A novembre un nuovo record per i voti di fiducia Governo e parlamento

Con 8 questioni di fiducia poste in 30 giorni, a novembre si è toccato un nuovo record di votazioni mensili. L’esecutivo Meloni è peraltro salito al primo posto per numero di voti di fiducia di media al mese.

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Nel mese di novembre è tornato prepotentemente d’attualità il tema del massiccio ricorso fatto dal governo allo strumento della questione di fiducia. I voti di questo tipo che si sono tenuti in parlamento infatti sono stati ben 8, un nuovo record.

Il ricorso alla fiducia è andato costantemente aumentando negli ultimi mesi, tanto che il governo Meloni ha raggiunto anche il primo posto (a pari merito con l’esecutivo guidato da Mario Monti) se si considera la media dei voti di fiducia per mese.

39 le questioni di fiducia poste dal governo Meloni dal suo insediamento.

Una dinamica del genere è almeno in parte influenzata dall’eccessivo uso dei decreti legge (Dl) fatto dal governo. Come noto infatti, tali atti devono essere convertiti in legge entro 60 giorni. Quando però il parlamento è chiamato ad affrontarne molti contemporaneamente fatica a rispettare questa scadenza. Ecco che allora l’esecutivo pone la fiducia sul provvedimento, spesso in entrambe le camere, per velocizzare la discussione. In questo modo però l’iter per l’approvazione delle norme viene stravolto e il ruolo del parlamento, che dovrebbe essere il depositario del potere legislativo, si riduce alla ratifica delle scelte governative.

Una situazione che peraltro è destinata a ripresentarsi. Il parlamento infatti attualmente deve convertire ancora 5 decreti legge e approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. 

I numeri del governo Meloni e i suoi predecessori

Come anticipato, novembre è stato un mese particolarmente intenso per quanto riguarda i voti di fiducia. Considerando i dati disponibili infatti, dal 2018 a oggi, non era mai successo che ci fossero ben 8 voti di questo tipo nell’arco di 30 giorni.

Il precedente record (7) risaliva al novembre del 2019, quando in carica c’era il governo Conte II. Da notare che nemmeno durante la pandemia da Covid-19 erano stati toccati picchi del genere. Si era arrivati al massimo a 6 voti di fiducia, sempre con il secondo esecutivo Conte nel dicembre del 2020.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 30 Novembre 2023)

Allargando l’analisi alle ultime 4 legislature, possiamo osservare che in valori assoluti il governo Meloni sta rapidamente recuperando posizioni nella graduatoria degli esecutivi che hanno fatto maggiore ricorso allo strumento ma è ancora lontano dal podio. Ad aver posto maggiormente la fiducia finora è stato il governo Renzi con 66. Seguono gli esecutivi Draghi (55) e Monti (51). L’attuale governo si colloca al quinto posto, superato anche dal quarto esecutivo Berlusconi, con 39 questioni di fiducia poste dall’ottobre 2022 ad oggi.

È molto importante tenere presente però che i governi nel nostro paese hanno durate diverse. Chiaramente il numero di voti di fiducia varia anche in base al tempo trascorso a palazzo Chigi. Per questo dobbiamo considerare il numero medio di questioni di fiducia poste per ogni mese di governo per fare un confronto omogeneo. Analizzando questo dato, possiamo osservare che l’attuale esecutivo è primo con 3 questioni di fiducia di media al mese, a pari merito con il governo Monti.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 30 Novembre 2023)

Il dato del governo Meloni peraltro risulta essere in costante aumento negli ultimi mesi (+1 fiducia al mese di media rispetto a giugno), come avevamo già evidenziato in un precedente articolo.

Provvedimenti blindati

Con la sola eccezione della legge di bilancio per il 2023, tutti gli altri provvedimenti su cui l’attuale esecutivo ha posto la fiducia sono conversioni di decreti. È chiaro che la motivazione principale in questa circostanza è quella di velocizzare i tempi della discussione per evitare che questi decadano. Ma non si deve dimenticare che ponendo la fiducia di fatto il governo blinda i contenuti del disegno di legge, impedendo alle camere di intervenire sui testi.

Quando il governo pone la fiducia gli emendamenti proposti decadono e l’unica possibilità di intervento per i parlamentari è la dichiarazione di voto. Vai a “Che cosa sono i voti di fiducia”

Da questo punto di vista una dinamica da tenere particolarmente sotto controllo è quella dei provvedimenti approvati con voto di fiducia in entrambe le camere. Si tratta dei casi in cui le prerogative di senatori e deputati sono maggiormente compresse.

Possiamo osservare che i numeri del governo Meloni sono in rapido aumento. L’attuale esecutivo infatti, con 12 provvedimenti approvati attraverso la doppia fiducia, ha sopravanzato quello di Paolo Gentiloni (11) e si sta avvicinando rapidamente ai due che lo precedono: Conte II con 15 e Draghi con 19. Più distante invece il governo Renzi (22).

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 30 Novembre 2023)

Tra i provvedimenti più recenti approvati in questo modo ci sono il decreto Caivano, il decreto sud, il decreto contenente misure per sostenere il potere di acquisto delle famiglie, quello per il rinvio di scadenze fiscali e il decreto immigrazione e sicurezza (Cutro bis).

23% i decreti legge del governo Meloni convertiti con doppio voto di fiducia dalle camere. 

Da notare che sono 26 i decreti legge dell’attuale esecutivo che sono stati convertiti passando per almeno un voto di fiducia. Si tratta del 54% dei Dl totali.

Proposte di modifica

Come già detto, l’uso combinato di decreti legge e questioni di fiducia costituisce una pratica che stravolge il normale iter per l’approvazione di norme nel nostro paese. Per questo dovrebbe essere una soluzione a cui ricorrere in casi veramente eccezionali. Invece si tratta ormai di una prassi frequente e consolidata.

Del resto, è lo stesso parlamento che pare essere disposto ad assecondare questa deriva. Negli ultimi mesi infatti sono state avanzate alcune proposte che sembrano andare nella direzione di un ampliamento ulteriormente del margine di manovra dell’esecutivo.

Le proposte di modifica sembrano andare verso un rafforzamento dell’esecutivo.

Le più significative da questo punto di vista sono 2 proposte di revisione costituzionale presentate dai senatori Tosato (Lega) e Paroli (Forza Italia). Entrambi i disegni di legge prevedono, con piccole differenze, la modifica dell’articolo 77 della costituzione estendendo a 90 giorni il periodo di tempo che le camere hanno a disposizione per convertire in legge i decreti. Se da un lato entrambe le proposte hanno l’obiettivo di dare al parlamento più tempo per lavorare sui Dl, dall’altro occorre anche sottolineare che un’impostazione di questo tipo tende a dare per scontato il fatto che il governo utilizzi in maniera sempre più frequente e sistematica lo strumento. Tanto da richiedere una modifica della costituzione.

La seconda proposta di modifica riguarda il regolamento della camera dei deputati. L’articolo 116 comma 3 infatti prevede che il voto su una questione di fiducia debba avvenire con un minimo di 24 ore di distanza dalla richiesta, salvo diverso accordo tra i gruppi. Nelle ultime riunioni della giunta per il regolamento è emersa, nell’ambito di una revisione più generale delle norme di Montecitorio, la volontà di rimuovere questo paletto.

Nell’ultima riunione svoltasi del Gruppo di lavoro, alcuni Gruppi hanno rappresentato l’esigenza che il testo elaborato ponesse mano a questioni, come detto, di ordine più strutturale, a cominciare dal tema del termine delle 24 ore previsto in caso di posizione della questione di fiducia.

Si tratta certamente in questo caso di una modifica dalla piccola portata in termini pratici ma ugualmente significativa dell’indirizzo che la maggioranza sembra intenzionata a prendere. E cioè quello di puntellare il più possibile l’esecutivo di sua espressione piuttosto che porre al centro le prerogative del parlamento.

In entrambi i casi comunque si parla di ipotesi ancora allo stato embrionale che potrebbero eventualmente vedere l’approvazione nella seconda parte della legislatura.

Foto: GovernoLicenza

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