L’Italia verso il piano per l’energia RepowerEu Monitoraggio e trasparenza

Entro aprile il governo dovrà definire una proposta di modifica del Pnrr che includa il piano energetico RepowerEu. Abbiamo ricostruito il quadro attuale: i criteri e gli obiettivi da seguire e le misure Pnrr attualmente previste per l’energia.

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Lo scorso 5 febbraio la presidente del consiglio Giorgia Meloni, i ministri competenti e le società partecipate in tema di energia si sono riuniti nella cabina di regia sul Pnrr. In particolare hanno discusso di come integrare, nel piano nazionale di ripresa e resilienza, il nuovo capitolo sul RepowerEu. Cioè il piano proposto dalla commissione europea – e approvato definitivamente da consiglio e parlamento – per far fronte alla crisi energetica in corso.

Il piano è stato approvato da tutti gli organi Ue ed entrerà in vigore a breve.

L’obiettivo in sintesi è quello di implementare una serie di misure che permettano agli stati membri di diventare più indipendenti dalla fornitura di gas russo. Diversificando gli approvvigionamenti, risparmiando energia e producendone di più da fonti sostenibili. Questo programma energetico non è ancora ufficialmente in vigore, ma sono già chiari i criteri, le modalità e le tempistiche che i paesi dovranno seguire.

Come gli altri paesi coinvolti, anche l’Italia è tenuta a inviare entro il 30 aprile una proposta di revisione dell’agenda, incluso il capitolo sul RepowerEu. Anche se fino ad allora non sapremo con certezza in cosa consisteranno queste modifiche, è comunque utile provare a ricostruire il quadro entro il quale dovranno intervenire, soprattutto per integrare questo piano energetico. Sia in base a risorse, criteri e obiettivi indicati dall’Unione europea, sia rispetto alle misure e alle scadenze attualmente previste dal Pnrr in materia di energia.

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Cosa prevede il RepowerEu

Il RepowerEu chiede, ai paesi che intendano aderirvi, uno sforzo su 3 principali fronti. In primis la diversificazione delle forniture di gas, petrolio e carbone, poi il risparmio da parte di cittadini e imprese e infine più investimenti sulle fonti rinnovabili e sulla transizione ecologica.

20 miliardi € le risorse aggiuntive messe in campo dall’Unione europea per il RepowerEu.

Non possiamo sapere in modo definitivo quanti paesi vorranno aderire al programma, quali richieste presenteranno e quindi quanto riceveranno di questa cifra. Tuttavia, secondo i dati condivisi dalla commissione europea l’Italia potrebbe richiedere fino a 2,67 miliardi di euro, quasi il 14% di questi 20 miliardi.

Per finanziare gli interventi per il RepowerEu i paesi potranno inoltre ricorrere alle risorse già destinate ai Pnrr e anche ad altre fonti di finanziamento. Tra queste: le risorse per le politiche di coesione, il fondo europeo per l’innovazione, o anche misure fiscali nazionali e investimenti privati.

Il piano prevede anche l’approvvigionamento di combustibili fossili.

Per quanto riguarda invece gli interventi e gli obiettivi concreti, il programma prevede due livelli di misure. A breve termine, da mettere in atto nell’immediato e a medio termine, da completare entro il 2027. Tra le prime: acquisti congiunti di gas, nuovi partenariati energetici con fornitori considerati affidabili e realizzazione rapida di progetti nel settore dell’energia rinnovabile. Tra le seconde: l’integrazione nei Pnrr dei capitoli sul RepowerEu, il rafforzamento della decarbonizzazione industriale e un quadro normativo per l’utilizzo dell’idrogeno come fonte di energia.

Come integrarlo

Non conosciamo ancora le intenzioni dell’esecutivo. Tuttavia è interessante capire intanto quali sono le indicazioni e i criteri forniti dall’Ue, che l’Italia e gli altri paesi dovranno rispettare, se vogliono integrare questo nuovo capitolo nei propri piani nazionali.

Questi interventi potranno essere nuovi investimenti e riforme introdotti sulla base di progetti già in essere (a partire dal 1 febbraio 2022) e inclusi nei Pnrr come parte del RepowerEu. Oppure sezioni aggiuntive di misure già in agenda, che verranno quindi incrementate sia a livello economico sia a livello di scadenze. Queste dovranno infatti essere più ambiziose di quelle già in essere, per contribuire in modo concreto al raggiungimento degli obiettivi indicati dal programma. Considerando i traguardi che il RepowerEu auspica già di raggiungere nel breve periodo, gli stati sono invitati a prediligere l’incremento di riforme e investimenti già parte del Pnrr, piuttosto che crearne di nuovi.

Nella guida condivisa dalla commissione europea vengono esplicitati alcuni esempi di possibili interventi da includere nel capitolo dedicato al programma. Tra questi, per esempio, il miglioramento di infrastrutture per l’energia mirate a soddisfare le esigenze immediate di approvvigionamento di gas. Con lo scopo di guadagnarsi una maggiore indipendenza dalle forniture russe. O ancora, misure di contrasto alla povertà energetica, di riduzione del fabbisogno e molto altro. Riguardo i criteri, ovviamente il capitolo sul RepowerEu deve rispettare gli stessi principi imposti a tutte le riforme e gli investimenti del Pnrr. Tra questi, ad esempio, la regola di non arrecare danni significativi all’ambiente o al clima.

Tra le numerose giustificazioni da presentare, infine, i paesi dovranno dettagliare in che misura i nuovi interventi contribuiscono agli obiettivi del RepowerEu. Non solo per il paese stesso ma anche a livello comunitario.

Le misure per l’energia nel Pnrr italiano

A questo punto è interessante capire quanti investimenti e riforme sono attualmente previsti in agenda in materia di energia. Per capire quali misure il governo italiano potrà incrementare per includervi interventi dedicati al RepowerEu.

Abbiamo classificato queste misure in base al nostro indicatore originale di suddivisione tematica degli ambiti di investimento. Sono 16 gli interventi che abbiamo associato al tema energie rinnovabili. Non è detto però che questi siano rappresentativi di tutte le misure che il governo potrebbe decidere di modificare in vista del RepowerEu.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: mercoledì 15 Febbraio 2023)

In base alla nostra classificazione tematica, nel Pnrr sono inclusi 12 investimenti economici e 4 riforme normative a tema energia. Va detto che queste 16 misure non rappresentano necessariamente tutte quelle che il governo prenderà in considerazione per preparare il capitolo sul RepowerEu. Ma almeno una parte sì, anche se alcune si possono già escludere. In primis le 2 riforme già completate, volte a promuovere in un caso la produzione e il consumo di gas rinnovabile e, nell’altro, la competitività dell’idrogeno.

Riguardo alle materie specifiche di tutte le misure, è interessante notare che 8 interventi su 16 (la metà) si occupano di idrogeno. In particolare di come impiegarlo come fonte di energia in diversi settori, dal trasporto ferroviario a quello stradale. Le altre misure comunque si occupano della produzione e del consumo di energie rinnovabili. Due temi in linea con lo sforzo richiesto dal RepowerEu.

Il Pnrr è improntato alla transizione ecologica.

Quello che manca da questo quadro è invece tutto ciò che il programma auspica in termini di forniture di gas. I piani di ripresa e resilienza sono stati infatti sviluppati prima della guerra tra Russia e Ucraina e prima della crisi energetica. Di conseguenza tutte le misure a tema ambiente ed energia puntano alla transizione ecologica, alla riduzione delle emissioni, al contrasto al cambiamento climatico. In linea con quanto l’Europa promuove da anni.

Dal 1972 l’Ue mette in atto iniziative e accordi per contrastare il cambiamento climatico. Da ultimo il Green deal del 2020, che pone l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Vai a “Cosa prevedono gli accordi europei sul cambiamento climatico”

Quindi se da un lato le esigenze imposte dall’attuale crisi energetica sono chiare, dall’altro è quantomeno da notare la contraddizione di un invito così esplicito, da parte dell’Ue, ad aumentare le forniture di gas.

La revisione in senso ampio

Come abbiamo anticipato il RepowerEu costituirà solo una parte della più ampia revisione del Pnrr che il governo italiano ha annunciato di voler proporre a Bruxelles. La possibilità di modificare l’agenda complessivamente è infatti prevista dal regolamento Ue per tutti i paesi beneficiari, in qualsiasi momento dell’attuazione del piano. Purché sia rispettata una principale condizione:

le modifiche devono essere giustificate da circostanze oggettive, per le quali non è più possibile realizzare i traguardi e gli obiettivi inizialmente previsti. Vai a “Quanto e come può essere modificato il Pnrr”

Non sappiamo a oggi quali saranno le proposte dell’Italia alla commissione europea. Stando alle dichiarazioni degli scorsi mesi però, siamo in grado almeno di individuare i due principali punti di criticità evidenziati dal governo Meloni finora. Da un lato, l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime dovuto alla guerra tra Russia e Ucraina. Una condizione che rende più difficile realizzare opere e progetti del Pnrr con le risorse inizialmente previste. Dall’altro lato, connesso anche al primo punto, la rigidità dei tempi di attuazione del piano. Gli interventi in agenda sono tanti e il cronoprogramma è serrato a fronte di una realtà, quella italiana, dove invece le tempistiche burocratiche e amministrative seguono spesso tempi più dilatati. Entrambi questi elementi portano in sé il rischio che alcuni progetti e interventi vengano stralciati dal Pnrr, se dovessero mancare le condizioni economiche e i tempi necessari.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: palazzo ChigiLicenza

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