La dubbia relazione tra criminalità e centri di accoglienza Accoglienza

La comunicazione istituzionale di un ministero dovrebbe avere lo scopo di fornire informazioni sull’attività di quell’ente rispetto a materie di pubblico interesse. A volte però anche la comunicazione di un ente importante come il Viminale sembra essere piegata a logiche diverse.

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Il comunicato stampa

In questi giorni il ministero dell’interno ha rilasciato una serie di comunicati stampa, uno per ogni regione, intitolati “Decreto sicurezza, il bilancio del Viminale. E ora è pronto il Dl bis”.

I comunicati presentano alcuni dati su due fenomeni complessi come quello della sicurezza e dell’accoglienza dei migranti e in entrambi i casi viene mostrato come il trend segni un calo rispetto all’anno precedente.

Leggendo il testo viene automatica l’associazione tra il calo del numero di migranti e la riduzione di reati. Pur non esplicitando una correlazione tra i due fenomeni infatti, il modo in cui le informazioni vengono presentate manifesta un chiaro intento comunicativo.

Come abbiamo segnalato anche in altre occasioni in questa fase sembra che sempre più spesso si tenda a fare confusione tra comunicazione istituzionale e politica.

Il calo del numero di reati e di presenze nei centri di accoglienza

È importante sottolineare che le informazioni fornite nel comunicato stampa sono il frutto di un’elaborazione di dati a cui però non è possibile avere accesso nella loro versione originale.

Il calo del numero di migranti viene presentato in maniera semplificata. In Italia però quello dell’accoglienza è un fenomeno molto articolato e frammentato.

Esistono differenze profonde tra i diversi tipi di centro (Siproimi – ex-Sprar, Cas, Hotspot, Cpr), sia per quanto riguarda le modalità di accoglienza che rispetto alla condizione giuridica delle persone che ospitano. Ogni tipo di centro ha le sue particolarità e determina conseguenze diverse sul territorio che lo ospita.

Lo stesso avviene per il calo del numero di reati che viene indicato, per ciascuna provincia, solo in termini percentuali rispetto all’anno precedente. Non si tiene conto del trend storico, non si distingue tra tipi di reati, nazionalità o condizione giuridica di chi li ha commessi. Manca quindi qualsiasi elemento che indichi nel concreto se, ed eventualmente in che misura, questo dato potrebbe avere una relazione con il numero di migranti presenti nei centri di accoglienza.

Vengono forniti dati aggregati, che non c’è modo di verificare.

Le serie storiche di Istat sui delitti denunciati peraltro arrivano fino al 2017 e il ministero dell’interno non ha rilasciato nessun nuovo dato in materia. Verificare quindi le informazioni fornite dal ministero attraverso analisi indipendenti non è al momento possibile. Tuttavia nonostante tutti i limiti delle informazioni fornite una correlazione del genere può essere facilmente smentita. Basti pensare infatti che tra il 2013 e il 2017 nonostante una crescita degli ospiti presenti nei centri di accoglienza pari al 730,5% i delitti sono calati del 16,0%.

FONTE: Elaborazione openpolis su dati Istat e Def 2018
(ultimo aggiornamento: venerdì 24 Maggio 2019)

Peraltro mettendo in relazione il numero di reati con quello dei migranti nei centri si trascura un elemento fondamentale. Ovvero l'aumento del numero di persone irregolari presenti nel territorio nazionale.

Perché è importante chiedere trasparenza

Dati dettagliati e verificabili da tutti sono la base su cui fondare politiche pubbliche efficaci.

Disporre di dati precisi e dettagliati sul tema dell'accoglienza dei migranti non è una necessità che riguarda solo chi fa informazione e ricerca su questo tema, ma anche e soprattutto la politica. Si tratta infatti di informazioni fondamentali sia per il legislatore che deve verificare il funzionamento complessivo del sistema, sia per sindaci e amministratori che devono compiere in maniera consapevole scelte rilevanti per il governo del territorio.

In una fase di passaggio così delicata mancano insomma gli elementi essenziali per valutare sia il vecchio sistema di accoglienza sia le rilevanti modifiche introdotte dal decreto sicurezza.

La trasparenza è il primo aspetto su cui lavorare per combattere il malaffare in questo come negli altri settori.

Proprio sul lato opaco del sistema, che dava adito al cosiddetto "business dell'accoglienza", è stata in gran parte giocata la campagna elettorale dello scorso anno ma, sinora, di trasparenza sulla materia il Governo Conte non ha dato traccia. Proprio per cercare di superare i limiti delle informazioni ufficiali l'anno scorso, insieme a ActionAid, abbiamo elaborato il report "Centri d''Italia" e ora vorremmo andare avanti.

La nostra richiesta di accesso agli atti

Il mese scorso infatti abbiamo avviato una richiesta di accesso agli atti (Foia) rivolta al ministero dell'Interno chiedendo conto dei dati su: le strutture di accoglienza presenti nel territorio nazionale, gli enti gestori, la disciplina seguita per l’affidamento del contratto e i costi sostenuti. Ad oltre un mese dall'invio della richiesta però dal ministero non è arrivata alcuna risposta, nonostante siano scaduti i termini di legge.

I dati che abbiamo richiesto tramite il Foia peraltro sono già nella disponibilità del ministero. Dal 2018 è infatti attivo il database SGA (Sistema informatico di Gestione dell’Accoglienza) tramite il quale ad agosto 2018 è stata elaborata la relazione sul funzionamento del sistema di accoglienza.

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Se alcuni anni fa la mancanza di trasparenza poteva trovare una debole giustificazione nella assenza di un sistema informativo centralizzato, oggi questo non si può dire. Tutte le informazioni sono disponibili in un database del ministero che dovrebbe quindi innanzitutto rispondere positivamente alla richiesta di accesso agli atti. Inoltre sarebbe una buona prassi se i dati fossero pubblicati periodicamente sul sito istituzionale senza che sia necessaria in ogni occasione una richiesta formale.

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