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Dichiarazione di Vannino CHITI
Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato
«Pronti a dire sì a leggi più veloci dell’esecutivo ma in cambio stop ai decreti» - INTERVISTA
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(02 gennaio 2009) - fonte: Il Messaggero - Claudio Sardo - inserita il 02 gennaio 2009 da 31
«Il Pd è pronto ad una riforma dei regolamenti parlamentari che garantisca tempi certi ai disegni di legge giudicati urgenti dal governo. Lo dicevamo quando stavamo al governo e non abbiamo cambiato idea. Non ci comporteremo come l’opposizione di destra nella passata legislatura, che alle nostre proposte oppose solo rifiuti». Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, risponde così alla sfida lanciata dal ministro Elio Vito. Sfida diretta al Pd: se vuole evitare la decretazione d’urgenza, collabori ad una modifica dei regolamenti parlamentari che rafforzi il ruolo del governo e velocizzi l’iter delle leggi. Sull’uso dei decreti-legge però Chiti obietta al suo successore nel ruolo di ministro per i Rapporti con il Parlamento: «I decreti del governo Berlusconi non nascono tutti dalla necessità. Sono la scorciatoia sistematicamente scelta per scansare i problemi interni alla coalizione e per eludere un confronto serio con l’opposizione».
È innegabile che in questi otto mesi il governo si sia trovato ad affrontare gravi emergenze, prima fra tutte quella economica.
«I numeri sono tali che la crisi non basta a spiegarli. In otto mesi questo governo ha emanato 30 decreti, più due formalmente varati da Prodi dopo le elezioni ma di fatto chiesti da Berlusconi. Nello stesso periodo il nostro governo, pur con una maggioranza assai più fragile, ne aveva fatti 16. Ma c’è ancora un’altra prova dell’abuso di decretazione che sta svilendo il ruolo del Parlamento...»
Quale prova?
«Berlusconi si vanta di aver anticipato la Finanziaria a luglio. Ma in autunno il governo ha ulteriormente intensificato la produzione di decreti-legge e Tremonti sembra aver dimenticato i propositi di riformare la sessione di bilancio».
Forse perché ha ottenuto per via politica quel piano triennale di tagli che ora presidia i conti pubblici.
«Se non si cambiano le regole, ogni Finanziaria futura sarà esposta all’assalto alla diligenza. E ogni governo si troverà ad usare strumenti inefficaci».
Ma il Pd è disposto a modificare le norme sulla sessione di bilancio?
«Non solo siamo pronti: nella passata legislatura abbiamo anche avanzato proposte concrete. E ora da quelle proposte si può andare avanti. Non ho remore nel dire che spetta al governo fissare i saldi e che gli emendamenti devono muoversi entro quei limiti finanziari. Siamo pronti anche discutere di una forte limitazione degli emendamenti in aula. Alle opposizioni però va riconosciuto il diritto di presentare compiutamente il loro progetto alternativo. E all’intero Parlamento vanno assicurati nuovi strumenti di controllo efficace e continuo sul bilancio pubblico».
Il Pdl vi aveva offerto un riconoscimento del governo-ombra. Ma allo stato anche il confronto sulla riforma dei regolamenti non dà segnali positivi.
«Il Pd è pronto a riformare i regolamenti, purché nel quadro della Costituzione vigente. Se il Pdl vuole usare la leva regolamentare per modificare la forma di governo, allora il confronto non comincia neppure. Nella nostra proposta, già depositata, si prevedono tempi certi per i ddl governativi ritenuti urgenti. Ogni due mesi, il governo può approvare tre ddl nei tempi oggi garantiti ai decreti. Naturalmente deve rinunciare alla decretazione d’urgenza. E ogni due mesi anche l’opposizione deve portare al voto in aula almeno una sua proposta».
Molti auspicano una legislatura costituente. Invece si continua a lavorare su riforme settoriali.
«Bisogna cominciare con un impegnativo dibattito parlamentare e definire insieme una mozione di indirizzo. Poi, sulla base di quell’indirizzo, si può lavorare anche per comparti. L’importante è che le riforme rispondano ad un disegno coerente. Anche le buone riforme, da sole, possono diventare cattive».
Fonte: Il Messaggero - Claudio Sardo | vai alla pagina » Segnala errori / abusi