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Dichiarazione di Franco MARINI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Le due sinistre nella casa del Pd

  • (13 luglio 2012) - fonte: l’Unità - inserita il 13 luglio 2012 da 31

    Se considerassimo la riflessione avviata da Mario Tronti sul superamento delle due sinistre come qualcosa che riguarda solo un pezzo del Pd sanciremmo il fallimento del partito nuovo che abbiamo tenuto a battesimo cinque anni fa con l`ambizione della vocazione maggioritaria. Lo stesso accadrebbe se un`altra questione tornata recentemente in auge, il peso dei cattolici nella vita pubblica, venisse consegnata all`esclusiva discussione di coloro che motivano con la fede l`impegno politico.

    Questa partizione "territoriale" negherebbe l`assunto che ci ha fatto incontrare in un esperimento senza precedenti nella storia italiana, aprendo le porte a chi non aveva da vantare militanze precedenti, di centro, di sinistra, cattoliche, socialiste o laiche che fossero.

    Discuterne non è un omaggio alla prassi di buon vicinato tra le diverse famiglie ritrovatesi nell`unica casa ma l`esercizio, dovuto, di una circolarità di analisi e di pensiero che sta nel genoma del Partito democratico in quanto evoluzione di culture e storie in nome di un`offerta politica per un tempo che non è «un`epoca di mutamenti ma un mutamento d`epoca».

    Per me dunque è il Pd l`orizzonte entro cui collocare questo dibattito anche perché esistono pure all`interno del partito personalità ed aree che non avvertono estranea quella «radicalizzazione movimentista no-glob al e new-glob al» che Tronti assegna ad una delle due sinistre. Detto questo, e per chiarire meglio, escludo che vadano alzati muri per impedire ad altri, fuori dal Pd, la partecipazione alla discussione tant`è che ho trovato di grande interesse il contributo di Nichi Vendola. Le considerazioni del leader di Sel - restituire dignità al lavoro, puntare all`unità politica dell`Europa, combattere la crisi morale figlia della sbornia liberista - possono essere foriere di positivi approfondimenti e sviluppi a patto che assumiamo uno dei caveat suggeriti da Tronti, cioè non farci condizionare dall`ansia di prestazione.

    «Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai»: tutti, o quasi, conoscono questo passaggio, centrale, del discorso di Aldo Moro al Consiglio nazionale Dc del novembre 1968. Che più avanti aggiungeva: «Nel profondo è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia».

    Penso che noi siamo in una situazione non dissimile da quella che con tanta lucidità ed efficacia riusciva a leggere il fresco ex presidente del Consiglio Aldo Moro. Averne piena e convinta consapevolezza è condizione ineludibile per pensare strategie di rinvigorimento della democrazia e di uscita dalla crisi. Perché di questo si tratta, due volti della stessa medaglia, come del resto è provato sia dalle vicende di casa nostra, di questo quasi ventennio berlusconiano segnato da un incredibile immobilismo delle scelte sia dalla più grande vicenda mondiale dove il predominio del capitalismo finanziario ha generato un inaridimento della democrazia non attraverso lo scontro frontale ma seguendo la strada del ridimensionamento della sfera d`azione.

    Se pensassimo di vivere una stagione di "normale" congiuntura negativa del ciclo economico, al più speziata da un eccezionale protagonismo dei mercati finanziari, commetteremmo un duplice esiziale errore: non riconosceremmo che quel che accade, ed è accaduto anche prima dell`esplosione della crisi, ha un padre ed una madre certi, il liberismo e la destra politica, e mancheremmo di cogliere quel «moto irresistibile della storia» che chiede a noi, forze del cambiamento, di proporre nuove visioni e nuovi paradigmi.

    Portiamo tutti la responsabilità, ovunque collocati nel campo del centrosinistra, di non aver saputo opporre alla strategia egemonica del liberismo che guidava la mano dei governi di destra di qua e di là dell`Atlantico, un disegno che in qualche modo non ne subisse la subalternità, ma l`ubriacatura individualista, dagli anni Ottanta in poi, aveva travolto troppe barriere andando ad insediarsi nel senso comune, in questo agevolato da uno straordinario mutamento sociale e del lavoro che ha disarticolato legami e appartenenze e smantellato l`universo valoriale precedente.

    L`evidente fallimento del binomio destra/liberismo chiama in causa qui ed ora le culture riformiste. Noi non ci accostiamo a questa impresa privi di parole. Non siamo all`anno zero come a volte certi venti nuovisti, per darsi ragione di vita, vorrebbero far intendere. Abbiamo disponibile un grande patrimonio da investire e far fruttificare, che si chiama Carta Costituzionale nei cui principi, dalla centralità della persona all`impegno dello Stato contro ogni discriminazione fino al riconoscimento del ruolo dei corpi intermedi, è trasparente la griglia dei tratti costitutivi del Partito democratico. Forti di questo bagaglio possiamo lavorare sul piano internazionale con l`americano Obama, il francese Hollande e tutto l`arco dei protagonisti e dei soggetti collocati nel nostro stesso campo per ricostruire condizioni di equilibrio tra politica ed economia e soprattutto per combattere quelle situazioni che hanno determinato la cancellazione di milioni di posti di lavoro.

    E, noi del Pd, possiamo anche vantare qualche risultato. Penso agli esiti delle amministrative degli ultimi due anni. Tutti i partiti sono crollati, tranne il nostro. L`astensione e l`erosione del grillismo ci ha toccato in maniera insignificante se rapportata agli altri soggetti in campo. Perché? Perché il Pd, ha saputo comprendere che la mitologia della personalizzazione, del ghe pensi mi - declinato anche oltre il perimetro forzista - aveva stufato e che c`era un bisogno di collettivo, di squadra, di collaborazione, di condivisione. Il Pd è riuscito a trasmettere il messaggio di aver capito questa novità e di essere seriamente incamminato sulla strada di un partito strutturato, non annullato dal culto di una personalità, ispirato al «metodo democratico» richiamato dall`articolo 49 della Costituzione.

    In conclusione, come si concilia un obiettivo strategico tanto impegnativo e di lungo respiro qual è quello che ho provato ad accennare con la scadenza elettorale del 2013? Prima di tutto pensando che non troveremo ogni risposta entro dieci mesi e poi lavorando ad un`alleanza che abbia al centro della propria missione: rendere più forte la democrazia, rimettere al centro parole come solidarietà e bene comune, aggredire le diseguaglianze, contrastare la recessione, rilanciare il sentimento di unità del Paese.

    Fonte: l’Unità | vai alla pagina

    Argomenti: destra, economia, lavoro, sinistra, europa, cattolici, pd, Costituzione, Vendola, aldo moro, Grillo Beppe, capitalismo, questione morale, Dc, astensionismo, liberismo, elezioni politiche 2013, riformismo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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