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Dichiarazione di Giulio Terzi di Sant'Agata

Alla data della dichiarazione:  Ministro  Esteri


 

«Siria, all'Onu finora c'è stata la paralisi» - INTERVISTA

  • (14 luglio 2012) - fonte: l'Unità - Umberto De Giovannangeli - inserita il 14 luglio 2012 da 31

    Il ministro degli Esteri: «E' necessaria un'azione incisiva e vincolante del Consiglio di Sicurezza. Finora è mancato un impegno tangibile di tutti».

    «L'orribile massacro di Tremseh, compiuto, come rimarcato da Kofi Annan, dalle forze armate del regime di Assad, è l'ennesima, tragica conferma di quanto noi italiani stiamo dicendo da diverse settimane, vale a dire che questa crisi sta sempre più diventando una enorme catastrofe per il popolo siriano». A sostenerlo, nell'intervista esclusiva concessa a l'Unità, è il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. La Siria - ribadisce il titolare della Farnesina - è la preoccupazione massima della nostra politica estera» ed è una crisi molto difficile «perché fino ad ora non c'è stato impegno tangibile di tutti membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu».

    Signor ministro, il mondo assiste sgomento ad un nuovo, terribile massacro in Siria. Qual è in merito la posizione dell'Italia?

    «Il massacro di Tremsheh conferma, tragicamente, quanto l'Italia sostiene da diverse settimane a questa parte: questa crisi sta diventando una enorme catastrofe per il popolo siriano. Sempre più vittime, uccise in modo sempre più orribile, senza che sul piano diplomatico al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si determini un vero punto di svolta nella gestione della crisi. In queste ore, mentre noi stiamo parlando, sono contrapposti due proposte di risoluzione: una è quella della Russia, che è basata su quella che definirei una gestione "ordinaria" di una situazione che, invece, è assolutamente eccezionale. La risoluzione russa prevede una semplice estensione di tre mesi della missione di osservatori; missione che non solo si è dimostrata finora paralizzata dall'atteggiamento del regime, ma che anche in prospettiva non dispone evidentemente dei mezzi per operare con efficacia...».

    E sull'altro versante diplomatico?

    «Sull'altro versante, al Palazzo di Vetro vi è l'iniziativa di Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania. Ne ho parlato a lungo l'altro ieri a Londra con il collega William Hague. Questa impostazione si basa, come l'Italia auspica da almeno due mesi, su un'azione incisiva e vincolante del Consiglio di Sicurezza che renda obbligatorio il piano Annan, che ponga un termine breve, di dieci giorni, per passare, nel caso di perdurante inadempienza siriana, a misure sanzionatorie in base al Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. La nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza deve servire ad aumentare la pressione sul regime e costringere il presidente Assad a farsi da parte».

    Il Capitolo VII, in particolare l'articolo 41, a cui lei fa riferimento, prevede anche l'uso della forza.

    «Sì, ma non è però questa l'intenzione dei Paesi occidentali in Consiglio di Sicurezza, se non per quello che riguarda, a quanto mi consta, l'eventuale attribuzione a una missione di osservatori di mezzi più adeguati. Ciò che vorremmo, anche come Italia, è mettere in campo una missione più incisiva e muscolare, che possa avere anche la possibilità di difendersi».

    Resta il fatto che all'Onu si continua a discutere, mentre in Siria si continua a morire, in modo sempre più atroce.

    «È vero che in superficie abbiamo tutti la sensazione, angosciante, di una completa paralisi. Vi sono però delle dinamiche che non devono essere sottovalutate».

    Quali, signor ministro?

    «La prima, è il numero crescente di Paesi - ormai la metà della comunità internazionale - che sostengono apertamente la necessità che l'opposizione siriana sia vista come l'elemento fondamentale di una soluzione politica della crisi. Al tempo stesso, sono in atto grandi sforzi per tenere più unite le diverse anime di una opposizione che risponde a condizioni, realtà, storie assai lontane fra loro: mi riferisco, ad esempio, alle differenze da sempre esistite tra i curdi, le componenti cristiane, le confessioni islamiche. Certo, le notizie che anche in queste ore continuo a ricevere da New York non vanno nella direzione da noi auspicata».

    A cosa si riferisce?

    «Al fatto che la Russia continua ad ostacolare una risoluzione che contempli il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, e questo perché Mosca ancora oggi sembra temere una possibile riedizione dell'esperienza libica. È importante che l'inviato speciale dell'Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, abbia esplicitamente addebitato il massacro di Trenaseh al regime di Assad, quando ha constatato che le uccisioni erano avvenute ad opera di artiglieria pesante, elicotteri da combattimento e carri armati: tutti mezzi di cui solo il regime dispone, e non certo quelle "forze terroristiche" a cui il regime ha tentato di attribuire la responsabilità del massacro di oggi (ieri, ndr). Una presa di posizione, quella di Annan, confortata anche da quanto affermato dal generale Robert Mood (capo della missione di osservazione dell'Onu in Siria, ndr).
    L'evidenza dei fatti dovrebbe costituire una pressione potente sulla posizione russa, che dovrà tener conto delle ricadute negative che il mantenimento dell'attuale posizione potrebbero determinare non solo sull'immagine ma sul futuro stesso degli interessi di Mosca nel mondo arabo».

    Ministro, c'è chi evoca un ruolo di Assad in un ipotetico ruolo di transizione.

    «Non sono di questo avviso. Nel processo di transizione politica Assad non potrà avere un ruolo non perché lo decidiamo noi, ma perché ha perso qualsiasi legittimità proprio agli occhi del popolo».

    Fonte: l'Unità - Umberto De Giovannangeli | vai alla pagina

    Argomenti: guerra, politica estera, islam, onu, Russia, governo Monti, Siria | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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