Il Pnrr italiano e il confronto con gli altri paesi europei Next generation Eu

L’Italia è il principale beneficiario dei fondi europei del Next generation Eu. Per questo è importante valutare non solo la capacità di attuazione dei progetti ma anche le scelte di investimento fatte dal nostro paese rispetto agli altri partner europei.

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Lo scorso 13 agosto la Commissione europea ha autorizzato l’erogazione di un prefinanziamento dei fondi destinati all’Italia nell’ambito del Next generation Eu (Ngeu). Parliamo di circa 24,9 miliardi di euro, pari al 13% delle risorse destinate al nostro paese in totale. Come noto, l’erogazione dei finanziamenti successivi da parte di Bruxelles sarà subordinata alla realizzazione degli interventi e delle riforme previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il Pnrr è il documento che il governo ha predisposto per illustrare come intende gestire i fondi di Next generation Eu. Suddivide i settori di intervento in 6 missioni principali, tra cui digitalizzazione, salute e transizione ecologica. Vai a "Cos’è il Pnrr, piano nazionale ripresa e resilienza"

La possibilità di sfruttare i fondi europei rappresenta una fondamentale opportunità di crescita e sviluppo per il nostro paese. La piena ed efficace attuazione dei progetti contenuti nel Pnrr sarà quindi uno dei passaggi decisivi dei prossimi anni. Per questo sarà fondamentale anche un’attenta opera di monitoraggio. Non solo per informare i cittadini sull’avanzamento dei progetti ma anche per segnalare eventuali criticità.

In questo contesto un primo elemento interessante può essere confrontare le scelte fatte dall’Italia nell’assegnazione delle risorse rispetto a quanto proposto dagli altri partner europei. Da quest’analisi emerge che il nostro paese è ultimo in Europa per percentuale di investimenti in transizione ecologica. Ciò perché si è scelto di intervenire anche su molti altri settori come l’istruzione, la salute e le infrastrutture. Interventi non previsti in altri paesi. Inoltre dobbiamo tenere presente che se l’Italia figura all’ultimo posto a livello percentuale la situazione invece si ribalta se consideriamo l’ammontare degli investimenti in valori assoluti.

Le differenze nella ripartizione delle risorse, tra prestiti e sovvenzioni

L’ammontare complessivo delle risorse messe in campo per il Next generation Eu è di 723,8 miliardi di euro, ripartiti tra prestiti (385,8 miliardi) e sovvenzioni (338 miliardi). Ma come sono suddivise queste risorse tra i vari paesi? Grazie al lavoro dell’ufficio rapporti con l’Unione europea possiamo conoscere più nel dettaglio l’ammontare dei contributi assegnati a ciascuno stato, inclusa la percentuale di risorse dedicate a transizione verde e digitale.

€ 723,8 mld le risorse stanziate nell’ambito del Next generation Eu.

Un primo dato che possiamo osservare riguarda il fatto che la maggior parte degli stati ha fatto domanda solamente per la parte di risorse erogata sotto forma di sovvenzioni. Solo 7 paesi infatti hanno richiesto anche i prestiti. Tra gli stati membri che hanno scelto questa opzione possiamo osservare che l’Italia, con 122,6 miliardi di euro, è il paese che ne ha richiesto la quota più consistente. Seguono la Romania con 15 miliardi e la Grecia con 12,72 miliardi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio rapporti con l'Unione europea.
(ultimo aggiornamento: venerdì 6 Agosto 2021)

A livello percentuale, solo 2 paesi su 7 hanno richiesto una frazione di prestiti superiore al 50% delle risorse complessive: Italia e Romania. Anche in questo caso il nostro paese risulta al primo posto con circa il 64%. Una componente di prestiti così elevata peraltro è stata al centro di un acceso dibattito sulla capacità del nostro paese di potersi impegnare in maniera così importante.

7 i paesi europei, compresa l'Italia, che hanno anche richiesto prestiti nell'ambito del Pnrr.

Su questo aspetto però si deve rilevare come l'Italia abbia richiesto la quota massima di sovvenzioni ad essa assegnata. Senza la richiesta di prestiti quindi non sarebbe stato possibile finanziare tutte le misure contenute nel Pnrr che quindi avrebbe avuto una portata più limitata. Sempre in quest’ottica inoltre dobbiamo ricordare che il governo Draghi ha anche stanziato risorse aggiuntive con un apposito decreto legge.

Inoltre, com’è stato osservato da molti analisti, il costo di tali prestiti sarebbe stato molto più alto per il nostro paese se avesse dovuto reperire queste risorse sul mercato con le sue sole forze.

Transizione ecologica e digitalizzazione

Un ulteriore elemento interessante da analizzare riguarda la quota di investimenti che ogni paese ha previsto per i due settori considerati strategici dalle istituzioni europee e cioè la transizione ecologica e la digitalizzazione.

Sotto questo aspetto possiamo osservare come, in valori assoluti, il nostro paese risulti al primo posto per la quantità di risorse assegnata ad entrambi i settori. L'Italia infatti investirà 71,8 miliardi di euro per la transizione verde e 48,1 miliardi per la digitalizzazione. Al secondo posto per entrambe le voci troviamo invece la Spagna che investirà rispettivamente 27,6 e 19,6 miliardi di euro. Al terzo posto infine troviamo la Francia per quanto riguarda la transizione ecologica (con una spesa prevista di 18,1 miliardi) e la Germania per la digitalizzazione (13,3 miliardi di euro).

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio rapporti con l'Unione europea.
(ultimo aggiornamento: venerdì 6 Agosto 2021)

Italia ultima per investimenti in transizione ecologica a livello percentuale.

Dobbiamo ricordare tuttavia che non tutti i paesi riceveranno la stessa quantità di risorse nell'ambito del Ngeu e che l’Italia è il maggiore beneficiario dei fondi europei. Di conseguenza le risorse assegnate per queste due voci risultano superiori rispetto a quelle degli altri paesi. Per fare un confronto omogeneo quindi possiamo osservare come variano le percentuali di investimento in questi specifici settori per i diversi stati membri.

In questo caso possiamo notare come l’Italia risulti all’ultimo posto, insieme alla Grecia, per quanto riguarda la percentuale di investimenti assegnata alla transizione ecologica con il 37,5% delle risorse complessive. Da notare peraltro che il 37% era il minimo di investimenti richiesti in questo settore dal regolamento europeo.

Ai primi posti troviamo invece Lussemburgo, Danimarca, Austria e Belgio. Anche la Francia con una quota del 46% ha scelto di investire in questo settore una parte consistente delle risorse europee a essa spettanti.

Gli stati sono ordinati in base alla quantità di risorse assegnate. Il piano Next generation Eu prevede un’erogazione complessiva di 723,8 miliardi di euro suddivisi tra prestiti e sovvenzioni. I paesi che hanno fatto richiesta di prestiti sono solo 7. Nono sono disponibili informazioni per Romania, Grecia, Polonia, Estonia, Finlandia, Irlanda, Malta, Svezia e Ungheria.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio rapporti con l'Unione europea.
(ultimo aggiornamento: venerdì 6 Agosto 2021)

Per quanto riguarda invece la digitalizzazione il nostro paese si trova al settimo posto con una quota di investimenti pari al 25,1% del totale. In questo caso al primo posto troviamo la Germania, unico paese a investire più della metà delle risorse (13,3 miliardi sui 25,6 totali) in questo settore.

Dobbiamo comunque evidenziare come transizione ecologica e digitalizzazione rappresentino le principali voci di investimento per il Pnrr italiano. Le basse percentuali infatti sono dovute al fatto che la risorse sono state suddivise tra diversi settori, tutti considerati molto importanti per la rinascita del paese. Dalla salute all'istruzione, passando per le infrastrutture e il welfare.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

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Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico "openpnrr" realizzato nell'ambito delle attività di analisi sul piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo approfondimento sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Nei prossimi mesi pubblicheremo anche un’apposita piattaforma in cui sarà possibile consultare tutte le informazioni disponibili. I dati dei nostri open data possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto credit: palazzo Chigi - licenza

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