Il tasso di rinnovamento

Con le elezioni del 25 settembre sono entrati a far parte delle aule parlamentari nuovi deputati e nuovi senatori. Alcuni di loro hanno già ricoperto un incarico di questo tipo, altri si siedono per la prima volta sui banchi di camera e senato.

Da un lato il rinnovamento della classe parlamentare è un meccanismo salutare per portare energie nuove e formare futuri dirigenti politici. Dall’altro le forze politiche necessitano anche di personale esperto, a cui affidare gli incarichi più delicati oltre che per trasmettere conoscenza ai nuovi eletti.

Sotto il primo profilo la nuova legislatura si caratterizza per un tasso di rinnovamento molto inferiore a quello delle due precedenti.

44,5% il tasso di rinnovamento parlamentare alla camera. Al senato è il 37,9%.

Considerando tutti i parlamentari (inclusi i senatori a vita e gli eletti all’estero) all’inizio di ciascuna legislatura è indicata la quota di quelli che, prima di quella data, non avevano mai ricoperto l’incarico di deputato o senatore.

FONTE: openpolis

La XVII e la XVIII legislatura tuttavia hanno avuto un tasso di rinnovamento particolarmente alto, superato alla camera solo dalle elezioni del 1994 con cui prese avvio la seconda repubblica. L’attuale tasso di rinnovamento infatti si pone comunque sopra i livelli medi della prima repubblica.

L’esperienza parlamentare

Nel confronto con le legislature precedenti pesa probabilmente il taglio al numero dei parlamentari. Con meno seggi a disposizione infatti è facile immaginare come nella scelta dei collegi a essere sfavoriti siano stati proprio i volti nuovi.

D’altronde un parlamento ridotto implica che un minor numero di parlamentari dovrà occuparsi di tutte le attività necessarie al corretto funzionamento di camera e senato.

Molti di questi poi saranno chiamati a ricoprire ruoli chiave nei vari organi che compongono il parlamento. Incarichi che solitamente sono ricoperti da parlamentari esperti.

Il gruppo con la quota maggiore di parlamentari esperti risulta essere la Lega. Ben 74 dei suoi 95 parlamentari (77,9%) infatti erano già stati eletti deputati o senatori. Al secondo posto invece Azione Italia-viva, anche se in questo caso si tratta di un gruppo piuttosto piccolo (30 tra camera e senato) per cui il numero di parlamentari esperti si ferma a 22 (73,3%).

In generale quasi tutti gli altri gruppi principali si trovano sopra il 50%, incluso il Movimento 5 stelle, nonostante il limite dei 2 mandati.

Tra i gruppi principali Fratelli d’Italia è l’unico ad avere una quota molto bassa di parlamentari esperti.

Fa eccezione invece proprio Fratelli d’Italia (FdI), ovvero il gruppo più rappresentato nelle aule parlamentari. Sono appena il 35,4% infatti i parlamentari di FdI che sono precedentemente stati eletti alla camera e al senato. Una percentuale questa del tutto simile a quella del Movimento 5 stelle nella scorsa legislatura, che in quell’occasione rappresentava gruppo più numeroso.

D’altronde difficilmente poteva andare diversamente se si considera quanto questo partito sia cresciuto rispetto alle scorse tornate elettorali. Inoltre gli eletti di Fratelli d’Italia sono ben 181 e dunque restano comunque 64 quelli con almeno un’esperienza parlamentare alle spalle.

Più in generale considerando complessivamente gli eletti nella coalizione di centro-destra sono il 53,9% quelli che hanno già ricoperto l’incarico di parlamentare. Tra questi si trovano anche 2 ex presidenti del senato: Marcello Pera, eletto nelle liste di Fratelli d’Italia, e Maria Elisabetta Alberti Casellati di Forza Italia. A questi poi si può aggiungere Antonio Tajani che ha ricoperto l’incarico di presidente del parlamento europeo.

Nelle liste del Pd invece sono stati eletti 2 ex presidenti della camera: Pier Ferdinando Casini e Laura Boldrini.

L’esperienza nei ministeri e presso la presidenza del consiglio

Quanto ai parlamentari con esperienza di governo sono la Lega e il Partito democratico a esprimerne di più, ovvero 23 ciascuno. Rispettivamente il 24,2% e il 21,5% dei propri parlamentari. Nel caso della Lega si tratta di 9 ministri e 14 sottosegretari. Mentre il Pd conta 10 sottosegretari, 12 ministri e un ex presidente del consiglio, il segretario dimissionario Enrico Letta.

Ma anche altri gruppi esprimono un ex presidente del consiglio: Forza Italia con Silvio Berlusconi, il Movimento 5 stelle con Giuseppe Conte, Azione-Italia viva con Matteo Renzi e il gruppo misto con il senatore a vita Mario Monti.

Certo l’esperienza di governo è un dato significativo per tutti i gruppi parlamentari. Conoscere a fondo il funzionamento di un ministero o della presidenza del consiglio è sicuramente utile per trattare quegli stessi temi magari in una commissione parlamentare.

I candidati che hanno ricoperto l’incarico di presidenti del consiglio sono contati solo in questa categoria e non anche nel numero di ministri o sottosegretari. Allo stesso modo se un ministro in precedenza ha ricoperto anche l’incarico di sottosegretario viene contato solo come ministro. Rispetto ai primi capitoli di questo esercizio sono variati i numeri del gruppo misto alla camera e sono nati due nuovi gruppi “Alleanza Verdi-Sinistra” e “Noi moderati”.

FONTE: openpolis

Diventa particolarmente importante però per la maggioranza di centro-destra che ai propri parlamentari dovrà affidare la maggior parte dei ruoli chiave in parlamento, oltre che nel governo. Complessivamente infatti sono solo 26 senatori e 26 deputati di centro destra con esperienza di governo.

52 i parlamentari di maggioranza con esperienza di governo.

Tra questi è considerata anche Michela Vittoria Brambilla, unica iscritta al gruppo misto ad aver votato la fiducia al governo.

Parlamentari e politica locale

Un senso diverso invece assume l’analisi degli eletti che hanno ricoperto incarichi nelle giunte e nei consigli dei comuni e delle regioni. Esperienze certamente importanti per la formazione di un politico ma di natura comunque differente. Se non altro per le materie diverse che rientrano nella competenza di questi organi.

Verificare la quota di parlamentari di ciascun gruppo con esperienza nella politica locale dunque serve anche a comprendere come ciascuna forza politica seleziona la propria classe dirigente.

Come anche nella scorsa legislatura la Lega si conferma il partito con la quota maggiore di parlamentari con esperienza di governo.

81% i parlamentari della lega che hanno ricoperto incarichi nelle giunte e nei consigli delle regioni o dei comuni.

Seguono Azione-ItaliaViva (73,3%), Fratelli d’Italia (68%), Alleanza Verdi-Sinistra (66,7%) e Noi moderati (60%).

Solo al sesto posto il Partito democratico che pure rappresentava la prima lista per numero di candidati con esperienza nella politica locale.

Al contempo però nei gruppi di camera e senato del Pd si contano sia il maggior numero di sindaci (18) che di ex presidenti di regione (4). Ovvero Bruno Tabacci, Nicola Zingaretti, Debora Serracchiani e Luciano D’Alfonso.

Per quanto riguarda i sindaci seguono Fratelli d’Italia (17) e la Lega (15). Complessivamente invece sono 3 gli altri presidenti di regione eletti in parlamento. Si tratta nello specifico di Sebastiano Musumeci (Fratelli d’Italia), Ugo Cappellacci (Forza Italia) e Nicoletta Spelgatti (Lega).

Infine il Movimento 5 stelle si conferma il gruppo con la quota più bassa di eletti che hanno maturato esperienza nella politica locale (18), appena il 22,5%.

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