Le famiglie con figli sono più in difficoltà #conibambini

È cresciuta la povertà tra le famiglie con figli, anche in quelle con un solo bambino. Approfondiamo la condizione delle famiglie in Italia e a Roma e il modo in cui la povertà economica e quella educativa si alimentano a vicenda.

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In Italia le famiglie fanno pochi figli, e il numero di nascite è in calo costante da un decennio. Se nei primi anni 2000 i nuovi nati erano oltre mezzo milione all’anno, nel 2017 le nascite sono state meno di 460mila.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 26 Giugno 2018)

Un calo dovuto in gran parte a ragioni strutturali, come spiega Istat. La generazione del baby-boom è uscita (o sta uscendo) dall'età riproduttiva. Le generazioni successive però sono molto meno numerose, quindi una contrazione nel numero di nascite è insita nella nuova struttura demografica.

È infatti a partire dalla metà degli anni '70 che le famiglie italiane hanno cominciato a fare meno figli, e anche il contributo positivo alla natalità delle donne straniere sta diminuendo.

Famiglie con figli più povere

Accanto a queste tendenze, va tenuto presente che la nascita di un figlio ha comunque un impatto economico importante. Aumentano le spese necessarie e diventa più forte la necessità di conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Esigenze che possono compromettere gli equilibri del nucleo familiare, soprattutto se è carente l'offerta di servizi, a partire da quelli per la prima infanzia.

Le famiglie con figli tendono a trovarsi più spesso in povertà assoluta, in particolare al crescere del numero dei figli.

Una famiglia si trova in povertà assoluta quando non può permettersi le spese essenziali per condurre uno standard di vita minimamente accettabile. Vai a "Che cos’è la povertà assoluta"

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 26 Giugno 2018)

Nel 2017 l'incidenza della povertà assoluta tra le coppie senza figli è del 5%, valore che cresce al 6,3% tra quelle con un figlio. Supera il 9% nelle famiglie con un solo genitore e nelle coppie con due figli. Tra quelle con almeno tre figli raggiunge il 15,4%. Una tendenza che negli ultimi anni si è aggravata.

Povertà assoluta anche con un solo figlio

Nel 2005, le famiglie con un solo figlio minorenne in povertà assoluta erano meno del 2%, contando tutti i nuclei familiari, coppie e genitori single. Dodici anni dopo, questa quota è più che quintuplicata e sfiora il 10%. Significa che attualmente una famiglia su 10 con un solo figlio minore versa in povertà assoluta.

In questa elaborazione sono conteggiate tutte le famiglie con figli, sia che si tratti di coppie che di nuclei monogenitoriali.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 26 Giugno 2018)

Percentuale quasi identica (9,7%) per le famiglie con 2 figli (erano il 3,6% nel 2005). Per quelle con 3 figli o più l'incidenza della povertà è doppia (20,9%, in calo rispetto al picco del 26,8% raggiunto nel 2016).

Per queste famiglie numerose il dato è molto alto ma mostra un assestamento nell'ultimo periodo. Al contrario, la crescita della povertà assoluta tra quelle con un solo figlio non sembra arrestarsi. Tra 2016 e 2017 l'incidenza è salita di 2 punti percentuali.

Questi dati segnalano una chiara tendenza nazionale nitida. Ma sono insufficienti per capire in quali zone d'Italia le famiglie si trovino più in difficoltà, e quindi dove ci sia maggior bisogno di interventi per contrastare la povertà educativa.

Difficoltà economiche delle famiglie nelle città

Purtroppo non esistono dati sulla povertà a un simile livello di disaggregazione. Per avere qualche informazione più dettagliata sulla condizione dei minori e dei loro genitori possiamo ricorrere ad un altro indicatore elaborato da Istat a partire dai dati del censimento: l'incidenza del disagio economico potenziale nelle famiglie.

In pratica, per ciascun territorio, sono conteggiate le famiglie con figli dove la persona di riferimento ha meno di 65 anni e in cui nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro. Caratteristiche che molto probabilmente indicano una situazione di forte disagio. Più è alta la percentuale di questi nuclei sul totale delle famiglie residenti, maggiore sarà l'incidenza potenziale del disagio economico su quel territorio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat (censimento 2011)
(ultimo aggiornamento: martedì 24 Gennaio 2017)

Tra i capoluoghi delle città metropolitane, si nota come siano le città del mezzogiorno a soffrire maggiormente, con quote che si avvicinano alla doppia cifra a Napoli, Catania e Palermo. Nelle città del centro-nord la percentuale di famiglie in potenziale disagio non arriva al 2%. Cagliari e Roma si trovano a metà classifica, con percentuali molto inferiori rispetto alle città del sud, anche se più alte di quelle settentrionali.

2,1% le famiglie in potenziale disagio economico a Roma.

Ma si tratta solo di valori medi: in ciascuna di queste aree urbane le differenze interne possono essere anche molto ampie. Attraverso i dati rilasciati da Istat in occasione della commissione periferie, possiamo ricostruirle zona per zona sul territorio del comune di Roma.

Per stimare l’incidenza delle famiglie in potenziale disagio economico, viene calcolato il rapporto percentuale tra il numero di famiglie con figli con la persona di riferimento in età fino a 64 anni nelle quali nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro e il totale delle famiglie. Caratteristiche che molto probabilmente indicano una situazione di forte disagio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat, censimento 2011
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

Nel solo comune di Roma si oscilla tra il 7,5% di famiglie in potenziale disagio a Santa Palomba (1.507 residenti, ai confini sud della capitale) allo 0,5% di Pineto (poco meno di 2.000 abitanti, nel XIV municipio).

Famiglie con figli in difficoltà soprattutto nella periferia est

Se prendiamo le 10 zone dove le famiglie con figli incontrano maggiori difficoltà, 7 si trovano nel quadrante orientale.

Peraltro quasi la metà sono collocate in un unico municipio, quello delle torri (il VI, nell'estrema periferia est). Si tratta Torre Angela (4% di famiglie in potenziale disagio), S. Vittorino (3,7%), Borghesiana (3,6%), Lunghezza (3,4%). Torre Angela (con quasi 90mila abitanti) e Borghesiana (circa 53mila residenti) sono anche tra le zone urbanistiche più popolose delle capitale, quindi in valori assoluti il disagio coinvolge più persone.

Tra le prime 10 compaiono altre realtà della periferia orientale, come Tor Fiscale (5%) e Tor Cervara (4%). E anche altre zone non a est, ma sempre ai confini della città: la già citata S. Palomba, Ostia Nord (3,4%), S. Maria di Galeria (4%, ai margini nord della capitale).

Quali sono le caratteristiche di queste zone con tante famiglie con figli in potenziale disagio?

I territori con più famiglie in disagio presentano spesso anche bassi livelli di istruzione.

In primo luogo, come prevedibile, una quota di minori generalmente superiore alla media cittadina, in particolare nella fascia 0-2 anni. Poi elevati tassi di disoccupazione, dal 12% di Santa Maria di Galeria al 17% di Tor Cervara. E anche alta vulnerabilità sociale e valori immobiliari medi largamente inferiori alla media. Ma il dato che colpisce è che si tratta di zone dove gli adulti presentano un basso livello di scolarizzazione. In media a Roma il 72,5% dei residenti di età compresa tra 25 e 64 anni ha almeno il diploma di scuola superiore. Nelle zone con più famiglie con figli in difficoltà questo dato è molto più basso: 43% a Tor Cervara e Santa Palomba, 48% a Santa Maria di Galeria, poco più del 50% a Torre Angela, S. Vittorino, Borghesiana.

Povertà educativa e economica si alimentano a vicenda

Se prendiamo tutte le 155 zone urbanistiche di Roma, emerge una possibile relazione tra il livello di istruzione e il disagio economico. Nei territori a scolarizzazione più bassa, l'incidenza delle famiglie con figli in disagio economico tende a essere maggiore.

Relazione tra livello di istruzione e famiglie in disagio economico

 

Questo dato ci aiuta a inquadrare meglio il fenomeno di come la povertà economica alimenti quella educativa e viceversa. Nelle famiglie più in disagio, deprivazione materiale e educativa convivono, con pesanti ripercussioni sui bambini e gli adolescenti.

Le ristrettezze economiche rendono più difficile per i genitori offrire opportunità ai figli, soprattutto dove c'è carenza di servizi pubblici dedicati ai minori. Sul lungo termine, chi da bambino avrà avuto meno opportunità in termini di educazione e reti sociali, da adulto più probabilmente si troverà in condizione di sotto-occupazione o disoccupazione. E a sua volta, sarà più difficile che possa mettere i suoi figli nelle condizioni di sottrarsi alla povertà educativa, garantendo loro opportunità culturali, sociali, formative.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sulle famiglie in disagio a Roma è l'elaborazione che Istat ha svolto per la commissione periferie nella scorsa legislatura. L'istituto di statistica li ha elaborati a partire dai dalle informazioni raccolte in occasione del censimento 2011.

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