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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Stavolta dalla crisi si esce solo riducendo le diseguaglianze» - INTERVISTA

  • (20 aprile 2009) - fonte: Il Messaggero - Claudio Sardo - inserita il 20 aprile 2009 da 861

    «A sinistra tornano le parole pesanti, come produzione e welfare, e finisce il nuovismo funzionale al pensiero unico»

    «Questa crisi economica ci cambierà. E cambierà anche la politica. A sinistra è finito il tempo della buona retorica e della leggerezza comunicativa. Tornano in campo parole dure come produzione, redistribuzione, welfare. Ma la sinistra democratica e liberale ha buoni strumenti nel suo zaino: l’uguaglianza sarà nei prossimi mesi motore decisivo della crescita». Pierluigi Bersani sta preparando per giovedì (insieme a Vincenzo Visco e all’associazione Nens) un convegno con economisti e intellettuali dal titolo: «Uno sguardo oltre la crisi». «Raccolgo materiali e li metto a disposizione del Pd» spiega. Non è ancora il tempo del congresso e Bersani tiene a preservare la tregua interna, necessità assoluta in questa difficilissima campagna elettorale. Tuttavia ha annunciato la candidatura a segretario e non intende ritirarla. Giovedì al convegno ci sarà anche il cardinal Silvestrini: vale come una prima risposta a chi l’ha accusato di preoccuparsi troppo della rappresentanza della sinistra e poco dell’apporto dei cattolici.
    Ma l’uguaglianza ha davvero a che fare con la crescita economica?
    «Dal dopoguerra agli anni ’80 la crescita fu accompagnata da una riduzione delle diseguaglianze. Dagli anni ’80 ad oggi è accaduto il contrario. Ma proprio questo meccanismo ha prodotto la crisi. Oggi non è neppure pensabile tornare a crescere senza un nuovo equilibrio economico e sociale. Tanto più nel nostro Paese...»
    La crisi è globale. Non penserà a soluzioni nazionali?
    «La crisi è globale, certo. Ma le diseguaglianze in Italia sono più gravi che altrove, come dicono tutti i centri studi. È da noi che si è allargata maggiormente la forbice tra i redditi più alti e quelli più bassi. Sono aumentate anche le distanze tra Nord e Sud, si è ridotta più che altrove la mobilità sociale e c’è minore scorrimento generazionale. Sono handicap gravissimi, che pesano sulla nostra capacità di ripresa. Ma possono essere il punto di partenza del nostro lavoro: è nella ricomposizione di queste fratture sociali che c’è la maggiore riserva di energia per la crescita».
    Secondo lei il governo si sta muovendo bene?
    «Il governo è immobile. Parla d’altro. Spera che passi presto la nottata. Ma stavolta non è la solita crisi ciclica. L’inerzia rischia di farci perdere per sempre attori importanti. Ad esempio: i più esposti oggi sono proprio gli imprenditori più innovativi, quelli che hanno investito di recente e che ora si trovano gravati da impegni finanziari. Bisogna aiutarli. Governare la crisi vuol dire scegliere, darsi delle priorità».
    Ma la sinistra è capace di scegliere la mobilità sociale, di puntare sui giovani rompendo con le corporazioni, insomma di declinare l’uguaglianza con uno spirito liberale?
    «Ha già dimostrato di esserne capace. Ora si tratta di andare avanti. Fedeltà fiscale, nuovo modello di welfare, liberalizzazioni, scuola e università, politica degli affitti. Ci vuole una grande forza etica e culturale perché il Paese ha bisogno di un nuovo senso civico dopo 15 anni di abbattimento delle difese immunitarie».
    Non rischia di scadere ora nel moralismo?
    «Non propongo soluzioni pedagogiche o propagandistiche. La serietà della politica sta nella concretezza del programma. Dobbiamo dare vantaggi concreti ai cittadini in regola con il pagamento delle tasse, all’imprenditore che paga per tempo i fornitori, al gestore del servizio pubblico che soddisfa gli utenti, al dipendente pubblico che ottiene risultati ottimali. I valori etici, il senso civico devono diventare programma politico».
    Forse è anche quello che vuol dire Tremonti con il suo Dio, Patria e Famiglia.
    «Di certo per la destra sta finendo il tempo in cui ha potuto fare entrambe le parti in commedia. Da un lato è stata paladina delle libertà del liberismo, dunque di tutti i fattori più dinamici del mercato. Dall’altro ha agitato le paure della globalizzazione, difendendo particolarismi ed egoismi. Anche la destra ora deve scegliere».
    Sui temi etici intanto il Pd rischia il cortocircuito: tra laici e cattolici si fatica, a dir poco, per trovare un compromesso.
    «Nel nostro tempo la questione antropologica ha un valore essenziale. Nessuno può sottrarsi al confronto sui limiti della scienza e le possibilità dell’uomo. Del resto, i nostri umanesimi hanno in fondo una matrice cristiana. Un partito però non può che fondarsi sul principio dell’autonomia e della responsabilità della politica nelle scelte concrete».
    È uno dei principi del cattolicesimo democratico.
    «Dobbiamo recuperare e dare nuova forza a parole come uguaglianza, popolare, cattolico-democratico. In queste parole non c’è solo il passato, ma una parte importante del futuro del Pd. Il nuovismo sembrava una ideologia moderna, ma proprio la crisi ha dimostrato la sua inconsistenza. Abbiamo bisogno di un pensiero strutturato, di autonomia politica e culturale, tutto il contrario insomma del piccolo cabotaggio congeniale solo al pensiero unico».
    In questi giorni di emergenza terremoto intanto l’Italia ha sperimentato una forma di solidarietà nazionale. Può essere preludio di nuovi rapporti con il governo?
    «Sul terremoto non si litiga, ma si lavora insieme. Questa è una regola iscritta nel dna di ogni persona responsabile. Ma siamo già in una fase nuova. Il governo ha detto che non metterà nuove tasse per far fronte alla prima ricostruzione. Siamo d’accordo. Ma non accettiamo che vengano prosciugate tutte le risorse del Fas destinate al Mezzogiorno per i prossimi sette anni. Il prezzo sarebbe salatissimo, e non solo per il Sud. Se Berlusconi vuole che la collaborazione continui venga in Parlamento prima di varare il decreto in consiglio dei ministri. Abbiamo proposte alternative all’azzeramento delle riserve del Fas. Ma se ci volterà le spalle, si assumerà la responsabilità di rompere questa solidarietà».

    Fonte: Il Messaggero - Claudio Sardo | vai alla pagina
    Argomenti: welfare, sinistra, cattolici, pd, laici, Nord e Sud, crisi economica, crisi sociale, terremoto in Abruzzo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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