Chi decide la politica di cooperazione allo sviluppo

La cooperazione allo sviluppo è parte integrante e qualificante della politica estera italiana. Per questo i ruoli chiave dei due ambiti combaciano, con l’eccezione di alcune figure con competenze specifiche in ambito di cooperazione.

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Progetto

Nel 2014 il parlamento ha approvato una legge molto importante per il settore della cooperazione (legge 125/2014). Nello spirito di questo provvedimento la politica di cooperazione diventava una componente cruciale della più generale politica estera italiana.

La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile […] è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia.

Tra le molte novità, la norma modificava il nome del ministero (diventato ministero degli esteri e della cooperazione Internazionale – Maeci), istituiva l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e stabiliva l’obbligo di nominare un vice ministro degli esteri con questa delega.

Un tassello importante che ha contribuito a definire l’intreccio d’istituzioni, funzionari, membri del governo e del parlamento che contribuiscono a formare la nostra politica di cooperazione allo sviluppo.

Il ministero e l’agenzia

Se si guarda all’esecutivo è importante considerare il peso che ha la presidenza del consiglio sulle scelte generali di politica estera, e dunque in questa fase la presidente Giorgia Meloni. Tuttavia, la responsabilità della politica estera italiana è del ministro degli esteri, ovvero del vicepresidente del consiglio e coordinatore di Forza Italia (FI) Antonio Tajani. Questi pur non avendo mai ricoperto incarichi in questo settore né presso il ministero né nel parlamento italiano, ha comunque un’ampia esperienza internazionale, avendo svolto sia il ruolo di commissario europeo all’industria, sia quello di presidente del parlamento di Strasburgo.

La responsabilità politica è del ministro che tuttavia è tenuto a conferire la delega in materia di cooperazione allo sviluppo a un viceministro. Vai a “Che cosa fanno i viceministri e i sottosegretari di stato”

Il ministro, come stabilito dalla legge, nomina un viceministro, attribuendogli la delega alla cooperazione allo sviluppo. In termini pratici quindi sarà Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia a seguire i vari dossier che riguardano la cooperazione. Alla sua prima esperienza di governo, Cirielli è stato a lungo parlamentare (dal 2001 con Alleanza nazionale) e nel suo percorso ha quasi sempre fatto parte o della commissione esteri o di quella difesa (che ha un chiaro risvolto estero viste ad esempio le missioni militari cui l’Italia partecipa).

FONTE: openpolis

Altri due sottosegretari chiudono il gruppo di esponenti politici posti al vertice della Farnesina. Ovvero Maria Tripodi, anche lei di Forza Italia, e Giorgio Silli di Noi Moderati, le cui deleghe al momento non sono state ufficializzate.

Ma anche i vertici amministrativi sono importanti. Tra tutti il segretario generale del ministero, l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi, e il direttore dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, Luca Maestripieri. Entrambi hanno ricevuto l’incarico dall’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio, anche se Maestripieri era stato inizialmente nominato dal ministro Moavero Milanesi nel corso del primo governo Conte. Vedremo nei prossimi mesi se il governo manterrà questo assetto o deciderà per un cambiamento. Sicuramente prima o poi il ministro Tajani dovrà decidere come riempire una casella di grande rilevanza che attualmente è scoperta, ovvero quella di direttore della direzione generale cooperazione allo sviluppo del Maeci.

I compiti delle commissioni

Oltre ai ministeri però, un ruolo fondamentale è o dovrebbe essere svolto anche dal parlamento, e in particolare dalle commissioni esteri di camera e senato.

Le commissioni esteri di camera e senato sono competenti in tutte le materie che riguardano la politica estera, inclusa la cooperazione allo sviluppo. Vai a “Cosa sono le commissioni parlamentari e perché sono importanti”

I loro poteri dunque sono molto ampi riguardando innanzitutto l’esame di qualsiasi proposta di legge rientri in questi ambiti (art. 72 della costituzione), come ad esempio la legge di bilancio e quindi la quantità di risorse da destinare al settore della cooperazione, ​​ma anche l’esame delle delibere del governo sulle missioni internazionali.

Tra le prerogative delle commissioni poi rientrano anche alcuni poteri d’indirizzo, come le risoluzioni o gli ordini del giorno. Attraverso atti di questo tipo, l’aula o le commissioni possono ad esempio impegnare il governo a perseguire impegni internazionali su temi quali la coerenza delle politiche o l’efficacia dell’aiuto.

In alcune occasioni inoltre, il parere delle commissioni è espressamente previsto dalla legge. Come nel caso del documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione, per la cui approvazione è richiesto il parere, non vincolante, delle commissioni parlamentari. Nonostante le previsioni di legge nel corso degli anni la presentazione del documento ha subito forti ritardi e per questa ragione la norma è stata recentemente modificata in modo da rendere più efficace questo passaggio (L. 234/2021 art. 1 comma 807).

Proprio per assolvere questi compiti disponendo di tutte le informazioni necessarie le commissioni possono inoltre organizzare delle audizioni conoscitive. In queste occasioni vengono invitate figure istituzionali o della società civile che possono essere parte o meno di organi previsti dalla legge, come il consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo.

Purtroppo almeno nell’ultima legislatura il ruolo delle commissioni non ha inciso particolarmente sulla politica di cooperazione, limitandosi a poco più che la presentazione e in alcuni casi l’approvazione di qualche emendamento alla legge di bilancio. Peraltro in anni recenti la discussione sulla legge di bilancio è sempre avvenuta in un unico ramo del parlamento, mentre l’altra aula, per mancanza di tempo, si è limitata a ratificare decisioni già prese.

I ruoli chiave

Nonostante questo, il potere formale delle commissioni resta intatto e dunque, per completare l’elenco degli incarichi più importanti nel settore della cooperazione vanno considerati quantomeno i presidenti delle commissioni esteri dei due rami del parlamento.

Alla camera si tratta di Giulio Tremonti. Eletto in questa legislatura con Fratelli d’Italia Tremonti è stato parlamentare dal 1994 al 2018 quasi sempre nelle fila di Forza Italia o del Popolo delle libertà (Pdl) a eccezione del suo il primo mandato. Ministro delle finanze in tutti i governi Berlusconi nella sua lunga carriera parlamentare ha comunque avuto occasione di far parte sia della commissione esteri che di quella sulle politiche dell’Unione europea.

A palazzo Madama invece è la senatrice Stefania Craxi (FI) a ricoprire il ruolo di presidente della commissione esteri e difesa. Deputata di Forza Italia e del Pdl dal 2006 al 2013, durante il quarto governo Berlusconi è stata sottosegretaria agli esteri. Rieletta in parlamento nel 2018, nella scorsa legislatura è stata vice presidente della commissione esteri del senato.

3 su 5 i ruoli chiave ricoperti da esponenti di Fratelli d’Italia in materia di politica estera e di cooperazione.

Dei 5 incarichi politici più importanti dunque, 2 sono attribuiti a esponenti di Forza Italia (il ministro degli esteri e la presidenza della commissione esteri del senato) e 3 a esponenti di Fratelli d’Italia (la presidenza del consiglio, il viceministro e il presidente della commissione esteri della camera). Del tutto escluso, o quasi, appare dunque l’altro partito cardine della maggioranza, ovvero la Lega.

Gli equilibri politici nelle commissioni parlamentari

Guardando però più approfonditamente alla composizione delle commissioni parlamentari la Lega risulta avere in entrambi i casi più esponenti di Forza Italia. Ma questa è la naturale conseguenza di una più ampia rappresentanza parlamentare ottenuta in seguito alle recenti elezioni. Inoltre a un esponente della Lega è stata attribuita la vicepresidenza di commissione alla camera. Si tratta di Paolo Formentini, deputato alla seconda esperienza parlamentare, che già aveva ricoperto questo ruolo durante la precedente legislatura.

L’altra vicepresidente è l’esponente del Partito democratico (Pd) Lia Quartapelle. Deputata alla terza legislatura ha sempre ricoperto incarichi in commissione esteri, prima come segretaria, poi come capogruppo e ora come vicepresidente. Nel corso della diciassettesima legislatura peraltro è stata relatrice della legge che ha definito la disciplina generale della cooperazione allo sviluppo (l. 125/2014).

FONTE: openpolis

Da segnalare infine che della commissione fanno parte anche alcune figure politiche di primo piano. Come ad esempio il leader del Movimento 5 stelle ed ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, il segretario di +Europa ed ex sottosegretario agli esteri Benedetto della Vedova e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Ma anche l’ex ministro alle infrastrutture Graziano Delrio, l’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini e l’ex ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola, tutti deputati del Partito democratico.

Quanto alla commissione del senato, presieduta dal Stefania Craxi (FI), le vicepresidenze sono invece state attribuite a un esponente di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, e a uno del Movimento 5 stelle, Ettore Licheri.

Il primo è stato deputato dal 1994 al 2013, eletto prima con Alleanza nazionale e poi con il Popolo delle libertà. Nel quarto governo Berlusconi ha svolto anche il ruolo di sottosegretario presso il ministero dell’ambiente. Nel corso della sua lunga esperienza parlamentare comunque ha fatto parte in più occasioni anche della commissione esteri.

Ettore Licheri invece è alla sua seconda esperienza parlamentare. Nella scorsa legislatura è stato presidente della commissione politiche dell’Unione europea del senato per i primi due anni. Successivamente ha proseguito il suo lavoro in quella stessa commissione come componente semplice, fino a maggio 2022, quando è entrato a far parte della commissione esteri.

Per concludere in commissione esteri del senato si trovano anche due ex presidenti del consiglio, Mario Monti (senatore a vita iscritto al gruppo misto) e Matteo Renzi (Azione-Italia viva), oltre che l’ex sottosegretaria al ministero della difesa Stefania Pucciarelli (Lega).

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Governo.it

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