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Vannino CHITI in data 02 gennaio 2009
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Giorgio NAPOLITANO in data 31 dicembre 2008
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Romano PRODI in data 31 dicembre 2008
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» Presidente della Repubblica On. Napolitano : Discorso straordinario e di verita'
Pier Luigi BERSANI in data 31 dicembre 2008
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» "Salvati dall`euro ma pochi in Italia lo hanno capito" - INTERVISTA
Carlo Azeglio CIAMPI in data 30 dicembre 2008
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» «Sicilia per il federalismo ma sulle accise non cedo» - INTERVISTA
Raffaele LOMBARDO in data 30 dicembre 2008
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» Contro la Pornotax, ci vorrebbe un Larry Flint!
Donatella PORETTI in data 30 dicembre 2008
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» Israele: solo un mutamento politico federalista potrà portare pace, sicurezza e democrazia. L'Italia se ne faccia portatrice
Marco PERDUCA in data 30 dicembre 2008
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Cesare DAMIANO in data 30 dicembre 2008
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Elio VITO in data 29 dicembre 2008
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» «La Chiesa? Pensa troppo all'immagine» - INTERVISTA
Renato BRUNETTA in data 29 dicembre 2008
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» Medio Oriente.«La crisi? Il ruolo decisivo tocca all’Egitto» - INTERVISTA
Vincenzo Scotti in data 29 dicembre 2008
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» Medio Oriente. «Priorità assoluta: ottenere la tregua» - INTERVISTA
Piero FASSINO in data 29 dicembre 2008
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» I precari pagano il prezzo della recessione, ma la soluzione non è tornare al passato.
Alessia Maria MOSCA in data 29 dicembre 2008
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» Lavoro gratis per lo Stato: «Sì, ma solo dopo la crisi» - INTERVISTA [Link all'interno. Dichiarazione di Tomat, Confindustria]
Massimo CALEARO CIMAN in data 28 dicembre 2008
Più Europa contro la crisi
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(17 gennaio 2009) - fonte: Europa - Enrico Letta - inserita il 18 gennaio 2009 da 861
La questione posta garbatamente ma fermamente dal ministro Bondi su Europa, in risposta a un mio intervento sulla crisi, offre lo spunto per proseguire e allargare il dibattito. Tanto più su quei concetti su cui le opinioni divergono. Nell’apprezzare le parole del ministro e accogliere con sincera soddisfazione la tesi espressa secondo cui sarebbe assurdo uscire dalla crisi dichiarando la rivincita dello stato sul mercato, ritengo sia importante analizzare la crisi e continuare a discutere delle possibili risposte perché il tema è destinato a rimanere centrale anche nei prossimi mesi. Tanto più alla luce delle recenti stime degli organismi internazionali e degli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia che fotografano un crollo della crescita economica per l’anno in corso.
Credo che proprio dalla capacità di risposta alla crisi dipenda la credibilità della politica, oggi così screditata. E, questo, perché il tema ha scosso e scuote l’opinione pubblica che proprio dalla politica si attende risposte concrete alla crisi in atto. La sfida, nell’immediato, riguarda proprio la capacità della politica e dei politici di analizzare le cause della crisi economicofinanziaria e di predisporre ricette adeguate. Il tempo non è, come è facile immaginare, una variabile indipendente e dalla capacità di fornire risposte tempestive e convincenti dipenderà il successo o l’insuccesso di nuove forze politiche che si fronteggiano oggi in Italia, penso al Partito democratico e al Partito delle Libertà. La necessità di affrontare la crisi in termini concreti e con politiche di indirizzo anche nuove e coraggiose è senza dubbio una sfida da raccogliere, tanto più che agli occhi dell’opinione pubblica risulta ben più interessante delle sterili discussioni sugli assetti interni e sugli equilibri politici riservate ormai solo agli addetti ai lavori.
Ha senza dubbio ragione il ministro Bondi quando sottolinea che gran parte della crisi sia ascrivibile o riconducibile a questioni etiche e, in particolare, allo stretto rapporto tra etica ed economia. Sostenere, come fa, che la crisi sia stata innescata anche da «vere e proprie malversazioni o, come minimo, a un uso scriteriato degli strumenti finanziari da parte di alcune élite» è innegabile. L’ultimo esempio in ordine di tempo delle “malversazioni” dei singoli è stato offerto da Bernard Madoff, l’ex presidente del Nasdaq (il mercato dei titoli tecnologici Usa) arrestato il mese scorso per una truffa finanziaria da 50 miliardi di euro. In questo caso colpisce l’entità della frode messa in atto dal finanziere e il fatto che fosse un pezzo grosso di Wall Street così come l’incapacità da parte delle autorità di controllo di prevenire ed evitare simili truffe. Tuttavia, credo che non si possa liquidare la questione solo con un richiamo ad una maggiore etica degli attori finanziari o economici. C’è la necessità, sempre più pressante, di affiancare a un dibattito sul rapporto tra etica ed economica o tra etica e finanza un confronto sulle nuove istituzioni e su regole più stringenti. Occorre ricomporre un’asimmetria tra mercato e regole, tra vigilanti e vigilati. E occorre farlo in fretta.
A cominciare dall’Europa, dove è ormai improcrastinabile l’istituzione di un’autorità europea per la sorveglianza e la vigilanza finanziaria.
In alternativa, si potrebbe pensare di affidare queste stesse responsabilità alla Banca centrale europea. Per far questo c’è necessità di uno scatto a livello comunitario, come peraltro in questi ultimi decenni ce ne sono stati molti.
La risposta alla crisi deve passare inevitabilmente attraverso scelte sovranazionali. Gli stati europei devono essere meno egoisti, pensare a lungo termine, scommettere – come già in passato – su scelte sovranazionali che non si traducono in una perdita di sovranità quanto piuttosto in un valore aggiunto comunitario.
Questo ci riporta al futuro dell’Europa. Bondi scrive che «fondare l’Unione Europea sulla finanza e sulla moneta lasciando indietro la politica, ammettiamolo, è stato un errore». Non la penso così, anche se credo che ci sia bisogno, oggi più di ieri, di un’Europa politica. La costruzione prima economico- finanziaria dell’Europa è stata dettata in primo luogo dagli egoismi degli stati nazionali, dalla loro volontà di non cedere sovranità politica. Siamo però arrivati a un punto che non basta più l’integrazione nel campo dell’economia e della finanza. Un’integrazione che, pure, ci ha consentito e ci consente oggi di poter guardare alla crisi economica con la tranquillità di chi ha una moneta forte alle spalle, di chi fa parte di un blocco economico solido nei fondamentali. Se l’Italia non fosse entrata nell’Unione economica e monetaria, oggi racconteremmo un’altra storia. Grazie al governo Prodi e al ministro Ciampi, che ci hanno condotto nel club della moneta unica, oggi possiamo affrontare la bufera economicofinanziaria con una moneta, l’euro, che ha una solidità non messa a rischio dagli tsunami valutari degli ultimi tempi. Denigrare la moneta unica, addossare all’euro colpe che non sono le sue, come ad esempio l’aumento incontrollato dei prezzi, non giova a nessuno. Lo hanno capito, anche se in ritardo, questo governo e la sua maggioranza. Ora, però, è importante anche ammettere che si esce dalla crisi non demonizzando la globalizzazione, addossando colpe al mercato, individuando nella moneta unica o nei nuovi attori economici globali - penso alla Cina o all’India - i nemici da combattere. Si tratta di alleati con i quali è possibile vedere la fine del tunnel.
Apprezzo, quindi, che il ministro critichi l’assenza di istituzioni politiche europee in grado di dare forza al Vecchio Continente e, proprio per questo, chiedo al governo italiano di essere coerente nel perseguire la strada di una più forte coesione politica europea.
Le sfide dei prossimi mesi lo richiedono. Abbiamo bisogno di più Europa. Non di meno Europa.
Gli italiani diano il buon esempio divenendo motore di un’integrazione politica che superi gli egoismi nazionali. Solo così si potrà superare la crisi.
Fonte: Europa - Enrico Letta | vai alla pagina » Segnala errori / abusi