fatto si è spesso discostato molto da queste premesse.

Stando all’ultimo aggiornamento del ministero dell’interno, risalente al 28 febbraio scorso, dei circa 77mila migranti presenti in Italia, più di 50mila si trovavano all’interno di Cas o di centri di prima accoglienza (quindi all’interno del sistema prefettizio), mentre meno di 7mila erano ospitati nei centri ordinari.

65,5% delle persone presenti nei centri di accoglienza si trova in centri di competenza prefettizia (al 28 febbraio 2022).

Il sistema straordinario resta predominante

In Italia quindi 2 persone su 3 all’interno del sistema di accoglienza si trovano nei Cas o nei Cpa.

Si tratta di una proporzione che è migliorata negli ultimi anni e soprattutto a partire dal 2017, quando la quota di persone nel sistema prefettizio era pari all’86,5%.

A produrre questo miglioramento però non è stato un incremento dei posti a disposizione nel Sai, ma una riduzione delle presenze nei Cas, dovuta al calo degli arrivi. Nonostante le numerose opportunità di riforma del sistema, un aspetto si è mantenuto costante. Ovvero l’assoluta predominanza del sistema di accoglienza straordinaria rispetto a quella ordinaria.

Nel 2018, il sistema Sprar è diventato Siproimi e nel 2020 il Siproimi è stato sostituito dal Sai. Per “altri centri governativi” si intendono tutti i centri governativi della prima accoglienza, compresi quelli con approccio hotspot, nelle varie forme susseguitesi negli anni (Cara, Cda, Cpsa, Cpa, etc.). Le presenze sono da intendersi al 31 dicembre di ogni anno, eccetto per il 2021, aggiornato al 15 dicembre.

FONTE: Def 2018, ministero dell'interno, Commissione affari costituzionali della camera
(ultimo aggiornamento: giovedì 10 Marzo 2022)

La proporzione tra le persone ospitate nei centri Sai e quelle che si trovavano nei Cas e nei Cpa è variata in corrispondenza degli anni (in particolare, tra 2016 e 2018) in cui in Italia gli arrivi sono stati più numerosi.

Dal 2014, mai più di un terzo degli ospiti si è trovato nei centri ordinari.

Ma la situazione nel 2021 era pressoché analoga a quella del 2014. Ovvero, meno presenze, ma comunque mal distribuite: anche in assenza di un'emergenza, la gestione è rimasta emergenziale.

In tutto questo, il Sai non è stato ampliato. Anzi, i posti messi a disposizione al suo interno sono diminuiti. Tra il 2018 e il 2020, il periodo analizzato nel rapporto "Centri d'Italia, l'emergenza che non c'è", la capienza di questi centri si è infatti ridotta di 4.557 posti.

-12,7% la capienza complessiva dei centri Sprar/Siproimi tra 2018 e 2020.

Soprattutto se consideriamo che negli ultimi anni gli arrivi in Italia sono fortemente diminuiti, dissipando ogni possibile parvenza di situazione emergenziale, quella di ripensare il modello di accoglienza, ampliando il sistema ordinario, si può considerare un'occasione persa.

Accoglienza ordinaria e straordinaria nelle province italiane

Il nostro paese presenta, rispetto all'accoglienza, situazioni eterogenee da provincia a provincia - ma a parte pochissime eccezioni i centri straordinari sono predominanti ovunque.

È indicata la capienza, ovvero i posti messi a disposizione nei centri, come quota sul totale e come numeri assoluti. I dati sono riferiti ai centri del sistema Sprar/Siproimi, i centri di accoglienza straordinaria e i centri di prima accoglienza. Sono stati considerati i centri attivi al 31 dicembre di ogni anno, ad eccezione delle strutture Sprar/Siproimi (3 luglio).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Centri d'Italia
(ultimo aggiornamento: martedì 15 Marzo 2022)

La prima provincia italiana con più Cas è la città metropolitana di Torino, con 351 strutture per un totale di oltre 3mila posti a disposizione. Mentre a Cosenza si trova il numero più elevato di centri Sai (208).

Se consideriamo il rapporto tra le due tipologie di centro, vediamo che nella maggior parte delle province più del 50% dei posti messi a disposizione nel circuito dell'accoglienza è in centri straordinari. In 3 province in particolare (Como, Novara e Grosseto), questa cifra si attesta al 100%. In altre 14, tutte situate al nord tranne il Sud Sardegna, la quota è comunque superiore al 90%.

93 su 107 le province in cui più della metà dei posti offerti nel sistema di accoglienza si trova in Cas e Cpa.

Mentre in 4 province, tutte al meridione, non si trova nessun Cas. Si tratta di Bari, Foggia, Caltanissetta e Crotone - tuttavia a Bari si trova un Cpa con una capienza pari a 640 posti, quasi la metà del totale. A Foggia, in particolare, non si trovano nemmeno centri di prima accoglienza. Il che la rende l'unica provincia italiana dove la totalità degli ospiti dei centri si trova nel circuito ordinario.

In altre 4 province invece non si trova nessun centro Sai: Como, Novara, Gorizia e Grosseto.

L'accoglienza ordinaria prevale al sud Italia

La metà di tutti i posti messi a disposizione nel circuito Sai si trova nel mezzogiorno (per un totale di 15.818 posti). Prima tra tutte le regioni è la Sicilia, che da sola offre il 14,9% di tutti i posti disponibili a livello nazionale (4.672).

50,5% dei posti nella rete Sai si trovano al sud Italia (2020).

Il restante 49,5% è distribuito tra centro, nord-ovest e nord-est, che contribuiscono rispettivamente con il 19,3%, il 17,2% e il 13%.

Analizzando i dati per macroregione, per identificare la quota di centri di ogni tipologia, vediamo che ovunque prevale il sistema straordinario. Ma nel mezzogiorno il 45,5% dei posti disponibili si trovano nel circuito Sai. Quota che scende al 30,5% al centro, al 21,3% al nord-ovest e al 19% al nord-est.

È indicata la capienza, ovvero i posti messi a disposizione nei centri, nelle varie tipologie di centro (come quota del totale di posti per macroregione). I dati sono riferiti ai centri del sistema Sprar/Siproimi, i centri di accoglienza straordinaria e i centri di prima accoglienza. Sono stati considerati i centri attivi al 31 dicembre di ogni anno, ad eccezione delle strutture Sprar/Siproimi (3 luglio).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Centri d'Italia
(ultimo aggiornamento: giovedì 17 Marzo 2022)

Il numero più elevato di posti disponibili nei Cas si trova invece nel nord-ovest (circa 20mila, pari al 78,7% del totale).

 

Foto: Andrea Mancini

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