Partner

Premessa

Questa edizione di Cooperazione Italia era stata conclusa alla vigilia dello scoppio dell’emergenza del Covid-19. Il quadro provocato dalla crisi ha profondamente mutato il contesto in cui il lavoro era stato realizzato, rendendo alcuni dei riferimenti superati dagli eventi.

A seguito di una riflessione di openpolis e Oxfam Italia abbiamo deciso di pubblicare comunque questo lavoro sul sito in modo da renderlo noto al pubblico, alla comunità di esperti, operatori e ai decisori politici. Se alcune delle analisi sono probabilmente superate dal nuovo scenario, una parte delle considerazioni e delle proposte conservano una loro attualità e utilità.

Quanto sta accadendo impone a tutti un profondo ripensamento sui temi dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Da parte nostra auspichiamo che ciò accada in modo positivo e lungimirante. Se una lezione abbiamo già imparato dalla crisi che stiamo vivendo è che nessuno deve essere lasciato indietro e che nessuno è al sicuro, se non siamo al sicuro tutti.


 

Come tutti gli altri paesi del comitato Ocse Dac l’Italia si è posta l’obiettivo di destinare lo 0,7% del proprio reddito nazionale lordo (rnl) in aiuto pubblico allo sviluppo (aps) entro il 2030. Nel frattempo però, a partire dal 2016  il nostro paese si è anche impegnato in sede internazionale a raggiungere l’obiettivo intermedio dello 0,30% aps/rnl entro il 2020.

Anche se i dati definitivi sull’aps italiano nel 2020 saranno disponibili solo alla fine del 2021, analizzando la legge di bilancio approvata a fine dicembre 2019 emerge chiaramente come l’obiettivo intermedio sia ormai sfumato.

Mancato l’obiettivo intermedio del 2020

La legge di bilancio definisce le risorse che lo stato si impegna a destinare nei diversi ambiti della finanza pubblica per il triennio 2020-2022. Si è trattato dunque dell’ultima occasione per assegnare alla cooperazione i finanziamenti necessari per raggiungere la tappa intermedia del 2020.

L’Italia rinuncia all’obiettivo dello 0,30% aps/rnl entro il 2020 Vai a "Quante risorse per la cooperazione allo sviluppo"

La legge di riforma della cooperazione (l. 125/2014) stabilisce che in sede di legge di bilancio sia predisposta dal ministero dell’economia una tabella con incluse le spese di ciascun ministero che rientrano nell’ambito proprio dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Stando a queste previsioni l’Italia nel 2020 conta di stanziare per la cooperazione 4,7 miliardi di euro. Decisamente meno di quanto sarebbe stato necessario per raggiungere l’obiettivo dello 0,30% aps/rnl.

€ 721 milioni mancano all’appello per raggiungere lo 0,30% aps/rnl nel 2020.

Settecento milioni in meno di quanto necessario, dunque, che pesano in maniera determinante sul bilancio della cooperazione. Infatti i fondi previsti per il 2020, messi in rapporto alle previsioni sul pil, suggeriscono che nel 2020 l’Italia si assesterà intorno allo 0,26% aps/rnl fallendo il raggiungimento dell’obiettivo intermedio.

Eppure si trattava di un traguardo che era apparso raggiungibile. Il governo Gentiloni in effetti lo aveva già centrato nel 2017, se pur con molte criticità. La principale di queste era rappresentata crescita esponenziale delle spese sostenute per i rifugiati, che  coprivano un terzo dell’intero aps italiano.

In ogni caso fino allo scorso anno attori politici e istituzionali avevano continuato a ribadire, anche in varie occasioni pubbliche, l’impegno per il raggiungimento dell’obiettivo intermedio.

Obiettivo del governo è raggiungere lo 0,30% del Pil per la cooperazione internazionale entro il 2020

Per gli anni 2017 e 2018 è indicato il rapporto aps/rnl fissato dai dati definitivi Ocse. A partire dai dati 2018 l’Ocse ha modificato metodo di calcolo passando al Grant equivalents. Utilizzando il metoto precedente (Net disbursements) il rapporto aps/rnl 2018 sarebbe stato 0,24%.

Per il 2019 è indicato il rapporto tra fondi stanziati in cooperazione dalla legge di bilancio 2019 e il pil.

Per gli anni 2020-2022 è indicato il rapporto tra fondi stanziati in cooperazione dalla legge di bilancio 2020 e il pil nominale previsto dalla nota di aggiornamento al Def.

FONTE: Elaborazione openpolis su dati Ocse e Ministero dell'economia e delle finanze.
(ultimo aggiornamento: martedì 21 Gennaio 2020)

L'aspetto, se possibile, ancora più scoraggiante riguarda gli impegni di spesa per il biennio successivo (2021-2022) che sono previsti in calo in termini assoluti e che dovrebbero fissare il rapporto aps/rnl a quota 0,25%. Nel prossimo biennio dunque non si intravede alcun segnale che indichi un'inversione di rotta verso l'obiettivo previsto per il 2030. Un traguardo che purtroppo appare oggi ancor più irrealistico che in passato.

La riforma incompleta della cooperazione

Ma l'arretramento della politica di cooperazione italiana non si limita alla riduzione dei fondi stanziati. Con la di riforma varata nella scorsa legislatura s'intendeva riorganizzare il sistema della cooperazione in modo da renderlo più efficace attraverso una maggiore sinergia tra i vari attori della cooperazione che avrebbero dovuto agire in maniera coordinata in un quadro di programmazione strategica pluriennale.

Purtroppo però sono molti gli aspetti della riforma che per ora rimangono inapplicati. Il sistema di governance previsto dalla legge infatti risulta bloccato, visto che ormai da molto tempo non si riuniscono due organi chiave come il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo e il Comitato interministeriale di cooperazione allo sviluppo. Anche il principio di programmazione pluriennale previsto dalla riforma non viene rispettato. Infatti l'ultimo documento di programmazione strategica che è stato pubblicato è quello relativo agli anni 2017-2019.

Foto credit: ministero degli esteri.

PROSSIMA PARTE