Decreti attuativi Covid, il 72% è ancora da approvare La gestione dell'emergenza

Sono saliti a 252 i decreti attuativi necessari per rendere operative le norme emanate dal governo per far fronte all’emergenza Covid-19. Di questi, 181 sono ancora da adottare. Senza questi atti, molti dei provvedimenti messi in campo rischiano di rimanere incompiuti.

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Negli ultimi mesi, la necessità di agire rapidamente per contrastare gli effetti del Covid-19 ha portato il governo a dichiarare lo stato di emergenza e ad accentrare su di sé gran parte delle decisioni. Con la fine del lockdown e l’inizio della cosiddetta “fase 2”, il paese ha intrapreso un percorso verso il ritorno alla normalità ed anche il parlamento è tornato a riunirsi. La sua agenda però è stata condizionata dalla necessità di convertire i numerosi decreti legge adottati dall’esecutivo.

Il decreto legge è uno degli strumenti che il governo utilizza per legiferare. Una volta pubblicato ha effetto immediato ma deve essere convertito in legge dal parlamento entro 60 giorni. Vai a "Che cosa sono i decreti legge"

Tra questi, alcuni sono immediatamente attuabili. Altri, invece, necessitano di ulteriori provvedimenti per poter essere eseguiti. Parliamo dei cosiddetti decreti attuativi. Ad oggi, per i 22 decreti legge emanati dal governo, i decreti attuativi richiesti sono 252 in totale, di cui 181 (il 71,8%) ancora da adottare.

Una macchina complessa, che coinvolge 19 ministeri a cui si aggiunge la presidenza del consiglio dei ministri. Con il rischio che alcuni pezzi rimangano indietro.

Quanto pesano i decreti attuativi

Come abbiamo già avuto modo di vedere, con l’inizio della “fase 2”, il governo si è impegnato nel coinvolgere maggiormente il parlamento. In questo modo, camera e senato hanno avuto l’opportunità di intervenire su alcuni decreti del governo per modificarli. Ma l’approvazione di una norma in parlamento non ne conclude l’iter. Inizia poi quello che abbiamo rinominato il “secondo tempo delle leggi”.

Spesso leggi e decreti non sono immediatamente eseguibili. Devono essere definiti aspetti pratici, burocratici e tecnici. Norme definite dai decreti attuativi, affidati principalmente ai ministeri. Vai a "Che cosa sono i decreti attuativi"

L’azione, infatti, si sposta dal parlamento ai numerosi uffici competenti e le dinamiche politiche lasciano il posto a quelle burocratiche e tecniche. Una fase spesso ignorata, ma necessaria per completare le norme.

In base ai dati messi a disposizione dall’ufficio per l’attuazione del programma, sappiamo che dei 22 decreti legge emanati dall’inizio dell’emergenza, 10 richiedono almeno un decreto attuativo per la loro implementazione. Complessivamente ne sono richiesti 252, di cui già adottati solo 71.

252 i decreti attuativi richiesti complessivamente per l’implementazione delle norme Covid.

Tra le norme emanate dal governo, quella che prevede il maggior numero di decreti attuativi è il Dl rilancio con 137 (di cui 43 adottati). Seguono il decreto agosto con 37 (1 adottato) e il decreto Cura Italia con 34 (20 adottati).

Il grafico rappresenta il numero complessivo di decreti attuativi richiesti per l’implementazione dei vari decreti legge emanati dal governo. 14 decreti legge non richiedono decreti attuativi mentre altri 8 sono decaduti prima della conversione.
I decreti ristori, sospensione delle cartelle tributarie proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio non hanno ancora concluso l’iter parlamentare.

FONTE: elaborazione openpolis su dati presidenza del consiglio dei ministri
(ultimo aggiornamento: martedì 10 Novembre 2020)

Altri provvedimenti che vale la pena citare sono il Dl liquidità che prevede 8 decreti attuativi, di cui nessuno ancora adottato. Così come non è ancora stato adottato nessun decreto attuativo per quanto riguarda il Dl semplificazioni.

0 su 20 i decreti attuativi adottati per il Dl semplificazioni.

Quali sono i ministeri più coinvolti

Si tratta di una situazione molto delicata dunque. Senza l'adozione di questi provvedimenti, infatti, le misure messe in campo dal governo rischiano di rimanere incomplete e non pienamente attuabili. Questo, per altro, rende impossibile erogare a cittadini, enti e imprese le enormi risorse predisposte dai vari provvedimenti. Ma quali sono i ministeri più impegnati su questo fronte?

Il Mit non ha ancora adottato nessuno dei 35 decreti attuativi di sua competenza.

Ad oggi, il dicastero chiamato a svolgere il lavoro maggiore è quello dell'economia e delle finanze. Il Mef infatti deve emanare 43 decreti attuativi. Di questi, ne mancano all'appello ancora 25 (il 58,1%). Impressionante il dato legato al ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Dei 35 decreti attuativi richiesti, infatti, non ne è stato ancora adottato nemmeno uno.

Ma quasi tutti i ministeri devono ancora emanare la maggior parte dei decreti attuativi di loro competenza: per fare degli esempi, il ministero dell'interno deve ancora adottare 11 decreti attuativi su 20, quello dello sviluppo economico 16 su 19, quello delle politiche agricole 15 su 19. Da segnalare anche i 29 decreti attuativi (di cui 9 già adottati) complessivamente richiesti al ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che, nel frattempo, è stato scorporato in due distinti dicasteri.

Il totale del grafico, e quindi la ripartizione tra i diversi ministeri, non tiene conto delle modifiche approvate in aula per i provvedimenti ancora in discussione.
I dati tengono conto dello scorporo in due distinti dicasteri del ministero dell’istruzione, università e ricerca.

FONTE: elaborazione openpolis su dati presidenza del consiglio dei ministri
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Novembre 2020)

I decreti attuativi e il ruolo del parlamento

Come abbiamo visto, il parlamento ha svolto un ruolo di secondo piano nella gestione dell'emergenza. Ma, con l'avvio della fase 2, il governo aveva promesso un maggiore coinvolgimento delle camere.

Grazie a questo, deputati e senatori, con i loro emendamenti, hanno avuto la possibilità di modificare le norme,  di accorparle, tagliarle o di aggiungerne ex novo. Come conseguenza, il numero di decreti attuativi necessari è cambiato.

Il numero di atti Covid su cui il parlamento è potuto intervenire rappresenta una percentuale minima.

Per fare degli esempi, rispetto al nostro precedente report, il Dl rilancio è passato dal richiedere 103 decreti attuativi a 137 (di cui 96 ancora da adottare). Ma può verificarsi anche il caso inverso, in cui il numero dei decreti attuativi richiesti diminuisce. È il caso del decreto liquidità che è passato da 12 ad 8 (nessuno di questi ancora adottato), mentre il decreto Cura Italia è passato da 36 a 34.

34 i decreti attuativi in più richiesti dal Decreto rilancio dopo le modifiche apportate dal parlamento.

Dati, questi, che potrebbero cambiare ancora nelle prossime settimane dato che alcuni dei decreti legge analizzati devono ancora concludere il loro percorso in parlamento. Si tratta di una situazione molto complessa che rallenta l'implementazione delle misure messe in campo dal governo.

La necessità di adottare ulteriori atti vanifica il ricorso ad uno strumento immediatamente esecutivo come il decreto legge.

In questo modo, infatti, i tempi si allungano e si perde quel tratto di urgenza e immediatezza che dovrebbe caratterizzare il ricorso al decreto legge. Per ovviare a questo problema, gli esecutivi hanno tentato sempre più spesso di attuare dei decreti auto-applicativi. Ma questo non è sempre possibile. Infatti, la mancanza di un accordo nella coalizione di maggioranza può comportare la necessità di ulteriori mediazioni in parlamento. Mediazioni che, come abbiamo visto, possono portare alla necessità di nuovi decreti attuativi.

In questo modo, si vanifica la volontà del governo di velocizzare i tempi di approvazione dei provvedimenti. Sarebbe stato più utile e costruttivo, stando così le cose, instradare sin da subito l'iter legislativo ordinario, presentando dei disegni di legge in uno dei due rami del parlamento. In questo modo, si sarebbe per lo meno garantita una più ampia e trasparente discussione sulle misure da adottare.

Decreti attuativi e norme mancanti

Cittadini, imprese e società civile sono dunque in attesa che le proposte del governo trovino piena attuazione. Se da un lato sono finalmente stati adottati i decreti attuativi per i tanto attesi bonus mobilità e ristrutturazioni, dall'altro sono ancora molti i provvedimenti mancanti. Gli esempi sono numerosi, ne citiamo solo alcuni per aiutare a capire l'importanza dei decreti attuativi.

Innanzitutto, bisogna dire che alcuni decreti attuativi prevedono una specifica data entro la quale devono essere adottati. Tra questi, ce ne sono ben 35 già scaduti. Ne citiamo 3 contenuti nel decreto rilancio. Due erano di competenza del Mise. Uno avrebbe dovuto disciplinare le modalità di erogazione del fondo destinato ai lavoratori dello spettacolo, un altro avrebbe dovuto definire agevolazioni fiscali per gli investimenti in start up innovative. Un altro decreto, di competenza del ministero dell'interno, avrebbe dovuto definire i criteri di ripartizione del fondo per i comuni particolarmente danneggiati dall'emergenza.

35 i decreti attuativi non adottati entro la data di scadenza prevista.

Un altro decreto attuativo, contenuto nel Dl semplificazioni, che manca all'appello è quello per la definizione delle linee guida in materia di controlli sullo stato delle gallerie sulle tratte gestite da Anas. Di competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è scaduto lo scorso 30 agosto.

Le misure economiche a sostegno dei cittadini sono state approvate, mancano alcune norme per usufruirne.

Ma sono molti i decreti attuativi che, pur non prevedendo date di scadenza o non essendo scaduti, ancora non hanno visto la luce. Tra questi ne citiamo alcuni contenuti nel decreto agosto, il quale però ha l'attenuante di essere più recente. Uno per la disciplina delle modalità per il credito d'imposta sull'acquisto di biciclette, monopattini e abbonamenti ai mezzi pubblici, di competenza del Mef; uno per  la definizione dei contributi per la filiera della ristorazione, di competenza del ministero per le politiche agricole (scadenza il 14 settembre); infine, uno per l'attribuzione ai comuni di risorse aggiuntive per piccole opere, di competenza del ministero dell'interno (scadenza il 14 ottobre).

Comunicazione e realtà viaggiano a velocità diverse

Mai come in questi mesi, la distanza tra comunicazione e realtà è apparsa ampia. Il governo, anche per la necessità di infondere fiducia nei cittadini, si è lanciato in avanti annunciando provvedimenti che, come abbiamo visto, ancora non hanno avuto piena applicazione.

Un esempio di questo sono i bonus mobilità e ristrutturazioni che hanno goduto di un grande risalto mediatico. Annunciati a maggio con il Dl rilancio, i decreti attuativi che li regolamentano sono stati emanati a distanza di mesi con il rischio, per molti tra coloro che si erano mossi in anticipo, di non riuscire ad ottenere i bonus per mancanza di risorse.

75 su 266 articoli del decreto rilancio richiedono provvedimenti attuativi.

La ripresa economica e sociale del paese passa anche dalla capacità dell'esecutivo di operare in tempi rapidi. Una necessità che però, inevitabilmente, si deve conciliare con i tempi tecnici di azione.

In molti casi si è tentato, per velocizzare le procedure, di adottare dei provvedimenti auto-applicativi. Ma quando gli argomenti coperti da un decreto sono numerosi e diversi l'uno dall'altro, il ricorso allo strumento del decreto attuativo è inevitabile. Dinamiche naturali del processo legislativo, ma che in periodi di crisi come questo è bene tenere a mente.

Foto credit: Palazzo Chigi - Licenza

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