Come la condizione familiare incide sugli apprendimenti degli studenti #conibambini

Gli alunni con alle spalle una condizione familiare svantaggiata tendono ad avere dei risultati più bassi nelle prove Invalsi. Una tendenza che emerge anche a livello locale, e che colpisce soprattutto il mezzogiorno.

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L’impatto della condizione familiare sui risultati degli studenti

Ancora oggi, molte delle opportunità che bambine e bambini ricevono dipendono direttamente dalla condizione familiare. In primo luogo, per motivi strettamente socio-economici.

Una famiglia con meno risorse ha più difficoltà a investire sull’istruzione dei propri figli. Vi sono poi fattori di carattere culturale: ad esempio in una famiglia dove i genitori non leggono, anche i figli saranno meno spesso lettori.

77,4% di minori figli di lettori leggono. Quando nessuno dei genitori legge, la quota scende al 35,4%. (Istat, 2021).

Queste tendenze hanno un’influenza anche sui risultati scolastici degli studenti. Chi nasce in una famiglia svantaggiata dal punto di vista socio-economico-culturale resta più spesso indietro. Per questo motivo, è prioritario garantire a tutti – a prescindere dal reddito e dalla condizione familiare – parità di accesso alle opportunità educative. Dai servizi per l’infanzia all’accesso ai luoghi della cultura o a quelli per fare sport.

Senza interventi di questo tipo le disparità, già ampie, rischiano di allargarsi ulteriormente.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Ottobre 2021)

In terza media, quasi il 19% delle ragazze e dei ragazzi che vengono dalle famiglie nella fascia socio-economico-culturale più elevata raggiungono il livello massimo (il quinto) nelle competenze in italiano. Al contrario, la quota crolla al 7,1% tra gli alunni di condizione familiare medio-bassa e addirittura al 3,4% tra quelli di condizione bassa.

27,5% degli studenti svantaggiati in III media si attesta sul livello più basso nelle prove Invalsi di italiano.

Tra gli alunni svantaggiati, oltre 1 su 4 raggiunge al massimo il livello 1, contro il 4,5% dei coetanei di migliore condizione familiare. Se si sommano quelli che arrivano al massimo al livello 2 (ovvero un grado di apprendimento insufficiente), la quota tra gli svantaggiati sale addirittura al 59,5%.

37,3% degli studenti svantaggiati di sud e isole in III media si attesta sul livello più basso nelle prove Invalsi di italiano.

Da notare come la quota di studenti svantaggiati che raggiungono i risultati più bassi non sia allineata in tutto il paese. A fronte di un 27,5% medio, nel nord-ovest (20,7%) e nel nord-est (22,6%) la quota appare ben più contenuta rispetto all'area sud e isole (37,3%). Una ripartizione che ai fini Invalsi raggruppa Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Ricorrenze che però i dati aggregati non sono in grado di ricostruire con sufficiente accuratezza. E che quindi richiedono un approfondimento in chiave locale.

Dove si concentrano i bassi redditi in Italia

Prima di addentrarci nell'analisi, è d'obbligo porre due premesse. In primo luogo, i redditi dichiarati non sempre sono attendibili della effettiva situazione socio-economica dei contribuenti. A causa del fenomeno dell'evasione fiscale, infatti, non necessariamente la condizione familiare reale coincide con quella dichiarata al fisco.

Inoltre, come abbiamo spesso avuto modo di puntualizzare, quando si affronta il tema della povertà educativa il reddito è solo uno degli elementi da prendere in considerazione. Aspetti come lo svantaggio educativo, culturale e sociale - pur correlati con la condizione economica - rendono il fenomeno così ampio da necessitare di tanti punti di vista. Tuttavia, anche le entrate annuali di un nucleo rappresentano un riferimento importante per valutare la condizione familiare.

Anche in questo aspetto appare evidente la frattura tra nord e sud del paese. Nel mezzogiorno la quota di contribuenti che, per il 2020, hanno dichiarato tra 0 e 10mila euro si attesta tra il 39 e il 40% del totale. Una percentuale di 10 punti superiore alla media nazionale (29,6%) e di circa 15 rispetto a quanto rilevato nel nord del paese (23,9% nel nord-ovest e nel nord-est).

La percentuale più elevata di dichiaranti con meno di 10mila euro si rileva in Calabria (44,92%), Sicilia (40,91%) e Campania (40,21%). Quella più contenuta in Emilia Romagna (22,77%) e in Lombardia (23,25%).

La mappa è stata elaborata dalle informazioni sulle dichiarazioni dei redditi effettuate nel 2021, relative all’anno d’imposta 2020. Comprende i redditi Irpef, includendo sia quelli da lavoro autonomo che quelli da lavoro dipendente.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'economia e delle finanze
(ultimo aggiornamento: mercoledì 13 Aprile 2022)

Tra le province, spiccano per un'elevata quota di dichiarazioni tra 0 e 10mila euro i territori di Crotone (48,53%), Vibo Valentia (46,50%), Cosenza (45,94%) e Agrigento (45,55%). Le aree del bolognese (20,29%), del lodigiano (21,15%) e del modenese (21,18%) sono quelle in cui la quota è più contenuta.

Tuttavia, scendendo a livello comunale, si osserva come molti dei comuni con un'alta percentuale di dichiarazioni tra 0 e 10mila euro si registri soprattutto in piccoli e piccolissimi comuni del nord. In particolare nelle province di Como, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco. Comuni spesso collocati in aree montane soggette a spopolamento e abitate in larga misura da anziani.

3 su 4 i contribuenti del comune di Cavargna (Como, 182 abitanti) con dichiarazioni tra 0 e 10mila euro. Qui la popolazione con almeno 80 anni è il 12% del totale (media Italia: 7,6%).

Se però si escludono i comuni minori - considerando solo quelli con almeno 2.000 abitanti - appartengono quasi tutti alle maggiori regioni meridionali. Con l'eccezione di Goro (nel ferrarese, 63% di dichiarazioni tra 0 e 10mila euro), gli altri che superano il 60% sono Grotteria (Reggio Calabria, 62,53%), nella stessa provincia Platì (62,39%), Isola di Capo Rizzuto (Crotone, 61,78%). Seguono una serie di territori tra Calabria, Sicilia e Campania, come Delia (Caltanissetta), Rosarno (Reggio Calabria), Camerota (Salerno), San Ferdinando e Melicucco (entrambi nel reggino).

Il legame tra condizione familiare e livello di apprendimento

Una volta approfondite le ricorrenze nei livelli dei redditi, è interessante incrociare tale dato con la quota di alunni che si attestano - provincia per provincia - al di sotto dei livelli di apprendimento 1 e 2. Si tratta di quelli più bassi, al di sotto dei quali l'apprendimento si può considerare non adeguato.

Sull’asse verticale è presentata la percentuale di studenti di III media che, nelle prove Invalsi (2020/21) si sono collocati nei 2 livelli più bassi nelle prove di italiano (livelli 1 e 2).

Sull’asse orizzontale è indicata la percentuale di dichiarazioni dei redditi che nel 2021 (anno d’imposta 2020) si sono attestate tra 0 e 10mila euro.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione e Mef
(ultimo aggiornamento: mercoledì 13 Aprile 2022)

Il territorio crotonese è contemporaneamente quello con i livelli di apprendimento più bassi nei test di italiano in III media e quello dove la quota di redditi tra 0 e 10mila euro risulta più elevata.

59,7% studenti di III media della provincia di Crotone che si attestano sui 2 livelli più bassi di competenze in italiano.

Nel crotonese oltre il 48% delle dichiarazioni si attesta tra 0 e 10mila euro. In questo stesso territorio quasi un terzo degli studenti che hanno partecipato alle prove Invalsi di italiano (III media) si sono attestati sul livello 1, il più basso. Sommando quelli a livello 2, la percentuale sale fino al 59,7%.

Anche diverse altre province del mezzogiorno si caratterizzano per la coesistenza dei due fenomeni (bassi redditi e bassi apprendimenti). Superano ad esempio il 40% di bassi redditi e il 50% di studenti con apprendimenti inadeguati le province di Vibo Valentia, Agrigento, Cosenza, Trapani, Reggio Calabria, Ragusa, Enna, Caltanissetta e Foggia.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi ai redditi sono di fonte ministero dell'economia e delle finanze; quelli sulla classificazione per aree interne sono pubblicati dall'agenzia per la coesione territoriale; quelli sugli apprendimenti sono di fonte Invalsi.

Foto: Bratislavský kraj (BSK) - Licenza

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