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Dichiarazione di Guido Bertolaso

Alla data della dichiarazione:  Sottosegretario  Presidenza del Consiglio delega Protezione Civile


 

Sì, rivedremo la lista dei comuni colpiti dal terremoto abruzzese

  • (20 aprile 2009) - fonte: il messaggio - inserita il 22 aprile 2009 da 100
    «Adesso stiamo entrando nella seconda fase, quella più complicata, quella dai risvolti burocratici per i quali si tratta di chiarire quali siano gli obiettivi, i principi, le linee guida. E nella quale si deve operare con il massimo rigore e serietà per evitare gli effetti negativi che hanno condizionato la ricostruzione nei terremoti passati». Guido Bertolaso, a Sulmona (nella foto, l’incontro con gli amministratori locali), va subito al cuore del problema che ha suscitato polemiche e timori tra i sindaci della Valle Peligna, esclusi dalla prima lista del decreto post-terremoto per l'Abruzzo. «Non sarò io a firmare un decreto che porta da 49 a 150 i Comuni terremotati -spiega il sottosegretario- Ciò non toglie che la lista non potrà essere rivista entro il 24 aprile e comprendere anche quei Comuni che hanno subìto effetti violenti rispetto all'intensità del sisma. Si tratta di verificare sul termometro chi ha la febbre e chi no». Sullo stato di salute della Valle Peligna, tuttavia, i sindaci sono stati fin troppo cauti finora: «Una parte dell'edificio comunale che da noi era stata dichiarata agibile -spiega il primo cittadino di Sulmona, Fabio Federico- è stata al contrario dichiarata inagibile dai tecnici della Protezione Civile: se il criterio è quello della febbre, io che sono medico posso affermare che Sulmona e la Valle Peligna sono malati». La "cartella clinica" sarà redatta tuttavia in base ad una scheda che già da oggi i Comuni dovranno riempire su dati oggettivi: case inagibili, numero di sfollati, pericoli di crolli. «La nostra lista già contiene numeri sufficienti a decretare un settimo-ottavo grado della scala Mercalli -spiega Federico- ma oltre a questi danni, ci sono quelli pesantissimi sull'economia: quattromila persone sono andate via da Sulmona, gli alberghi hanno ricevuto disdette, molti esercizi commerciali hanno dovuto chiudere». «Nessuno vuole approfittare del terremoto -gli fa eco il sindaco di Pratola, Antonio De Crescentiis- , siamo consapevoli che qui in Valle Peligna non è come all'Aquila, ma da noi i danni sono visibili». Dita incrociate, dunque, fino al prossimo Consiglio dei Ministri, con la consapevolezza da parte dei sindaci di aver subìto danni sufficienti per poter rientrare nelle agevolazioni del decreto, ma anche sapendo che si procederà «ad un modesto, parziale e limitato ampliamento -come ha sottolineato Bertolaso- dell'elenco dei Comuni. Fermo restando che i danni strutturali saranno comunque risarciti anche a chi è fuori dal decreto». Poi Bertolaso spegne le aspirazioni di Sulmona ad ospitare una parte delle istituzioni finite sotto le macerie del capoluogo di regione: «Entro un mese la macchina dello Stato ripartirà e nessun presidio istituzionale si muoverà dall'Aquila». Poi in auto, verso Goriano: qui non si discute del decreto, e non solo perché il paese è rientrato a pieno titolo nella lista. La pioggia battente ha reso la tendopoli (con 113 sfollati) una piccola palude: il sottosegretario parla con il sindaco e i cittadini, dà consigli su come ottimizzare il campo, annuncia per l'indomani (oggi; ndr) l'arrivo di due tende per ospitare la scuola materna ed elementare e poi, dal balcone del Municipio, ultimo avamposto della "città proibita", osserva i resti di quella che fino al 6 aprile era la scuola e, soprattutto, il santuario di Santa Gemma: un simbolo dell'economia e della storia che sta lentamente cadendo. «La situazione è grave in molti paesi del circondario -gli dice un vigile del fuoco- , ci sono interi centri storici inagibili». «Noi non ce ne andremo neanche quando i riflettori saranno spenti» assicura il sottosegretario. Poi stringe la mano al sindaco Ciacchi: «Coraggio, ce la faremo».
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