Politica e sondaggi, come le intenzioni di voto influenzano l’azione dei partiti Come cambiano gli equilibri

Le intenzioni di voto degli italiani sono uno dei parametri attraverso i quali i partiti rimodulano la propria azione politica. Nella maggioranza hanno portato ad un “tagliando” all’accordo di governo. Nel centrodestra invece ad una sfida per la leadership tra Salvini e Meloni.

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Da tempo ormai siamo abituati a convivere con una sorta di campagna elettorale permanente. In una società dove le informazioni circolano sempre più velocemente, complice un sistema di partiti fragile, leader e forze politiche hanno la necessità di marcare una presenza continua nel dibattito pubblico.

Le intenzioni di voto riportate settimanalmente dai sondaggi, attendibili o meno che siano, rappresentano quindi un strumento con cui le forze politiche si confrontano quotidianamente ed uno dei parametri utilizzati per rimodulare la loro proposta.

L’evoluzione nel tempo del gradimento degli italiani quindi può portare anche a cambiamenti di strategia, con effetti diretti sull’agenda di governo e parlamento.

È attraverso i sondaggi che, tra una elezione e l’altra, le forze politiche misurano il proprio consenso e i rapporti di forza tra loro. Vai a "Come stanno andando i sondaggi politici"

Come i sondaggi influenzano l’azione dei partiti

L’aumento o la diminuzione della popolarità dei singoli partiti e dei loro leader è in costante evoluzione. Infatti le intenzioni di voto degli italiani oggi sono molto diverse da quelle che hanno caratterizzato le elezioni politiche del 2018. I sondaggi sono quindi un “termometro” che aiuta a capire quale sia lo stato di salute dei vari partiti.

Il parlamento uscito dalle elezioni del 2018 è diverso dalle attuali intenzioni di voto degli italiani.

In base alle rilevazioni di novembre il primo partito rimane comunque la Lega che però da gennaio ad oggi ha visto un drastico calo di popolarità (- 7,3 punti percentuali). Al contrario, Fratelli d’Italia ha registrato un significativo incremento passando dal 10,9 al 16,3% (+5,4). Stabile infine Forza Italia.

All’interno della maggioranza invece la prima forza è ormai da tempo il Partito democratico che ha ulteriormente ampliato il proprio margine nei confronti del Movimento 5 stelle (20,9% contro 15,2%). Da segnalare il calo di Italia viva che rispetto a gennaio ha perso un punto percentuale.

La media aritmetica è calcolata sui primi sondaggi di ogni mese dei seguenti istituti demoscopici: Emg, Ixe, Tecnè, Swg, Euromedia e Ipsos.
La media è stata calcolata sulla base dei primi dati del mese raccolti dai vari istituti demoscopici. Nei mesi estivi (luglio, agosto, settembre) i sondaggi non sono effettuati con regolarità, la media è stata quindi calcolata sulla base dei dati disponibili.
Per il mese di dicembre 2020 non sono disponibili i dati di Ipsos. Per i mesi di gennaio e aprile 2021 non sono disponibili i dati di Ixè. Per agosto 2021 sono disponibili solamente i dati Swg ed Euromedia.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Dipartimento per l'informazione e l'editoria
(ultimo aggiornamento: lunedì 14 Giugno 2021)

Queste dinamiche sono uno degli elementi, certo non l'unico, che ci può aiutare ad interpretare le azioni dei vari partiti. I sondaggi infatti possono contribuire al cambiamento dei rapporti di forza all'interno delle coalizioni così come a rimodulazioni della strategia comunicativa e dell'azione politica.

In una clima da campagna elettorale permanente i sondaggi ci aiutano a capire lo stato di salute dei partiti.

Il nuovo peso del Partito democratico, uscito rinforzato dalle elezioni regionali di settembre, potrebbe ad esempio portare a uno spostamento verso sinistra nelle priorità del governo. Un riequilibrio interno alla maggioranza è infatti uno dei presupposti che ha portato alla richiesta di un nuovo patto per arrivare al 2023, discusso giovedì scorso in un vertice tra il premier Conte i 4 leader della maggioranza, Zingaretti, Crimi, Speranza e Renzi.

La media aritmetica è calcolata sui primi sondaggi di ogni mese dei seguenti istituti demoscopici: Emg, Ixe, Tecnè, Swg, Euromedia e Ipsos. Per il mese di gennaio 2021 non sono disponibili i dati di Ixè.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Dipartimento per l'informazione e l'editoria 
(ultimo aggiornamento: lunedì 21 Giugno 2021)

Tra le fila dell'opposizione invece la riduzione del distacco nei sondaggi tra Fratelli d'Italia e Lega ha contribuito ad aprire una sfida interna per la leadership della coalizione tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

-7,3 punti percentuali. Il consenso perso dalla Lega da gennaio ad oggi.

Maggioranza, la suggestione del rimpasto

Come abbiamo visto, in base ai sondaggi, nell'attuale maggioranza il primo partito è il Pd. Un dato però che si scontra con i rapporti di forza esistenti sia in parlamento che nella compagine di governo, dove la rappresentanza maggiore è del Movimento 5 stelle.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Dipartimento per l'informazione e l'editoria

Nelle camere infatti il M5s può vantare 289 esponenti mentre il Pd si ferma a 126. Da ricordare che il numero di parlamentari del Partito democratico è diminuito anche a seguito dalla scissione provocata da Matteo Renzi, con 25 deputati e 14 senatori che hanno abbandonato per aderire ai gruppi di Italia viva.

Faremo ai dem quello che Macron ha fatto ai socialisti francesi

All'interno dell'esecutivo invece tra ministri, viceministri e sottosegretari i pentastellati detengono 31 incarichi contro i 24 del Pd, e i 3 di Leu e Iv.

I ministri fanno parte del consiglio dei ministri con diritto di voto e possono sedere al vertice di un ministero oppure di un dipartimento della presidenza del consiglio (ministri senza portafoglio). I sottosegretari di stato sono nominati con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del consiglio, in accordo con il ministro referente e hanno il compito di coadiuvare i ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Massimo 10 sottosegretari con deleghe relative a uno o più dipartimenti o direzioni possono diventare viceministri.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 9 Ottobre 2020)

49,23% la percentuale di incarichi di governo ricoperti da esponenti M5s o indicati da questi.

Questa situazione ha portato il segretario dem Nicola Zingaretti a chiedere un “cambio di passo” al governo. Che finora si è concretizzato soprattutto nel varo del decreto immigrazione e nell'approvazione del ddl Zan contro l'omotransfobia (che ora passa alla discussione in senato).

Inoltre nelle ultime settimane, anche alla luce dei nuovi equilibri, è ventilata l'ipotesi di un rimpasto di governo, cioè una sostituzione di alcuni membri dell'esecutivo. È stata evocata, ad esempio, dal capogruppo del Pd al senato Anrea Marcucci (poi smentito dai dem). Ma lo stesso Matteo Renzi ha invitato proprio Zingaretti a scendere in campo personalmente.

Il rimpasto è un istituto informale che consiste in un cambiamento nella composizione del governo senza che questo ne provochi la caduta. Vai a "Che cos’è un rimpasto di governo"

Un'ipotesi però che pare tramontata. Proprio in questi giorni infatti si è tenuto a palazzo Chigi un vertice con tutti i leader dei partiti che compongono la maggioranza e in cui è stato stretto un nuovo patto per arrivare al termine della legislatura.

Una decisione su cui hanno influito diversi fattori, non ultimo la recrudescenza del Covid-19 ma anche l'atteso arrivo delle prime risorse legate al Recovery fund. In un momento così delicato si è ritenuto giusto mantenere l'esecutivo nella massima operatività.

Tuttavia non è da escludere che nelle valutazioni fatte dai leader della maggioranza possano aver influito anche altri fattori. Come ad esempio i sondaggi secondo i quali, se si andasse a votare oggi, probabilmente la coalizione di centrodestra avrebbe la meglio.

La media è stata calcolata sulla base dei primi dati del mese raccolti dai vari istituti demoscopici. Nei mesi estivi (luglio, agosto, settembre) i sondaggi non sono stati effettuati con regolarità, la media è stata quindi calcolata sulla base dei dati disponibili.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Dipartimento per l'informazione e l'editoria
(ultimo aggiornamento: lunedì 21 Giugno 2021)

Per l'alleanza di governo è quindi fondamentale sfruttare questi due anni che ci separano dal termine della legislatura per affrontare le elezioni da una posizione più forte.

La rimodulazione dei rapporti di forza nella maggioranza è anche conseguenza dei sondaggi.

Difatti l'incontro di palazzo Chigi è stato anche l'occasione per rivedere i 29 punti del programma di governo sulle cui basi era nato il Conte II. L'accordo infatti era stato siglato in una fase che vedeva Pd e M5s appaiati nei sondaggi. Ora, con i dem avanti e forti dei risultati positivi alle elezioni regionali, gli equilibri nella maggioranza sono mutati con possibili ricadute anche sull'agenda del governo.

I disaccordi su Dpcm e Mes

I sondaggi, oltre a influenzare i rapporti di forza interni a una coalizione, possono anche contribuire a irrigidire la posizione politica dei singoli partiti. Nelle ultime settimane, ad esempio, abbiamo assistito a un dibattito interno alla maggioranza sulle misure da prendere per contrastare il nuovo aumento dei contagi.

In particolare, Italia viva ha chiesto al governo di rivedere in senso meno restrittivo le misure contenute negli ultimi Dpcm ed ha riportato d'attualità il tema dei fondi del Mes su cui però c'è da sempre la chiusura del Movimento 5 stelle.

Un calo di popolarità nei sondaggi può spingere i partiti a essere meno inclini al compromesso.

Sicuramente queste diverse istanze sono coerenti con la natura dei due partiti. Da una parte Iv ha guardato fin dalla sua nascita al mondo "liberal" e a quello dell'imprenditoria. Dall'altra le posizioni del M5s - o almeno di una porzione consistente del suo elettorato -  sono sempre state abbastanza critiche nei confronti delle istituzioni europee.

È possibile però che su queste posizioni così intransigenti abbiano influito anche i sondaggi che vedono entrambi i partiti in calo. In un momento di difficoltà per queste forze politiche c'è meno disponibilità ad accettare dei compromessi che potrebbero non essere condivisi dai loro elettori.

Leggo polemiche sulla nostra semplice richiesta al Premier di rivedere il Dpcm. I professori e gli studenti sono bravissimi ma la scuola sta pagando la mancanza di organizzazione, dai trasporti alla mancanza dei tamponi rapidi. Servono i test, non i banchi a rotelle. E servono i soldi del Mes: continuare a dire no al Mes in questa fase non è ideologia ma è puro masochismo. Chiedere di organizzarsi meglio non è lesa maestà ma buon senso. Siamo in maggioranza ma non siamo mai stati e mai saremo yes man

Centrodestra, la sfida per la leadership

L’andamento dei sondaggi però ha influenzato anche i rapporti nell'opposizione con Fratelli d'Italia e Lega che adesso sono molto più vicini. Le elezioni del 2018 vedevano infatti il Carroccio al 17% e Fdi al 4. Nel 2019 (anno delle elezioni europee) poi la Lega aveva raddoppiato i propri consensi con Fdi al 6%. Adesso però la situazione è molto cambiata con la Lega al 23,9% mentre Fdi al 16,3%.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Dipartimento per l'informazione e l'editoria

I dati dei sondaggi uniti al risultato sotto le aspettative della Carroccio alle regionali hanno quindi determinato l’apertura in seno al centrodestra di un dibattito sulla leadership. Se fino a qualche mese fa infatti la guida di Matteo Salvini pareva inattaccabile, adesso Giorgia Meloni si pone come un’alternativa molto forte.

Tra Lega è Fdi è iniziata una battaglia per la leadership del centrodestra.

È anche in questa chiave che va letta la ricerca da parte della leader di Fdi di acquisire una maggiore credibilità istituzionale, anche a livello internazionale. A fine settembre, Meloni infatti è stata scelta come presidente dell’Ecr, il partito dei conservatori e riformisti europei. Una nomina che ha avuto notevole risalto sui media e che le ha consentito di acquisire autorevolezza come leader della coalizione e in prospettiva premier.

Alla crisi di consensi della Lega, nella necessità di ricompattare questa forza politica, Salvini ha risposto con la creazione di una segreteria politica allargata di cui fanno parte elementi di peso nel partito. Tra questi gli ex sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Claudio Durigon, i capigruppo di camera e senato Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari e i presidenti delle regioni a guida leghista.

Allo stesso tempo sul fronte interno c'è la necessità per entrambi di non esporsi rispetto al proprio elettorato di riferimento. Di fronte alle aperture fatte dal governo sulla possibilità di un maggiore coinvolgimento dell'opposizione nella gestione dell'emergenza, entrambi i leader si sono dimostrati scettici.

Il governo ipotizza una “cabina di regia” con le opposizioni. Il ravvedimento appare tardivo. Il centrodestra è sempre stato a disposizione dell’Italia, ma oggi più che mai l’unica sede nella quale discutere è il Parlamento della Repubblica italiana

Salvini e Meloni devono evitare passi falsi per non esporsi alle critiche l'uno dell'altra.

Questa posizione si spiega ovviamente con la mancanza di fiducia dei leader del centrodestra nei confronti del governo. Comprensibilmente infatti i partiti dell'opposizione, che da tempo denunciano il loro mancato coinvolgimento, non vogliono adesso condividere le responsabilità della maggioranza.

Ma non va sottovalutato anche il riflesso che una posizione diversa avrebbe avuto in termini di consenso. Un'eventuale apertura di uno dei due leader avrebbe potuto prestare il fianco alle critiche dell'altro.

Il caso Forza Italia

Nel centrodestra c'è poi la situazione particolare di Forza Italia. Negli ultimi mesi i sondaggi hanno dato il partito come stabile, tra il 6 e il 7% ma rispetto al 2018 c'è stato un tracollo. In parlamento infatti Fi rappresenta la terza forza dopo Lega e Movimento 5 stelle. Un dato in evidente contrasto con gli attuali sondaggi.

Fi è il terzo partito per numero di esponenti in parlamento. Ma nei sondaggi non è più così.

È forse per questo motivo che dei tre partiti di centrodestra, Forza Italia è quello maggiormente collaborativo. Gli azzurri infatti non hanno alcun interesse a far cadere il governo e andare a elezioni anticipate. Per questo nei mesi scorsi c'era stata anche l'ipotesi di un ingresso di Fi nella maggioranza. Situazione che poi non si è concretizzata.

Ciononostante, il presidente del partito Antonio Tajani ha ribadito che la collocazione di Forza Italia è saldamente nel centrodestra.

Non c’è posto per centrini autonomi (...). Siamo stabilmente nel centrodestra e al suo interno vogliamo avere un ruolo sempre maggiore: serve anche agli alleati per vincere e governare

Fi infatti - pur avendo l'interesse che la legislatura vada avanti - sulle scelte fondamentali resta allineata ai suoi alleati. Sia perché un sostegno al governo non sarebbe probabilmente compreso dal proprio elettorato di riferimento, sia perché con l'attuale sistema elettorale maggioritario è fondamentale per i partiti presentarsi in coalizione per vincere.

Se Fi vuole avere un ruolo in un futuro ipotetico governo di centrodestra non può quindi abbandonare la coalizione. Allo stesso modo però andare adesso a elezioni significherebbe perdere la posizione di vantaggio di cui gode in parlamento.

Perché viviamo una campagna elettorale permanente

Ci troviamo in una fase storica in cui c'è una sovraesposizione ai mezzi di informazione. In questo contesto leader e forze politiche hanno la necessità di marcare una presenza continua nel dibattito pubblico.

Per questo i partiti sono portati a ricorrere in maniera quasi ossessiva al marketing politico per ribadire il loro posizionamento. Tanto che sembra non esserci più differenza tra "politica" e "comunicazione politica".

Nonostante le smentite, ogni tipo di elezione ha ricadute sui rapporti di forza della politica nazionale.

Un elemento importante da tenere presente è che sembra che qualunque elezione, non importa di che tipo, vada a influire sugli equilibri della politica nazionale. Ogni consultazione diventa quindi una lotta all'ultimo sangue che inizia diversi mesi prima del voto e produce strascichi anche dopo.

Appuntamenti elettorali ravvicinati quindi, siano essi amministrative, europee o politiche, contribuiscono a mantenere vivo questo clima da campagna elettorale continua.

Foto credit: Facebook Nicola Zingaretti - Licenza

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