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L’assegnazione dei contratti nella provincia di Torino

Il comportamento delle diverse prefetture nella scelta delle procedure da utilizzare per assegnare i contratti è assolutamente eterogeneo sul piano nazionale.

La prefettura di Torino ha fatto ampio ricorso in questi anni a procedure negoziate.

Nel caso della prefettura di Torino si può notare come il ricorso a diverse procedure sia cambiato nel corso degli anni. Un elemento di continuità nelle scelte di questa prefettura sembra essere l’ampio ricorso alle procedure negoziate e in particolare della procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando. Anche se questo tipo di procedure non costituiscono, in linea di principio, la prassi più consona a un mercato aperto, trasparente e concorrenziale, bisogna riconoscere che, se utilizzate per rispondere a situazioni di necessità, sono comunque preferibili agli affidamenti diretti, visto che richiedono quantomeno la convocazione di più operatori per la negoziazione dell’appalto, invece che assegnarlo in maniera diretta.

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Le procedure di scelta del contraente sono il modo in cui, a seconda della situazione, ciascuna stazione appaltante decide di assegnare i contratti (d.lgs 50/2016). Sono considerati tutti i contratti della Bdncp che hanno come stazione appaltante la prefettura di Torino e che abbiamo classificato come contratti per la gestione di centri di accoglienza.

FONTE: Anac, elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 3 Ottobre 2018)

Da questi dati emerge che dal 2015 la prefettura ha gradualmente iniziato a utilizzare procedure aperte e accordi quadro, aumentando così il livello di trasparenza e competitività.

Tra il 2016 e il 2017 le procedure aperte sono state utilizzate complessivamente 19 volte di cui 17 per la stipula di accordi quadro (16 nel 2016 e 1 nel 2017). In conseguenza di questi accordi sono stati poi assegnati con affidamento diretto tramite accordo quadro 96 contratti (66 nel 2016 e 30 nel 2017). Le rimanenti 2 procedure aperte sono state utilizzate una nel 2016 per assegnare la gestione di un Cas minori e una nel 2017, di importo molto elevato (7 milioni e 497 mila euro per tre anni), per il Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr).

Guardare alle percentuali con cui è stata scelta ciascuna procedura è utile ma può essere fuorviante se non si considerano i volumi complessivi. Dal grafico precedente risulta che nel 2013, secondo i dati Anac, la prefettura di Torino ha fatto ricorso esclusivamente all'affidamento diretto; tuttavia, si tratta per quell'anno di contratti per un valore complessivo di 1 milione di euro circa. Un importo certamente elevato se assegnato in affidamento diretto ma comunque contenuto rispetto ai 47,3 milioni di euro messi a bando nel 2016.

La prefettura di Torino ha cominciato a mettere a bando contratti per importi considerevoli a partire dal 2014 e ha raggiunto il livello massimo nel 2016. Si tenga presente che le date si riferiscono al momento in cui il bando viene pubblicato, quindi può trascorrere un tempo considerevole prima che il contratto venga realmente attivato.

Somma degli importi a base d’asta stanziati dalla Prefettura di Torino per i contratti di gestione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Gli importi a base d’asta sono previsioni di spesa che possono calare se l’affidamento avviene a seguito di una procedura competitiva. In ogni caso quest’importo sarà comunque differente da quello poi erogato all’ente gestore, che dipende dal numero effettivo di persone ospitate.

FONTE: Anac, elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 3 Ottobre 2018)

I centri di accoglienza nel territorio torinese

Il territorio torinese ospita oltre ai centri temporanei anche un centro di permanenza e rimpatrio (Cpr, con una capienza teorica di 180 posti) e circa 880 persone nel sistema Sprar. Stando alle informazioni fornite dalla prefettura invece, al 31 dicembre 2017, le persone accolte nei centri temporanei (ovvero i Cas più l’Hub regionale gestito dalla Croce rossa) erano 4.520, più o meno il triplo di quelle presenti nei centri del trapanese. Tuttavia i centri temporanei a disposizione sono 409 ovvero circa 20 volte di più di quelli presenti nella provincia di Trapani. Questa sproporzione evidenzia da subito un modello di accoglienza molto diverso.

FONTE: Prefettura di Torino
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

11,1 le persone accolte in media nei centri della provincia di Torino

I centri molto piccoli sono la grande maggioranza (295 con meno di 10 ospiti, 65 tra 10 e 20 ospiti) tuttavia circa la metà dei migranti presenti nella provincia sono accolti in strutture con più di 20 ospiti. Quattro centri in particolare ospitano più di 100 persone, il più grande dei quali accoglie 220 migranti. Nella mappa vengono visualizzati i centri di accoglienza straordinaria e l'Hub regionale gestito dalla Croce Rossa (126 posti). In questa analisi non è invece presente il centro di permanenza e rimpatrio (Cpr - con una capienza teorica di 180 posti).

Nella provincia di Torino sono molti i piccoli centri ma gran parte dei migranti è ancora accolta in grandi strutture.

Come nel caso di Trapani, la classificazione del tipo di struttura è di scarsa utilità. Innanzitutto, circa la metà dei centri figura come non classificato; inoltre, anche tra i centri classificati non mancano casi poco verosimili, come ad esempio l'Hub regionale che, nonostante le sue dimensioni, è classificato come abitazione.

La prefettura di Torino ha assegnato la gran parte dei posti in accoglienza a operatori non-profit; tuttavia, tra i gestori figurano anche operatori profit (229 posti gestiti) e consorzi tra enti locali (662).

Nel territorio torinese ci sono diversi centri destinati a utenze specifiche. Quelli dedicati a donne, minori o nuclei familiari sono in gran parte gestiti da operatori non-profit o da enti locali e di solito sono di dimensioni ridotte, ma non sempre. In tre casi, ad esempio, i nuclei familiari sono accolti in centri di medie dimensioni, con presenze rispettivamente di 63, 44 e 41 ospiti.

Chi gestisce i centri

La prefettura di Torino ci ha inviato un file con gli importi erogati nel 2017 che sommati ammontano a 44,2 milioni di euro. Tra questi rientrano però anche pagamenti per 3,2 milioni rispetto ai quali non siamo riusciti a identificare chiaramente i destinatari e 500 mila euro destinati a spese non direttamente connesse alla gestione dei centri. Gli importi più rilevanti sono stati versati nel corso dell'anno alla Croce Rossa Italiana, che gestisce il centro di prima accoglienza, alla cooperativa Isola di Ariel e ad Acuarinto.

L'ente gestore più importante in termini di persone accolte è la cooperativa sociale Isola di Ariel che gestisce 529 posti in 8 centri di cui: 2 con più di 100 ospiti, 3 centri tra 40 e 100, 2 tra 20 e 40 e un solo centro con meno di 10 ospiti. La cooperativa è stata fondata nel 2006, attualmente ha 109 dipendenti e un fatturato nel 2016 di 7 milioni e 566 mila euro in forte crescita rispetto agli anni precedenti (5,3 milioni nel 2015, 3,3 nel 2014 e 2,2 nel 2013). A quanto ci risulta nel 2017 la prefettura ha corrisposto a questa cooperativa circa 3,1 milioni di euro per la gestione dei centri.

6,7 la media di persone accolte in ogni centro dal consorzio In Rete

Il secondo gestore per numero di migranti accolti è il consorzio In Rete. In questo caso si tratta di un'organizzazione che riunisce 57 Comuni del Canavese che ha firmato, come anche altri consorzi comunali, un protocollo d'intesa con la prefettura di Torino per l’accoglienza diffusa di richiedenti e titolari di protezione internazionale. La logica dell'accordo è quella di collaborare con la prefettura per gestire in maniera coordinata e diffusa l'accoglienza evitando di concentrare i migranti solamente in alcuni comuni. Il consorzio, dopo aver ottenuto il contratto, indice a sua volta una procedura per l'affidamento dei servizi di accoglienza, ponendosi quindi come intermediario tra la prefettura e i gestori effettivi. Per questo motivo, i dati che ci ha fornito l’amministrazione pubblica non specificano il gestore effettivo, ma si limitano a indicare il consorzio. In ogni caso, i 254 migranti ospitati da In Rete sono accolti in ben 38 strutture, cosa che permette un basso livello di concentrazione degli ospiti.

Il terzo gestore con più ospiti è Acuarinto, che accoglie 220 immigrati. Acuarinto è un’associazione nata nel 1996 ad Agrigento che opera nel settore dell'accoglienza migranti in varie zone d'Italia con progetti Sprar, Cas ma anche in centri di permanenza e rimpatrio. Lo stesso Cpr di Torino infatti è gestito da questa associazione in raggruppamento temporaneo di imprese con la francese Gepsa. Questi due enti hanno assunto la gestione dell’ex Cie a inizio 2015 e attualmente è in corso la gara per l’assegnazione del nuovo appalto. A quanto ci risulta la prefettura ha versato ad Acuarinto circa 2,3 milioni di euro nel 2017. Per quanto riguarda la gestione l’accoglienza straordinaria nel torinese, un aspetto da sottolineare è che tutti i 220 migranti accolti da Acuarinto si trovano in un unico Cas, situato per di più in mezzo alla campagna, per quanto non lontano dal primo centro abitato, Alpignano. Il problema dell'eccessiva concentrazione nella struttura di Alpignano è emerso fin da subito e, nell'agosto del 2017, si sono verificate tensioni tra gli operatori del centro e gli ospiti.

Sono molti comunque i casi in cui l’accoglienza si sviluppa in maniera diffusa. In particolare nei centri gestiti attraverso accordi con gli enti locali il 75,5% delle persone è accolta in centri con meno di 20 ospiti. Per quanto riguarda invece il privato sociale (non-profit) che gestisce Cas su “diretto incarico” della prefettura si segnalano in particolare cinque gestori che ospitano ciascuno più di 100 persone distribuite in piccoli centri:

  • associazione Trame: 207 ospiti in 25 centri
  • cooperativa Babel: 196 ospiti in 40 centri
  • associazione A.m.m.i.: 152 ospiti in 15 centri
  • cooperativa G.t.: 147 ospiti in 29 centri
  • cooperativa Pietra Alta: 134 ospiti in 10 centri

In conclusione possiamo affermare che Il territorio di Torino presenta una situazione mista con alcuni grandi centri e molti esempi di accoglienza diffusa.

 

Foto credit: Luigi Narici/AGF (This Must be the Place - Action Aid)

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