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Gli asili nido e l’istruzione tra 0 e 6 anni nel Pnrr

Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione verso le politiche educative destinate alla fascia d’età che precede l’obbligo scolastico. Quella tra 0 e 3 anni, cui si rivolgono gli asili nido e in generale i servizi socio-educativi per la prima infanzia. E quella tra 3 e 6 anni, prerogativa delle scuole dell’infanzia.

Se su queste ultime il nostro paese, a dispetto di una tendenza al calo negli ultimi anni, si pone da sempre ai vertici a livello europeo, l’offerta di nidi è stata storicamente molto più debole e asimmetrica.

27,2 i posti nei nidi e nei servizi prima infanzia ogni 100 bambini in Italia. Mancano quasi 6 punti all’obiettivo europeo del 33%.

Tradizionalmente considerati solo nella loro veste di servizio sociale, rivolto alla conciliazione tra lavoro e famiglia, anche l’approccio alla loro funzione è cambiato nel tempo.

L’istruzione prescolare è decisiva per lo sviluppo del minore e gli apprendimenti degli anni successivi.

È infatti ormai acquisito nella letteratura il loro ruolo pienamente educativo. I primi 1.000 giorni di vita del bambino sono determinanti nello sviluppo del minore (Monica Mancini, Istituto degli Innocenti 2020). Perciò asili nido e servizi per l’infanzia rappresentano il primo tassello nelle politiche di contrasto alla povertà educativa. È a partire da questa fase, in cui i bambini sono così ricettivi, che va garantito a tutti – a prescindere dalle condizioni della famiglia – l’accesso a percorsi educativi di qualità.

59,3% dei comuni italiani offre il servizio nido o altri servizi integrativi per la prima infanzia. Nel mezzogiorno la quota scende al 46%.

È in questo quadro che va inserita la crescente attenzione per estendere l’offerta educativa tra 0 e 6 anni. A livello normativo, il decreto legislativo 65 del 2017 ha integrato nell’ordinamento nazionale alcuni obiettivi strategici, coerenti con quanto stabilito in sede europea. In particolare, il raggiungimento dell’obiettivo di Barcellona di offrire almeno 33 posti nido ogni 100 bambini con meno di 3 anni. Nonché il target del 75% di comuni che offrano servizi educativi per l’infanzia, singolarmente o in forma associata.

Gli obiettivi Ue di Barcellona riguardano la diffusione di nidi, servizi e scuole per l'infanzia, da offrire ad almeno il 33% dei bimbi sotto i 3 anni e al 90% di quelli tra 3 e 5 anni. Dopo il Covid sono stati innalzati al 45% e al 96%. Vai a "Che cosa prevedono gli obiettivi di Barcellona sugli asili nido"

Il piano nazionale di ripresa e resilienza si muove in questo quadro strategico. Sull’investimento per gli asili nido e le scuole dell’infanzia il Pnrr stanzia 4,6 miliardi di euro complessivi. Gran parte di essi, 3 miliardi, vengono assegnati attraverso un nuovo bando, le cui graduatorie sono state pubblicate ad agosto. Di questi 3 miliardi, 2,4 sono destinati agli asili nido e i restanti 600 milioni alle scuole per l’infanzia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: mercoledì 14 Settembre 2022)

Altri 700 milioni invece andranno a finanziare progetti già in essere, nello specifico quelli seguiti all’avviso del 22 marzo 2021 per “asili nido, scuole dell’infanzia e centri polifunzionali”. Un'altra parte (900 milioni) sarà destinata alle spese di gestione.

€ 4,6 mld stanziati dal Pnrr per il piano asili nido e scuole dell'infanzia.

Cosa prevede il piano asili nido e scuole dell'infanzia

Questo investimento del Pnrr è rivolto a diversi scopi. In primis quelli di natura più educativa, per riconoscere a tutte le bambine e i bambini il diritto all’istruzione fin dalla nascita. In questo senso, estendere l'offerta di nidi, poli e scuole per l'infanzia significa soprattutto garantire un "percorso educativo unitario e adeguato alle caratteristiche e ai bisogni formativi di quella fascia d’età".

Ma tra le finalità di questa misura ne rientrano anche altre di tipo socio-economico: dall'incentivazione dell'occupazione femminile all'incremento del tasso di natalità.

264.480 nuovi posti per servizi di educazione e cura per la prima infanzia (fascia 0-6 anni).

In un paese che, come approfondiremo, è caratterizzato da profonde disparità nell'offerta del servizio, ciò significa innanzitutto colmare tali divari. In particolare per quanto riguarda la fascia 0-2 anni, quella cui si rivolgono gli asili nido e i servizi per la prima infanzia.

A questo scopo, diventa centrale l'investimento da 2,4 miliardi di euro sui bandi per la realizzazione di asili nido e servizi integrativi. Si tratta infatti dell'intervento più cospicuo previsto in questo ambito (l'80% dei 3 miliardi di euro da nuovi bandi). E, sebbene non esaurisca tutte le azioni che nei prossimi anni saranno svolte sul comparto (ricordiamo il ruolo dei 700 milioni stanziati tra 2021 e 2025 con legge 160/2019 e Dpcm 30 dicembre 2020), sarà l'intervento più caratterizzante la sfida del Pnrr in questo ambito.

Come rilevato dalle analisi dell'ufficio parlamentare di bilancio infatti le modalità di assegnazione dei progetti precedenti il Pnrr non erano pienamente coerenti con lo spirito del piano.

Per questioni di natura temporale, tali criteri di ripartizione non rispondono integralmente alle linee attuative previste nel PNRR.

€ 2,4 mld stanziati dal bando Pnrr per la costruzione di nuovi asili nido.

A differenza delle risorse per progetti in essere, infatti, il nuovo bando da 3 miliardi di euro, di cui l'investimento sui nidi costituisce la parte maggiore, ha dato la possibilità di programmare gli interventi nel quadro degli obiettivi già definiti dal Pnrr. In questo senso, è interessante approfondirne genesi e sviluppo alla luce dei traguardi previsti dal piano.

Un iter abbastanza complesso, che è utile ricostruire per delineare le difficoltà nell'attuazione del Pnrr. Il decreto di ripartizione delle risorse è stato approvato il 2 dicembre 2022 e ha previsto la suddivisione dei 3 miliardi complessivi in 2,4 per la fascia 0-2 anni (quella cui si rivolgono nidi e servizi integrativi) e 600 milioni per quella 3-5 anni.

Sulla base di questo atto è stato presentato un avviso pubblico per la presentazione delle domande da parte degli enti locali. Con una prima scadenza al 28 febbraio, poi prorogata fino al 1° aprile.

 

Il percorso del bando per nidi e scuole d'infanzia

02/12/2021
Decreto ripartizione € 3 mld, di cui:
- 2,4 fascia 0-2 anni
- 0,6 fascia 3-5 anni
02/12/2021
Bando pubblico per la selezione di nidi e scuole infanzia
28/02/2022
Scadenza bando
- per i nidi arrivate richieste per 1,2 mld su 2,4 totali;
- per le scuole dell'infanzia 2,1 mld su 600 mln
03/03/2022
Prima proroga termini al 31/3/2022 h. 15 (solo per nidi)
31/03/2022
Seconda proroga termini al 1/4/2022 h. 17 (solo per nidi)
aprile 2022
Esito proroga:
- Richieste salgono a 2 mld su 2,4 disponibili
+76% di domande, ma ancora debole richiesta sud
14/04/2022
Nuovo decreto ricollocazione 400 mln residui. In particolare previsto:
- incremento risorse poli infanzia
- bando specifico per mezzogiorno
15/04/2022
Riapertura termini per mezzogiorno
31/05/2022
Scadenza bando mezzogiorno
- utilizzo completo risorse (81 mln richieste su 70 mln)
16/08/2022
Pubblicazione graduatorie
+ 108 milioni del ministero per finanziare progetti pari merito
(Investimento finale: € 3,1 mld)
30/06/2023
Scadenza Ue: aggiudicazione contratti per costruzione/riqualif./messa in sicurezza
31/12/2025
Obiettivo Ue da raggiungere:
- 264.480 nuovi posti nido e infanzia

 

Il motivo delle proroghe era la carenza di domande lato nidi. Alla prima scadenza le richieste presentate per questo comparto ammontavano a circa la metà dello stanziamento (circa 1,2 miliardi sui 2,4 disponibili). Un dato dovuto alla scarsità di domande soprattutto nei territori privi di nidi, come quelli del mezzogiorno.

La proroga dei termini si è accompagnata alla costituzione di task force (coinvolgendo Anci, agenzia per la coesione territoriale, prefetture etc.) in modo da supportare i comuni nella presentazione dei progetti. Alla nuova scadenza di aprile, ciò ha portato a un aumento delle domande (+76%), anche se sono comunque avanzate delle risorse (400 milioni di 2,4 miliardi).

+76% le domande per asili nido a seguito del supporto nella presentazione dei progetti.

Con il successivo decreto 100 del 14 aprile 2022 tali risorse sono state riallocate, in primo luogo verso i poli per l'infanzia. Si tratta di strutture - previste dal Dlgs 65/2017 - dove asili nido e servizi integrativi coesistono con le scuole per l'infanzia. E che quindi concorrono al raggiungimento degli obiettivi per la fascia 0-2 anni.

I Poli per l'infanzia accolgono, in un unico plesso o in edifici vicini, più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino a sei anni di età, nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell'età e nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento di ciascuno.

In parallelo, è stato varato un bando da 70 milioni di euro rivolto esclusivamente al mezzogiorno, con priorità per i comuni delle 3 regioni con meno candidature rispetto al budget iniziale: Basilicata, Molise e Sicilia. Questo "bando mezzogiorno", concretizzatosi nella riapertura dei termini del bando precedente, ha ricevuto richieste di finanziamento per un totale di 81,2 milioni di euro.

La stesura delle graduatorie, in agosto, ha consentito il finanziamento di quasi 2.200 strutture, tra cui 333 scuole dell'infanzia e oltre 1.850 nidi, con l'aggiunta di ulteriori risorse da parte del ministero.

+108 mln rispetto allo stanziamento iniziale di 3 miliardi per il piano nidi e scuole d'infanzia.

Tale percorso è sintomatico delle difficoltà nello sviluppo della rete dei nidi sul territorio nazionale. Mentre lo stanziamento per le scuole d'infanzia - presenti in modo più capillare - ha visto una partecipazione molto superiore allo stanziamento, per i nidi non è stato così. Con le maggiori difficoltà proprio nei territori oggi meno coperti.

L'attuale offerta di posti nido sul territorio nazionale

Nel corso degli ultimi anni l'offerta di asili nido e servizi per la prima infanzia è progressivamente cresciuta, passando dai 22,5 posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni del 2013 a 27,2 del 2020. Un incremento che ha portato l'Italia a 5,8 punti alla soglia del 33% indicata dal consiglio europeo di Barcellona.

Il dato presentato somma l’offerta di posti sia negli asili nido sia nei servizi integrativi per la prima infanzia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

I dati mostrano quindi un lento avvicinamento dell’Italia all’obiettivo europeo, in parte dovuto anche al calo demografico. Se nel 2013 i bambini tra 0 e 2 anni erano oltre 1,6 milioni, oggi sono meno di 1,3 milioni.

Tuttavia, come accennato, il dato medio nazionale che l'investimento del Pnrr punta a innalzare riflette profondi divari interni. Alcune regioni hanno superato da diversi anni la soglia Ue e si pongono ai vertici della classifica. Tra queste l'Umbria (44 posti ogni 100 bambini 0-2 anni), Emilia-Romagna e Val d'Aosta con una quota superiore al 40%. Sopra la soglia di Barcellona anche Toscana, Lazio e Friuli-Venezia Giulia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

Agli ultimi posti, con poco più di 10 posti ogni 100 bambini, 3 grandi regioni del mezzogiorno: Sicilia (12,5), Calabria (11,9) e Campania (11).

Queste, sebbene partissero da livelli addirittura inferiori negli anni scorsi, si attestano poco sopra la soglia dei 10 posti ogni 100 bambini. Nell'ultimo decennio da segnalare il recupero della Campania (dai 6,2 posti nel 2013 agli 11 attuali), mentre appare più contenuta la crescita delle altre due regioni al fondo della classifica.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

Restano ampi i divari tra nord e sud nell'offerta educativa per la prima infanzia.

Del resto, sebbene nell’ultimo decennio l’offerta di asili nido e servizi prima infanzia in relazione alla presenza di bambini sia aumentata in modo generalizzato, permane la spaccatura tra centro-nord e mezzogiorno. Nella parte settentrionale del paese, progressivamente, quasi tutti i territori, con poche eccezioni hanno raggiunto una copertura pari ad almeno il 25% (1 posto ogni 4 bambini residenti).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

Le province e città metropolitane che raggiungono la soglia europea sono raddoppiate, passando da 15 su 110 nel 2013 a 30 su 107 nel 2020. In parallelo, anche i territori dove l'offerta non raggiunge quota 10% sono fortemente diminuite, da 12 a 4.

4 le province con meno di 10 posti ogni 100 bambini residenti nel 2020. Si tratta di Ragusa, Caltanissetta, Cosenza e Caserta.

Resta il fatto che nessuna provincia del sud - ancora nel 2020 - raggiunge o si avvicina alla soglia del 33%. E solo due - entrambe in Abruzzo, Teramo e Chieti - superano quella del 25%. Nonostante miglioramenti anche significativi rispetto alla situazione di partenza – ad esempio in provincia di Caserta l’offerta è più che raddoppiata, passando 4,2 a 8,9 posti ogni 100 bambini, per un aumento di posti pari all’81% – l'Italia meridionale resta ancora ampiamente indietro.

E ciò emerge chiaramente nel confronto a livello comunale. Le aree più scoperte sono da un lato quelle interne, da nord a sud; dall'altro ampi territori meridionali, comprese città e capoluoghi.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

Rispetto alla classificazione per aree interne, i comuni polo - le città baricentriche in termini di servizi - raggiungono la soglia del 33%. Quelli di cintura (le aree urbane hinterland dei poli) si attestano attorno al 25%. I comuni periferici e ultraperiferici non raggiungono il 20%. Nei primi, il rapporto è di 19,8 posti ogni 100 bambini. Nei secondi, di 14,7.

66,9 min il tempo minimo che serve da un comune ultraperiferico per raggiungere il polo più vicino.

Segnale della maggiore difficoltà di organizzare i servizi per la prima infanzia in territori dispersi, spesso con bassa densità abitativa e in progressivo spopolamento.

Nel sud anche le grandi città hanno un'offerta limitata di posti.

Allo stesso tempo, nel mezzogiorno la carenza di questo tipo di strutture riguarda anche le stesse città maggiori. Se si isolano i 10 comuni italiani più popolosi, si va arriva a 1 posto ogni 2 bambini a Firenze (52%), Bologna (48,9%) e Roma (48,2%). Altre 2 città del nord, Torino (40,90%) e Genova (37,40%), superano la soglia del 33%; Milano è al 27,9%, poco sopra la media nazionale.

La grandi città del sud sono tutte largamente al di sotto di questa quota. L'unica che si avvicina a un posto ogni 5 bambini è Bari (18,20%), seguita da Napoli (12,70%), Palermo (11,90%) e Catania (7,50%).

La localizzazione degli interventi per gli asili nido

Alla luce dell'offerta attuale, e del difficile percorso dei bandi, è rilevante approfondire come saranno dislocati i finanziamenti del Pnrr.

Per farlo, abbiamo analizzato le graduatorie pubblicate in agosto dal ministero, con il caveat che la loro efficacia è subordinata alla registrazione degli organi di controllo, e che non si possono considerare ancora definitive. Va infatti tenuto presente che prima della sottoscrizione dell’accordo di concessione potranno essere svolte ulteriori verifiche sull'ammissibilità e che per alcuni importi è prevista una successiva rimodulazione. Altro elemento cruciale è dato dal fatto che molti interventi presentano l'indicazione "riserva" sulla graduatoria.

Tuttavia questi dati consentono alcune valutazioni preliminari. In primo luogo riguardo al rispetto della clausola del 40% dei fondi prevista dal Pnrr. I successivi interventi sul percorso dei bandi, con proroghe, attività di supporto, aumento dei fondi e riaperture dei termini ad hoc per le regioni meridionali, hanno consentito di rispettare questo obiettivo.

54,98% le risorse per gli asili nido destinate alle regioni del mezzogiorno.

Quasi il 55% delle risorse per asili nido e poli dell'infanzia andranno agli enti locali di sud e isole. Parliamo di oltre 1,3 miliardi su 2,43 totali dopo lo stanziamento aggiuntivo da 108 milioni. Anche nell'ambito delle scuole dell'infanzia, il cui percorso per formare le graduatorie è stato molto più lineare, la soglia obiettivo sarà rispettata. Il 40,85% degli oltre 600 milioni andrà a enti del mezzogiorno.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Agosto 2022)

A livello provinciale, isolando solo gli interventi sul versante asili nido, è previsto che i territori con maggiore finanziamento siano le città metropolitane di Bari (93,9 milioni complessivi per 40 interventi) e Napoli (93,4 milioni per 49 nidi). Sopra la soglia dei 93 milioni di euro anche la provincia di Cosenza. Seguono Salerno, Lecce e Caserta, con un importo complessivo dai diversi progetti attorno agli 80 milioni di euro ciascuno.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Agosto 2022)

Tra i 10 territori con più finanziamenti, 8 sono nel sud.

Al settimo posto la città metropolitana di Roma (57,7 milioni), seguita da Avellino (55), Bergamo (47) e Pescara (46,8). Da notare come il ruolo del bando rivolto alle regioni del mezzogiorno per alcuni territori abbia inciso in modo importante. Non quelli appena citati, ai primi posti per importi totali, ma per altre realtà soprattutto siciliane (regione cui era stata data priorità proprio in ragione delle poche domande rispetto allo stanziamento). Nell'ennese oltre 1/3 del finanziamento previsto per asili deriva da quel bando, così come oltre un quarto delle risorse per gli enti di Messina e Trapani.

L'investimento dovrebbe portare al finanziamento di quasi 2.200 progetti, di cui 333 per scuole dell'infanzia e oltre 1.850 per asili nido e poli dell’infanzia. Di questi, 14 sono localizzati nel comune di Palermo (12 milioni complessivi) e 13 in quello di Napoli. Il capoluogo campano è primo per importo totale del finanziamento previsto (circa 31,2 milioni di euro dai nidi), seguito da Bari (9 interventi da 18,4 milioni complessivi).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Agosto 2022)

Da notare come tuttavia, alcuni interventi in questi territori abbiano l'indicazione "riserva" sulla graduatoria. Presentano questa specifica 8 interventi a Bari, mentre l'incidenza è più contenuta per Napoli (7) e Palermo (3). È ancora presto quindi per compiere una valutazione definitiva, sebbene vada rilevato che anche eliminando tutti gli interventi classificati come "riserva" la quota rivolta al mezzogiorno resta attestata al 55%. In ogni caso, le graduatorie pubblicate e l'andamento del bando consentono già alcune valutazioni.

Interventi sui nidi alla prova dell'implementazione

Se si confrontano, provincia per provincia, gli importi medi per residente 0-2 anni degli interventi in graduatoria con l'attuale offerta di asili nido, una relazione tendenziale emerge. Come è logico aspettarsi, se interventi e importi saranno confermati, molti dei territori più carenti in termini di asili nido dovrebbero essere anche quelli con i maggiori finanziamenti pro capite.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione e Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Agosto 2022)

Una tendenza abbastanza nitida, sebbene non del tutto univoca. Ad esempio alcune province siciliane - su tutte Caltanissetta - presentano una offerta attuale limitata e un importo pro capite sotto la media. Allo stesso tempo, resta la tendenza di fondo per cui i territori con minore offerta dovrebbero ricevere i finanziamenti maggiori, come testimonia il rispetto della clausola del 40%.

Il rispetto della clausola del 40%, oltre che frutto dei criteri di ripartizione stabiliti decreto del 2 dicembre 2021, trova la sua genesi nella modalità con cui il bando è stato implementato. Innanzitutto la scelta di non prevedere punteggio aggiuntivo per il cofinanziamento, che invece era stata fatta per il precedente bando da 700 milioni. Criterio che - come rilevato dall'ufficio parlamentare di bilancio e sottolineato da alcuni osservatori - tendeva a penalizzare soprattutto i territori meno serviti.

(...) sostituire, a parità di punteggio, il criterio del cofinanziamento con il grado di copertura offerto dai Comuni.

I nuovi criteri stabiliti per la ripartizione, uniti alla scelta di riaprire i termini del bando sugli asili nido (dapprima per tutti i comuni, in seguito solo per quelli del mezzogiorno con priorità a quelli più distanti dal plafond previsto), hanno consentito di superare la clausola del 40%. E di mantenere una relazione tra la copertura attuale e il finanziamento futuro.

Tuttavia nell'implementazione del bando sono emerse alcune criticità da non sottovalutare. Nonostante gli assestamenti in corso d'opera, è emersa chiaramente la difficoltà per gli enti di alcune regioni nel presentare domanda per i bandi. È quanto mostra il raffronto tra la ripartizione prevista dal decreto del 2 dicembre 2021 e l'esito delle graduatorie pubblicate in agosto.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Agosto 2022)

Il decreto assegnava le risorse per i nidi in base a due criteri: carenza di servizi (75% della ponderazione) e presenza di bambini sotto i 3 anni (25%). Questa ripartizione, sulla carta, garantiva al mezzogiorno una ripartizione non dissimile da quella finale: 55,29%, rispetto al 54,98% successivo alle graduatorie. Tuttavia, rispetto alle previsioni iniziali, è cambiata molto la distribuzione tra le regioni.

La quota finale è stata mantenuta perché alcuni enti di regioni del sud hanno sovraperformato rispetto allo stanziamento iniziale previsto. Su tutti quelli pugliesi, che da decreto di ripartizione avevano 189,9 milioni di euro e entrano in graduatoria con progetti per 268 milioni (+78 milioni, un incremento del 41,5%). Scarto particolarmente positivo anche per l'Abruzzo (+49,7 milioni) e la Campania (+26,7 milioni).

Allo stesso tempo, gli enti locali di Sicilia, Molise e Basilicata hanno espresso un fabbisogno ben al di sotto dello stanziamento originario. E ciò nonostante la riapertura dei termini e la priorità assegnata proprio a queste regioni nel bando per il mezzogiorno, con il decreto 100/2022.

-106,8 mln la differenza tra quanto assegnato alla Sicilia con il decreto di ripartizione e i progetti nella graduatoria del bando.

Dal momento che questi territori si posizionano ben al di sotto della media nazionale nell'offerta di nidi, è da escludere che le domande presentate corrispondano al loro fabbisogno reale. Entrano necessariamente in gioco altri fattori, a partire dalle difficoltà di mettere a punto una progettazione efficace e in linea con quanto stabilito dal bando. Anche la sottovalutazione della misura da parte del decisore locale potrebbe aver pesato, così come la ritrosia per alcune amministrazioni nel prevedere investimenti su un settore di cui attualmente non si occupano direttamente.

Non sorprenderebbe, purtroppo, se in qualche realtà ci fosse scarsa attenzione politica ad interventi che avvantaggiano in misura particolare le donne e i bambini. In particolare è del tutto possibile ipotizzare che le Amministrazioni siano state maggiormente in grado di avanzare domande per servizi che essi già gestiscono e conoscono bene

Tutte motivazioni che indicano la necessità di un sempre maggiore investimento sul settore della prima infanzia. Un investimento in primo luogo di natura economica, per costruire nuovi nidi e in parallelo prevedere risorse per la loro gestione futura. Ma anche culturale, per assegnare la dovuta priorità al primo momento educativo di bambine e bambini.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi ad asili nido e servizi prima infanzia sono di fonte Istat.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

Foto: Flickr Università Campus Bio-Medico di Roma - Licenza

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