Decreto sicurezza, appello ai presidenti di camera e senato per una discussione vera Il nuovo decreto immigrazione

L’atto approvato nell’ultimo Cdm conferma la tendenza dei governi a legiferare attraverso la decretazione d’urgenza. Una pratica non nuova ma scorretta. Per questo chiediamo un impegno affinché sia garantito lo spazio per discutere approfonditamente di un tema così importante.

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Lunedì sera il governo ha approvato in consiglio dei ministri un nuovo decreto che interviene sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e sulle diverse forme di protezione internazionale. Il testo dunque incide in buona parte sulle previsioni del decreto sicurezza.

Al di là dei contenuti del provvedimento si rilevano da subito alcune criticità rispetto al modo in cui le forze di maggioranza hanno deciso di intervenire sul tema. L’utilizzo del decreto legge conferma la tendenza a sminuire il ruolo del parlamento a favore di quello del governo. Una pratica frequente ma molto negativa, a maggior ragione su provvedimenti con un impatto così forte sul dibattito pubblico. In ogni caso un decreto ha 2 mesi di tempo per essere convertito in legge. Uno periodo entro il quale il parlamento è comunque chiamato ad approfondire, discutere e modificare il testo là dove lo ritenga utile.

Lo spazio di manovra del parlamento rischia però di essere fortemente compromesso dalla carenza di dati certi e di dettaglio sul fenomeno dell’accoglienza in Italia. Alle camere e alla società civile infatti sono messi a disposizione solo dati aggregati su questo tema. Un aspetto che ha portato il presidente della commissione affari costituzionali, Giuseppe Brescia, a presentare un’apposita interrogazione al ministero dell’Interno.

Per questo ci battiamo da anni, attraverso richieste di accesso agli atti e conseguenti ricorsi, per ottenere i dati in possesso del ministero dell’Interno. In modo che il dibattito possa svilupparsi attorno a dati di fatto disponibili a tutti. Dibattito che dovrebbe trovare il suo momento più alto proprio nella discussione parlamentare.

L’eccessiva centralità del governo

La situazione di subalternità del parlamento rispetto all’esecutivo non è certamente una novità. Non è legata alla natura del provvedimento in questione e non può essere neanche giustificata esclusivamente con lo stato di emergenza che stiamo vivendo a causa del Covid-19. Si tratta invece di una dinamica in corso da anni. D’altronde, sempre più spesso i governi hanno abusato della decretazione d’urgenza per legiferare.

I decreti legge nascono per risolvere situazioni straordinarie e urgenti. Sono immediatamente esecutivi dal momento della pubblicazione e devono essere convertiti in legge dal parlamento entro 60 giorni. Vai a "Che cosa sono i decreti legge"

È importante evitare inoltre che su questo provvedimento si inseriscano altre pratiche comuni che tendono a comprimere ulteriormente lo spazio di discussone parlamentare. Parliamo ad esempio del voto di fiducia, dei maxi emendamenti e dell’introduzione nel testo di norme estranee all’oggetto del decreto. Aspetti più volte censurati dal Quirinale.

Ho proceduto alla promulgazione soprattutto in considerazione della rilevanza del provvedimento nella difficile congiuntura economica e sociale. Invito tuttavia il Governo a vigilare affinché nel corso dell’esame parlamentare dei decreti legge non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto all’oggetto e alle finalità dei provvedimenti d’urgenza.

È invece cruciale che si lasci al parlamento la possibilità di discutere quantomeno le questioni che caratterizzano in maniera più forte l’agenda politica italiana. E certo la modifica del decreto sicurezza e la riforma del sistema di accoglienza dei migranti è un tema che caratterizza il dibattito politico ormai da anni.

Peraltro la discussione parlamentare ha anche la funzione di mostrare all’opinione pubblica le diverse posizioni espresse dai partiti sul merito delle questioni, come anche le diverse sensibilità presenti all’interno delle varie forze politiche.

L’abitudine a una gestione emergenziale

D’altronde il fenomeno dell’accoglienza è stato da sempre trattato come un’emergenza. Oggi più che mai però non si vedono le condizioni di estrema urgenza che sarebbero richieste per l’approvazione di un decreto.

Il parlamento ha avuto un anno per discutere una legge ordinaria invece che ricorrere ai decreti legge.

L’intenzione di rivedere la normativa infatti era presente fin da subito nell’accordo tra Partito democratico e Movimento 5 stelle che ha portato alla nascita del governo Conte II. Le forze di maggioranza presenti in parlamento avrebbero avuto quindi oltre un anno per preparare un testo legislativo, senza bisogno di ricorrere a strumenti che dovrebbero essere d’urgenza.

Certo è vero che si tratta di una materia complessa su cui probabilmente il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’interno ha una visione molto più completa rispetto agli organi parlamentari. Qui però intervengono due grosse questioni da sciogliere.

La prima è che anche ammettendo che il ministero, e quindi il governo, fosse il soggetto più adatto a scrivere il testo legislativo non era comunque necessario ricorrere allo strumento del decreto legge. Il governo avrebbe infatti potuto presentare un disegno di legge in parlamento oppure le camere avrebbero potuto approvare una legge delega che impegnasse il governo a occuparsi della materia, definendone preventivamente la cornice.

Con la legge delega il parlamento attribuisce al governo la facoltà di disciplinare, tramite i decreti legislativi, una materia Vai a "Cosa sono legge delega e decreto legislativo"

La seconda questione riguarda il perché il parlamento non si trovi nelle condizioni di legiferare su una materia che è sì complicata, ma che non prevede profili di tecnicalità tali da non poter essere compresi una volta che si hanno a disposizione le informazioni necessarie.

Conoscere per deliberare

Sulla questione del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati il nostro paese vive una strutturale carenza di informazioni. Carenza a cui sono sottoposti le realtà civiche che si occupano del fenomeno ma anche lo stesso parlamento.

Infatti nonostante a partire dal 2017 il ministero dell’interno abbia messo in funzione il Sistema informatico di gestione dell’accoglienza (Sga) le informazioni contenute in questo database sono consultabili dal solo ministero dell’interno.

Il sistema informatico di gestione dell’accoglienza può essere consultato solo dal ministero dell’interno.

Da qui vengono estratti ad esempio i dati che poi confluiscono nel cruscotto statistico giornaliero. Ma si tratta di informazioni aggregate a livello regionale e su un numero molto limitato di aspetti. Sempre da qui, si suppone, vengono estratte le informazioni che vanno a popolare le campagne informative del ministero, senza che alcuno possa poi svolgere delle verifiche indipendenti.

Ma la pubblicazione più completa in cui sono riportati i dati del sistema Sga è la relazione annuale sul sistema di accoglienza presentata dal ministro dell’interno alle camere. La legge stabilisce che questo documento debba essere presentato ogni anno entro il 30 giugno, tuttavia ad oggi la relazione sul 2019 non risulta ancora presente nei siti di camera e senato.

I dati messi a disposizione dal ministero non sono sufficienti per analisi approfondite.

Non si tratta di un ritardo occasionale, dovuto magari ai rallentamenti legati alla crisi sanitaria. La tempistica prevista dalla legge viene invece mancata ogni anno di parecchi mesi. In ogni caso il documento ha un’utilità limitata per analisi che richiedano un minimo livello di dettaglio. Le informazioni sono diffuse in pdf (in alcuni casi pdf immagine), un formato difficile da rielaborare, e forniscono dati aggregati tutt’al più a livello provinciale.

La richiesta di accesso agli atti e l’intervento di Giuseppe Brescia

Per questo da anni ci battiamo per accedere ai dati contenuti nell’Sga, attraverso richieste di accesso agli atti. Un percorso che ci ha portato di recente a vincere un ricorso al Tar avverso al diniego del ministero dell’Interno.

Nel corso di un’interrogazione parlamentare il presidente della commissione affari costituzionali della camera, Giuseppe Brescia, ha ripreso proprio questo tema, citando anche il nostro ricorso, e chiedendo al ministero di stabilire mezzi di pubblicità dei dati presenti nel sistema Sga in formato aperto.

la qualità, la trasparenza e la fruibilità dei dati rappresentano uno strumento imprescindibile per la comprensione di un fenomeno complesso come l’immigrazione

Stando alla risposta del ministero, quest’anno la relazione al parlamento conterrà i dati in formato aperto. Quanto a una pubblicazione dei dati di dettaglio con cadenza periodica, si prende invece tempo, pur accogliendo il tema in linea di massima.

C’è ancora tempo per dare spazio al dibattito parlamentare

Certo se anche i dati della relazione annuale dovessero essere presentati al parlamento nei prossimi giorni, rimarrebbe poco tempo alle commissioni competenti per analizzarli e farsi un’idea chiara.

Al parlamento deve essere dato il tempo di discutere un testo così importante.

Dopo l’emanazione del decreto infatti il parlamento avrà solo 2 mesi per discutere il testo e votare eventuali modifiche. In ogni caso, seppur con un set limitato di informazioni, sarebbe auspicabile che in parlamento si svolgesse un reale dibattito sul merito della questione senza che il governo intervenga ulteriormente ponendo la questione di fiducia.

La necessità di ristabilire la centralità parlamentare è peraltro un tema su cui sono tornati più volte i presidenti di camera e senato. Roberto Fico ad esempio ha esplicitamente rimarcato come, anche di fronte a un utilizzo eccessivo del decreto legge, il parlamento possa avere un impatto determinante e positivo nella fase di conversione.

Proprio in questi giorni invece, in un’intervista al Corriere della sera, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha sostenuto la necessità di dare più spazio al parlamento segnalando però con forza come questo debba essere messo a conoscenza di tutti i fatti per poter deliberare.

prima di tutto occorre avere informazioni corrette [..]. Se non abbiamo accesso alle informazioni, non possiamo dire nulla.

L’intervista riguardava la gestione dell’emergenza sanitaria ma il principio è corretto in generale. Per questo chiediamo ai presidenti di camera e senato un impegno affinché nei lavori d’aula sia garantito lo spazio necessario per discutere approfonditamente di un tema così importante. E che si insista affinché almeno la relazione annuale sul sistema di accoglienza sia fornita alle camere in tempo utile per essere analizzata.

Foto credit: Camera dei deputati

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