L’ostacolo del disagio economico nel diritto di accesso alla rete #conibambini

La connettività non è solo una questione infrastrutturale: la quota di famiglie con internet veloce è inferiore alle potenzialità della rete. Per una digitalizzazione inclusiva, l’estensione della rete deve andare di pari passo con la lotta agli ostacoli economici che limitano l’accesso per bambini e famiglie.

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La prospettiva che l’Unione europea si è data per i prossimi anni è quella di diventare una gigabit society. Una società connessa con reti sempre più veloci, che offra a tutti maggiori possibilità di comunicare, lavorare, scambiare idee e informazioni, studiare.

Questa strategia, nelle intenzioni con cui è stata formulata, mette al centro bambini e ragazzi. Ad esempio, partendo dai luoghi dove si formano: entro il 2025, tra i vari obiettivi, tutte le scuole europee dovranno essere connesse ad almeno 1 gigabit al secondo. Una velocità che significa, potenzialmente, scaricare in pochi minuti un file da 50 GB. E quindi anche trasmettere informazioni in entrata e in uscita in tempi brevissimi.

Si tratta di una sfida prima di tutto infrastrutturale, perché richiede di estendere la velocità della connessione sul territorio nazionale, anche nelle aree che oggi sono meno raggiunte, come quelle interne.

86,4% le famiglie raggiunte dalla rete fissa di banda larga veloce nei comuni polo (in quelli periferici sono il 39,3%).

Ma la questione è allo stesso tempo molto più ampia, perché riguarda anche il concreto accesso ai servizi. E la possibilità per le famiglie, in particolare quelle che hanno figli, spesso più in difficoltà della media, di essere incluse nel processo di digitalizzazione del paese.

L’accesso concreto delle famiglie all’internet veloce

Gli obiettivi europei, che il nostro paese ha declinato con propri documenti strategici, sono il punto di partenza per una digitalizzazione inclusiva. Indicano come traguardo un paese dove tutte le famiglie siano potenzialmente raggiunte dalla banda larga a 30 Mbps, e in prospettiva a 100 Mbps.

L’ostacolo però purtroppo non è solo quello (pure presente) di natura infrastrutturale. È anche quello della effettiva possibilità di accesso alla rete veloce. Una possibilità che, per bambini e ragazzi, non dovrebbe essere già determinata dalla condizione sociale della famiglia in cui vivono.

Altrimenti, per i meccanismi ben noti con cui agisce la povertà educativa, le disuguaglianze di partenza diventeranno ereditarie.

Le ristrettezze economiche della famiglia spesso limitano l’accesso alle risorse culturali e educative, costituendo un ostacolo oggettivo per i bambini e i ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate. Questa condizione nel breve periodo mina il diritto del minore alla realizzazione e alla gratificazione personale. Nel lungo periodo, riduce la stessa probabilità che da adulto riesca a sottrarsi a una condizione di disagio economico. Vai a "Quali sono le cause della povertà educativa"

Nell’allegato alla relazione annuale 2020, dedicato all’impatto del Coronavirus, l’Agcom (autorità per le garanzie delle comunicazioni) ha messo a confronto la percentuale di famiglie potenzialmente raggiunte dalla banda larga veloce con quella di famiglie che effettivamente possiedono una connessione domestica a 30 Mbps.

Un gap che entro certi limiti è perfettamente nella norma, e che non è automatico dipenda da un disagio economico. Potrebbe riflettere preferenze individuali, disinteresse verso lo strumento (specie per famiglie composte da anziani) o anche semplicemente la non necessità di una connessione veloce.

Ciò premesso, deve comunque allarmare che questo divario raggiunga la massima ampiezza in regioni del mezzogiorno come Calabria e Sicilia. Ovvero la seconda e terza regione per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agcom
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Giugno 2020)

Un aspetto questo sottolineato anche nella relazione di Agcom. L'estensione delle infrastrutture è la premessa ineludibile di una digitalizzazione inclusiva, ma - in presenza di fattori di disagio economico - può non bastare.

Nelle regioni meridionali, infatti, la forbice tra copertura (infrastrutturazione) e diffusione (penetrazione) dei servizi broadband e ultrabroadband appare assai maggiore. Infatti, nelle regioni che hanno goduto di investimenti infrastrutturali di stato (come la Sicilia e la Calabria) non si è assistito al successivo decollo (take off) dei servizi.

La presenza di ostacoli legati al costo

Questi dati suggeriscono una possibile criticità che è fondamentale approfondire. Nello specifico, ricostruire quante famiglie con figli non si possono permettere una connessione veloce è molto difficile con i dati attualmente disponibili.

Se parliamo di accesso domestico a internet in generale, i dati Eurostat mostrano come la quasi totalità delle famiglie europee con figli ne abbiano uno (98% coppie con figli; 97% famiglie monogenitoriali). Questa quota però varia tra gli stati membri: in alcuni (Paesi Bassi, Finlandia, Cipro) praticamente tutte le famiglie hanno accesso a internet da casa.

Anche in Italia la quota del 90% viene superata sia dalle coppie con minori (96% connesse) che dai single con minori (92%). Ma questo risultato, che ricordiamo non si riferisce solo alle connessioni veloci, porta comunque il nostro paese agli ultimi posti per diffusione del servizio nel confronto Ue.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 15 Aprile 2020)

Un problema che spesso può essere legato al costo. Il 58% delle famiglie con figli che non hanno internet a casa, ovvero circa il 2% di tutte le famiglie con figli in Italia, indica come motivo il costo. Questa quota nel corso degli anni è diminuita, ma resta ancora al di sopra della media Ue. Un elemento su cui intervenire, perché costituisce una discriminazione basata sulla condizione economica e sociale dei genitori.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 15 Aprile 2020)

Queste cifre, peraltro, vanno sempre considerate alla luce delle raccomandazioni delle report card Unicef nel leggere i dati sulla deprivazione minorile.

(...) dietro ogni statistica sulla deprivazione c'è un genitore che deve rispondere se sia in grado o no di permettere a suo figlio di “partecipare a gite ed eventi scolastici”, o di “invitare a casa degli amici per giocare e mangiare insieme”, oppure di avere “un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti”.

Concentrandoci sull'Italia, i dati a livello regionale (stavolta relativi alla totalità delle famiglie) confermano delle profonde differenze territoriali.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Maggio 2020)

 

Nelle regioni del centro-sud, gli ostacoli legati al costo vengono segnalati con più frequenza. In particolare, l'alto costo del collegamento è indicato più spesso in Campania (17,5% delle famiglie senza internet a casa), Lazio (13,3%), Sicilia (12,7%), Puglia (10,4%) e Sardegna (9,3%). I costi degli strumenti necessari per connettersi ricorrono con più frequenza nelle risposte delle famiglie senza connessione domestica campane (14,3%), pugliesi (10,2%), calabresi (9,4%) e siciliane (9%).

La questione è quindi fortemente territoriale, probabilmente con una profondità che le medie regionali difficilmente possono inquadrare. Perciò anche è necessario approfondire il tema in chiave comunale, partendo dai dati attualmente disponibili.

Famiglie in disagio e velocità della connessione nei comuni

Come abbiamo avuto modo di ricostruire, in termini di connessione alla banda larga veloce, il divario più netto è quello tra città maggiori e aree interne.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agcom
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Ottobre 2019)

Una frattura che quindi, almeno in apparenza, mette in secondo piano quella legata alla condizione sociale delle famiglie. Ad esempio, osservando i dati sulle connessioni di banda larga ultraveloce (pari o superiori a 100 Mbps), si nota come in alcuni capoluoghi del mezzogiorno siano stati raggiunti ottimi livelli di copertura. Tra questi, oltre l'80% delle famiglie residenti sono potenzialmente raggiunte a Cagliari, Pescara, Palermo, Napoli, Bari, Catania.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agcom
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Ottobre 2019)

Ma questi dati vanno comunque letti insieme agli indicatori di disagio economico sulle famiglie. A livello comunale purtroppo ricostruibili solo attraverso i dati dell'ultimo censimento, ma che comunque offrono una tendenza piuttosto netta.

Per stimare l’incidenza delle famiglie in potenziale disagio economico, viene calcolato il rapporto percentuale tra il numero di famiglie con figli con la persona di riferimento in età fino a 64 anni nelle quali nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro e il totale delle famiglie. Caratteristiche che molto probabilmente indicano una situazione di forte disagio

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (censimento)
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

Se isoliamo i 10 capoluoghi con più famiglie in disagio economico, notiamo come la quota di famiglie potenzialmente raggiunte dalla rete vari da comune a comune. Le connessioni di banda larga di base (inferiori a 30 Mbps) raggiungono oltre il 95% delle famiglie in quasi tutti questi capoluoghi (esclusi Crotone, poco sotto - 94% - Reggio Calabria, 86% e Messina 85%). Quelle veloci (pari o superiori a 30 Mbps) raggiungono l'80% o più delle famiglie in 8 capoluoghi sui 10 considerati (indietro ancora Reggio Calabria e Messina, dove sono circa 3/4 le famiglie raggiunte). Considerando le connessioni ultraveloci si ha la maggiore variabilità, tra l'86% di Palermo e il 26% di Crotone.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agcom
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Ottobre 2019)

Questi dati indicano due cose. Resta per il nostro paese, come per tutti gli altri stati membri Ue, la necessità di proseguire con l'estensione della rete, in particolare nelle aree interne e anche in diversi capoluoghi. In secondo luogo, emerge come il tema, oltre all'infrastrutturazione, incroci anche una questione economico-sociale.

Nei 3 capoluoghi con più famiglie in disagio (Napoli, Catania e Palermo) ad esempio, è interessante osservare come la copertura potenziale sia superiore alle medie nazionali e stia procedendo abbastanza in linea con gli obiettivi europei. Allo stesso tempo è probabile che l'alta quota di famiglie in disagio costituisca un limite all'accesso alla rete veloce. L'obiettivo quindi, in linea con le raccomandazioni di Agcom, deve rendere possibile l'accesso effettivo alle famiglie in difficoltà, in particolare quelle con figli minori.

Stimolare la capacità di spesa delle famiglie (demand pull), quindi, rappresenta uno strumento necessario, da affiancare alla pianificazione degli investimenti infrastrutturali (technology push), al fine di dare un forte impulso al processo di digitalizzazione del Paese, specie in un momento di così drammatica crisi economica.

Solo tenendo insieme entrambi gli aspetti sarà possibile realizzare una digitalizzazione davvero inclusiva per tutti.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sulla percentuale di famiglie raggiunte dalla banda larga di rete fissa sono di fonte Agcom.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agcom
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Ottobre 2019)

 

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