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Dichiarazione di Giorgio NAPOLITANO

Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica


 

Il 25 Aprile unisca tutti. Va celebrato in qualsiasi modo e luogo.

  • (25 aprile 2009) - fonte: Corriere della Sera - Marzio Breda - inserita il 25 aprile 2009 da 31

    "Basta svalutare i partigiani. Piaccia o no, furono fondamentali"

    Coazze (To) — Un fenomeno che legò l'intero Paese, altro che un fatto residuale o un mito fasullo. Questo fu la Resistenza, per il presidente della Repubblica. «Una straordinaria prova di riscatto civile e patriottico dell'Italia che non può appartenere solo a una parte della Nazione» che vide mobilitati insieme, contro il nazifascismo, «partigiani, militari e popolo». Per cui, se tale chiave di lettura unitaria e senza egemonie è vera e finalmente accettata anche in sede storica, «è importante che quest'anno ci si unisca quest'anno nella giornata del 25 Aprile, per celebrarlo in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo», onorando «l'una o l'altra delle componenti» della lotta di liberazione.

    Si scelga insomma secondo i propri orientamenti come festeggiare la ricorrenza, incita il capo dello Stato. Purché, nel farlo, «ci unisca la stessa consapevolezza e lo stesso impegno per conservare i valori della Resistenza che si sono tradotti nei principi e nei diritti della Costituzione repubblicana ». E purché la si smetta una volta per tutte di «svalutare o diffamare, come purtroppo ancora avviene, l'esperienza partigiana: questa, piaccia o no, fu determinante per restituire libertà, indipendenza e dignità al nostro Paese».

    Giorgio Napolitano sale a Forno di Coazze, sotto le Alpi ancora innevate, per un prologo del 25 Aprile. Nel sacrario riposano le salme di 300 caduti di diverse estrazioni politiche, sociali e culturali.

    Valligiani torinesi accanto ad americani, slovacchi, cechi, russi, francesi, inglesi. In luoghi come questi è nata la nostra libertà. E Piero Fassino, il cui padre comandò una brigata partigiana, si commuove nel ricordare il carattere «unitario, nazionale e interclassista » della Resistenza, simbolo di una «vasta alleanza che si rese necessaria per battere fascismo e nazismo ». È lo spunto che consente al presidente di introdurre la sua riflessione sul bisogno di «ricomporre in spirito di verità la storia. Per giungere a un comune sentire», partendo non a caso dal riconoscimento delle «tre diverse componenti » della lotta di liberazione, partigiana, popolare e militare, con esperienze alle quali occorre «dare peso » allo stesso modo. «Senza denigrazioni» come disse un anno fa a Genova e come conferma ora e, «nel rispetto per tutti i caduti, senza false equiparazioni». Un appello che alterna toni severi e accorati, nella speranza di far chiudere certe polemiche dei giorni scorsi, accompagnate dal timore di strumentali contrapposizioni sul 25 Aprile. Dalla sortita del ministro della Difesa, Ignazio La Russa (che ha detto di «non poter celebrare i partigiani rossi come portatori di libertà») alla enigmatica promessa del premier di intervenire alla festa (per non lasciarla alla sinistra), ma in un luogo evidentemente non canonico.

    Fonte: Corriere della Sera - Marzio Breda | vai alla pagina

    Argomenti: partigiani, presidente Napolitano, Costituzione, nazifascisti, Presidente della Repubblica, 25 aprile | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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