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Il contrasto ai divari territoriali nell’istruzione nel Pnrr

Uno dei compiti più delicati assegnati alla scuola, e in generale al sistema educativo, è aumentare i livelli di istruzione di tutti, riducendo le disuguaglianze esistenti.

Una questione cruciale per un paese, il nostro, di cui diversi indicatori mostrano la bassa mobilità sociale nel confronto con altri paesi europei. La condizione dei figli, in altri termini, troppo spesso riproduce la traiettoria di quella dei genitori. In questa tendenza l’istruzione ha un ruolo di primo piano.

Misure di “unfair inequality” collocano l’Italia tra i paesi in cui la distribuzione del reddito si discosta maggiormente da quella che risponde a criteri di uguaglianza di opportunità e di libertà dalla povertà (Hufe et al., 2018). Un aspetto che contribuisce significativamente alla persistenza delle condizioni sociali ed economiche dei figli rispetto a quelle dei padri è l’istruzione

Purtroppo i dati mostrano come la strada per abbattere le disuguaglianze di partenza sia ancora lunga. I risultati negli apprendimenti, in tutti i gradi di istruzione e in tutte le materie, rispecchiano – in media – la condizione di partenza della famiglia. I bambini che nascono nelle famiglie svantaggiate conseguono livelli di apprendimento mediamente più bassi. Mentre chi viene da una famiglia con uno status socio-economico-culturale più alto raggiunge risultati mediamente migliori.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Ottobre 2021)

Tendenze che non devono essere interpretate con alcun determinismo. Piuttosto, per intervenire efficacemente, vanno inquadrate nell'insieme dei divari che caratterizzano il nostro paese. Nelle disuguaglianze sociali, economiche e anche territoriali che affliggono il sistema educativo, dai servizi per la prima infanzia all'accesso all'università.

I divari territoriali sono spesso esito di disuguaglianze sociali ed educative.

L'Italia presenta forti differenze territoriali in termini di accesso ai percorsi di istruzione, a partire dai primi anni di vita di bambine e bambini. Lungo tutto il percorso di studi, il ritardo del mezzogiorno è spesso l'elemento ricorrente. Nelle regioni meridionali è generalmente più bassa l'offerta di posti nido e del tempo pieno, nonché di strutture scolastiche come mense e palestre. Mentre sono più frequenti la dispersione scolastica e i bassi apprendimenti. Anche il tasso di iscrizione all'università risulta inferiore nelle regioni meridionali.

12,7% i giovani italiani usciti prima del diploma o di una qualifica dal sistema educativo. Nel mezzogiorno la quota raggiunge il 16,6%.

Del resto, sarebbe limitativo considerare quella tra nord e sud l'unica faglia che divide il paese. Trascurando quelle, altrettanto importanti, che corrono tra città e aree interne e, dentro le aree urbane, tra centri e periferie.

Ridurre simili divari territoriali è una sfida di così ampia portata da coinvolgere l'intero impianto del piano di ripresa nazionale. Rappresenta infatti una delle 3 priorità trasversali a tutto il Pnrr.

3 le priorità trasversali del Pnrr. Insieme alla parità di genere e ai giovani, la terza è proprio la riduzione dei divari territoriali.

Di conseguenza, il contrasto delle disparità tra aree del paese ne permea anche la quarta missione "istruzione e ricerca": dalle politiche per lo 0-6 a quelle per l'educazione terziaria. Ne costituiscono tasselli essenziali, ad esempio, la costruzione di nuovi asili nido e scuole per l'infanzia, così come come le misure per nuove scuole, palestre, mense, servizi come il tempo pieno o l'orientamento scolastico. La riduzione delle disuguaglianze educative è necessariamente un obiettivo trasversale a tutti questi interventi.

Allo stesso tempo, una delle misure del piano si rivolge specificamente a tale obiettivo. Parliamo dell'investimento 1.4 della quarta missione, prima componente del Pnrr: l'intervento straordinario per ridurre i divari territoriali nel I e II ciclo di scuola secondaria.

Cosa prevede l'intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali

La misura ha come finalità ridurre i divari educativi territoriali, nello specifico attraverso azioni di contrasto alla dispersione scolastica rivolte all'istruzione secondaria. È infatti proprio nella prosecuzione del percorso di studi che tendono a emergere i divari più significativi.

€ 1,5 mld stanziati dal Pnrr per l'intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado.

Divari che spesso originano da situazioni già in partenza di svantaggio. E che possono consolidarsi nel percorso di studi, in base alla quantità e alla qualità dell'offerta educativa ricevuta dallo studente, fin dai primi anni di vita.

Le cinque macro-aree in cui il territorio italiano è suddiviso ai fini Invalsi sono: nord-ovest (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria); nord-est (Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia), sud e isole (Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Ottobre 2021)

Per contrastare tali tendenze, vengono identificati 3 obiettivi prioritari:

  • il monitoraggio costante dei divari territoriali, con il consolidamento e l'estensione dei test Pisa e Invalsi;
  • la loro riduzione in termini di competenze di base (in italiano, matematica, inglese), con particolare attenzione ai risultati del mezzogiorno;
  • lo sviluppo di una strategia per contrastare l'abbandono scolastico.

1 milione gli studenti all'anno che dovranno raggiungere un livello di competenze adeguato (sopra la media Ue).

È previsto un innalzamento delle competenze di base attraverso una serie di azioni. Come la personalizzazione dei percorsi didattici nelle scuole con situazioni critiche e l'estensione del "tempo scuola", con progetti mirati e più ore di insegnamento. Inoltre vengono previsti momenti di formazione e mentoring per almeno la metà dei docenti e sostegno ai dirigenti scolastici nelle azioni per aumentare le competenze, con tutor esterni e docenti di supporto.

50% la quota minima di docenti che riceverà formazione e mentoring (anche da remoto).

Dovranno essere previsti programmi di consulenza, supporto e orientamento rivolti agli studenti, con due gruppi target. Il primo, formato da 120mila studenti tra 12 e 18 anni, riceverà sessioni di tutoraggio individuale (3 ore) e di recupero formativo (17 ore). Il secondo, rivolto a 350mila giovani di età compresa tra 18 e 24 anni, si sostanzierà in circa 10 ore di orientamento per aiutare il rientro nel percorso formativo.

Il progetto, avviato come pilota nel 2021, si sta concretizzando in una serie di passaggi che dovranno portarne al completamento entro il 2026.

 

Il percorso del piano contro la dispersione

I sem. 2021
Avvio progetto come pilota
31/12/2021
Attuazione della piattaforma per le attività di tutoraggio
31/12/2021
Avvio attività di tutoraggio per i giovani a rischio abbandono
07/03/2022
Nomina del gruppo di lavoro per il contrasto alla dispersione
24/06/2022
Decreto ripartizione € 500 mln (prima tranche)
30/06/2022
Avvio attività di tutoraggio per i giovani che hanno già abbandonato
31/12/2022
Avvio dei corsi post-diploma (qualifiche orientate al lavoro)
2024
Implementazione attività di mentoring
31/12/2024
Obiettivo Ue da raggiungere:
- 820.000 giovani che hanno ricevuto attività di tutoraggio
30/06/2026
Obiettivo Ue da raggiungere:
- riduzione nel tasso di abbandono al 10,2%

 

A quella data, oltre 800mila giovani dovranno aver ricevuto tutoraggio e orientamento, una scadenza fissata per la fine del 2024. Come conseguenza di queste azioni, entro la metà del 2026, il tasso di abbandono scolastico dovrà essere sceso al 10,2%. Una sfida non indifferente per un paese che oggi si colloca ai primi posti in Ue su questo indicatore.

I divari attuali negli abbandoni precoci e negli apprendimenti

Rispetto al resto dell'Ue, l'Italia si caratterizza come uno dei paesi con la maggiore incidenza di abbandoni precoci. Nel 2021 è stata la terza nazione con più giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media: 12,7%. Un dato inferiore solo a quelli di Romania (15,3%) e Spagna (13,3%).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 28 Aprile 2022)

Una quota che, pur essendo calata negli anni, resta ancora al di sopra dell'obiettivo europeo. A maggior ragione se si considera che il target fissato per il 2020 (scendere, a livello continentale, sotto il 10%), è stato ulteriormente abbassato di un punto nel febbraio 2021. È quanto ha stabilito una risoluzione del consiglio europeo nell'ambito dei nuovi obiettivi decennali per il settore dell'istruzione.

9% il nuovo obiettivo Ue di abbandono precoce entro il 2030.

Ridurre gli abbandoni precoci significa intervenire sui divari territoriali.

Per l'Italia, raggiungere lo standard europeo significa prima di tutto ridurre gli ampi divari interni esistenti. Le maggiori regioni del mezzogiorno mostrano quote di uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione superiori di diversi punti rispetto allo stesso dato italiano. In Sicilia il 21,2% dei residenti tra 18 e 24 anni ha lasciato la scuola prima del tempo: quasi 10 punti in più della media nazionale. E al secondo e terzo posto si collocano 2 grandi regioni del sud, entrambe sopra quota 15%: Puglia (17,6%) e Campania (16,4%).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 13 Aprile 2022)

Da questo punto di vista, la misura del Pnrr identifica correttamente la relazione esistente tra abbandoni precoci e competenze degli studenti.

L'abbandono infatti è solo una parte - quella emersa - di un fenomeno, la dispersione scolastica, ben più complesso. Sebbene la quota di abbandoni espliciti, i ragazzi che lasciano la scuola prima di ottenere un diploma o una qualifica, si sia ridotta negli anni, ciò non deve far abbassare la guardia rispetto al livello degli apprendimenti.

L'abbandono esplicito è solo la punta dell'iceberg del fenomeno della dispersione scolastica.

La dispersione scolastica è infatti un fenomeno molto più articolato e di ben più difficile misurazione, che comprende tante situazioni diverse. Tra queste, interruzioni, ritardi nel percorso di studi, evasione dell’obbligo di frequenza, fino al vero e proprio abbandono prima della fine del ciclo formativo. Ma anche anche l’ottenimento di un titolo di studi che non corrisponde alle reali competenze acquisite può essere considerata una forma di dispersione.

Si tratta infatti di veri e propri "abbandoni impliciti". È il caso di quegli studenti che, pur completando il ciclo di studi, mostrano livelli insufficienti di apprendimento. Non a caso, osservato in chiave territoriale, il fenomeno è spesso sovrapponibile a quello delle uscite precoci "esplicite". È soprattutto nel mezzogiorno che si concentra la maggiore incidenza di studenti con apprendimenti bassi.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

In provincia di Crotone quasi un terzo degli studenti che hanno partecipato alle prove Invalsi di italiano (III media) si sono attestati sul livello 1, il più basso. Sommando quelli a livello 2, la percentuale sale fino al 59,7%. Gli altri territori con più studenti a livello 1 e 2 sono, nell’ordine, Palermo (53,7%), Trapani (52,1%), Vibo Valentia (51,9%), Caltanissetta (51,9%), Enna (51,5%), Reggio Calabria (51,5%), Napoli (51,5%) e Foggia (51,1%).

32,7% studenti di III media della provincia di Crotone che si attestano sul livello più basso di competenze in italiano.

Ai primi 15 posti non compare nessuna provincia del centro-nord, una tendenza che si conferma anche approfondendo il dato a livello comunale, per i comuni per cui questa informazione è disponibile.

Accanto al divario nord-sud, il dato comunale consente di individuare anche un'altra ricorrenza. Nei capoluoghi, e in generale nelle città, il punteggio medio è più alto (200,7 quello mediano tra i comuni polo). Mentre cala drasticamente nei comuni interni, in particolare quelli periferici (189,4) e ultraperiferici (190,2).

I dati presentati per ciascun comune corrispondono al punteggio medio (stima delle abilità secondo il modello di Rasch) su scala nazionale, corretto per il cheating. Il dato non è disponibile se non sono presenti almeno 2 plessi per comune oppure 2 istituti per comune. Nel caso i risultati delle prove fossero stati resi pubblici direttamente dalle scuole il dato è stato restituito anche se relativo a un solo plesso o un solo istituto per comune.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)

Inoltre, l'approfondimento comunale (sebbene possibile solo per una minoranza di comuni) consente di far emergere anche comuni del centro-nord con un livello di apprendimenti critico. Tra questi Monfalcone (Gorizia), con un punteggio medio nei test Invalsi di III media di 167,16, Sezze (Latina), con 178,54, Signa (Firenze, 179,27), Cinisello Balsamo (Milano, 181,43). In tutti i casi citati, si tratta di comuni con una quota di residenti stranieri nella fascia 11-17 anni compresa tra il 15 e il 35%, a fronte di una media nazionale dell'8,85%.

33,1% ragazzi stranieri tra i residenti di età compresa tra 11 e 17 anni nel comune di Monfalcone.

Un dato che ci ricorda quanto le politiche di contrasto alla dispersione si integrino con altre, da quelle per l'inclusione di bambini e ragazzi stranieri a quelle per integrare minori con bisogni educativi speciali, disabilità o in situazioni di rischio povertà ed esclusione sociale.

La localizzazione degli interventi per ridurre i divari territoriali

La pubblicazione, alla fine di giugno del 2022, del riparto delle risorse della prima tranche del piano contro la dispersione, consente di approfondire in chiave territoriale la portata della misura.

Si tratta di 500 milioni di euro su 1,5 miliardi complessivi previsti dall'investimento, un terzo del totale. Nel rispetto della clausola del 40% prevista dal Pnrr, oltre la metà delle risorse stanziate andranno alle regioni di sud e isole. Ovvero 255,8 milioni sui 500 complessivi della prima tranche.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Giugno 2022)

Il finanziamento maggiore, in termini assoluti, è quello della regione Campania: 79,3 milioni di euro. Seguono la Sicilia, con 74,4 milioni, e la Lombardia, con 57,7. In questo caso va specificato che, non essendo il meccanismo di ripartizione legato a bandi, la quota prevista in fase di stanziamento coincide con quella finale.

51,2% le risorse del piano contro la dispersione destinate alle regioni del mezzogiorno.

Se l'importo si rapporta al numero di istituti finanziati, la regione con i maggiori finanziamenti è la Puglia (con 212 istituti finanziati per una media di circa 203mila euro ciascuno). Seguono le altre 2 maggiori regioni del sud da Sicilia (199mila euro in media) e Campania (179mila).

€ 156.347,72 l'importo medio per istituto dalla prima tranche del piano contro la dispersione.

Tra le province, il finanziamento più corposo è quello assegnato agli istituti della città metropolitana di Napoli, con circa 41 milioni di euro per 217 istituzioni scolastiche. Seguono quelli nelle città metropolitane di Roma (21,1 milioni), Milano (18,3), Palermo (17,5) e Catania (15,1).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Giugno 2022)

A livello comunale, la ripartizione è possibile con la cautela che il comune è riferito a quello della sede dell'istituto, che però può avere plessi dislocati anche in altri comuni limitrofi. Con questo caveat, i maggiori finanziamenti arriveranno alle istituzioni scolastiche con sede nei comuni di Napoli (14,85 milioni di euro), Roma (12,27) e Palermo (9,57).

In quest'ultimo comune è collocato l'istituto cui è assegnato il maggior finanziamento singolo dell'intervento. Si tratta dell'Ipsseoa "Pietro Piazza" che riceverà 499.685,96 euro.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Giugno 2022)

Seguono un istituto di Giugliano In Campania (l'istituto superiore "Guglielmo Marconi" con 394mila euro circa) e un altro a Erice ("I. e V. Florio" con 387mila euro). Al quarto posto un altro istituto con sede nel comune di Palermo (IISS "Enrico Medi", per un totale assegnato di € 386.630,90).

3.198 istituti scolastici coinvolti nel piano contro la dispersione scolastica.

L'importanza di dati disaggregati per una corretta pianificazione

Le risorse mobilitate con questa misura del Pnrr si pongono un obiettivo ambizioso: ridurre il divario dell'Italia con il resto del continente. Avvicinando il nostro paese agli obiettivi Ue, sia in termini di competenze che di abbandono precoce.

In questo quadro, i divari interni vanno inquadrati come il principale fattore che attualmente alimenta la distanza del nostro paese dagli standard europei. Perciò è positivo che la misura assuma - a partire dal titolo - l'obiettivo di ridurre i divari territoriali.

Oggi spesso mancano dati con la granularità necessaria ad intervenire con efficacia.

Tuttavia, affinché questa non resti solo un'ambizione ma si traduca in un obiettivo concreto, vi è la necessità di disporre di dati maggiormente disaggregati e aggiornati per pianificare gli interventi e monitorarne l'attuazione. Dati di cui oggi vi è una carenza generalizzata - non a caso la stessa misura ha tra le azioni previste quella di strutturare e generalizzare i test per la rilevazione degli apprendimenti.

Tale carenza, che potrebbe apparire una questione solo metodologica, pone in realtà rischi sull'attuazione del piano. Criticità segnalate, peraltro, dagli stessi componenti del comitato di esperti nominato dal ministero.

(...) a fronte di criteri per l’assegnazione dei fondi alle scuole che il GdL [gruppo di lavoro, ndr] ha indicato in un insieme che comprende risultati test invalsi, numero assenze degli alunni, incidenza di alunni stranieri, incidenza di alunni con BES (bisogni educativi speciali), adulti con basso livello culturale, in possesso di scolarità dell’obbligo o inferiore, presenza di giovani neet, presenza di famiglie ampie (sei componenti o più) e famiglie “potenzialmente bisognose” (con persona di riferimento sotto i 65 anni e dove nessuno ha un reddito da lavoro o da pensione), il Decreto 170 ha opposto un set molto semplificato di criteri (...)

Non è possibile intervenire efficacemente sulle disparità territoriali senza una ricognizione puntuale dei fabbisogni. Con dati disaggregati non solo a livello regionale o provinciale, ma comunale, se non addirittura subcomunale. Soprattutto considerando che l'intervento riguarda estese urbane in cui è cruciale che la mappatura avvenga quartiere per quartiere, scuola per scuola. In modo da tracciare un quadro quanto più possibile accurato dei bisogni e direzionare le risorse verso le situazioni di maggiore criticità.

Le potenzialità della misura da non vanificare

I presupposti della misura sono corretti nell'identificare il nesso esistente tra basse competenze e rischio di abbandono precoce. Ma un'impostazione corretta per funzionare ha bisogno di un'attuazione altrettanto efficace. In questo caso attraverso 2 aspetti che vanno di pari passo. L'utilizzo di dati aggiornati a supporto della pianificazione e del monitoraggio e l'operatività immediata della misura.

Al primo aspetto, la carenza di dati, abbiamo già accennato. Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, la mancanza di dati aggiornati è uno dei principali limiti alla possibilità di intervento nel contrasto della povertà educativa.

È il monitoraggio che rende possibile una politica responsabile, basata su fatti concreti, un'advocacy consapevole e l'uso economicamente efficiente di risorse pubbliche limitate. Pertanto, la disponibilità di dati aggiornati è già di per sé un indicatore di quanto l'impegno di proteggere i bambini venga preso sul serio.

Ciò ha conseguenze nella pianificazione degli interventi. Ad esempio, mettendo a confronto le risorse stanziate per la dispersione con la quota di studenti con bassi apprendimenti, emerge una relazione piuttosto nitida, a livello provinciale. Tuttavia, trattandosi di risorse destinate ai singolo istituto, questo livello di analisi appare insufficiente.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione e Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Giugno 2022)

Sarebbe necessario mettere in relazione con informazioni di carattere subcomunale, relative al quartiere di intervento o alla singola scuola. Per azioni che coinvolgono estese aree urbane, persino un punto di vista tarato sulle medie comunali appare insufficiente. E comunque anche a quel livello molti indicatori (tra cui quello, preziosissimo, di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione) in molti casi risultano aggiornati all'ultimo censimento generale.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione e Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Giugno 2022)

Per questo motivo è necessario non solo - come giustamente indicato nel Pnrr - estendere e generalizzare le rilevazioni sugli apprendimenti. Va previsto anche un aggiornamento progressivo di tutti gli indicatori relativi alla condizione socio-economica ed educativa, disaggregati per comune e - dove necessario - per aree subcomunali.

Un'attività che può essere sinergica al lavoro di Istat sul censimento permanente e che appare quanto mai urgente, alla luce della necessità di pianificare gli interventi del Pnrr. Il rischio altrimenti è quello di non utilizzare con la massima efficacia le risorse messe a disposizione dal piano.

Il coinvolgimento della comunità educante è cruciale per la riuscita degli interventi.

In questo senso, appare assolutamente strategico prevedere il coinvolgimento dei soggetti che sul territorio già si occupano del contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica. A partire dalle istituzioni locali e dalle organizzazioni del terzo settore. Il limite forse più evidente rilevato dal gruppo di lavoro appare proprio una carenza di questo approccio nell'implementazione prevista.

(...) il decreto 170 assegna le risorse scuola per scuola ma non definisce “il chi, il cosa e il come usarle” (...) Vi è, poi, la “questione delle questioni” che il decreto 170 non spiega. Come favorire, intorno alle scuole, alleanze territoriali coese e permanenti tra le scuole stesse, gli enti locali, ed il terzo settore su base cooperativa e paritaria curando la manutenzione nel tempo delle comunità educanti

Senza questo tipo di approccio, le potenzialità dell'intervento rischiano di restare inespresse. Un pericolo probabilmente avvertito anche dalle stesse istituzioni, dal momento che nella comunicazione del ministero agli istituti del 14 luglio viene indicata la necessità che le scuole, nell'ambito della propria autonomia, collaborino con i soggetti del territorio.

Strutturare questo tipo di reti territoriali è fondamentale nell'immediato, per rendere operative le azioni previste dal piano e concretizzarne l'impatto. Ma rappresenta soprattutto l'unica premessa perché l'intera misura non resti un intervento una tantum.

Per durare nel tempo, la logica degli interventi previsti sulla dispersione scolastica deve andare nella direzione di strutturare sul territorio comunità educanti solide. Coinvolgendo in un'alleanza di lungo periodo le istituzioni nazionali e locali, le scuole, i soggetti del terzo settore.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al Pnrr sono stati elaborati a partire dalle graduatorie e dalle informazioni pubblicate dal ministero dell'istruzione.

Foto: Angelina Litvin (Unsplash) - Licenza

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