Il governo è lontano dal completare le scadenze di fine marzo #OpenPNRR

Finché non sarà modificato, il Pnrr in vigore è quello attuale. Tra 11 giorni finisce il primo trimestre del 2023 e nessuna delle 12 scadenze europee previste ci risulta completata.

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Il governo Meloni ha ribadito più volte la volontà di modificare il piano nazionale di ripresa e resilienza. Dalla campagna elettorale della scorsa estate alle varie dichiarazioni dopo il suo insediamento. Fino all’impegno preso recentemente di proporre una revisione all’Ue entro fine aprile, in primis per integrare il piano energetico RepowerEu. Ma queste per ora restano solo dichiarazioni.

Finché l’esecutivo non avrà inviato una richiesta di modifica e le istituzioni Ue non l’avranno approvata, infatti, il Pnrr rimane quello attuale. Con un rigido cronoprogramma che prevede una serie di scadenze da conseguire ogni 3 mesi e il controllo da parte della commissione ogni 6 per ricevere nuove risorse.

L’invio di finanziamenti dall’Ue è vincolato al conseguimento delle scadenze europee previste. Vai a “Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri”

Alla fine del primo trimestre di quest’anno, cioè il 31 marzo, il nostro paese dovrebbe conseguire 12 scadenze di rilevanza europea. Cioè le uniche oggetto di controllo da parte della commissione e quindi vincolanti per la ricezione dei fondi.

Tuttavia, in base alla nostra attività di monitoraggio aggiornata al 16 marzo, nessuna scadenza Ue del primo trimestre risulta completata. Una situazione che denota grandi difficoltà e scarsa attenzione da parte del governo al rispetto del cronoprogramma.

Il governo non ha completato neanche una scadenza.

Forse perché in ogni caso il prossimo controllo da parte di Bruxelles sarà a fine giugno, con la chiusura del primo semestre dell’anno. E questo rende le scadenze dei trimestri intermedi meno impellenti. Inoltre per la fine di giugno l’Italia dovrebbe aver inviato la proposta di revisione del Pnrr, che potrebbe modificare anche alcune delle scadenze attualmente previste.

Tutto questo però non è scontato: il termine del 30 aprile a cui abbiamo accennato, infatti, non è tassativo. È più che altro un invito rivolto dalla commissione ai paesi Ue coinvolti, soprattutto a integrare nel Pnrr il RepowerEu e a renderlo operativo. Dunque se l’agenda non sarà rivista prima, a fine giugno la commissione verificherà il completamento delle scadenze attualmente previste. A partire da quelle indicate per questo primo trimestre dell’anno. Per il governo quindi è comunque fondamentale completare i 12 interventi di rilevanza europea entro il 31 marzo, per non arrivare ad aprile e trovarsi in affanno. Considerando che poi per il secondo trimestre del 2023 (aprile-giugno) ci saranno altre 15 nuove scadenze da raggiungere.

Intanto, l’Italia è in attesa dell’esito dell’ultima richiesta di finanziamento, inviata alla commissione europea il 30 dicembre 2022, insieme alla documentazione che dovrebbe provare il raggiungimento delle 55 scadenze europee che erano previste per il secondo semestre del 2022. Tuttavia, in base alla nostra ultima verifica dello scorso giovedì 16 marzo, non possiamo ancora considerare conseguiti 12 adempimenti su 55 (1 del terzo trimestre e 11 del quarto).

Le scadenze del T1 2023

Se analizziamo nel dettaglio i 12 adempimenti che l’esecutivo dovrebbe realizzare entro la fine di marzo, è interessante innanzitutto approfondire il loro stato di avanzamento.

0 scadenze europee risultano completate al 16 marzo 2023, rispetto alle 12 da conseguire entro la fine del mese.

Su 12 interventi previsti entro il 31 marzo, 9 sono in corso e 3 a buon punto. Quindi non solo sono tutti ancora da completare, ma la quasi totalità (9 su 12) è proprio lontana dall’essere conseguita.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: giovedì 16 Marzo 2023)

Per quanto riguarda le materie oggetto di questi adempimenti, secondo il nostro indicatore originale di suddivisione tematica, è la transizione ecologica quella a cui sono principalmente rivolti. Seguono i temi di pubblica amministrazione, inclusione sociale, digitalizzazione – tutti con 2 scadenze ciascuno – e impresa e lavoro con 1 adempimento.

Il Pnrr in questo trimestre si occupa di idrogeno.

Da sottolineare che tutte e 5 le scadenze a tema transizione ecologica riguardano l’idrogeno. Dall’entrata in vigore delle norme necessarie al suo utilizzo come fonte di energia rinnovabile, all’aggiudicazione di appalti per progetti relativi alla produzione e stazioni di rifornimento.

Tra gli altri adempimenti, ha assunto rilievo nel dibattito pubblico quello che prevede l’entrata in vigore della riforma del codice dei contratti pubblici. È considerato a buon punto, da quando lo scorso 16 dicembre il consiglio dei ministri ha approvato in esame preliminare il decreto legislativo di riforma. Ma da allora non ci sono stati altri passi avanti.

Osservando infine gli enti responsabili di tutti questi interventi, l’organizzazione maggiormente coinvolta risulta essere il ministero dell’ambiente, titolare in particolare di 3 scadenze. Seguono, ognuno con 2 adempimenti, il ministero delle infrastrutture e il dipartimento per la trasformazione digitale. Infine il dipartimento per lo sport, il ministero del lavoro, quello dell’economia e la presidenza del consiglio devono completare ciascuno una scadenza.

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I ritardi nel cronoprogramma

C’è un’altra questione in merito alle scadenze europee, che abbiamo già sottolineato in altre occasioni ma che vale la pena ribadire. E riguarda gli interventi che il governo sostiene di aver conseguito, ma che in base al nostro monitoraggio risultano ancora da completare.

Alla fine dello scorso anno, il governo italiano ha inviato a Bruxelles la richiesta per la terza tranche di risorse Pnrr, sostenendo di aver rispettato tutte le 55 scadenze Ue che erano previste per il secondo semestre del 2022. Tuttavia, a seguito della nostra ultima verifica giovedì scorso (16 marzo), ci risultano ancora delle scadenze mancate.

13 su 55 le scadenze europee che non possiamo considerare completate, sul totale di quelle previste per il secondo semestre 2022.

Una in meno rispetto all’ultima volta che abbiamo parlato dei ritardi dell’esecutivo in questo senso, ma si tratta comunque di un numero ancora elevato.

I meccanismi di verifica sono i criteri, sottoscritti da Italia e Ue in un accordo operativo, con cui la commissione europea valuta il completamento delle scadenze europee del Pnrr, previste dal cronoprogramma.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: giovedì 16 Marzo 2023)

Come abbiamo già spiegato, le carenze nel raggiungimento di queste scadenze sono per la maggior parte spiegate da lentezze burocratiche e amministrative. È il caso per esempio dell’assenza di decreti in gazzetta ufficiale o della mancata adozione di decreti attuativi. Formalità dunque, che però bloccano l’entrata in vigore e l’attivazione degli interventi previsti.

Ma ancora più rilevante è il caso di quelle scadenze che richiedevano l’effettiva realizzazione di infrastrutture o interventi. E che non consideriamo conseguite perché non è accessibile alcun documento che dimostri l’avvenuta esecuzione delle azioni previste. In particolare parliamo dei seguenti adempimenti:

La commissione europea sta ancora verificando l’operato italiano: se considererà effettivamente completate tutte le scadenze, procederà con l’invio della terza tranche di risorse, pari a 19 miliardi di euro. Altrimenti sospenderà il rilascio dei fondi e per accedervi l’Italia dovrà prima completare – entro 6 mesi di tempo – gli interventi mancanti.

Il processo di verifica dell’Ue è più politico che tecnico.

In passato con il governo Draghi la commissione è stata flessibile nel valutare le due richieste di finanziamento inviate dal nostro paese. Sorvolando su alcune lacune e approvando l’invio di nuove risorse. In questo senso va ribadito il valore prettamente politico di questo processo di verifica. È la commissione infatti ad avere l’ultima parola, mentre il lavoro del comitato tecnico che verifica il raggiungimento delle scadenze esprime solo un parere non vincolante.

Non resta dunque che aspettare per capire se la stessa flessibilità verrà applicata alla richiesta inviata dall’esecutivo guidato da Meloni o se Bruxelles la giudicherà con maggiore rigidità.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: palazzo ChigiLicenza

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