Le prime elezioni dopo il taglio dei parlamentari Mappe del potere

La riforma che ha previsto il taglio dei parlamentari è stata approvata definitivamente già nel 2020. A fine mese quindi si voterà per la prima volta per un parlamento composto da 400 deputati e 200 senatori.

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Il 25 settembre gli italiani saranno chiamati a eleggere per la prima volta un parlamento composto da 400 deputati e 200 senatori. Indipendentemente dagli eventuali risparmi economici ottenuti riducendo il numero dei parlamentari, occorrerà tempo per valutare se il ruolo del parlamento beneficerà o meno di questa novità.

Quello che è certo è che questo cambiamento riguarda diversi profili come il rapporto tra eletto ed elettore o il funzionamento delle aule parlamentari.

La riduzione della rappresentanza

Con il taglio al numero dei parlamentari a ridursi è inevitabilmente anche il rapporto tra il numero di abitanti e i loro rappresentanti politici.

Rispetto a questo tema la questione può essere letta da due punti di vista. I sostenitori della riforma infatti hanno sempre messo in evidenza come in Italia viga il bicameralismo paritario e quindi i parlamentari debbano essere considerati complessivamente, che si tratti di deputati o di senatori.

D’altra parte però, per quanto simili, camera e senato sono due organi diversi. L’esistenza di un’altra aula non cambia il fatto che un singolo parlamentare si trova oggi a rappresentare un numero di cittadini molto più elevato di quanto è accaduto fino alla scorsa legislatura.

0,66 deputati ogni 100mila abitanti. Prima della riforma i deputati erano 1 ogni 100mila abitanti.

Dopo la riforma, considerando solo le camere basse (la camera dei deputati per il nostro paese), l’Italia è diventata il paese europeo con il rapporto minore tra deputati e numero abitanti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati servizio studi del senato
(ultimo aggiornamento: martedì 16 Ottobre 2018)

Certo questo dato è in parte compensato dall'esistenza di un'altra aula con gli stessi poteri, il senato. La questione tuttavia incide sul rapporto tra eletto ed elettori, ed è un aspetto da tenere presente quando si discute della distanza crescente tra i cittadini e la politica.

I cambiamenti nei territori

A modificarsi dunque è anche il numero di elettori a cui deve rivolgersi ciascun candidato alle elezioni. Questo varia, in genere di poco, a seconda dei territori.

Com'è ovvio dunque i collegi elettorali sono diventati più grandi, e spesso più disomogenei i territori presenti in quei collegi. Il rischio quindi è che si eroda il rapporto tra territorio e candidati mentre al contempo aumenta l'influenza delle segreterie dei partiti.

l’aumento dell’estensione geografica dei collegi determinerà con tutta probabilità una perdita di contatto con le molteplici e variegate identità territoriali. Dall’altra parte, la necessità di raccogliere un consenso più largo dal punto di vista demografico avrà un effetto selettivo anche sui soggetti potenzialmente interessati a candidarsi alle elezioni, a tutto favore dei candidati individuati e sostenuti dai partiti o dei soggetti in grado di sostenere una campagna elettorale finanziariamente impegnativa.

FONTE: elaborazione openpolis su dati servizio studi del senato e Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 31 Agosto 2022)

A perdere più seggi in termini assoluti, com'è ovvio, sono state le regioni più popolose: Lombardia (38 alla camera e 18 al senato), Campania (22 alla camera e 11 al senato) e Lazio (22 alla camera e 10 al senato).

-36,51% la variazione percentuale a livello nazionale tra il numero di parlamentari prima della riforma (945) e dopo (600).

Se si considera invece la variazione percentuale la regione a uscirne più svantaggiata risulta essere la Basilicata con un -46,15%, ovvero quasi 10 punti in meno rispetto al dato nazionale. Qui infatti a pesare, più che il numero dei deputati passati da 6 a 4, è il numero di senatori che da 7 sono diventati solamente 3.

Due regioni piccole sono state quelle dove la rappresentanza si è ridotta di più.

A seguire l'Umbria con un -43,8%. Qui i deputati sono passati da 9 a 6 mentre i senatori sempre da 7 a 3. In entrambi i casi si tratta peraltro di regioni piccole, che eleggono un numero molto ridotto di parlamentari, con effetti non indifferenti anche sui meccanismi elettorali.

Con l'attuale sistema elettorale infatti dei 3 senatori espressi da ciascuna di queste due regioni, uno verrà eletto con sistema uninominale e gli altri due con il proporzionale. In questo modo tuttavia anche la componente proporzionale si trasforma nei fatti in una sorta di maggioritario per cui solo le due forze più consistenti possono ambire a eleggere un rappresentate sul territorio.

La legge elettorale comunemente chiamata rosatellum è stata adattata per essere applicabile anche con il taglio dei parlamentari. Vai a "Come funziona la legge elettorale nota come rosatellum"

Il caso opposto è invece quello della Valle d'Aosta dove il numero di parlamentari non è cambiato affatto. Qui infatti già prima della riforma veniva eletto un solo deputato e un solo senatore.

I regolamenti parlamentari

Più che ai risparmi ottenuti con il taglio del numero dei parlamentari, il dibattito tra esperti di diritto costituzionale e parlamentare si è concentrato sulla possibilità o meno che con aule con meno seggi possa migliorare la qualità dei lavori parlamentari.

Riduzione del numero dei parlamentari e organizzazione interna delle Camere.

Da una parte infatti si mette in evidenza come con le cifre previste dalla riforma i parlamentari, e in particolare i senatori, possano risultare oberati di compiti con un conseguente rallentamento dei lavori. Dall'altra si fa presente come questa possa rappresentare un occasione per snellire le procedure parlamentari a patto che si metta mano a regolamenti sostanzialmente invariati dal 1971.

[...] potrebbe funzionare meglio se si coglie questa occasione per mettere mano a tanti aspetti dei regolamenti e delle prassi parlamentari.

Come abbiamo visto in un recente approfondimento però solo il regolamento del senato è stato aggiornato, mentre toccherà alla prossima camera mettere mano al suo regolamento.

Questo da un lato mette al riparo dai rischi più gravi. Era proprio il senato infatti l'aula in cui le criticità legate al taglio dei parlamentari rischiavano di essere più gravi. Con soli 200 senatori sarebbe stato necessario che molti di questi prendessero parte ai lavori di più organi parlamentari per assicurare il funzionamento di 14 commissioni permanenti, dell'ufficio di presidenza e delle varie giunte e commissioni speciali bicamerali e non.

10 le commissioni permanenti previste dal nuovo regolamento del senato. Fino a ora erano state 14.

Proprio per questo il nuovo regolamento ha previsto che le commissioni permanenti diventino 10 aggiungendo poi alcuni altri correttivi. Tra questi la possibilità che le commissioni si riuniscano anche in parallelo rispetto alle sedute d'aula e la necessità di costruire un calendario condiviso che permetta di partecipare anche ai senatori che fanno parte di più commissioni.

Le modifiche al regolamento del senato si limitano alle questioni più urgenti senza modificare in maniera significativa le procedure parlamentari.

Altre modifiche poi hanno riguardato la composizione dei gruppi e altri aspetti non di primo piano. In generale nel corso della prossima legislatura potremo valutare come queste modifiche incideranno sui lavori d'aula. Già da ora comunque sembra di poter dire che queste modifiche siano ben distanti da quelle auspicate per snellire le procedure parlamentari e ridare smalto al potere legislativo.

Quanto alla camera infine, come abbiamo visto, a oggi non è ancora stato approvato il nuovo regolamento. Certo si tratterà di una delle prime questioni che si troveranno ad affrontare i nuovi deputati, in una fase in cui l'agenda sarà già piuttosto fitta (basti considerare la fiducia a un nuovo governo, l'iter della legge di bilancio, le riforme necessarie per l'attuazione del Pnrr e i provvedimenti urgenti da adottare per affrontare la crisi energetica). In questo clima dunque è difficile immaginare che alla camera, come già fatto al senato, non ci si limiti alle modifiche strettamente necessarie.

Foto: Unsplash

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