Il governo Draghi e le questioni di fiducia Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi “Aumenta il ricorso alla questione di fiducia da parte del governo Draghi“.

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le tipologie di voto di fiducia. Nel nostro ordinamento il parlamento deve conferire la fiducia al governo prima che questo possa entrare effettivamente in carica. Allo stesso modo, camera e senato possono votare una mozione di sfiducia che costringe il governo o un suo singolo componente alle dimissioni. Negli ultimi anni però è diventata prassi piuttosto frequente per i governi porre questioni di fiducia su progetti di legge considerati decisivi per l’attuazione del programma. Questa terza tipologia, non prevista dalla costituzione, è la più utilizzata. Vai al glossario.

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le questioni di fiducia poste dal governo Draghi dal suo insediamento. Con l’approvazione della riforma Cartabia sono arrivate a 12 le questioni di fiducia poste dal governo Draghi dal suo insediamento. La motivazione che ha portato il governo a ricorrere a questo strumento, nonostante l’ampia maggioranza che lo sostiene, è stata principalmente la necessità di convertire prima della loro scadenza alcuni dei decreti legge emanati per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Dall’altro lato però governo e parlamento nei prossimi mesi e anni saranno chiamati ad approvare delle riforme molto importanti per il paese. È possibile quindi che il ricorso alla fiducia si faccia ancora più frequente. Vai al grafico.

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le questioni di fiducia al mese poste in media dal governo Draghi. Per confrontare l’operato dell’attuale esecutivo con quello dei suoi predecessori abbiamo utilizzato come indicatore il numero medio di questioni di fiducia poste ogni mese. Dall’analisi di questo dato emerge come il governo che ha fatto maggiormente ricorso allo strumento è stato quello guidato da Mario Monti con una media di 3 fiducie al mese. Seguono i governi Conte II (2,25 fiducie al mese), Gentiloni (2,13), Draghi e Renzi (2). L’operato dell’attuale esecutivo è quindi sostanzialmente in linea con quello dei suoi predecessori. Vai al grafico.

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i provvedimenti del governo Draghi approvati con doppio voto di fiducia. Quando il governo pone la fiducia in entrambi i rami del parlamento un provvedimento di fatto viene “blindato”: gli emendamenti eventualmente presentati sono preclusi e l’unica possibilità di intervento per il parlamento si riduce al dibattito in aula sulle dichiarazioni di voto. Questa circostanza è già avvenuta in tre occasioni dall’insediamento del governo Draghi (il 23% degli atti di iniziativa governativa che hanno concluso l’iter parlamentare). Nel caso dei due decreti sostegni e del decreto sulla governance del Pnrr. Sotto questo punto di vista possiamo notare che, analizzando le ultime due legislature, il governo che ha fatto più ricorso al doppio voto di fiducia per blindare un provvedimento è stato quello di Matteo Renzi (22). Seguono poi i governi Conte II (15) e Gentiloni (11). Vai al grafico.

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i voti ribelli di membri della maggioranza alla fiducia sul decreto legge semplificazioni e governance Pnrr. Nelle ultime settimane all’interno della maggioranza si sono registrate delle tensioni crescenti. Un elemento che ci aiuta a capire come le difficoltà per l’esecutivo si stiano intensificando riguarda l’aumento significativo di “voti ribelli”. Un parlamentare è considerato ribelle quando esprime un voto diverso da quello del gruppo a cui appartiene. È con il voto sulla conversione del decreto semplificazioni e governance Pnrr che la questione si è fatta rilevante. In questa occasione infatti sono stati 14 gli esponenti della maggioranza a non votare a favore del provvedimento. La maggior parte dei quali appartenenti al Movimento 5 stelle. Vai all’articolo.

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