L’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie #conibambini

Introdotto nell’ordinamento da oltre 50 anni, la sua diffusione varia molto all’interno del paese. Un approfondimento su come si articola l’offerta nella scuola primaria in Italia, comune per comune.

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Da alcuni anni, il tempo pieno è l’opzione preferita dalle famiglie italiane nelle iscrizioni dei propri figli al primo anno di scuola elementare. Una tendenza testimoniata dai dati pubblicati periodicamente dal ministero dell’istruzione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: domenica 30 Giugno 2019)

Fin dall'introduzione, lo scopo del tempo pieno è stato arricchire la formazione degli studenti.

Fin dalla sua introduzione nell'ordinamento, all'inizio degli anni '70 con la legge 820/1971, il tempo pieno è stato considerato funzionale a 2 obiettivi. Da un lato, rendere possibile una migliore conciliazione dei tempi lavorativi per le famiglie. Anche nell'ottica di incentivare l'occupazione femminile. Allo stesso tempo, fin dall'introduzione della legge, è stata chiara la valenza didattica e formativa di queste ore aggiuntive.

Le attività integrative della scuola elementare, nonché gli insegnamenti speciali, con lo scopo di contribuire all'arricchimento della formazione dell'alunno e all'avvio della realizzazione della scuola a tempo pieno, saranno svolti in ore aggiuntive a quelle costituenti il normale orario scolastico, con specifico compito, da insegnanti elementari di ruolo.

Nel tempo sono intervenute diverse modifiche normative. Nel 2009 è stata stabilita un'articolazione di orario differenziata, la cui preferenza viene indicata dalla famiglia all'atto dell'iscrizione.

Il tempo scuola della primaria è svolto (...) a 24, 27, e sino a 30 ore, nei limiti delle risorse dell'organico assegnato; è previsto altresì il modello delle 40 ore, corrispondente al tempo pieno.

L'accoglimento delle opzioni di iscrizione fino a 30 ore settimanali e a tempo pieno è subordinato all'organico e ai servizi presenti nella scuola (aspetti che devono essere noti al momento dell'iscrizione). Sono le singole istituzioni scolastiche, su delibera del consiglio di istituto, a definire l'organizzazione dell'orario settimanale.

40 ore settimanali previste per il tempo pieno nelle scuole primarie, comprensive del tempo dedicato alla mensa.

Perché è importante estendere l'offerta

A distanza di oltre 50 anni, sebbene oltre 4 nuovi iscritti su 10 alla scuola elementare optino per il tempo pieno, la distribuzione delle richieste è molto differenziata sul territorio nazionale. Prendendo il dato delle richieste di iscrizione all'anno scolastico 2019/20 (l'ultimo prima della pandemia), si va dal 59,6% delle opzioni a 40 ore nel Lazio al 12,9% delle preferenze in Molise.

2 le regioni dove meno del 20% delle richieste riguardano il tempo pieno: Molise e Sicilia.

Il rischio di questo assetto è che la configurazione territoriale dell'offerta venga a modellarsi quasi esclusivamente sulla struttura socio-economica del territorio. Una tendenza che ne rende più facile la diffusione nelle aree urbane e nel centro-nord, dove i tassi di occupazione - soprattutto femminile - sono più elevati. Mentre, come sottolineato dalla rete di associazioni EducAzioni, è importante ridurre le disparità territoriali su un aspetto che riguarda l'offerta educativa rivolta ai minori.

L’aspetto ancor più grave è che questa riduzione del tempo si concentri nel sud del paese e nelle aree interne, cioè nei luoghi in cui maggiore è la dispersione scolastica e più estese le povertà educative.

Il tempo pieno può offrire nuove opportunità di apprendimento e di socialità.

Nelle ore aggiuntive è infatti possibile conciliare la didattica curricolare con attività e esperienze organizzate in collaborazione con la comunità educante.

A partire dalle associazioni e dalle strutture culturali presenti sul territorio, come biblioteche e musei. Ma anche con la valorizzazione degli spazi esterni alla scuola, per l'educazione ambientale, alimentare e motoria.

€ 500 mln annui stimati dalla rete EducAzioni per estendere il tempo pieno nelle primarie a 8.500 nuove classi.

Alla luce di questi vantaggi, una delle sfide indicate nel piano nazionale di ripresa e resilienza è proprio quella di estendere il tempo pieno e ampliare l'offerta formativa delle scuole. In questo senso, diventa cruciale quanto previsto nel piano rispetto alla costruzione e ristrutturazione di mense e palestre.

Aspetti che abbiamo avuto modo di approfondire in passato e che ovviamente sono il prerequisito per l'ampliamento del tempo pieno. In particolare i servizi di refezione, che consentono di svolgere attività scolastiche anche nel pomeriggio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Dicembre 2018)

Ma qual è a oggi l'estensione del tempo pieno in Italia? E come si configura l'offerta tra i diversi comuni?

In quante classi è disponibile il tempo pieno

Sul territorio nazionale risulta molto variabile la presenza nelle scuole primarie di classi a tempo pieno. In media, in base ai dati Sose relativi alle regioni a statuto ordinario, poco meno del 40% delle classi presenta un'offerta di questo tipo nel 2017.

Nello stesso anno, si nota come i livelli più elevati si raggiungano in 4 regioni: Lazio, Lombardia, Piemonte e Toscana. Qui oltre la metà delle classi primarie è organizzata con l'orario a 40 ore. Poco sotto la soglia del 50% anche Emilia Romagna, Liguria e Basilicata.

Il dato è disponibile solo per le regioni a statuto ordinario.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Sose
(ultimo aggiornamento: lunedì 15 Marzo 2021)

La quota scende al di sotto del 20% nelle regioni in cui - come visto in precedenza - la domanda di questo orario risulta più debole. In primo luogo il Molise (5,6% di classi articolate sul tempo pieno), ma anche altre maggiori regioni del mezzogiorno come Campania, Abruzzo e Puglia, tutte collocate tra il 10 e il 20%.

55,7% le classi organizzate a tempo pieno nel Lazio nel 2017.

Scendendo a livello comunale, si nota come la spaccatura non sia esclusivamente tra nord e sud, ma anche tra grandi città e aree interne, in particolare piccoli comuni.

Se si considerano le città con una popolazione superiore a 100mila abitanti, la quota di classi primarie a tempo pieno risulta pari al 60,4% del totale. Percentuale che scende in un range compreso tra il 30 e 40% nelle città tra 10 e 100mila residenti. In particolare si colloca al 34% in quelle tra 60 e 100mila abitanti, al 38,5% tra 20 e 60mila e al 36,3% tra 10 e 20mila.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Sose
(ultimo aggiornamento: lunedì 15 Marzo 2021)

Distanze non solo tra nord e sud, ma anche tra piccoli e grandi comuni.

Nei comuni più piccoli la quota cala drasticamente: è ancora al 30,3% tra 5 e 10mila abitanti, scende al 25,5% tra 3 e 5mila e al 22,1% tra 2 e 3mila. Con meno di duemila residenti il dato scende ulteriormente. Se tra 1.000 e 2.000 abitanti ancora più di una classe su 5 (21,5%) è organizzata con il tempo pieno, con una popolazione sotto i 1.000 residenti si attesta ampiamente sotto questa soglia. Tra 500 e 999, la quota di classi a tempo pieno è pari al 14,5%, sotto i 500 scende al 6,5%.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla percentuale di classi a tempo pieno nelle regioni a statuto ordinario sono di fonte Sose.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Sose
(ultimo aggiornamento: lunedì 15 Marzo 2021)

Foto: Flickr Agência BrasíliaLicenza

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