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Dichiarazione di Massimo D'ALEMA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Serve un congresso vero. E basta asse con Di Pietro» - INTERVISTA

  • (29 aprile 2009) - fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli - inserita il 30 aprile 2009 da 31

    «Non più riproponibili la confusione dell'Unione o l'autosufficienza»
    «Guida del Pd, sì a una sfida seria. Dividersi non è un dramma»

    Presidente D'Alema, Berlusconi sembra la superstar della politica italiana, e il Pd, che fine ha fatto?
    «Apparentemente sembra che Berlusconi occupi quasi per intero la scena della politica italiana e che un po' di fronda venga solo dall'in­terno dello stesso Pdl, in particola­re dalle personalità che si raccolgo­no intorno a Fini. E non c'è dubbio che Berlusconi cerchi in questo mo­mento di debolezza dell'opposizio­ne di allargare il suo insediamento non soltanto elettorale ma anche politico e culturale. Se però noi spingiamo lo sguardo oltre la cro­naca politica e l'indubbia capacità di Berlusconi di occupare la scena ogni giorno con una trovata nuo­va, la cosa che colpisce è che que­sto governo di fronte a una crisi co­sì drammatica non stia facendo as­solutamente nulla».
    Fa propaganda elettorale, ono­revole D'Alema?
    «No. Il governo galleggia sui pro­blemi del Paese senza affrontarne nessuno. Berlusconi è un uomo che ama il consenso. Preferisce re­gnare piuttosto che governare, da­to che governare l'Italia comporta il fatto di misurarsi con delle scelte che creano consensi ma, inevitabil­mente, anche dissensi. Nei 15 anni in cui è stato protagonista della vi­ta politica italiana non ha fatto nul­la di significativo. Non si ricorda una sua sola riforma importante. Le uniche riforme di un qualche si­gnificato, da quella delle pensioni alla privatizzazione delle grandi in­dustrie pubbliche, dalla riforma fe­deralista della Costituzione alle li­beralizzazioni, le ha fatte il centro­sinistra. E io credo che grazie a que­sto suo comportamento l'Italia pa­gherà un prezzo altissimo».
    Veramente Berlusconi dice che stiamo meglio degli altri.
    «Un'affermazione che non ha nessun fondamento: il calo del Pil è maggiore della media europea, l'inflazione pure. E la situazione della finanza pubblica è sempre più disastrosa. Anche questa sua idea che si possa affrontare ogni emergenza senza copertura finan­ziaria è sicuramente molto sugge­stiva e popolare, però bisogna sape­re che ha come corrispettivo il fat­to che il debito pubblico italiano sia spinto verso il 115,3 per cento del pil, quest'anno, e proiettato al 121,1 per cento nel 2010. Quindi, quando si uscirà dalla crisi e la ge­rarchia internazionale verrà ridise­gnata, rischiamo che il nostro Pae­se conti molto meno nell'econo­mia mondiale. Lo dico non perché io sia pessimista sulle potenzialità dell'Italia, ma perché sono preoccu­pato: non vedo una strategia e una azione coerente che dovrebbero puntare sulla riduzione delle dise­guaglianze e sulla promozione dell' innovazione, della ricerca e della formazione, cioè dei talenti di cui dispone il nostro Paese».
    E il Pd intanto che fa?
    «Ecco, il Pd non può non riparti­re da qui: dalla sfida con la destra sul governo del Paese. Il problema non è tanto fare il viso delle armi, come fa Di Pietro, che in questo senso è funzionale a Berlusconi. Se fai un versaccio al premier il risultato è che il 70 per cento sta con lui, solo il 10 con te, ma siccome Idv aveva il 4 loro sono contenti. Questa è una logica minoritaria. Significa scegliere per sé un ruolo eterno di com­primario, fare la spal­la a Berlusconi per i prossimi mille anni».
    Ma Di Pietro vor­rebbe sostituirsi al Pd...
    «Già, vede in noi più che in Berlusconi il suo avversario principale. La sua idea di sostituirci è del tutto vellei­taria, ma è pericoloso che in un mo­mento come questo si indichi co­me obiettivo principale quello di colpire il più grande partito d'oppo­sizione ».
    Ma il Pd non dovrebbe ridefini­re il suo ruolo?
    «E' per questo che ci vuole un congresso serio».
    Anche a costo di dividersi?
    «Dividersi non è drammatico. Al loro congresso i leader del Pdl si so­no divisi perché hanno detto cose diverse gli uni dagli altri. Un gran­de partito che vuole rappresentare il fulcro dell'alternativa di governo è un partito plurale, dove si discu­te, ma il problema non è questo, il problema è la qualità della discus­sione: non ci si può dividere sui gossip».
    Un Pd «ridefinito» dovrà anche giocare la sfida delle riforme. Quali mandare in porto per pri­me?
    «Innanzitutto ci vuole un drasti­co ridimensionamento dell’ipertro­fia del ceto politico. Se vogliamo re­stituire autorevolezza alla politica democratica dobbiamo puntare a una drastica riduzione del numero degli eletti a tutti i livelli: nel Parla­mento, nei consigli regionali, in quelli comunali. E' poi necessaria una rinnovata selezione del ceto politico. I meccanismi di selezione sono saltati: ci sono solo logiche plebiscitarie. I consigli comunali sono scelti dal sindaco, il Parlamen­to viene nominato da due, tre capi. Una forma di selezione è rappresen­tata dal collegio uninominale. Ma bisogna anche restituire ai partiti un loro profilo e una loro identità, uscendo dalla logica delle coalizio­ni forzose, perciò va tolto il premio di coalizione. In questo quadro io credo che si possa fare una grande riforma che preveda anche il raffor­zamento della stabilità dei governi con la sfiducia costruttiva e la pos­sibilità del premier di nominare e cambiare i ministri. Ma il fonda­mento di una riforma di questo ge­nere è una nuova legge elettorale, che secondo me deve essere di tipo tedesco. Senza una nuova legge elettorale non c'è nessuna riforma costituzionale possibile».
    Tornando al Congresso, la scel­ta del segretario avverrà come l'al­tra volta: un candidato vero e tut­ti gli altri «finti »?
    «Io penso che sarà un congresso competitivo, che ci saranno più candidature e che ci sarà una di­scussione politica».
    E crede che il Pd decollerà al­meno questa volta?
    «Il Pd deve rivendicare l'eredità dell'Ulivo e l'esperienza di gover­no. Bisogna costruire un partito ve­ro, radicato nella società, e struttu­rare una leadership. Lo stesso Ber­lusconi sa che senza Bossi, Fini e gli altri la sua leadership sarebbe più debole. Insomma, il progetto va rilanciato su basi assai più soli­de».
    Alla festa dei suoi 60 anni, lei ha detto che vuole ancora avere un ruolo in politica. C'è chi so­spetta che lei voglia fare il segre­tario.
    «Ho detto che non mi sentivo co­me Guglielmo il Maresciallo, prota­gonista di uno splendido libro di Georges Duby, che, sentendosi mo­rire, riunisce attorno a sé tutti gli amici e fa un bilancio della propria vita. A sessant'anni uno può anco­ra continuare a darsi da fare in poli­tica, anche senza necessariamente rivendicare per sé il bastone del co­mando».
    Al congresso dovrete anche de­cidere le alleanze future.
    «Certo, dovremo sciogliere un nodo politico: non sono più ripro­ponibili né la confusione dell'Unio­ne, né l'autosufficienza del Pd e l'asse privilegiato con Di Pietro, che non avrebbe senso e che secon­do me non ne aveva molto nean­che allora. Dovremo quindi lavora­re intorno al progetto di un nuovo centrosinistra il cui fulcro sia il Pd. Questo sarà il nodo politico più im­portante della discussione congres­suale».
    Ultima domanda: che impres­sione le ha fatto Berlusconi che fe­steggia il 25 aprile?
    «Certo, è un po' l'indice della si­tuazione triste del nostro Paese il fatto che questo debba essere salu­tato come un evento. Ma che lui fi­nalmente arrivi a riconoscere che le grandi forze antifasciste, com­presa la sinistra, hanno avuto il me­rito di contribuire alla liberazione del Paese è positivo. Ci sono voluti 15 anni perché partecipasse ai fe­steggiamenti del 25 aprile, può dar­si che tra altri 15 anni affronti an­che il tema del conflitto di interes­si... ».

    Fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, Berlusconi, di pietro, riforme istituzionali, pd, debito pubblico, congresso pd, Riforme costituzionali, Ulivo, Pil, finanza pubblica, 25 aprile, riduzione del numero degli eletti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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