Perché è essenziale puntare sulle capacità e le competenze dei più giovani #conibambini

Investire sulle capacità dei più giovani è una priorità indicata anche nel Pnrr, per una ragione semplice: quello che apprendono ragazze e ragazzi oggi determinerà il futuro del nostro paese. Approfondiamo la situazione italiana tra confronto internazionale e divari interni.

|

Partner

Quello che ragazze e ragazzi apprendono, sui banchi di scuola e non solo, sarà determinante per le prospettive del nostro paese nei prossimi anni.

È per questo motivo che investire sulle capacità e le competenze dei più giovani è così importante. In un mondo del lavoro che richiede competenze sempre più elevate, il livello di istruzione è spesso uno degli aspetti che più contribuisce a determinare la stabilità economica delle persone.

52,5% il tasso di occupazione tra i giovani di 30-34 anni che hanno al massimo la licenza media nel 2020. Era il 56% l’anno precedente.

Con profondi riflessi anche in termini sociali e territoriali. Basti pensare che i territori con gli apprendimenti più bassi generalmente coincidono con quelli con la quota più elevata di neet, e viceversa. Ad esempio, Sicilia, Calabria e Campania sono sia le regioni con più neet (rispettivamente il 37,5%, il 34,6% e il 34,5% della popolazione giovanile), che quelle con gli apprendimenti più bassi nei test Invalsi degli studenti di V superiore.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat e Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

Aumentare il livello di competenze degli studenti è una delle sfide dei prossimi anni.

Questi dati inducono ad intervenire in due direzioni: proseguire nell'abbattimento del tasso di abbandono esplicito (i giovani che lasciano la scuola prima del tempo) e in parallelo migliorare il livello di apprendimenti degli studenti.

Il piano nazionale di ripresa e resilienza affronta il tema individuando chiaramente il collegamento tra la mancanza di prospettive dei giovani e il ritardo nell'acquisizione delle competenze.

La mancanza di prospettive certe e di opportunità di sviluppo si manifesta sia nell’elevato tasso di emigrazione giovanile, sia nei risultati dell’indagine Ocse-Pisa che certificano i ritardi nelle competenze rispetto ad altri paesi europei.

Ma che cosa è previsto nello specifico per arginare questo problema, sempre più attuale, a maggior ragione nel contesto post-pandemico?

Cosa prevede il Pnrr su questo fronte

Già dal nome, il Next generation Eu indica la necessità di investire le risorse europee, in parte a fondo perduto, in parte a debito, nell'interesse delle nuove generazioni. Ed è per questo che è cruciale monitorare le previsioni del Pnrr su questo fronte. Riferimento fondamentale quando parliamo di competenze degli studenti va alla quarta missione del piano, relativa agli impegni per istruzione e ricerca.

In particolare alla componente che, nello specifico, è dedicata proprio a questo, con una serie di misure come l'investimento 3.1, per l'acquisizione di nuove competenze e linguaggi. Un intervento volto a migliorare il curriculum educativo dei più giovani, intervenendo sull'acquisizione delle abilità digitali, abilità comportamentali e conoscenze applicative. Si tratta di 1,1 miliardi di euro, ovvero circa il 14% di quanto stanziato per la terza componente della missione istruzione e ricerca, dedicata proprio all'ampliamento delle competenze.

€ 7,6 mld gli investimenti per l'ampliamento delle competenze e il potenziamento delle infrastrutture nel Pnrr.

Ma quando parliamo di competenze, lo sguardo deve necessariamente allargarsi rispetto alla componente specifica.

Investire sulle competenze dei ragazzi significa estendere le opportunità future.

Molte delle misure comprese nella missione "istruzione e ricerca", che da sola muove quasi 31 miliardi di euro, sono infatti finalizzate a potenziare l'offerta educativa e con essa il livello di competenze degli studenti. Prendiamo ad esempio l'investimento 1.1, riguardante il piano per gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Come abbiamo avuto modo di sottolineare in diverse occasioni, l'estensione della rete per la prima infanzia non rappresenterebbe solo la garanzia di un servizio per le famiglie, ma anche l'innalzamento del livello educativo degli studenti.

La letteratura degli ultimi anni ha spesso indicato come la partecipazione all'istruzione prima dei 6 anni contribuisca a migliorare gli apprendimenti in tutto il percorso successivo.

Come emerso anche dalle indagini internazionali che confrontano i diversi paesi, emerge anche con i dati nazionali che l’aver frequentato la scuola dell’infanzia ha un effetto positivo sugli apprendimenti anche tenendo conto del background socio-economico-culturale degli studenti

Perciò vanno lette in quest'ottica anche misure come l'estensione del tempo pieno (e quella, parallela, delle mense), nonché gli investimenti sulla riduzione dei divari e sulla formazione dei docenti. Tutti gli interventi dedicati a migliorare la qualità dell'offerta educativa vanno considerati strategici, proprio rispetto alla capacità di aumentare il livello di apprendimenti degli studenti. E, in definitiva, anche le opportunità di cui disporranno in futuro.

L'Italia nel confronto internazionale

L'esigenza di investire sulle capacità degli studenti nel nostro paese si ricava innanzitutto dal confronto internazionale. Da questo punto di vista, i dati delle rilevazioni Ocse-Pisa offrono uno sguardo prezioso sul tema. Si tratta di test somministrati ogni 3 anni a un campione di studenti 15enni di diversi paesi, volto proprio a monitorare il livello di competenze in ambiti come lettura, matematica e scienze.

79 paesi coinvolti nelle rilevazioni Ocse-Pisa 2018.

I dati più recenti con cui confrontare il dato nazionale sono relativi al 2018: a causa dell'emergenza Covid la rilevazione 2021 è infatti slittata di un anno, con i nuovi risultati che saranno pubblicati nel corso del 2023. Tuttavia anche i dati esistenti consentono di individuare linee di tendenza nella condizione educativa del nostro paese.

Stabili i punteggi in lettura e matematica, dopo una crescita in anni precedenti. In calo le scienze.

Partiamo dalle competenze in lettura. In questo ambito il punteggio medio raggiunto dall'Italia nel 2018 è stato di 476, inferiore alla media Ocse di 11 punti. Rispetto agli altri maggiori paesi Ue, il nostro paese si colloca sia al di sotto del dato tedesco che di quello francese.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Dicembre 2019)

Da notare come - dopo una crescita iniziata alla fine degli anni 2000 - negli anni successivi il dato nazionale sia rimasto fondamentalmente stabile. Motivo per cui l'analisi specifica per il nostro paese stilata da Ocse non individua alcuna chiara direzione di cambiamento.

In Italia, il punteggio medio in lettura nel 2018 è stato inferiore a quello di Pisa 2000 e Pisa 2009 (le due rilevazioni precedenti con lettura come ambito principale), ma vicino al livello osservato nella maggior parte delle restanti rilevazioni; non è stato, quindi, possibile determinare una chiara direzione di cambiamento.

I punteggi più elevati in lettura si registrano in estremo oriente, Estonia, Canada e Finlandia.

Allargando il confronto ad altri paesi, il punteggio italiano nelle prove di lettura del 2018 è stato comparabile con quello raggiunto dagli studenti svizzeri (484), lettoni (479), ungheresi (476), lituani (476) e israealiani (470). I livelli più elevati nella rilevazione 2018 sono stati conseguiti da studenti dell'estremo oriente. Come nelle regioni cinesi di Beijing-Shanghai-Jiangsu-Guangdong (555 punti), Macao (525) e Hong Kong (524), e a Singapore (seconda con 549). Seguono, con almeno 520 punti, Estonia, Canada e Finlandia (cfr. Invalsi, 2019).

476 il punteggio medio in lettura in Italia nei test Ocse-Pisa del 2018.

Per quanto riguarda le competenze in matematica si è assistito a un riavvicinamento dell'Italia alla media Ocse nel corso degli ultimi 20 anni. In particolare negli anni 2000, quando il divario è passato da 33 punti del 2003 ai 16 del 2009. Da allora il dato nazionale si è stabilizzato ed è oggi in linea con la media dei paesi Ocse.

La media nel rendimento è calcolata sui paesi Ocse con dati validi in tutte le rilevazioni Pisa.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Dicembre 2019)

Un dato comunque distante dai top performers a livello internazionale, anche in questo caso prevalentemente asiatici. In particolare le regioni cinesi di Beijing-Shanghai-Jiangsu-Guangdong (591 punti), Macao (558), Hong Kong (551), oltre a Singapore (seconda con 569 punti), Taipei (531), Giappone (527) e Corea del sud (526). Seguiti da 3 paesi Ue: Estonia (523), Paesi bassi (519) e Polonia (516).

487 il punteggio medio in matematica in Italia nei test Ocse-Pisa del 2018.

Nelle scienze si è assistito a un peggioramento nel corso degli anni. Se tra 2006 e 2012 il livello di competenza era cresciuto nel nostro paese di quasi 20 punti (da 475 a 494) negli anni successivi tale miglioramento non si è consolidato come avvenuto per la matematica. In una tendenza al calo che riguarda anche altri paesi, spicca il dato italiano: -26 punti tra 2012 a 2018, di cui 13 persi dal 2015. Nel confronto Ocse si tratta di uno dei decrementi più ampi registrati.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Dicembre 2019)

Questi dati, già prima della pandemia, indicavano molti margini di miglioramento. Con un ritardo nel confronto internazionale, la cui riduzione è indicata come obiettivo nel Pnrr. Altro elemento critico è il permanere di ampi divari territoriali, testimoniati in questo caso dai test Invalsi.

Le differenze territoriali, comune per comune

Per l'anno scolastico 2020/21 non sono purtroppo disponibili i dati sugli apprendimenti dei ragazzi del grado 10, ovvero di seconda superiore. Questo perché - perdurante l'emergenza Covid - per quelle classi la somministrazione delle prove era stata sospesa in via straordinaria.

Per ricostruire le differenze negli apprendimenti in italiano e matematica possiamo comunque ricorrere ai dati relativi al grado 13, cioè quelli degli studenti all'ultimo anno delle superiori.

In matematica i livelli più elevati si riscontrano in provincia di Lecco. Il punteggio mediano tra i comuni per cui è disponibile il dato è infatti pari a 221,45. Seguono - a distanza - Como (punteggio mediano dei comuni pari a 210,87), Bergamo (210,82), Trento (210,32) e Treviso (210,18).

I dati presentati per ciascun comune corrispondono al punteggio medio (stima delle abilità secondo il modello di Rasch) su scala nazionale, corretto per il cheating. Il dato non è disponibile se non sono presenti almeno 2 plessi per comune oppure 2 istituti per comune. Nel caso i risultati delle prove fossero stati resi pubblici direttamente dalle scuole il dato è stato restituito anche se relativo a un solo plesso o un solo istituto per comune.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

In dieci province - tutte del mezzogiorno - il punteggio non raggiunge quota 170: Agrigento, Caserta, Siracusa, Reggio Calabria, Salerno, Caltanissetta, Sud Sardegna, Foggia, Crotone e Cosenza.

163,08 il punteggio mediano raggiunto nei comuni della provincia di Cosenza nelle prove Invalsi di matematica.

Tra i capoluoghi, spiccano ai primi posti - con oltre 210 punti - Sondrio, Trento, Pordenone, Bergamo, Lecco, Belluno e Vicenza. Mentre in fondo alla classifica - con meno di 160 punti - compaiono le città di Avellino (157,58) e Cosenza (158,59).

I territori con bassi rendimenti in italiano generalmente coincidono con quelli con bassi rendimenti in matematica.

Anche in italiano i livelli più elevati si registrano in provincia di Lecco, con un punteggio mediano tra i comuni per cui è disponibile il dato pari a 210,4. Seguono nell'ordine, con punteggi mediani superiori a 200, le province di Aosta, Sondrio, Bergamo, Trieste, Como, Trento e Cuneo.

Anche in questo caso i territori in cui i comuni registrano i punteggi mediani più bassi si trovano nel mezzogiorno. In particolare, con un punteggio inferiore a 160, Crotone (158,19). Poco sopra questa soglia, ma comunque al di sotto di quota 165, le province di Foggia, Agrigento, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Salerno e Cosenza.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

Tra i capoluoghi si segnalano, ai vertici della classifica, Sondrio, Trento e Aosta, tutti superiori a quota 208. Superano quota 200 anche i comuni di Pordenone, Treviso, Belluno, Bergamo, Cuneo, Macerata, Udine, Vicenza, Lecco, Trieste, Verona, Padova e Gorizia.

148,77 il punteggio medio nel comune di Avellino nelle prove Invalsi di italiano.

Ancora una volta, sono i capoluoghi del sud ad occupare il fondo della classifica. Oltre ad Avellino (sotto la soglia dei 150 punti) si segnalano infatti - tra i 160 e 170 punti - i comuni di Cosenza, Carbonia, Crotone, Taranto, Brindisi, Vibo Valentia, Caltanissetta, Enna, Agrigento e Napoli.

La necessità di intervenire sul divario internazionale e interno

I dati fin qui passati in rassegna evidenziano due tendenze. La prima è un ritardo rispetto alla media dei maggiori paesi Ue nelle competenze acquisite dagli studenti del nostro paese. In alcuni casi, come nelle scienze, si individua un vero e proprio allontanamento dal benchmark internazionale.

-13 i punti di calo per l'Italia nei test di scienze Ocse-Pisa tra 2015 e 2018.

La seconda tendenza, altrettanto importante, è la distanza interna tra aree del paese. Basta osservare i risultati raggiunti nei capoluoghi per individuare come la linea di frattura si innesti sulla divisione tra nord e sud.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

Da questo punto di vista la diagnosi del Pnrr è chiara, dal momento che individua come criticità prioritarie un gap nelle competenze di base, l'alto tasso di abbandono scolastico e i divari territoriali ancora presenti.

Gli studenti italiani di 15 anni si collocano al di sotto della media OCSE in lettura, matematica e scienze, con ampie differenze territoriali che documentano risultati migliori della media Ocse al Nord ma molto inferiori al Sud. I due problemi - l’abbandono scolastico e i divari di competenze - sono tra loro fortemente connessi, perché la mancata acquisizione di competenze di base (basic skills) è una delle principali cause dell’abbandono scolastico.

Dall'intervento su questi due fenomeni, così intimamente legati, non dipende solo il futuro dei giovani ma quello dell'intero paese.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sugli apprendimenti è Invalsi.

Foto: Adam Winger (unsplash) - Licenza

PROSSIMO POST