La sfida delle scadenze Pnrr a fine anno #OpenPNRR

Sono ancora 40 le scadenze da raggiungere entro dicembre, per chiedere all’Ue nuovi fondi. Ma le intenzioni del governo sul Pnrr continuano a non essere chiare.

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Il quadro attuale delle scadenze

Manca meno di un mese alla fine dell’anno, un appuntamento cruciale nel cronoprogramma del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il 31 dicembre infatti si chiude il quarto trimestre del 2022 e con esso il termine per completare le scadenze europee previste dal Pnrr. Non solo quelle indicate per il periodo che va da ottobre a dicembre, il quarto trimestre appunto, ma anche per i tre mesi precedenti tra giugno e agosto, cioè il terzo trimestre 2022. Il loro conseguimento è un passaggio necessario per poter chiedere all’Unione europea un nuovo rilascio di fondi.

Ogni sei mesi la commissione europea controlla che i paesi abbiano completato le scadenze Ue del Pnrr. In caso di verifica positiva, si procede all’erogazione dei fondi. Vai a “Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri”

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In base alla nostra attività di monitoraggio, l’ultimo aggiornamento al 25 novembre 2022 conferma che 2 scadenze europee del terzo trimestre sono ancora da completare e quindi in ritardo. Si tratta in particolare dell’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per le green communities e dell’entrata in vigore della riforma per i servizi idrici integrati. A queste 2 milestone si aggiungono poi le 38 scadenze ancora da completare, sulle 51 previste per il quarto trimestre.

40 su 55 le scadenze europee del Pnrr che l’Italia deve ancora completare per poter chiedere nuove risorse all’Ue.

Sempre in base al nostro monitoraggio, dei 38 milestone e target da completare nel quarto trimestre, 15 sono a buon punto, quindi a un passo dal completamento, ma ben 23 ancora in corso, cioè interventi avviati ma lontani dalla loro realizzazione. Solo 13 scadenze su 51 risultano invece completate.

In altre parole: manca poco al termine e il nostro paese non ha rispettato neanche metà degli impegni previsti per il trimestre in corso.

Cliccando sulle scadenze è possibile accedere alle singole pagine dedicate su OpenPNRR.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: venerdì 25 Novembre 2022)

Il destino incerto del Pnrr

La questione è capire come il governo Meloni si sta ponendo rispetto a queste scadenze da completare. Sempre in base al nostro monitoraggio, possiamo segnalare che nelle ultime settimane, di passi avanti nell’attuazione di milestone e target ce ne sono stati pochi. Se questo da un lato è comprensibile, per via di tempi e passaggi di consegne che l’insediamento di un nuovo esecutivo comporta, dall’altro lascia aperti molti dubbi su quello che succederà da qui ai prossimi mesi.

Come abbiamo avuto modo di raccontare in altri articoli, la coalizione a sostegno del governo Meloni ha dichiarato in diverse occasioni – già a partire dalla campagna elettorale – di voler modificare il Pnrr attuale. E anche se l’esecutivo non ha ancora presentato alla commissione europea una proposta di revisione, diverse dichiarazioni anche recenti ne confermano le intenzioni.

In primis l’intervento della presidente Giorgia Meloni all’assemblea dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) del 24 novembre scorso. In quell’occasione Meloni ha ribadito infatti la volontà di verificare con la commissione europea le misure più idonee ad aggiornare il piano. Posizioni riprese anche da Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr. Il quale ha sottolineato in un recente colloquio con Repubblica l’intenzione di implementare il piano e di armonizzarlo con i fondi di coesione. Oltre che di modificare obiettivi e scelte che ormai non considera più attuali.

Abbiamo avuto guerra e shock inflazionistico: impensabili. Non sappiamo a quali altri cigni neri andremo incontro.

Le criticità sottolineate finora dall’esecutivo si concentrano quindi su due questioni principali. La prima è quella relativa alla guerra ancora in corso tra Russia e Ucraina e alle sue conseguenze economiche. L’aumento del costo dell’energia e delle materie prime infatti pone inevitabilmente delle difficoltà e dei ritardi nella realizzazione di opere e progetti Pnrr così come erano stati definiti originariamente.

La seconda questione, collegata in parte alla prima, riguarda i tempi di attuazione del piano. Quando ancora non era in carica, Meloni aveva già evidenziato i ritardi nella realizzazione dei progetti previsti ponendo l’attenzione, oltre che sul rincaro dei costi, anche sulla lentezza delle procedure rispetto alla rigidità del cronoprogramma. Un tema che a partire dal 2023 si farà più pressante perché molti investimenti entreranno nel vivo della loro messa a terra.

Siamo nella fase in cui siamo chiamati ad affrontare concretamente l’avvio dei cantieri, per questo ovviamente è necessario accelerare l’iter di approvazione dei progetti e rilascio dei pareri, è un tema enorme.

Per questi motivi c’è chi dal governo auspica già ora una proroga dei termini di attuazione dell’agenda. A partire dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, alla guida del dicastero responsabile della quota maggiore di fondi Pnrr. Il ministro ha infatti recentemente sostenuto l’importanza di rivedere non solo i modi e i costi, ma anche i tempi di realizzazione dei progetti.

Pensare di ultimare e rendicontare entro il 2026 le opere del Pnrr è puro esercizio di fantasia.

Un appuntamento inevitabile

A fronte di un esecutivo che richiama l’attenzione sulle criticità di tempi e costi del Pnrr e sulla necessità di modifiche, è bene però ricordare due elementi cruciali. Il primo riguarda le modalità con cui un processo di revisione può avere luogo.

Gli stati possono apportare delle modifiche ai rispettivi Pnrr purché esse siano giustificate da circostanze oggettive. Vai a “Quanto e come può essere modificato il Pnrr”

Dunque si possono rivedere – almeno secondo il regolamento – solo quegli interventi diventati impossibili da conseguire così come erano stati previsti. Una clausola che si applicherebbe, per esempio, ai cambiamenti resi necessari dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Ma forse non ad altri interventi inclusi nel Pnrr, come la riforma della giustizia ideata dal governo Draghi e che l’esecutivo Meloni vorrebbe modificare.

Per ricevere i fondi, vanno completate le scadenze.

Il secondo elemento è il meccanismo di rilascio delle risorse da parte dell’Ue. Per richiedere alla commissione la prossima tranche di finanziamento, il nostro paese deve in ogni caso riuscire entro dicembre a realizzare quelle 40 scadenze europee da completare. Fino a che non sarà inviata e approvata una richiesta di modifica del piano infatti, interrompere l’attuazione di target e milestone comporterebbe inevitabilmente la mancata ricezione delle risorse.

Ma chi se ne deve occupare? Ogni scadenza, così come ogni misura, è di titolarità di un organizzazione responsabile, principalmente ministeri o dipartimenti della presidenza del consiglio. Come è noto, il governo Meloni ha apportato delle novità a deleghe e denominazioni di ministeri e dipartimenti. Formalmente non sono ancora state apportate modifiche al Pnrr e quindi gli enti titolari non sono stati ancora rinominati né confermati nelle rispettive responsabilità. Tuttavia, è possibile prevedere i passaggi di titolarità e quindi identificare quali tra i ministeri e i dipartimenti attuali saranno più coinvolti da qui alla fine dell’anno nel conseguimento di milestone e target.

I dati mostrano il numero di scadenze Pnrr europee che l’Italia deve ancora completare entro dicembre per richiedere la terza tranche di finanziamento all’Ue. I nomi dei ministeri rispecchiano la ridenominazione voluta dal governo Meloni, anche se formalmente non è stata ancora applicata al Pnrr.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: venerdì 25 Novembre 2022)

Il dipartimento per la trasformazione digitale dovrà conseguire 8 scadenze prima della fine dell’anno. È l’organizzazione titolare con più impegni da rispettare, seguita dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (6) e dal ministero dell’economia e delle finanze (4).

Il governo è consapevole dell’urgenza di completare i 40 milestone e target mancanti entro dicembre. Tant’è che indiscrezioni diffuse dalla stampa parlano della lavorazione di uno o più decreti ad hoc per velocizzare le procedure e quindi realizzare per tempo le scadenze rimaste. Il consiglio dei ministri potrebbe approvarlo entro la fine dell’anno, per completare gli interventi in linea con il cronoprogramma e chiedere a Bruxelles nuovi fondi. Una pratica – questa dei cosiddetti “decreti Pnrr” – avviata già dal governo Draghi per riuscire a rispettare i tempi delineati dall’agenda.

L’esecutivo potrebbe quindi riuscire a centrare l’obiettivo di fine anno. Tuttavia, il destino del Pnrr, le sue eventuali modifiche e i ritardi nella realizzazione dei progetti sono questioni cruciali e delicate, che dovranno essere necessariamente dipanate nei prossimi mesi, in accordo con l’Unione europea.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: palazzo ChigiLicenza

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