Le dichiarazioni del governo sul Pnrr non sono verosimili #OpenPNRR

Abbiamo ricostruito i punti principali dei due comunicati del governo diffusi negli ultimi giorni, per spiegarne le contraddizioni e gli aspetti più problematici legati alla realizzazione del piano nazionale di ripresa e resilienza.

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Da qualche giorno è al centro del dibattito pubblico un comunicato emanato dal governo riguardante il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nella nota si afferma che la commissione europea ha deciso di prendersi del tempo ulteriore per valutare l’operato del nostro paese riguardo al rispetto delle scadenze del Pnrr per il secondo semestre del 2022. Una verifica da cui dipende l’invio della terza tranche di finanziamento pari a 19 miliardi di euro.

A seguito degli incontri del Ministro per gli Affari europei, del Sud, delle politiche di coesione e PNRR, Raffaele Fitto, con il Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, e con la task force PNRR della Commissione Ue, è stato concordato di prolungare di un mese la fase di assessment per consentire ai servizi della Commissione di completare le attività tecniche di campionamento e verifica.

Questa decisione rappresenta una novità rispetto ai precedenti processi di verifica sul Pnrr italiano e il rischio di una battuta d’arresto. Un prolungamento delle indagini infatti non era stato richiesto nei semestri precedenti, né per la prima rata né per la seconda.

Inoltre, a seguito di queste comunicazioni con Bruxelles, l’esecutivo ha convocato una riunione della cabina di regia. E dal comunicato stampa diffuso dopo l’incontro emergono ulteriori criticità. In primis il fatto che il governo dichiara di non avere tuttora un quadro chiaro e completo sull’attuazione del Pnrr. Un’affermazione che però non è verosimile.

Abbiamo ricostruito punto per punto i passaggi principali dei due comunicati diffusi da palazzo Chigi in questi ultimi giorni, per spiegarne le contraddizioni e gli aspetti più problematici legati alla realizzazione del piano.

Le scadenze su cui la commissione europea avanza dei dubbi sono solo 3

Nella già citata nota di palazzo Chigi si trova anche una lista delle misure del Pnrr per cui si rendono necessari ulteriori approfondimenti da parte di Bruxelles.

3 su 55 le scadenze del Pnrr su cui la commissione europea avanza dei dubbi secondo la nota del governo.

La prima riguarda la revisione del regolamento per la disciplina delle concessioni portuali. Secondo Bruxelles sarebbe opportuno prevedere una durata massima per le concessioni, mentre il decreto 202/2022 del ministero delle infrastrutture prevede che questo aspetto sia disciplinato dai bandi di volta in volta pubblicati.

La seconda scadenza su cui Bruxelles avanza dei dubbi riguarda l’aggiudicazione degli appalti pubblici per l’installazione di impianti di teleriscaldamento. Con questa misura si punta allo sviluppo di sistemi basati sulla distribuzione di calore generato da fonti rinnovabili. In questo caso i dubbi di Bruxelles riguardano l’ammissibilità di alcuni degli interventi selezionati. Non viene fornito però nessun dettaglio.

La commissione non ha rilasciato nessuna dichiarazione a seguito della nota dell’esecutivo.

Infine nella nota del governo si fa riferimento alla misura dei piani urbani integrati. Con questo termine si fa riferimento ai progetti di rigenerazione urbana dedicati esclusivamente alle città metropolitane. Obiettivo primario di questo investimento è quello di recuperare spazi urbani già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale e imprenditoriale. Con particolare attenzione agli aspetti ambientali. Anche in questo caso la contestazione riguarda i progetti selezionati. In particolare lo stadio Artemio Franchi di Firenze e il “Bosco dello sport” di Venezia. Progetti che in effetti hanno ben poco a che fare con gli obiettivi appena descritti.

Secondo il governo la commissione europea sta apprezzando i progressi sul Pnrr

Nella nota del 27 marzo il governo italiano afferma che la commissione europea starebbe apprezzando i progressi realizzati nel conseguimento degli obiettivi Pnrr previsti per il secondo semestre del 2022.

La Commissione ha altresì sottolineato il proprio apprezzamento per tutte le azioni intraprese dal Governo, che hanno già consentito di attestare significativi progressi verso il positivo raggiungimento di quasi tutti gli obiettivi fissati alla data sopracitata.

Questa però sembra essere più una frase di circostanza che non un reale apprezzamento. Non è chiaro infatti a quali progressi si faccia riferimento dato che a questo punto tutte le scadenze legate al 2022 avrebbero già dovuto essere chiuse senza ritardi. Come del resto annunciato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni in occasione dei 100 giorni del suo governo.

Ribadiamo inoltre che, come abbiamo spiegato in questo articolo, sono diverse le scadenze per cui ancora oggi, in base alle informazioni disponibili, non possiamo stabilire con certezza l’effettivo completamento. Per non parlare dello stallo che abbiamo rilevato rispetto al completamento degli interventi previsti per fine marzo 2023.

Il governo sottolinea che le scadenze sotto osservazione sono opera del governo Draghi

Nella sua nota il governo sottolinea che le obiezioni della commissione riguardano interventi portati a termine dal precedente esecutivo guidato da Mario Draghi. Se da un lato questo è certamente vero, dall’altro non possiamo separare il parere della commissione su quelle scadenze dal contesto politico in cui si inserisce. La verifica di Bruxelles sull’operato italiano infatti si accompagna a una fase di confronto e trattative anche su altre tematiche. In primis la proposta di revisione del piano e l’integrazione in agenda del RepowerEu che, come abbiamo raccontato in un articolo precedente, l’Italia dovrebbe inviare alla commissione entro il 30 aprile.

Le contestazioni della commissione vanno lette anche alla luce dell’attuale situazione politica.

Ma i temi in discussione vanno anche oltre il Pnrr. Come nel caso dell’approvazione del Mes (meccanismo europeo di stabilità) che il governo per ora non intende votare. Tanto che l’Italia è l’unico tra gli stati membri a non averlo ancora ratificato. All’esecutivo la commissione sta inoltre chiedendo da tempo di intervenire sulle concessioni ai balneari, prorogate senza l’apertura di una selezione pubblica tra i potenziali candidati. Una grave mancanza che dal 2020 è stata attestata con una procedura di infrazione ancora pendente.

Oltre alle questioni appena viste occorre comunque sottolineare anche una dinamica politica non indifferente in questo quadro. Si tratta del rapporto consolidato, di fiducia, che legava la commissione europea al precedente governo Draghi. Rapporto che potrebbe aver contribuito in passato a valutazioni più indulgenti sull’operato del nostro paese. Un atteggiamento che, almeno in questa fase, non sembra trovare conferma con l’esecutivo a guida Meloni. Ciò non toglie che l’attuale governo sia in carica da 5 mesi. Il che lo rende almeno ugualmente responsabile delle criticità che continuiamo a ribadire sul Pnrr. Dalla totale assenza di un quadro completo sulla realizzazione del piano, alle gravi mancanze in termini di trasparenza.

Fitto ha invitato i ministri a effettuare “in tempi rapidi un’analisi netta e chiara di tutte le criticità relative ai progetti di competenza di ciascun ministero elaborando delle proposte d’azione concrete”.

A seguito delle comunicazioni ricevute dalla commissione, il governo ha convocato una riunione della cabina di regia sul Pnrr. L’obiettivo dichiarato dal ministro Fitto è quello di avere una fotografia precisa dello stato di avanzamento di tutti gli interventi in programma. Sia le scadenze che i progetti concreti.

Il governo non ha ancora pubblicato la relazione sullo stato di avanzamento del Pnrr.

Queste dichiarazioni sollevano non poche perplessità. Va infatti ricordato che il governo di recente ha approvato un decreto legge con cui ha inteso modificare radicalmente la governance del Pnrr. Per non parlare della proposta di revisione e di integrazione in agenda del RepowerEu, su cui l’esecutivo dovrebbe essere già al lavoro. E della relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, attesa da dicembre. Viene da chiedersi dunque su quali basi stiano realizzando questi passaggi. Dato che Fitto sostiene che il governo non abbia un quadro chiaro delle criticità legate agli interventi realizzati o da realizzare.

Non possiamo considerare tutto ciò verosimile. Infatti lo scorso 28 marzo la corte dei conti ha presentato un’approfondita analisi su progetti, risorse spese, soggetti coinvolti e altre informazioni fondamentali sull’attuazione del piano. Si tratta di informazioni contenute nella banca dati della piattaforma Regis, operativa da luglio ma che non è accessibile per i cittadini. Proprio quei dati che chiediamo da tempo e che il governo sostiene di non avere. Tanto che alla nostra ultima richiesta di accesso agli atti (Foia) ha risposto che “i dati al momento disponibili sono già pubblicati sul portale Italia Domani”. Informazioni del tutto insufficienti e aggiornate al 31 dicembre 2021.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: GovernoLicenza

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