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Dichiarazione di Pier Ferdinando CASINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

«Nel 2013 al governo con Monti e Bersani, serve un patto per salvare l’Europa» - INTERVISTA

  • (01 luglio 2012) - fonte: Repubblica - Francesco Bei - inserita il 03 luglio 2012 da 31

    «Monti non si ritirerà certo a vita privata».

    L’Italia ha ancora davanti «tempi duri». Per Pier Ferdinando Casini non è il momento di « abbandonarsi a una visione illusoria, pensando che i problemi siano ormai alle spalle». Tuttavia, «grazie al successo di Monti a Bruxelles», l’Italia può rialzare la testa. E la prospettiva è quella di «un’alleanza tra moderati e progressisti che prenda il testimone delle riforme nella prossima legislatura». Con un premier che potrà essere del Pd. Oppure lo stesso Monti, che «non si ritirerà certo a vita privata».

    Dopo il summit Ue i rischi per il governo sono cessati? O bisogna aspettarsi qualche colpo di coda da un Pdl che appare sempre più riluttante nel suo sostegno a Monti?

    «I colpi di coda ci possono essere da parte di tutti. Molti, non solo nel Pdl, hanno dato vita all’intesa su Monti pensando soltanto a un escamotage per superare un momento difficile. Per noi invece c’è sempre stata la convinzione che soltanto grazie a un armistizio politico, unito all’autorevolezza del presidente del Consiglio, si potessero risolvere i problemi del paese».

    Dunque, passato il Consiglio europeo, ci sono ancora pericoli per l’esecutivo?

    «Ora dovremo affrontare la spending review e ci saranno da approvare dei tagli dolorosi. È bene che si sappia: il risanamento è ben avviato, ha consentito a Monti di conseguire un grosso risultato a Bruxelles, ma pensare che i problemi siano finiti è una visione illusoria che può rivelarsi pericolosa».

    Alfano è sembrato tornato ad appoggiare Monti, anche contro alcuni pasdaran del Pdl. È una svolta?

    «Nel Pdl in molti la pensano come noi. E tutti conoscono la mia stima per Alfano. Ma penso che, senza chiarezza, la corda alla fine si romperà: deve scegliere se stare con i vari Brunetta, Crosetto, Martino, oppure sposare una linea di piena responsabilità nazionale».

    Lei ha suggerito un’alleanza tra moderati e progressisti per la prossima legislatura. Bersani ha risposto positivamente. Come conciliare questa intesa con Vendola e Di Pietro?

    «Qui si finge di non capire che sono saltati tutti gli schemi della politica tradizionale. Metà dei partiti della destra europea, a partire dal Pdl, ha fatto il tifo contro Sarkozy. La Merkel ha dovuto cercare i voti della Spd e, se non ci fosse stato il socialista Hollande, il popolare Rajoy sarebbe uscito dal summit Ue con le ossa rotte. Questo per dire che ovunque, nella prospettiva degli Stati Uniti d’Europa, il tema del rapporto fra moderati e progressisti è diventato centrale».

    Torniamo a casa nostra. Di Pietro oggi dice “con Casini mai, è il carnefice del centrosinistra”. Sarà dura mettere insieme tutti questi pezzi…

    «Capisco la sua nostalgia per il governo Prodi, ma non intendo fare da schermo. Lui si è messo al margine con attacchi dissennati e ripetuti al presidente della Repubblica e anche al Pd».

    Per Vendola un’alleanza centrata sull’asse tra Pd e Udc sarebbe «una scelta di palazzo». È rottura?

    «Le alleanze per noi si creano in Parlamento, sulle cose concrete, andando a vedere come votano le forze politiche. Noi ci siamo trovati a condividere con gli amici del Pd il peso di una stagione drammatica, prima all’opposizione di Berlusconi poi nel sostegno pieno a Monti. Su queste cose nasce la prospettiva di un patto di legislatura. Capisco il disagio di Vendola e Di Pietro, ma non riguarda Casini. Riguarda piuttosto le scelte politiche del Pd in Parlamento, scelte che loro non condividono».

    Si è visto un Berlusconi di nuovo attento al rapporto con voi. Ma il Pdl sembra ormai fuori dalla vostra prospettiva. È così?

    «Io faccio riferimento alle famiglie dei popolari e dei socialisti europei. Se il Pdl, o una sua parte, ha atteggiamenti costruttivi è evidente che sarà parte del gioco. Ma dipende da loro e dall’atteggiamento che scelgono: il populismo e la demagogia anti-euro sono incompatibili con un progetto di governo».

    Ma il Pdl cosa farà?

    «Mi auguro che scelga la responsabilità. Ormai, quando votano alla Camera, nel tabellone elettronico appaiono in corrispondenza dei loro banchi lucine bianche, verdi e rosse. Va bene il patriottismo calcistico, ma qui c’è una gran confusione».

    Torniamo a voi e al Pd. A chi spetterà la guida del governo

    «Eeeh, quanta fretta! Oggi è un discorso prematuro, non sappiamo nemmeno con quale legge elettorale si voterà».

    Bene, ma alziamo lo sguardo ai prossimi mesi…

    «Il suffragio universale ha un valore, chi prende più voti governa».

    Quindi Bersani?

    «C’è un signore a palazzo Chigi che sta facendo il suo lavoro benissimo e non credo che si ritirerà avita privata nella prossima legislatura. E c’è un segretario del Pd che, nei sondaggi, è il più grande partito italiano. Ma, nel momento in cui si realizzerà una convergenza, che io mi auguro ancora più vasta, le assicuro che decidere la guida del governo non sarà un problema».

    C’è spazio per il terzo polo e per Fini in questo progetto?

    «Con Fini siamo in sintonia. Non può nascere niente di nuovo dalle burocrazie del Terzo polo ma le energie del Terzo polo possono essere il lievito per qualcosa di nuovo».

    E la legge elettorale? L’intesa ABC regge?

    «Solo un kamikaze ormai può pensare di presentarsi ai cittadini con l’attuale legge elettorale. Io vorrei che la riforma fosse approvata entro luglio in almeno uno dei rami del Parlamento».

    Ma c’è una cosa, almeno una, che rimprovera a Monti?

    «Sì, mi auguro che andando a vedere la finale a Kiev non dimentichi la Tymoshenko. I diritti umani esistono anche se siamo in finale».

    Fonte: Repubblica - Francesco Bei | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, UE, alleanze, elezioni politiche 2013, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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