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L’adolescenza non è solo una fase di transizione tra infanzia e età adulta. È l’età in cui ragazze e ragazzi compiono molte delle decisioni che definiranno la loro vita successiva, a partire dalla scuola.

Sono proprio questo tipo di scelte (così importanti per il futuro di una persona) e tutte le responsabilità e i rischi connessi a caratterizzare questa fase dello sviluppo. Per accompagnarla, un aspetto decisivo è garantire a tutti, a prescindere dalle condizioni di partenza, di poter decidere liberamente e in piena consapevolezza il proprio percorso.

Un percorso che per troppi adolescenti appare già vincolato.

Oggi non sempre è così, per tante ragioni: culturali, sociali, economiche ed educative. Per troppe ragazze e ragazzi la scelta appare già vincolata: dove nasci, in che posto vivi, la condizione sociale della famiglia determina molti aspetti del percorso. Ne abbiamo avuto una riprova in questi mesi di emergenza Covid. La pandemia ha solo ribadito quanto siano ancora ampie le differenze in termini di accesso ai servizi (come la rete internet) per gli studenti rimasti a casa.

Adolescenza e povertà educativa durante l’emergenza Covid

Nel corso di questo report, cercheremo di ricostruire alcuni dei fattori che limitano le opportunità degli adolescenti nel decidere in modo consapevole il proprio futuro. Dall’origine sociale e familiare ai livelli negli apprendimenti; dalle prospettive nel territorio in cui si abita all’impatto dell’abbandono scolastico.

Il report in formato pdf

Su questi fattori, ovviamente, l’emergenza Covid rischia di incidere in modo fortemente negativo. Nei mesi scorsi abbiamo purtroppo potuto constatare le profonde disuguaglianze tra le famiglie con figli nella possibilità di adeguarsi ai ritmi e agli stili di vita imposti dalla pandemia.

L’emergenza Covid rischia di compromettere ancora di più il diritto alla scelta degli adolescenti.

Divari prima di tutto sociali. Come rilevato dall’istituto nazionale di statistica, già prima dell’emergenza (2019), il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta (contro una media del 6,4%). Quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%.

Ma anche i divari territoriali e nella condizione abitativa, con il 41,9% dei minori che vive in una abitazione sovraffollata, e il 7% che affronta anche un disagio abitativo (come problemi strutturali o poca luminosità della casa).

Un ulteriore aspetto critico è stato rappresentato dai divari tecnologici. Prima dell’emergenza, il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia.

Per tutti questi motivi, l’esperienza della pandemia è stata e viene tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale. Con effetti che gravano soprattutto sui minori e le loro famiglie. Si pensi all’impatto del lockdown per i bambini e i ragazzi che vivono in case sovraffollate, oppure alla possibilità di svolgere la didattica a distanza dove mancano i dispositivi o l’accesso alla rete veloce.

In questo quadro, ci sono anche una serie di specificità per gli adolescenti che non devono essere sottovalutate. A partire da quelle legate alle esperienze di vita che si maturano a quell’età, e che sono, almeno in parte, mancate. Inoltre, resta centrale la questione del superamento dei divari digitali per garantire accesso all’istruzione, anche in considerazione del fatto che gli studenti delle superiori sono stati i primi a tornare in modalità didattica a distanza.

2,7 milioni gli alunni delle scuole superiori in Italia.

In una fase come quella che stiamo vivendo, è evidente che – per ragioni di salute pubblica – una serie di misure sono imposte dall’eccezionalità della situazione. Parallelamente, accanto a questi provvedimenti, è essenziale lavorare perché la crisi non approfondisca ulteriormente le disuguaglianze tra gli adolescenti che pre-esistevano al Covid.

Altrimenti, divari crescenti diventeranno ancora più difficili da sostenere per le famiglie, nell’immediato. E, in prospettiva, recuperare le distanze nei prossimi anni rischia di diventare una chimera. In un simile scenario, le conseguenze sarebbero pagate soprattutto dai più giovani.

Gli adolescenti in Italia

In Italia vivono poco meno di 10 milioni di minori. Una cifra che possiamo calcolare con esattezza, dato che il confine tra maggiore e minore età è stabilito dal codice civile al compimento dei 18 anni.

Ma quando si tratta di definire un’età come l’adolescenza, per sua natura di transizione tra infanzia e età adulta, gli aspetti formali o legalistici devono passare necessariamente in secondo piano. Le Nazioni Unite e Unicef includono tra gli adolescenti tutte le persone tra i 10 e i 19 anni di età. Una definizione molto ampia, anche perché pensata per analisi e confronti a livello internazionale.

Restando sul caso italiano, una scelta metodologica valida può essere quella di seguire i cicli scolastici. A questo scopo, in una analisi sui minori adolescenti è necessario includere in primo luogo quelli che frequentano le scuole superiori.

In Italia vivono oltre 3 milioni di persone tra 14 e 19 anni. Contando solo quelli di minore età (14-17), gli adolescenti sono 2,3 milioni. Accanto a questa fascia d’età, abbiamo ritenuto opportuno considerare anche quella di coloro che frequentano le scuole medie inferiori (11-14 anni).

Alle medie esplodono i divari e si sceglie il percorso successivo.

Un’età comunemente definita pre-adolescenza, con esigenze e aspettative certamente diverse da quelle di ragazze e ragazzi più grandi. Ma altrettanto delicata dal punto di vista delle scelte. È in quegli anni che deve essere presa una delle decisioni più importanti per il corso della vita successiva, quella del percorso di studi. Ed è a quell’età che emergono in modo forte i divari negli apprendimenti. Divari troppo spesso collegati con l’origine sociale, e che avranno un’influenza nella successiva scelta di abbandonare la scuola.

L’abbandono della scuola prima del tempo, più frequente dove ci sono fragilità sociali, è l’emblema di un diritto alla scelta che è stato compromesso. E spesso non è che la punta dell’iceberg: dietro ogni ragazzo che lascia la scuola anzitempo ci sono tanti fallimenti educativi che non possono essere considerati solo problemi individuali o delle istituzioni scolastiche. Sono fallimenti per l’intera società nel preparare la prossima generazione di adulti.

L’esistenza di una comunità educante può offrire opportunità anche dove mancano.

Per questo lo sviluppo nei territori – soprattutto in quelli più fragili – di una forte e solida comunità educante è fondamentale. Significa dare la possibilità a ragazze e ragazzi di compiere le proprie scelte, seguire le proprie aspirazioni, in un contesto che stimola a valorizzare il contributo di ognuno e non lo mortifica. In una fase di transizione come l’adolescenza, poter contare su questo tipo di sicurezza quando si fanno scelte così importanti è essenziale.

La generazione degli ultimi nati prima della crisi

Sono 4 milioni i minori di età compresa tra 11 e 17 anni. Si tratta di quasi la metà delle persone di minore età residenti in Italia (42%) e del 6,67% della popolazione italiana.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati demo.Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 1 Gennaio 2019)

+2,35% gli adolescenti in Italia dal 2010 a oggi. Dato che si contrappone al calo degli under-18: -6,7%.

All'interno di una popolazione minorile in costante calo, il numero di adolescenti è leggermente aumentato nell'ultimo decennio. La ragione è strettamente collegata all'andamento della natalità nel nostro paese. Gli attuali adolescenti e pre-adolescenti sono i nati durante il picco degli anni 2000, l'ultimo (effimero) segnale di ripresa demografica in Italia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 25 Novembre 2019)

Un dato rilevante anche in termini sociali: gli attuali adolescenti sono gli ultimi nati prima che la recessione del 2008 dispiegasse i suoi effetti, sulla natalità e non solo. E allo stesso tempo i primi a subirne gli effetti in così giovane età.

Come abbiamo avuto modo di approfondire, una delle conseguenze più negative della crisi è stata l'allargamento del divario di povertà tra le generazioni. Con la crisi, i minori di 18 anni sono diventati i più soggetti alla povertà assoluta. L'incidenza di povertà è passata dal 3,1% del 2007 al 12,6% del 2018 e in base ai dati più recenti si attesta all'11,4%.

Una crescita che - nonostante il calo degli ultimi anni - non ha eguali in nessun'altra fascia d'età, e da cui non sono rimasti indenni gli adolescenti e i pre-adolescenti. Rispetto a una media del 7,7% di individui attualmente in povertà assoluta, la quota sale 10,5% tra i 14 e i 17 anni e al 12,9% tra i 7 e i 13 anni.

I tanti modi in cui il diritto alla scelta viene compromesso

L'obiettivo di questo report sarà perciò ricostruire i diversi aspetti che rischiano di comprimere il diritto alla scelta così connaturato all'adolescenza.

A partire dalle sue premesse: ovvero divari educativi che troppo spesso dipendono anche dalla condizione di partenza. Conoscenza e spirito critico sono le chiavi per scelte consapevoli. Nel secondo capitolo vedremo come è proprio dalla preadolescenza che i divari nelle competenze, come rilevati dai test Invalsi, cominciano ad allargarsi. Approfondendo le linee di frattura sociali e territoriali già esistenti. La famiglia in cui si nasce e il territorio di residenza sono troppo spesso predittori dei risultati scolastici.

Allo stesso modo in cui il livello di istruzione dei genitori influenza il rischio di abbandono scolastico dei figli. In quasi 2/3 dei casi i figli di chi non ha il diploma non si diplomano a loro volta. In questo quadro lasciare la scuola prima del tempo, come approfondiremo nel quarto capitolo, è la massima negazione del diritto alla scelta degli adolescenti. Perché contribuisce a rendere ereditaria la condizione di partenza di ragazze e ragazzi.

Un ulteriore elemento che può vincolare la scelta dei percorsi di istruzione e le prospettive successive è il territorio in cui si nasce. Per questo, in tre distinti capitoli, approfondiremo alcuni aspetti connessi al luogo di residenza. A partire dalla distanza territoriale delle scuole superiori nelle aree del paese dove non sono presenti, che approfondiremo nel terzo capitolo adottando la metodologia dei sistemi locali del lavoro. Alle prospettive di ragazze e ragazzi nelle aree interne (con un focus, nel quinto capitolo, su 2 territori opposti per il rendimento scolastico degli alunni: Basso Ferrarese, in Emilia Romagna e Calatino, in Sicilia). Fino al fenomeno dei neet e in generale all'offerta scolastica nelle periferie urbane delle maggiori città italiane (capitolo 6).

Ai divari territoriali e sociali, se ne può aggiungere uno ulteriore, legato all'origine della propria famiglia. In Italia circa un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana. La scelta del percorso di studi successivo alle medie resta purtroppo ancora molto segmentata tra ragazzi italiani e stranieri, così come il rischio di abbandono scolastico. Lottare per annullare questi divari significa promuovere integrazione, per i diritti di tutti.

Per evitare una generazione segnata da "scelte compromesse" è necessario garantire a tutti gli adolescenti gli strumenti per determinare il proprio percorso. In modo che possa riflettere le inclinazioni e le preferenze, a prescindere dalla condizione di origine della propria famiglia.

Foto credit: Alex Motoc (Unsplash) - Licenza

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