Il secondo mandato di Sergio Mattarella Quirinale

Dopo una settimana difficile il parlamento ha eletto Sergio Mattarella presidente della repubblica per un secondo mandato. L’unico precedente è quello di Napolitano, ma non si può escludere che Mattarella interpreti questo ruolo in modo diverso.

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Dopo una settimana di fibrillazioni politiche il parlamento riunito in seduta comune ha deliberato la rielezione di Sergio Mattarella.

Per quanto la costituzione non preveda un limite di mandati, il presidente si era precedentemente mostrato contrario a questa ipotesi, sia per ragioni personali che costituzionali. Tuttavia di fronte alla richiesta del parlamento, Mattarella non si è tirato indietro.

L’unico precedente è quello di Giorgio Napolitano, che si dimise dopo due anni dall’inizio del suo secondo mandato. La scelta di Napolitano non rappresenta però un precedente vincolante. Ad oggi in effetti nessuno può dire se Mattarella rimarrà in carica per un breve lasso di tempo o se diventerà il primo presidente al vertice dello stato per ben 14 anni.

L’ottavo scrutinio

La rielezione di Mattarella è avvenuta a seguito di un crescendo di preoccupazioni rispetto a una situazione di impasse da cui sembrava sempre più difficile uscire.

Il quadro politico d’altronde era obiettivamente complesso, visto che il dibattito sul capo dello stato risultava inesorabilmente legato alle sorti dell’esecutivo. I partiti infatti si sono trovati a scegliere se privilegiare l’alleanza di governo o quella di coalizione, consapevoli che ciascuna scelta avrebbe portato a importanti conseguenze.

Anche la decisione di privilegiare l’asse di governo peraltro non era scevra da rischi per l’esecutivo. In quel caso, la scelta apparentemente più ovvia avrebbe potuto essere l’elezione dello stesso Mario Draghi alla presidenza della repubblica, con il sostegno della larga maggioranza che lo sostiene in parlamento. Con questa decisione i partiti al governo avrebbero rinnovato la fiducia nei suoi confronti, decretando però allo stesso tempo la fine dell’esecutivo da lui guidato. Una situazione che avrebbe costretto le forze politiche a trattative e consultazioni per formarne uno nuovo, con tutte le difficoltà del caso.

Tutto questo in una fase in cui la crisi sanitaria e l’attuazione del Pnrr rendono assolutamente urgente l’azione dell’esecutivo, sconsigliando crisi di governo dagli esiti imprevedibili.

Per queste ragioni probabilmente nel corso delle giornate che hanno visto il parlamento impegnato nelle votazioni, si avvertiva una forte urgenza, che ha spinto molti osservatori a criticare l’assemblea per la sua indecisione e lentezza.

Eppure 8 scrutini per eleggere il capo dello stato non sono affatto molti. Si tratta in effetti di un valore inferiore alla media e assolutamente distante dai casi che hanno richiesto più tempo. Per eleggere Scalfaro e di Pertini ad esempio sono stati necessari il doppio dei voti (16), mentre per Saragat 21 e per Leone addirittura 23.

9 la media di scrutini necessari ad eleggere il presidente della repubblica.

FONTE: elaborazione openpolis su dati presidenza della repubblica.
(ultimo aggiornamento: sabato 29 Gennaio 2022)

La spinta dal "basso"

Nonostante fino all'ultima votazione nessuno dei leader di partito avesse dato indicazione di votare Sergio Mattarella, il nome del capo dello stato in carica è sempre stato presente nelle schede scrutinate.

Il presidente della repubblica è eletto a scrutinio segreto e per le prime 3 votazioni è richiesta la maggioranza dei due terzi. Vai a "Come si elegge il presidente della repubblica"

Guardando ai voti espressi in effetti si è trattato di un crescendo, interrotto solo al quinto scrutinio dal tentativo del centrodestra di eleggere la presidente del senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. A partire dal sesto scrutinio comunque il nome di Mattarella ha rappresentato senza rivali la maggioranza relativa dei voti espressi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati parlamento in seduta comune
(ultimo aggiornamento: sabato 29 Gennaio 2022)

Quale che sia la ragione che ha spinto i delegati a votare Mattarella anche nei primi scrutini, andando contro alle indicazioni dei propri leader, questa vicenda è stata letta da molti commentatori come una rivincita dei parlamentari semplici (e dei delegati regionali) sulle segreterie di partito.

D'altronde è proprio la costituzione a prevedere lo scrutinio segreto per questo voto. Una previsione che indica chiaramente la volontà dei costituenti di lasciare ai singoli la massima libertà di scelta.

Un secondo mandato a larga maggioranza

Nonostante ancora non fosse stato pubblicamente indicato da nessun partito, alla settima votazione Mattarella aveva ormai ottenuto 387 voti. Si tratta di 5 preferenze in più di quanti ne aveva ricevute la presidente Casellati al quinto scrutinio, quando era stata ufficialmente candidata dal centrodestra.

Non stupisce quindi che dopo l'accordo dei partiti sul suo nome l'elezione di Mattarella sia avvenuta a larghissima maggioranza, ovvero 759 preferenze, pari al 77,2% dei votanti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati presidenza della repubblica e parlamento in seduta comune
(ultimo aggiornamento: sabato 29 Gennaio 2022)

Si tratta di un dato obiettivamente alto, che nel corso della storia repubblicana è stato superato solo da Pertini, eletto con il 83,6% dei voti, e da Gronchi 79%.

Un dato che supera di 3 punti anche la seconda elezione di Giorgio Napolitano (74%), sebbene anche in quell'occasione quasi tutti i gruppi parlamentari avessero pregato il presidente di accettare il secondo incarico.

L'ipotesi di dimissioni anticipate

Proprio sulla seconda elezione di Napolitano si concentra ora l'attenzione degli osservatori politici. Come è noto infatti si tratta dell'unico altro precedente di un capo dello stato eletto per un secondo mandato.

L'aspetto principale che al momento interessa il quadro politico riguarda infatti la possibilità che Mattarella segua l'esempio del suo predecessore, che si dimise dal suo secondo incarico dopo appena 20 mesi dall'elezione.

Pur essendo l'unico altro caso di rielezione a cui fare riferimento, quelle di Napolitano non sono state le uniche dimissioni anticipate di un presidente della repubblica.

Se si escludono i presidenti che hanno rassegnato le dimissioni a pochi giorni dalla fine del mandato, solitamente per velocizzare l'entrata in carica del successore, i capi dello stato che hanno concluso in anticipo il loro incarico sono Antonio Segni nel 1964, Giovanni Leone nel 1971, Francesco Cossiga nel 1985 e Giorgio Napolitano nel 2015.

4 i presidenti che hanno concluso anticipatamente l'incarico.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Gennaio 2022)

Il caso di Segni è stato l'unico legato a ragioni di salute. Dopo aver accusato un grave malore infatti, il capo dello stato rassegnò le dimissioni e le funzioni di supplenza vennero assunte dal presidente del senato Mezzagora, fino all'elezione del nuovo presidente.

Quelle di Cossiga e Leone invece furono dimissioni politiche. In entrambi i casi seguirono a campagne di forte delegittimazione accompagnate da ipotesi di messa in stato di accusa.

La messa in stato di accusa di un presidente della repubblica non è mai arrivata a conclusione in Italia. Allo stesso tempo però si tratta di un atto di forte delegittimazione nei confronti del capo dello stato. Vai a "Come funziona la messa in stato d’accusa del presidente della repubblica"

Nel caso di Leone si trattò in effetti solo di una minaccia, mentre per Cossiga la richiesta fu formalizzata anche se venne bocciata dalle aule parlamentari. A Cossiga peraltro mancavano ormai pochi mesi alla fine dell'incarico. Visto il momento storico delicato (seguente alle elezioni del 1992 che segnarono la fine del pentapartito) e l'indebolimento della sua figura al vertice dello stato però, il presidente ritenne preferibile velocizzare il passaggio di consegne e lasciare che un nuovo capo dello stato, con maggiore legittimazione, affrontasse la complessa fase politica.

Un incarico lungo 7 anni

Sulle dimissioni di Napolitano invece potrebbero aver pesato due fattori. È ben difficile tuttavia, se non impossibile, stabilire se uno sia stato decisivo e quale.

Da un lato infatti le dimissioni anticipate sono state lette da molti come un modo per rimarcare l'eccezionalità di un secondo mandato, accettato dal presidente solo per traghettare il quadro politico fuori dalla situazione di stallo che si era venuta a creare.

D'altro canto però al momento della sua seconda elezione Napolitano aveva 88 anni, la decisione di dimettersi poco dopo può quindi più semplicemente essere considerata una scelta legata all'avanzare dell'età.

Ma Mattarella oggi è ben più giovane del suo predecessore. In effetti il capo dello stato si appresta a effettuare il suo secondo giuramento a 80 anni, la stessa età a cui è stato eletto Napolitano per il suo primo mandato.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Gennaio 2022)

74 anni l'età media dei presidenti della repubblica al momento dell'elezione.

Certo Mattarella ha un'età più avanzata rispetto alla media dei suoi predecessori. Ma a parte il caso di Napolitano anche Pertini era più anziano al momento dell'elezione, mentre Ciampi aveva appena 2 anni meno di lui.

Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni.

La scelta sulla durata del suo secondo incarico dunque appartiene solo a Mattarella e nessuno è oggi legittimato ad attendersi che duri meno 7 sette anni. Una durata chiaramente stabilita dalla costituzione proprio per sottrarre il capo dello stato alla quotidianità del gioco politico.

Foto: Quirinale

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