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Dichiarazione di Maria Rita LORENZETTI

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Umbria (Partito: PD)  - Consigliere Regione Umbria (Gruppo: PD) 


 

«Si devono conservare le piccole comunità» - INTERVISTA

  • (08 aprile 2009) - fonte: l'Unità - Maria Zegarelli - inserita il 09 aprile 2009 da 31

    Dall’Umbria partì un modello di ricostruzione che portò a una legge nazionale sulla trasparenza

    «Imparare dalla tragedia precedente». E riuscire a imporre «un modello di trasparenza e rigore che è stato adottato a livello nazionale». MariaRita Lorenzetti, governatore dell’Umbria, rivive un dramma che conosce bene. Undici anni fu la sua terra a tremare e sbriciolare vite, paesi, monumenti. Ieri è partita verso Paganica, perché è stata chiamata dalla Protezione civile, insieme ad altri presidenti di regione, a dare il proprio contributo.
    Presidente, come si fa a mantenere la coesione sociale tra chi ha perso tutto?
    «Intanto con una enorme solidarietà, che deve essere organizzata, finalizzata e efficace da subito. Quando fu colpita l’Umbria, tutte le istituzioni, insieme alle organizzazioni sindacali, e il partito - che mise in funzione tutte le cucine delle feste de l’Unità - siglammo un patto corale che fu fondamentale sin dalle prime ore».
    L’Umbria allestì tanti piccoli campi a ridosso dai paesi distrutti. Perché tanti e piccoli?
    «Fu una scelta precisa: piazzare i container prima e i prefabbricati dopo accanto ad ogni paese distrutto cercando di ricostruire la comunità che c’era prima, allestendo le botteghe, la chiesa, l’asilo. Questo ha permesso alle persone di non sentirsi sradicate dai luoghi e nelle relazioni sociali. È decisivo il mantenimento dell’identità di un paese e di una collettività».
    Quali furono i criteri che seguiste allora?
    «Abbiamo innanzitutto innovato nella normativa tecnica e legislativa, siamo passati dagli interventi di ristoro del danno, che avevano caratterizzato le esperienze precedenti, alla prevenzione antisismica. Poi, abbiamo scelto una linea di rigore assoluto: tutti gli interventi sono stati di miglioramento antisismico. Quelli strategici piùimportanti, nelle zone in cui il terreno aveva reagito in modo più drammatico - dopo aver fatto una enorme attività di microzonazione antisismica -sono stati caratterizzati da adeguamenti che erano più incisivi della prevenzione».
    Sui beni architettonici, come ad Assisi, quale strada avete scelto?
    Abbiamo usato tecniche di ricostruzione fortemente innovative e avanzate, perché da una calamità si deve imparare. Per questo dico: guai a chi si permette di ripetere in Abruzzo quanto è stato fatto nei nostri confronti, con attacchi durissimi che non avevano alcuna ragion d’essere. Noi dopo dieci anni abbiamo potuto dire al Presidente della Repubblica che oltre il 90% dei 22604 sfollati erano rientrati nelle loro case».
    Secondo quali priorità avete proceduto?
    «Abbiamo suddiviso gli interventi in ricostruzione leggera, pesante e integrata. Con quella leggera è stato possibile far rientrare le persone nel giro di pochi mesi nelle loro case con un contributo per ognuno di sessantamilioni di lire per le strutture e 30 per gli interni, mentre quella pesante in alcuni casi ha previsto la demolizione e poi la ricostruzione. Infine, ci sono stati i Pir, i piani integrati di ricostruzione, perché c’erano interi borghi da ripristinare. I privati si sono costituiti in consorzi, hanno eletto un presidente e un responsabile dei lavori. Inoltre abbiamo dato vita al Durc, il documento unico di regolarità contributiva, per cui ogni ditta doveva garantire sicurezza e contribuzioni se voleva partecipare ai lavori: è diventata una legge nazionale».

    Fonte: l'Unità - Maria Zegarelli | vai alla pagina
    Argomenti: prevenzione, solidarietà, trasparenza, protezione civile, case, Regione Umbria, edilizia antisismica, terremoto in Abruzzo, coesione sociale, ricostruzione in Abruzzo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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