L’Italia e i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo Cooperazione

In Italia i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo sono cresciuti fino al 2017 per poi iniziare a ridursi. Per questo oggi è più importante che mai concentrarsi sulla qualità e la coerenza delle risorse a disposizione.

|

Partner

In questi anni abbiamo monitorato l’andamento dei fondi italiani destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). In una prima fase, abbiamo assistito alla crescita dell’Aps, osservando però come buona parte di questa fosse trainata da una componente che solo formalmente può essere messa in relazione alla cooperazione, quella dei rifugiati in Italia.

Successivamente, nell’ultimo biennio, il bilancio della cooperazione ha iniziato a ridursi. Considerando irrealistica oggi un’inversione di tendenza sul piano quantitativo diventa allora ancora più importante puntare sulla qualità e la coerenza dell’impegno italiano nella cooperazione.

La programmazione triennale 2019-2021

Il documento triennale di programmazione, a norma di legge, sarebbe dovuto essere approvato l’anno scorso. Finalmente a giugno 2020 lo schema del Documento triennale di programmazione per gli anni 2019-2021 è stato approvato dal comitato interministeriale per la Cooperazione allo sviluppo (Cics). Successivamente è stato presentato al parlamento e alle commissioni competenti affinché esprimessero un parere.

Presso la commissione affari esteri e comunitari della camera si sono quindi svolte una serie di audizioni su questo tema. Tra gli auditi, il direttore della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli esteri, Giorgio Marrapodi, il direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Luca Maestripieri, e alcuni esponenti del mondo delle Ong e del terzo settore.

Per l’occasione abbiamo preparato un documento sintetico con alcuni dati che consideriamo importanti per capire il percorso seguito dalla nostra cooperazione nel passato più recente e iniziare a riflettere su quali strade intraprendere nei prossimi anni.

Leggi la nostra

Guarda il video dell’audizione

Ascesa e declino dell’aiuto pubblico allo sviluppo italiano

Tra il 2012 e il 2017 il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e ricchezza nazionale (Aps/Rnl) è cresciuto costantemente. Nel 2017 infatti è stata raggiunta quota 0,30% Aps/Rnl, il dato più alto a cui è arrivata la nostra cooperazione. Si è trattato anche di un traguardo simbolico che l’Italia si era proposta di raggiungere entro il 2020.

Il principale e forse più noto obiettivo della cooperazione pubblica allo sviluppo è quello di destinare all’aps lo 0,7% del reddito nazionale lordo entro il 2030. L’Italia si era però proposta di raggiungere lo 0,30% aps/rnl entro il 2020. Vai a "Quante risorse per la cooperazione allo sviluppo"

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 Gennaio 2019)

La nostra critica in questa fase ha riguardato quello che è noto come aiuto gonfiato, ovvero risorse che, pur essendo legittimamente contabilizzate come aiuto pubblico allo sviluppo, secondo i criteri Dac, non prevedono in realtà un effettivo trasferimento di fondi verso paesi in via di sviluppo. Per l’Italia paese si tratta sostanzialmente dei fondi destinati alla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

Tra le varie voci di spesa che compongono l'aiuto pubblico allo sviluppo si trova anche quella per i "rifugiati nel paese donatore". Per molti anni si è trattato di una componente residuale che però di recente è diventata sempre più importante. Vai a "Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore”"

Sull’onda della crescita dei flussi migratori infatti questa componente del bilancio della cooperazione è passata dall’essere quasi irrilevante a rappresentare una un elemento chiave. Fino a costituire nel 2016 il 32,7% dell’intero comparto.

Resta fermo comunque che il 2017 è stato l’anno in cui l’Italia ha destinato maggiori risorse alla cooperazione anche al netto della spesa per i rifugiati.

Dal 2018, con il calo nel numero di arrivi di migranti, si riduce la relativa voce di spesa per l’accoglienza dei rifugiati, e con questo il bilancio complessivo della cooperazione.

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: giovedì 11 Aprile 2019)

In questo periodo la nostra richiesta è stata quella di utilizzare le risorse risparmiate dal settore dell’accoglienza in veri progetti di cooperazione, trasformando l’aiuto gonfiato in aiuto genuino. Una richiesta che però è caduta nel vuoto.

Ma oltre alla mancata conversione dell’aiuto gonfiato, le risorse destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo nel 2018 si sono ridotte rispetto all’anno precedente anche al netto della spesa per i rifugiati nel paese donatore.

Trasparenza e coerenza nel bilancio della cooperazione

In questi anni abbiamo identificato un grave problema di trasparenza e coerenza nella programmazione delle spese per la cooperazione.

L’articolo 14 della legge di riforma della cooperazione (l. 125/2014) prevede che allo stato di previsione del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale sia allegata una tabella con tutte le voci di spesa previste da ciascun ministero per finanziare il settore della cooperazione.

Confrontando i dati contenuti in questa tabella per il 2018 con i dati Ocse emergono però differenze consistenti. Non si tratta di un semplice scostamento tra stato di previsione e rendiconto, infatti la parte che non combacia per un volume considerevole riguarda proprio la componente relativa alla spesa per i rifugiati.

FONTE: Ministero dell'economia e Ocse
(ultimo aggiornamento: lunedì 24 Febbraio 2020)

La stessa discrepanza emerge peraltro confrontando gli importi assegnati al ministero dell’interno in ambito di cooperazione nello stato di previsione (2.052 mln €) con il rendiconto (964 mln €).

Consulta il bilancio finanziario della cooperazione per gli anni

D’altronde una spesa di 2 miliardi per i rifugiati nel paese donatore (voce che non include tutta la spesa italiana per l'accoglienza) nel 2018 risultava decisamente poco credibile. Nel 2016 infatti, anno in cui il numero di migranti sbarcati ha raggiunto il suo massimo, la spesa effettiva rendicontata nella voce rifugiati nel paese donatore è arrivata a poco più di 1 miliardo e mezzo.

Ma la mancata trasparenza nel definire il bilancio di previsione non sembra aver riguardato solo il 2018. Per il 2019 infatti restano molti dubbi sulla reale entità del bilancio della cooperazione.

I paesi prioritari per la cooperazione italiana

Se l'ammontare complessivo delle risorse italiane per la cooperazione sembra destinato nel migliore dei casi a rimanere statico nel prossimo futuro, diventa ancora più importante stabilire con chiarezza in quali paesi e quali settori concentrare le minori risorse a disposizione.

A livello di macro regioni le priorità geografiche che l’Italia  si pone riflettono in effetti la pratica della nostra cooperazione. Infatti all’Africa nel 2018 (ma è un dato stabile anche se confrontato con su altre annualità) sono stati destinati il 46,44% dei fondi del canale bilaterale allocabili geograficamente (ovvero quelle risorse che sono chiaramente destinate a un paese o un'area specifica).

Per quanto riguarda la lista dei paesi considerati prioritari dal documento triennale di programmazione 2019-2021 la prima considerazione è che la lista è rimasta praticamente identica a quella formulata nel documento triennale di programmazione 2016-2018, poi confermata l’anno successivo. L’unico cambiamento consiste nell’esclusione della Bolivia e nell’inclusione dell’Iraq.

Alcuni problemi quindi si ripropongono. In un quadro di risorse limitate a disposizione, 22 paesi prioritari tra cui suddividerle appaiono troppi. Inoltre il documento sottolinea come le risorse che non vanno ai paesi prioritari debbano essere concentrate verso i paesi meno avanzati (Ldcs nell'acronimo inglese). Visto che 10 dei paesi prioritari sono anche Ldcs non dovrebbe essere così difficile destinare risorse a questa categoria di paesi. Tuttavia i fondi italiani destinati agli Ldcs sono rimasti sostanzialmente fermi nell’ultimo decennio intorno allo 0,06%, ben al di sotto degli obiettivi raccomandati in sede Onu.

L'Italia come gli altri membri del comitato Ocse Dac si è impegnata a destinare ai paesi meno sviluppati (Ldcs) una quota compresa tra lo 0,15 e lo 0,20% del reddito nazionale lordo. Vai a "Che cosa sono i paesi Ldcs"

Inoltre rispetto alla media dei paesi Dac l’Italia destina una quota inferiore del proprio bilancio agli Ldcs e una quota maggiore ai paesi a reddito medio e medio alto (Umics - Upper middle income countries).

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Febbraio 2020)

Le priorità tematiche della cooperazione italiana

Il documento triennale di programmazione 2019-2021 individua anche una serie di aree tematiche prioritarie a cui destinare almeno il 75% delle risorse (nel restante 25% sono compresi altri settori e le operazioni di ristrutturazione del debito):

  • Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze;
  • Assicurare a tutti l'accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
  • Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti;
  • Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti e a tutte le età;
  • Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti;
  • Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
  • Potenziare e promuovere l'inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro;
  • Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l'accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli;
  • Potenziare e promuovere l'inclusione sociale, economica e politica di tutti;
  • Proteggere e salvaguardare il patrimonio mondiale culturale e naturale;
  • Sostenere la mobilitazione delle risorse domestiche;
  • Impegnarsi a raggiungere l'obiettivo dello 0,15-0,20% CPS/RNL per i Paesi meno Avanzati;
  • Sostenere i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine attraverso politiche coordinate volte a favorire il finanziamento del debito, la riduzione del debito e la ristrutturazione del debito;
  • Promuovere la cooperazione triangolare;
  • Incoraggiare e promuovere efficaci partenariati tra soggetti pubblici, pubblico-privati e nella società civile, basandosi sull'esperienza e sulle strategie di accumulazione di risorse dei partenariati;
  • Rafforzare le capacità statistiche.

L'importanza di concentrare le risorse

Individuare un obiettivo quantitativo, e quindi misurabile, legato a indicatori precisi è un passo avanti molto importante a livello di trasparenza della programmazione. Tuttavia, nonostante siano tutti temi importanti legati agli obiettivi dell’Agenda 2030) e meritevoli di attenzione, si tratta anche in questo caso di una lista decisamente lunga.

Identificare un obiettivo ampio come quello del 75% può essere un utile inquadramento, tuttavia sarebbe auspicabile definire tra questi temi quali sono quelli chiave e strategicamente prioritari, individuando anche per questi dei precisi obiettivi quantitativi.

Uno dei temi generalmente considerati e storicamente prioritari per molteplici ragioni per la cooperazione Italiana è quello legato alla lotta alla fame e alla sicurezza alimentare. Per valutare l’impegno del nostro paese su questo settore, almeno per quanto riguarda il canale bilaterale, abbiamo dunque considerato un indicatore Ocse riferito a un aggregato piuttosto ampio, ovvero quello che considera i fondi destinati ad “Agricoltura, foreste e pesca”.

Il Creditor Reporting Sistem dell’Ocse suddivide l’aiuto bilaterale di ciascun paese  in diverse categorie e sottocategorie. Tra queste si trova “Agricoltura, foreste e pesca” un indicatore ampio che può essere utilizzato per analizzare gli importi destinati a temi quali la sicurezza alimentare e la lotta alla fame.

I dati indicano la percentuale di importi del canale bilaterale allocabile destinati al tema “Agricoltura, foreste e pesca” e si riferiscono a fondi erogati (Gross Disbursement).

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: martedì 21 Luglio 2020)

Nell’ultimo decennio il dato più alto è quello del 2015, quando il nostro paese ha destinato a questo settore il 15,9% dei fondi erogati nella componente allocabile del canale bilaterale. Nel 2018 invece ci siamo fermati al 9,6%. Dati troppo basi per poter identificare un tema come una chiara priorità della cooperazione italiana.

 

Photo credit: Faceboock - Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo

PROSSIMO POST