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Dichiarazione di Elio VITO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Rapporti con il Parlamento (Partito: PdL) 


 

Parte il lavoro di 1.500 tecnici. «Così decidiamo quali sono le case da demolire»

  • (09 aprile 2009) - fonte: Il Corriere della Sera - Francesco Alberti - inserita il 09 aprile 2009 da 31

    L`AQUILA -Pure Silvio Berlusconi le ha notate. «Cosa sono quelle lesioni a forma di ics?» ha domandato ieri durante il sopralluogo a quello che rimane del centro storico dell`Aquila, indicando due crepe a forma di croce su una delle facciate della Casa dello studente, sotto la quale sono morti 3 ragazzi e 4 sono ancora dispersi. Gli esperti la chiamano «Croce di Sant`Andrea». E quando la vedono si mettono le mani nei capelli.
    «È un bruttissimo segno spiega l`ingegnere dei vigili del fuoco Alessandro Pugliano -: equivale alla condanna a morte dell`edificio».

    Da oggi, nella tragedia abruzzese, si apre una seconda fase: dopo le persone, che naturalmente restano la priorità, scatta l`ora delle verifiche e delle diagnosi sullo stato di salute del patrimonio immobiliare dell`Aquila e dintorni. Case private e pubbliche. Chiese ed edifici d`arte.

    «Almeno 50-60 mila immobili» quantifica il professore Mauro Dolce, direttore dell`ufficio Rischi sismici della Protezione civile. Edifici in parte divorati dalla violenta scossa di lunedì scorso, ma già fortemente debilitati dallo sciame sismico che tormenta questa terra da oltre due mesi. Le squadre sono già entrate in azione. E stata costituita una commissione mista, che, come ha annunciato in Senato il ministro Vito, «potrà contare su 1.000-1.500 tecnici specializzati». Ieri i primi sopralluoghi in edifici pubblici, a partire dalle scuole. Oggi tocca alle abitazioni private.

    La chiamano «verifica di stabilità».
    È una sorta di check up. Operano in due: un ingegnere e un geometra.
    E, come spesso accade anche per i medici, il primo strumento al quale si affidano per valutare lo stato di salute degli immobili è l`esame visivo. «È come leggere un libro afferma l`ingegner Pugliano, vigile del fuoco milanese: «attraverso l`analisi del tipo di lesioni provocate dal terremoto si riesce a valutare se un edificio è totalmente inagibile, e quindi va abbattuto, o se invece è possibile recuperarlo». Indizi chiari, inequivocabili. Tre su tutti.

    La prima è la famigerata «Croce di Sant`Andrea». «In questo caso ancora Pugliano -non ci sono dubbi: il collasso delle strutture è imminente.
    Se la casa è in muratura, non c`è alcuna speranza. Ma anche se è stata costruita in cemento armato, non c`è da farsi molte illusioni». Il secondo indizio riguarda invece le strutture verticali, a cominciare dalle colonne. «Qui la presenza di lesioni di solito indica un effetto schiacciamento.
    Bisogna esaminare attentamente la base della struttura: se vi è stata un`espulsione di materiale, allora significa che la scossa sismica ha sottoposto la parte in questione ad una forte contrazione alto-basso. Anche in questo l`inagibilità è frequente, a volte la situazione è recuperabile».
    Infine, l`imbarcamento. Che di solito riguarda le travi ed è infido: «Bisogna porre molta attenzione continua l`ingegnere - a prima vista può sembrare tutto a posto, poi invece si scopre che la forza del terremoto ha sottoposto la struttura a movimenti che l`hanno indebolita».
    Poi si passa a tetti e fondamenta. «Capita spesso che a causa del sisma il tetto eserciti una pressione ai lati che disarticola l`intera struttura sottostante, mentre per le fondamenta il rischio è quello di cedimenti differenziali, cioè di singole parti, causati dalle frane innescate dalla scossa». Nel caso l`esame visivo non fornisca responsi certi (inagibile, recuperatile, abitabile), si passa ad analisi più sofisticate.
    «Sarà un lavoro di diversi mesi, una squadra di esperti impiega circa mezza giornata per esaminare un immobile» afferma il professor Dolce. I primi edifici a finire sotto la lente d`ingrandimento saranno «quelli meno danneggiati per poter far rientrare più persone possibili». Poi si passerà ai casi più gravi. «Il centro storico? Lo terremo per ultimo: tanto, con la psicosi creata dalle continue scosse, nessuno vuole rientrare» sospira Dolce.

    Fonte: Il Corriere della Sera - Francesco Alberti | vai alla pagina

    Argomenti: prevenzione, l'aquila, case, Vigili del Fuoco, terremoto in Abruzzo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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